Caro Vincenzo, mai avrei immaginato di doverti porgere l’estremo saluto perché l’anagrafe mi faceva pensare a soluzioni diverse. Quando qualche mese fa mi hai dato la notizia del male che ti aveva colpito ho provato una emozione forte ma la tua determinazione nell’affrontare la malattia mi rincuorò non poco.
Poi le cose sono precipitate e ora non ci resta che il piacevole ricordo della tua ironia, della tua amicizia e della tua grande disponibilità verso il prossimo.
Hai lottato contro l’indifferenza, la scarsa organizzazione della scuola e dei servizi ma sei stato capace di vivere la tua vita seguendo i tuoi principi che ti sono stati donati dalla fede in Dio.
Ho sempre ammirato come hai saputo donarti alle perle che hanno impreziosito la tua esistenza: la tua mamma, la tua sposa, tua figlia e la grande Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Oggi tutte le tue perle ti piangono come tutti noi che ti conoscevamo.
Certamente chi ti ha conosciuto, amici, colleghi, giovani di azione cattolica, possono cercare di seguire il tuo esempio e custodire gelosamente quanto hai saputo dare gratuitamente.
Molte sono le cose che potrei ancora dirti ma l’emozione non mi permette di esprimere compitamente ciò che il cuore e la mente mi dettano.
Ti saluto come sempre: augliò a prossima vota.