FAND – rapporti con la periferia – Il mio pensiero espresso a voce alta, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

La circolare da cui nasce questa mia riflessione ad alta voce, 325 è un ottimo concentrato di cosa non dovrebbe essere una federazione o una associazione.
Provo a rispondere tra le righe della stessa.
Il nostro presidente nazionale scrive:
“durante l’ultima riunione del Comitato Esecutivo della FAND, svoltosi lo scorso 1ø ottobre, è emersa l’esigenza di un maggior coinvolgimento delle sedi periferiche della Federazione.”
Io dico, e come me anche le altre associazioni senesi, che la periferia dovrebbe essere coinvolta anche nella fase decisoria e non solo nella fase esecutiva per divulgare decisioni, non sempre condivise, prese in modo verticistico e oscuro.
La periferia dovrebbe essere maggiormente coinvolta anche nella scelta del vertice regionale e nazionale dando alla federazione, se davvero ci si crede, regole più democratiche.
La lettera del presidente Pagano poi, ci invita a far conoscere quanto facciamo noi in periferia. Io vorrei comprendere un meccanismo: come facciamo a lavorare senza risorse!
In particolare vorrei evidenziare la frase:
“quello di far conoscere le decisioni nazionali in periferia e quello di portare all’attenzione del Comitato Esecutivo nazionale le istanze, azioni da intraprendere, i rapporti  con le istituzioni locali, e tutto ciò che, in sede provinciale e regionale è ritenuto di primario interesse.”
Ribadisco che per attivare un circuito informativo virtuoso, la fase decisionale deve essere il più condivisa possibile.
Poi noi abbiamo saputo che nell’ultima conferenza dei presidenti regionali dell’Anmic, il vertice romano ha informato la base di un tentativo, ormai avanzato, di uscire dalla FAND e formare una federazione intorno a loro.
A Siena abbiamo parlato più volte di questa questione e io, che sono il presidente uscente, non riesco a trovare un collega disposto a farsi carico della FAND proprio per i motivi sopra riportati.
Inoltre, le associazioni senesi, lamentano uno scarso rapporto con la sede regionale.
Tutte le associazioni della FAND, nel nostro territorio, operano nella consulta provinciale dell’handicap e nel complesso delle associazioni del terzo settore e risulta difficile ma a volte anche inutile aggiungere un’altra sigla.
Per ritornare alla nostra relazione con il regionale, non ci pervengono comunicazioni, non siamo coinvolti nei loro progetti e non riceviamo aiuti di alcun genere; come si pretende di sviluppare attività comunicativa in queste condizioni?
In Toscana, FAND e FISH hanno rapporti con la regione ma mentre la FISH Comunica quasi in tempo reale quanto accade nei tavoli regionali, noi della FAND, non sappiamo nulla e io, so qualcosa quando Moreno Rafanelli, informa il nostro consiglio regionale.
In questi giorni, per esempio, ho saputo dalla FISH DI una riunione regionale convocata dalla regione Toscana per illustrare i benefici di una legge per le famiglie e per le famiglie con disabili a carico.
Nella riunione hanno spiegato come si sviluppa la fase concessoria dei contributi e hanno dato altre spiegazioni.
A noi della FAND non è arrivata alcuna comunicazione.
Ho scoperto poi, che la regione aveva convocato la nostra rappresentanza regionale ma che alla riunione non c’era nessuno.
Mi chiedo:
non poteva andare il presidente, ma neppure uno dei vice? Neppure uno di noi?
Se vogliamo vivere e avere un ruolo, abbiamo l’obbligo di essere presenti ma in modo concreto e soprattutto in modo continuativo e non episodico o per portare avanti le esigenze dell’associazione che di volta in volta presiede la FAND.
Concludo questa mia riflessione ribadendo la mia convinzione che il luogo dove riunire i disabili è il forum nazionale e che si debba cercare di superare gli steccati di FAND e FISH. Informerò comunque il presidente nazionale FAND e il nostro presidente dello stato dell’arte in provincia di Siena e poi loro prenderanno le loro determinazioni.

Massimo Vita