Corse mattutine effettuate nelle strade solitarie di campagna, di Michele Sciacca

Autore: Michele Sciacca

Come può un non vedente correre da solo per le strade solitarie di campagna?
Rispondo garantendo che può farlo.
Anni addietro io lo facevo quasi ogni mattina, approfittando delle belle giornate di sole.
Mi avvalevo di una canna da pesca munita di apposito mulinello, carico di filo per la pesca.
Io, accompagnato da un giovane militare, raggiungevo in macchina strade solitarie nelle zone circostanti al paese di Mascali, dove sarebbe stato possibile fare cautamente avanti e indietro, lasciando scorrere la mia mano sul filo del mulinello. Una volta legata la parte terminale del filo allo specchietto della macchina, il collaboratore si allontanava da essa, snodando circa trecento metri di filo, poi teneva la canna da lancio in mano ad altezza d’uomo.
Io, in tuta e scarpe da tennis, con la mano appoggiata al filo, facevo regolarmente avanti e indietro a passo di marcia, finché non mi sarei stancato.
Dopo mi mettevo immediatamente in macchina, nel giro di pochi minuti mi ritrovavo già sotto la doccia e, dopo essermi asciugato e abbigliato per bene, mi sentivo meglio, dal momento che la corsa e lo stretching mi consentivano di liberare la dopamina che è l’ormone della felicità.
Dalla corsa piacevole e lo stretching rilassante fatti in aperta campagna, adesso passo a descrivere un episodio tragicomico realmente accaduto ad alcuni giovani randazzesi, i quali a bordo della loro macchina vollero scendere in spiaggia per provare nuove emozioni e il tratto di spiaggia da loro visitato, brulicava di pescatori dilettanti, fra cui, ovviamente c’era anche chi scrive.
Mentre si pescava, ad un certo momento si vide arrivare una grossa macchina con quattro giovani randazzesi a bordo, i quali, ignari delle immancabili difficoltà cui sarebbero potuti andare incontro, posteggiarono l’automobile a pochi passi dalla battigia, per vedere il mare da vicino.
Una volta messi i piedi sulla sabbia, cominciarono a manifestare tutta la loro allegria, scherzando e ridendo gioiosamente.
In quel posto i quattro giovani rimasero più di mezz’ora.
Essi guardarono le acque agitate del mare e i numerosi pescatori dilettanti che si muovevano in quella zona.
Dopodiché, si misero di nuovo in macchina per riprendere la via del ritorno, ma non poterono partire per il fatto che le ruote della macchina erano sprofondate nella sabbia.
Essi fecero diversi tentativi per tirarsi fuori da quel brutto impaccio ma alla fine non vi riuscirono, anzi rimasero più insabbiati di prima.
I quattro mal capitati, non sapendo più cosa fare, decisero di chiedere aiuto ai pescatori dilettanti presenti.
Essi a malincuore smisero di pescare e bestemmiando si misero a spingere la grossa macchina che, dopo sforzi notevoli, fu ricondotta finalmente in strada.
Così i quattro imprudenti giovani randazzesi, grazie all’aiuto dei pescatori dilettanti, poterono tornare al paese d’origine con la loro stessa macchina.
Mentre gli stessi pescatori tornavano in spiaggia trafelati, andavano dicendo fra loro:
«Forse quei quattro sprovveduti giovani randazzesi non avevano mai visto da vicino il mare».
Michele Sciacca