Cari amici, unitamente al successo entusiasmante del Presidente Barbuto che è il successo di tutti noi che ci riconosciamo nel suo progetto di rinnovamento, si è trattato di un Congresso davvero esaltante e coinvolgente.
Infatti, massiccia è stata la partecipazione dei delegati e non, elevata la qualità del dibattito durante i gruppi di lavoro, ma soprattutto abbiamo vissuto una grande “festa” di democrazia.
La cosa che mi è più piaciuta è stata la conferma, laddove ce ne fosse stato bisogno, che noi dell’UICI siamo una classe dirigente seria, matura e responsabile, orgogliosa del proprio presente e passato, ma anche fiduciosa nel futuro e consapevole che a nessuno di noi è dato fermarsi “sulla riva del fiume” senza il rischio di essere travolti dalla “corrente” dei veloci cambiamenti di oggi. Quando parlo e scrivo dell’UICI, naturalmente, non parlo né scrivo di “sesso degli angeli”, ma della qualità della vita dei minorati della vista italiani che, se non opportunamente “guidati”, rischiano quotidianamente l’esclusione sociale.
Dentro la parola Unione, infatti, ci stanno i veri bisogni di persone in carne ed ossa : i non vedenti. Sono essi donne, uomini, bambini ed anziani, che spesso si rivolgono alle nostre sezioni ed Enti collegati, come “ultima spiaggia, ultimo appiglio, ultima speranza” per non fare naufragio.
Dunque, io sono convinto che la “mission” del nuovo Consiglio Nazionale è proprio quella di dare adeguata visibilità a tali bisogni, dando risposte concrete alle esigenze dei nostri soci e più in generale di tutti i ciechi ed ipovedenti italiani.
Queste risposte concrete corrispondono alla “montagna” di cose, che il Consiglio Nazionale dovrà fare insieme a noi nei cinque anni del mandato che è chiamato ad assolvere.
Sfogliando pagina dopo pagina la fitta agenda che ci viene consegnata da Chianciano relativamente ai nostri “impegni” associativi prossimi futuri, a mio modesto avviso, non potremo trascurare la voce disperata dei tanti, tantissimi genitori dei ciechi pluriminorati, che hanno creduto e credono ancora (specie dopo l’acquisto da parte della Federazione dell’immobile di Via Pollio) nella possibilità di realizzare, a Roma, un Centro di Alta Specializzazione per il recupero funzionale e la riabilitazione dei loro figli.
Deve essere, quindi, per noi un “imperativo” categorico la presa in carico di tale problema dei nostri più sfortunati “fratelli” ciechi pluriminorati, perché non vengano più considerati solo “oggetti” di pietismo, ma “soggetti” di diritto.
Non potremo nemmeno dimenticare le istanze degli anziani ciechi, che rivendicano il diritto alla fruizione del loro tempo libero nel miglior modo possibile, attraverso lo svolgimento di attività socio-ricreative e di svago dal grigiore della loro monotona quotidianità, vivendo pure importanti momenti di condivisione e d’integrazione con coetanei “normovedenti”.
Non potremo, inoltre, abbandonare i giovani non vedenti disoccupati, che all’UICI chiedono di aiutarli a superare le barriere dei tradizionali impieghi dei minorati della vista (centralinismo e massofisioterapia), adoperandosi nell’attivazione di Corsi di Formazione professionali al fine di favorire il loro inserimento in attività lavorative di maggiore responsabilità e gratificazione (addetti al protocollo, alla gestione di banche dati, al Call-Center, al telemarketing,ecc….). Dovremo altresì prodigarci al massimo per riqualificare efficacemente i nostri “vecchi” centralinisti e massofisioterapisti. Senza trascurare, ovviamente, le interessanti ed innovative opportunità lavorative che ci vengono fornite dal recente “Jobs Act”.
Non potremo infine eludere l’appello accorato degli studenti non vedenti che frequentano la scuola “normale”, i quali chiedono all’Unione ed agli Enti collegati di supplire alle carenze dello Stato, potenziando il servizio di assistenza tiflodidattica e tiflopedagogica (fornitura dei materiali speciali e dei libri di testo in tempi utili e ragionevoli), assicurando loro la continuità del sostegno e l’accesso alle attività integrative scolastiche, parascolastiche, culturali e sportive.
A mio parere, sono queste le iniziative più urgenti che i nuovi organi “unioneschi” non si potranno esimere dall’intraprendere.
Ma, da operatore della scuola e referente dei progetti tiflologici della Federazione Pro Ciechi, come ho più volte sottolineato al Congresso, faccio un accorato appello al Presidente Mario Barbuto ed ai vertici associativi perché si trovino le soluzioni didattiche ed organizzative più efficaci ed efficienti per migliorare la qualità dell’offerta formativa ed il sistema del supporto scolastico dei nostri alunni.
Al riguardo, mi permetto di suggerire e di sottoporre all’attenzione del nuovo Consiglio Nazionale e della nuova Direzione alcune proposte che io ritengo utili e funzionali affinché l’Unione in stretta sinergia operativa e con la fattiva collaborazione della Federazione, dell’I.Ri.Fo.R e della BIC possa davvero rilanciare il processo d’integrazione degli studenti disabili visivi nella scuola di tutti.
L’indifferibile necessità di fare “fronte comune” con la Fish e la Fand, inducendo il Governo a sposare la “causa” dell’istituzione del “ruolo” del sostegno, perché non sia più caratterizzato dagli elementi critici dell’ambiguità e della precarietà.
2) L’altrettanto cogente esigenza di ottenere dal Parlamento il varo di una legge volta al riconoscimento giuridico della figura professionale del Tiflologo, fino ad oggi addirittura priva di un albo professionale e che io ho definito il vero “convitato di pietra” del Congresso.
3) Infine, la creazione ed il riconoscimento da parte del MIUR di un’”Authority della Tiflologia” e cioè di un Board molto snello ed agile di cinque o sei esperti del settore, provenienti dai nostri Enti collegati, dalle facoltà universitarie di Scienze della Formazione, da Enti nazionali di formazione di comprovata e consolidata affidabilità, ecc.
La mia idea è quella di dare vita ad una vera e propria Fondazione, finanziata dal MIUR e dai privati e deputata alla progettazione dei percorsi formativi dei futuri docenti ed operatori del sostegno e di aggiornamento continuo di quelli già in servizio.
Concludendo, io credo che su tali interventi legislativi non possiamo più derogare e transigere, se vogliamo un’effettiva inclusione scolastica capace di garantire da un lato la migliore preparazione e formazione possibile dei docenti di sostegno, e dall’altro il diritto allo studio ed il pieno successo formativo dei “ragazzi ciechi”, per dirla alla Romagnoli.
La mia proposta dopo il Congresso: L’”Authority della Tiflologia”, di Gianluca Rapisarda
Autore: Gianluca Rapisarda