Intervista a Nunziante Esposito, di Giorgia Filippi

Autore: Giorgia Filippi

Di seguito qualche domanda generale per indagare il campo degli ebook accessibili

• Per iniziare vi chiederei di presentarvi brevemente: chi è l’UIC e in che posizione si pone nei confronti del mondo dell’editoria accessibile?

Fin dall’inizio dell’anno 2000, l’unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha messo in campo un gruppo di disabili visivi per verificare quello che stava ormai accadendo con la grafica spinta, per farlo presente alle autorità preposte.

La grafica che cominciava a farla da padroni, causava problemi insormontabili per le tecnologie assistive per l’utilizzo di tutto quello che si usufruiva tramite il computer: programmi graficamente accattivanti, Internet con molta grafica e con effetti speciali, e quanto di grafico si cominciava a programmare dando ampio spazio alla fantasia. Ovviamente, senza considerare il danno che si faceva a chi la vista non la possedeva, o per chi l’aveva molto carente. Ci siamo sempre battuti per far comprendere i problemi di accessibilità e, quasi sempre, aiutando i programmatori a programmare in modo accessibile.

Avendo avuto sempre un occhio di riguardo sull’accessibilità a 360 gradi, in qualsiasi occasione si riesce sempre a far capire quali sono i nostri problemi e, molto spesso, anche come risolverli.

. Oltre a fornire supporto a tutti i webmaster dei siti internet per far comprendere loro i problemi che avevano ciechi ed ipovedenti con la navigazione Internet, ci siamo sempre occupati dell’accessibilità anche per i software e gli applicativi Web.

Quando sono cominciati a circolare i primi E-book, sono cominciate anche le prime illusioni. Infatti, pensando ad un libro digitale, la mente è stata portata a pensare subito che avendo un libro digitale, non era più necessario usare un OCR, con tutti gli errori e i problemi di un riconoscimento ottico di caratteri. Ci eravamo sbagliati e anche di molto. Infatti, non essendoci un software accessibile per poter leggere un libro digitale, sono cominciati problemi seri con i produttori di questo tipo di libro. Oggi abbiamo la possibilità di leggere tramite il software di Adobe e, precisamente, tramite Adobe Digital Edition che da un paio di anni è stato prodotto anche in lingua italiana.

Tuttora, con i libri digitali i problemi si verificano ancora e, per lo più dipende dalla produzione di libri digitali che si possono aprire solo con il software proprietario e, generalmente, questi tipi di software non sono accessibili con le tecnologie assistive usate abitualmente dai disabili visivi.

Essendo cieco assoluto, utilizzo uno screen-reader con sintesi incorporata ed avendo perso la vista da adulto all’età di 43 anni, non uso il display Braille collegato al computer e comandato dallo screen-reader. L’utilizzo di questa periferica di Input/output, tante volte, aiuta a leggere anche quello che non viene riprodotto in voce con una sintesi vocale comandata dallo screen-reader, il che facilita non poco la fruizione dei libri e del computer in genere.
Comunque, pur essendo un dispositivo molto importante per avere un supporto alla lettura molto più efficace, e al di la che personalmente non utilizzo il linguaggio braille, questi ausili sono molto costosi e la spesa non è mai totalmente sostenuta dalle ASL di appartenenza, il che rende la disponibilità di questa tecnologia assistiva ad appannaggio solo di chi ha risorse economiche sufficienti, penalizzando tutti gli altri disabili visivi.

In ogni caso, se i libri digitali non sono leggibili con un software accessibile, i disabili visivi, e soprattutto i ciechi assoluti, non possono leggerli in piena autonomia e, tante volte, bisogna trasformarli in file leggibili, operazione che, oltre a comportare la perdita di tempo per eseguirla, non sempre è possibile.

• Qual è la vostra personale definizione del termine “inclusione”?

Quello che oggi si addolcisce con il termine inclusione, per noi è il diritto di avere pari opportunità con chi, usando un termine che non gradisco molto, viene definito normodotato. Infatti, è difficile far capire che un cieco assoluto gli mancano solo gli occhi e che tutti gli altri sensi li usiamo come tutto il resto della popolazione.

Se ci fermiamo un attimo e pensiamo a chi, per essere ignorante in materia, ci procura tutti i problemi di accessibilità per tutte le cose digitali che usiamo, ci viene di pensare che molto probabilmente ci vogliono fare un dispetto. Ovviamente non è così, perché il più delle volte chi ci procura questi problemi, ignora le regole più banali per evitarlo ed addirittura se ne dispiace quando ne viene a conoscenza. Eppure, il lavoro per fare accessibilità non aumenta se si pensa in modo accessibile: per esempio, programmare un sito accessibile non comporta nessun lavoro in più se si fa accessibilità fin dalla progettazione. Lo stesso dicasi per tutte le altre cose digitali che usiamo e che, se non programmate accessibili, mettono in crisi le tecnologie assistive che usiamo.

Nonostante sono più di 10 anni che abbiamo la legge 4/2004 sull’accessibilità, oltre ad avere tanta attenzione e sensibilità intorno al mondo della disabilità, tutto ciò non si traduce in un vero vantaggio per i disabili e in particolare per noi disabili della vista.

Il vantaggio di cui parlo è solo quello di avere l’accessibilità, quindi nessun favore particolare, ma solo avere la possibilità di usare tutto come lo usano tutti, perché abbiamo delle tecnologie assistive che ce lo permetterebbero, e solo così potremmo anche noi veramente vivere l’inclusione sociale.

• Inclusione, accessibilità, partecipazione culturale, progettazione universale – Libri digitali: esiste, secondo voi, una connessione?

Soprattutto dopo la larga diffusione dei device mobili touch-screen accessibili, quali iPhone, iPad e gli smartphone Android, è tutto inglobato in un unico discorso, quindi, fare progettazione accessibile significherebbe per tutti, disabili visivi compresi, avere l’opportunità di non essere esclusi da un discorso globale di informazione ed accesso alla cultura.

Per questo motivo, tutto quanto elencato sopra fa parte di uno stesso discorso: progettare con l’accessibilità in testa per non escludere nessuno.

• Sarebbe più vantaggioso, sia in termini qualitativi che quantitativi (tempo, denaro, etc…), rendere accessibile un contenuto pre-esistente o crearne uno ex novo?

Quando si cerca di rendere accessibile qualche prodotto che non lo è, generalmente, si ha un costo in termini di lavoro, e quindi di spesa, molto più oneroso di quando si progetta direttamente accessibile. Però, in certi casi, ci vuole veramente poco a modificare e rendere accessibile quello che non lo è. Per esempio, anche se in ogni caso si spende di più, se si tratta di un sito: se programmato suddividendo contenuti e grafica tramite i fogli di stile (CSS), si può intervenire e modificarlo con poco lavoro.

Quando però un sito non è programmato con questa suddivisione, conviene farlo ex-novo e si spende sicuramente meno.

Comunque, rifare tutto nuovo non è sempre possibile, ma la valutazione va sempre fatta, anche perché si può fare in modo che, progettando il nuovo accessibile, lo si può mantenere accessibile anche quando si dovrà modificare in futuro, proprio perché viene fatto con una progettazione accessibile.
• A che livello siamo in Italia, ad oggi, con lo sviluppo dell’editoria digitale accessibile?

L’editoria accessibile è tuttora un punto interrogativo, perché non c’è ad oggi uno standard per tutti gli e-book, per cui si può acquistare un libro digitale e leggerlo senza problemi con le tecnologie assistive, tanto lo si può trovare completamente inaccessibile e non avere nessuna possibilità di leggerlo. Avere uno standard e, al contempo, avere un software unico ed accessibile come attualmente abbiamo Adobe Digital Edition in italiano, sarebbe ragionevolmente possibile parlare di editoria accessibile. In Italia è stato realizzato il progetto LIA (Libri Italiani Accessibili) che è importante, ma non risolve completamente il problema, proprio per la mancanza di uno standard di produzione.

• Come definireste lo stato degli ebook ad alta accessibilità allargando il ragionamento su piano internazionale?

Il discorso è già allargato a livello internazionale, perché, avendo la possibilità di acquistare via internet sui siti internazionali come Amazon, se non si realizza uno standard internazionale unico ed accessibile, non possiamo mai parlare di editoria accessibile.

• Ha senso parlare di tutto questo? Ha senso investire energie alla ricerca di una soluzione in questo campo o si sta cercando di risolvere un problema che nella realtà quotidiana non sussiste?

Sono 23 anni che ho perso la vista e quando nel 1994 ho avuto il mio primo computer con uno screen-reader con sintesi vocale, pur se all’epoca si usava il sistema operativo MS-DOS, mi sono sempre adoperato per cercare di leggere i testi cartacei con il computer ed uno scanner, una fatica enorme, soprattutto per le correzioni, per non restare ignorante con tutte le evoluzioni che si sono avute a partire dagli ultimi anni di fine secolo scorso.
Ciò premesso, trovo oltremodo fuori luogo che tutto quello che nasce digitale e già accessibile, perché il testo che si scrive al computer lo è già e senza sforzi, per le necessità commerciali e di copyright si rendono i testi inaccessibili, ignorando completamente le esigenze di chi non vede.
Mi chiede se ha senso parlare di tutto questo e se ne vale la pena fare gli investimenti di energia in questo campo. Al di la del fatto che questi sono problemi reali che solo chi la cecità la possiede nel cervello può non rendersi conto dell’importanza che riveste l’accessibilità dei libri per disabili visivi ed anziani, in realtà, ne dobbiamo parlare molto, anzi, lo dobbiamo gridare a tutti che non si può impedire a chi ha avuto la sfortuna di non avere la vista di informarsi ed istruirsi con la possibilità di farlo senza nessuno sforzo. Infatti, basterebbe non nascondersi dietro al dito e consentire di avere il testo accessibile. E parlo di quello semplice, quello digitale che viene scritto al computer dall’autore.

Invece, si preferisce inventarsi il programma dedicato, quasi sempre inaccessibile alle tecnologie assistive e creare ai disabili visivi e agli anziani tutti i problemi di accessibilità che viviamo tutti i giorni.

Grazie per la collaborazione.
Giorgia Filippi

giorgia@filippiverdello.it.