Lettera aperta agli aspiranti Presidenti dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, di Immacolata Di Fiore

Autore: Immacolata Di Fiore

Come socia di questa Unione, che crede con molta umiltà, di fare parte della base associativa che conta, visto che nel proprio piccolo, ha prodotto contributi utili alla categoria, chiedo agli aspiranti presidenti, di conoscere: Gli intenti programmatici del nuovo presidente. La dimostrazione di godere un ampio consenso associativo, per la propria candidatura. Colgo l’occasione per esprimere la mia opinione in merito. Sono almeno 15 anni che questa Unione campa di rendita ovvero, di risultati conquistati in tempi migliori di questi che stiamo vivendo. Come umile socia, debbo constatare, che l’Unione è diventata senza offesa per nessuno, un mero passatempo per pensionati. I pochi giovani non riescono ad emergere ed esprimersi, i tanti anziani non fanno un passo di lato per offrire alle nuove generazioni l’opportunità di contribuire nella maniera consona alle nuove esigenze socio-culturali. In più parti (mondo del lavoro, politica, governo ecc.), si è visto che i più giovani hanno apportato una marcia in più per smuovere una situazione di stallo che ha nuociuto a tutta la collettività. Io credo che non servono solo esperienze di vita vissuta, esperienze lavorative e “amicizie varie”, per affrontare le sfide presenti e future dell’Unione. Servono, invece, nuove idee, coraggio e tanto intuito. Auguro alla mia Unione, un presidente che rispecchi l’energia di un giovane coraggioso che sappia fare tesoro della saggezza di tanti anziani. A lei Sig. Barbuto, desidero dirle con grande consapevolezza: nel mondo reale, aver servito  l’Unione per tanti anni perché si è ricevuto molto, non fa un buon presidente; aver diretto un eccellente istituto e coordinato del personale dipendente, non fa un buon presidente; a aver informatizzato l’UICI, non fa un buon presidente; conoscere le analoghe realtà internazionali, non fa un buon presidente; la buona volontà e l’umiltà, non fanno un buon presidente. Qui servono buone idee, una agenda programmatica a breve termine, su cui convergono l’assenso di tutta la base e che tiene conto delle esigenze primarie di tutta la categoria. Sicuramente non servono le “prime donne”, il protagonismo e la presunzione di essere il presidente giusto. L’aspirante presidente della nuova Unione, abbia il coraggio: Di confrontarsi, non solo con “gli ospiti della casa di riposo chiamata UICI; Di non nascondersi dietro lo scudo dello statuto; Di rendere note a tutta la base, le sue idee. In fede, Immacolata Di Fiore