Quando si parla di firma digitale, la memoria va molto lontano ed i ricordi sono tantissimi, tutti belli. Un periodo in cui l’entusiasmo la faceva da padroni e tutto sembrava semplice, tutto risolvibile, soprattutto quando il Parlamento Italiano, nel 2004, approvò la legge 04/2004 sull’accessibilità.
Purtroppo, dopo poco tempo dovemmo constatare che la realtà era ben diversa ed abbiamo dovuto smettere di sognare, riportando i piedi a terra, per affrontare i problemi che dal 1998 stavamo combattendo per l’autonomia dei ciechi e degli ipovedenti in campo digitale.
Nell’affrontare questi problemi, abbiamo sempre messo tanto entusiasmo, entusiasmo che non è mai diminuito nonostante gli anni passati, ma viene lo sconforto perché i problemi sono sempre gli stessi.
La situazione attuale, però, è più che positiva, perché non siamo nella stessa situazione di quando avevamo quasi 20 anni in meno. Infatti, oltre a poter sempre annoverare come dispositivo di firma digitale accessibile quello di Poste Italiane che si può utilizzare senza problemi sia con NVDA, sia con Jaws, e lo si può usare anche con un Mac, anche gli altri gestori di firma Digitale hanno fatto progressi non indifferenti.
Avendo seguito fin dalle prime versioni gli sviluppi dei tre dispositivi di firma digitale più importanti in Italia, Infocert, Poste Italiane e Aruba, ecco di seguito una breve cronistoria e l’attuale stato dell’arte.
Quando nel 2003 venne affrontato il discorso dall’Unione, tramite la Commissione OSI, questi tre dispositivi erano completamente inaccessibili con le tecnologie assistive che si usavano allora.
Contattati i responsabili di questi tre fornitori di dispositivi di firma digitale, fu una delusione enorme, nonostante nel frattempo fosse stata approvata la legge Stanca.
Infatti, Poste Italiane, la prima che ci diede ascolto, dopo la prima riunione nella quale ci fu promesso di intervenire subito, non ci ha dato più ascolto. Aruba, invece, non ci ha mai dato ascolto, nemmeno negli ultimi tempi, e non abbiamo mai potuto interloquire con qualche loro dirigente.
Subito dopo, contattata la società Infocert, avemmo subito un ottimo rapporto di collaborazione e poco dopo, cominciammo a collaborare con i loro tecnici che, nel 2006, ci fornirono un dispositivo di firma digitale accessibile. Peccato che questa società non ha continuato a sviluppare questo software che, nel 2009, non era più utilizzabile.
Nel frattempo Poste Italiane, senza nessuna collaborazione da parte nostra, rese disponibile il suo dispositivo di firma digitale remota che risultò completamente accessibile. Anche questa fu una delusione, perché dopo appena tre anni, Poste Italiane ha messo fuori produzione questo dispositivo e ci siamo ritrovati di nuovo senza firma digitale accessibile.
La delusione fu talmente tanta che inviai una lettera di protesta molto pesante al responsabile di Poste per i servizi digitali e, con mia grande sorpresa, fui contattato quasi subito.
Fatte le mie rimostranze per telefono, il Funzionario di Poste mi promise di mettermi in contatto con la ditta che aveva creato il software e dopo pochi giorni fui contattato dagli ingegneri della ditta di Napoli che con la mia collaborazione hanno reso il dispositivo di firma digitale di Poste Italiane accessibile.
La situazione attuale è molto migliorata. Di problemi gravi non ne abbiamo, perché, mentre Infocert ha reso accessibile il suo software su pendrive dopo un incontro di chiarimento avuto tre anni fa con l’Unione, e dopo che Aruba ed Infocert hanno reso disponibili i loro dispositivi di firma digitale remota accessibile, possiamo ritenerci molto sodisfatti di quello che abbiamo disponibile.
Inoltre, per un caso fortuito e dopo una richiesta di assistenza chiesta da alcuni dipendenti delle PA della Sardegna, ho scoperto che quella che è stato sempre ritenuto un dispositivo di firma digitale inaccessibile, quella di Aruba su pendrive, era possibile usarla con una furbata.
Infatti, dopo averla installata ed essermi reso conto che la schermata iniziale era inaccessibile da tastiera, ma che si poteva usare con il mouse, mi sono reso conto che all’interno della cartella di installazione c’erano i file eseguibili per avviare tutte le funzionalità che, per chi vede, si avviano con il mouse fisico.
L’esperienza ha fatto il resto. Infatti, mi ha fatto immediatamente comprendere che, avviando questi file eseguibili, si poteva bypassare il menu inaccessibile. Inoltre, creando delle icone sul desktop per ogni file eseguibile, si potevano usare tutte le funzionalità direttamente da desktop.
Pur avendo praticamente disponibili i dispositivi dei tre principali gestori di firma digitale in Italia, qualche precisazione è doverosa farla per fornire delle informazioni precise che consentiranno a tutti di scegliere meglio il dispositivo più adatto alle proprie esigenze. La situazione reale è questa:
1. Dispositivo su pendrive di firma di Poste Italiane: ha mantenuto tutte le sue peculiarità di accessibilità. Unico rammarico: non hanno più reso disponibile la firma digitale remota.
2. Dispositivo su pendrive di Infocert: Anche se hanno fornito un software che si inserisce nella pendrive e consente di usare la firma digitale in modo accessibile, se non è installato il software per noi inaccessibile sul computer con il quale si deve usare il dispositivo di firma, quando si firma un documento, la firma risulta non valida. Questo problema si verificò anche con il vecchio software quando non lo potemmo più usare nel 2009.
Si comprende benissimo che, pur avendo sulla pendrive il software portatile e che si può firmare, se dobbiamo firmare dei documenti su un computer dove il software di Infocert non è installato, non possiamo firmare documenti perché la firma risulterebbe non valida. Alternativa in questo caso sarebbe quella di portarsi il proprio computer e firmare con quello.
3. Dispositivo di firma digitale remota di Infocert: questo dispositivo, acquistabile on line, non è stato mai provato direttamente da me, ma ho informazioni fornite da conoscenti che lo hanno usato. E’ accessibile. C’è però da considerare che costa molto di più dello stesso dispositivo che offre Aruba.
4. dispositivo su pendrive di Aruba: questo dispositivo ha un software che ha un menu iniziale inaccessibile, ma come spiegato sopra, con una furbata lo si usa ed è accessibile in ogni sua parte. Rispetto ai dispositivi di Poste e di Infocert, costa qualche cosa in più. Inoltre, come per il dispositivo di Infocert, anche questo lo si può usare solo se sul computer è installato il software, quindi, stesso discorso fatto sopra per il dispositivo di Infocert.
5. Dispositivo di firma digitale remota di Aruba: questo dispositivo di firma si utilizza molto bene attraverso la sua app su iOS. Anche per questo dispositivo, se la si deve usare da computer, c’è bisogno di installare un software, altrimenti non è possibile firmare documenti tramite browser su computer. Anche da computer è completamente accessibile. Non è stata provata con uno smartphone Android, quindi, non sappiamo se è accessibile per Android.
In conclusione, analizzando questa panoramica cronologica che ho fatto in questo articolo, non solo è possibile poter scegliere il dispositivo di firma digitale più adatto alle proprie esigenze, ma si comprende facilmente che se non si usa abitualmente un iPhone o se si deve utilizzare il dispositivo di firma con un computer sul quale non è installato il software di firma, la soluzione più pratica, e che non vi costringe a portarvi dietro il vostro PC, è sicuramente FirmaOK di Poste Italiane su pendrive.
Altra considerazione da fare e giusto per ricordarlo, con i dispositivi di firma digitale su pendrive, abbiamo la possibilità di installare sulla pendrive stessa una versione portabile di NVDA che ci consente di poter utilizzare il dispositivo anche su un computer di terzi dove non è installato uno screen-reader.
Nunziante Esposito, nunziante.esposito@uici.it