Maratona di Roma: un calcio alle barriere, di Lorenzo Imperiale

Autore: Lorenzo Imperiale

Domenica 8 aprile 2018 è stato il giorno della 24esima edizione della Maratona di Roma, organizzata da Italia Marathon Club. I corridori che hanno partecipato sono stati circa 14mila, provenienti da 131 paesi diversi, chiamati a cimentarsi in un percorso lungo 42 chilometri, che ha attraversato alcuni tra i luoghi più suggestivi di Roma. Il vincitore della Maratona di Roma 2018, per gli uomini, è stato il keniota Cosmas Jairus Kipchoge Birech, che ha trionfato con un tempo di due ore, otto minuti e tre secondi, mentre per le donne è stata l’etiope Rahma Chota Tusa con un tempo di due ore, ventitré minuti e quarantasei secondi. È la terza volta che Tusa vince la Maratona di Roma. Alla Fun Run (5 chilometri di corsa tra i Fori Imperiali e Circo Massimo), hanno partecipato 80mila persone di cui 65 non vedenti accompagnati dagli amici a 4 zampe e dagli addetti all’accompagnamento.
Da 7 anni a questa parte, i Fisioterapisti dell’UICI collaborano con l’A.I.FI. Lazio (Associazione Italiana Fisioterapisti ) essendo in prima linea nello stand dedicato all’assistenza degli atleti normodotati e diversamente abili. A supportare i professionisti non vedenti ed ipovedenti c’erano i volontari del servizio civile messi a disposizione dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti del Lazio.
Al termine della gara, molti atleti, circa 1500, si sono recati presso lo stand fisioterapico, ricevendo il trattamento utile a ridurre i disturbi connessi alla prestazione sportiva.
“Sulle prime il viaggiatore è sprezzante verso i ciechi, che considera invalidi da compatire; ben presto, però, la situazione si rovescia ed egli scopre che sono loro a vedere lui come un demente, soggetto alle allucinazioni prodotte da quegli organi mobili, irritabili, che ha sulla faccia”
Questa la fotografia del mondo dei ciechi che Herbert George Wells descrive nel suo libro “Il paese dei ciechi”: una foto che è sfocata, si, ma che in fondo, per vederla, non servono affatto gli occhi, che descrive appunto come “organi irritabili sulla faccia”. Questo è il messaggio che si è voluto far passare in questa iniziativa del soccorso fisioterapico: non conta che tu ci veda o meno, conta che il lavoro venga svolto nel migliore dei modi e che l’atleta torni in forma. Vengono così abbattute quelle barriere fatte di pregiudizi che colpiscono ormai da anni questo mondo per molti sconosciuto e, quindi, “pericoloso”. Preconcetti che poi non hanno fatto altro che aumentare una spaccatura culturale che, piano piano, sembrava non essere più risanabile. Il messaggio quindi è stato forte, e lo è da 7 edizioni. Gli atleti non si sono chiesti se coloro che li manipolavano fossero non vedenti, tanta è stata la loro maestria nel praticare il massaggio, così come la loro capacità di spiegare le tecniche adottate agli studenti di fisioterapia li presenti. In ultima analisi, chi più di un cieco può sfruttare al meglio il tatto? I ciechi, in effetti, sono privati di uno dei 5 sensi ma, nel contempo, tale carenza viene compensata dagli altri 4 sensi in maniera sublime.
In conclusione, i risultati sono stati evidenti! Molti atleti sono stati “rimessi a nuovo” dalle abili mani degli studenti di Fisioterapia li presenti, venuti a Roma da più città del Lazio, e dalle mani esperte dei fisioterapisti non vedenti che li hanno curati, coccolati, permettendo loro di tornare a casa nelle migliori condizioni fisiche possibili. Tutto questo deve far comprendere che ogni atteggiamento volto a discriminare qualcuno, sulla base del pregiudizio, produce solo malessere e disaggio sociale. Diversamente, unendo le forze, collaborando insieme, è possibile raggiungere un obiettivo comune, che, come in questo caso, è rappresentato dalla salvaguardia e la cura degli atleti. Uniti possiamo abbattere ogni barriera, ogni divisione, ogni pregiudizio: insieme, possiamo arrivare al traguardo..

Lorenzo Imperiale
(Volontario del Servizio Civile, U.I.C.I. Lazio)