Corpo del messaggio: Premetto che non spetta a me fare una disamina sull’attuale condizione lavorativa dei disabili visivi e sulle prospettive e sugli sbocchi professionali futuri: non ho competenze specifiche nel settore e non sono un dirigente associativo, sicché non ho avuto modo di seguire da vicino le vicende degli ultimi mesi. Tuttavia provo ad esaminare la problematica dalla prospettiva del semplice socio, che legge le circolari della Sede Centrale UICI e la stampa associativa, ascolta le trasmissioni web monotematiche e si tiene aggiornato sulle novità in campo occupazionale.
E’ chiaro ormai a tutti che il lavoro di centralinista è agli sgoccioli: in futuro presumibilmente resteranno soltanto i centralini di quegli enti e di quelle imprese le cui attività, per la loro natura, richiedono un contatto umano, ma sicuramente la presenza degli operatori sarà ridimensionata anche in queste realtà.
Occorre, perciò, cercare nuovi sbocchi occupazionali, a tutti i livelli e in tutti i settori economici e produttivi, al fine di evitare di ricadere nella passività, nell’assistenzialismo e nella dipendenza dai normodotati che porterebbero inevitabilmente i disabili visivi allo scoramento, alla depressione e ad un nuovo isolamento sociale, provocando nel tempo anche un deterioramento delle capacità intellettive.
L’impegno, all’interno dell’Unione, per individuare nuove occupazioni adatte ai minorati visivi non è mancato: la dirigenza nazionale ha dato impulso a questa ricerca, organizzando incontri, dibattiti e, più di recente, anche concorsi di idee aperti al contributo di chiunque avesse voglia e capacità di trovare, tra le infinite attività umane, qualcosa di adatto a chi non vede o vede poco.
Le aspettative di chi si attendeva che nella testa di qualcuno si accendesse la proverbiale lampadina e spuntasse fuori il nuovo lavoro per tutti i minorati della vista sono state disattese. Così, con la circolare n. 92 del 2013 della Sede Centrale UICI, la Direzione Nazionale ha reso noto quello che già era emerso chiaramente dallo scarno dibattito sull’argomento: al momento non esiste, o non è stata individuata, una professione che possa essere svolta dalla gran parte dei disabili visivi, in grado di sostituire quella di centralinista. In altre parole, la circolare sembra aver chiuso un periodo, quello della ricerca attiva di nuovi sbocchi lavorativi.
Da qualche mese a questa parte si parla di sollecitare gli Ispettorati Provinciali del Lavoro e i Centri per l’Impiego a vigilare più efficacemente sul rispetto della normativa sul collocamento obbligatorio dei centralinisti non vedenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni e dei datori di lavoro privati, si discute su come adattare la figura del massofisioterapista alle mutate esigenze del mercato lavorativo, si aprono tavoli tecnici per riconvertire e riqualificare i centralinisti rimasti senza posto operatore, ma non si sente più nulla riguardo le nuove professioni.
Eppure bisogna tener presente che la reazione alle pressioni dell’Unione, volte a far rispettare le norme sul collocamento obbligatorio, non si farà attendere, non perché i datori di lavoro siano dei sadici vendicativi, ma semplicemente perché ormai impera su tutto la necessità di risparmiare e, quindi, le pressioni degli enti preposti al controllo sul rispetto della l. n.113 del 1985 potrebbero paradossalmente indurre i soggetti obbligati ad accelerare i tempi di sostituzione ed ammodernamento degli impianti di telefonia aziendale.
Bisogna riconoscere che negli ultimi anni si è lavorato bene: sono state individuate importanti professioni quali il perito fonico trascrittore ed il mediatore civile e commerciale, ma la mia percezione è che, negli ultimi tempi, l’attenzione verso i nuovi lavori sia diminuita. E’ vero che in mezzo alla strada che porta all’integrazione lavorativa dei minorati visivi si è messa, di traverso, anche la sfortuna, incarnata da una sentenza della Corte Costituzionale, che ha ridimensionato il ricorso obbligatorio alla conciliazione nei giudizi civili, proprio nei giorni in cui si stava organizzando il primo corso per mediatore, ma non ci si può fermare, né si può rallentare.
I risultati degli incontri con i responsabili del Ministero del Lavoro, dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate sono stati soddisfacenti, tuttavia il dramma della disoccupazione per i disabili visivi è soltanto rinviato.
Spero di sbagliarmi, di essere l’unico a pensarla in questo modo, mi auguro che uno di questi giorni, quando nessuno se l’aspetta, un dirigente UICI annunci che sono state individuate nuove professioni, ma la circolare n. 92 ha tutte le caratteristiche di una “pietra tombale”, anche se provvisoria, depositata sulla ricerca di nuove attività lavorative.
Questo silenzio mi preoccupa, qualcuno mi smentisca, per favore!
Angelo De Gianni