Vorrei raccontarvi la mia esperienza, visto che da fan trentennale e sfegatata di Jovanotti, non vedevo l’ora di vivere il famoso Jovabeach.
In Italia, ormai è tutto evento, quindi, dopo due anni di pandemia, è normale che un concerto del genere possa attrarre migliaia di persone.
Veniamo a ciò che mio marito ed io, entrambi non vedenti, abbiamo vissuto alla tappa di Albenga, perché è facile lamentarsi quando le cose vanno male, meno ringraziare, quando invece funzionano, come in questo caso.
Un po’ timorosa, qualche mese prima, ho seguito le indicazioni dell’app Jovabeach dove c’è scritto che, per le persone disabili, bisogna inviare un email all’organizzazione perchè, essendo su sabbia, è prevista un’apposita pedana, con posti limitati.
La risposta è arrivata il pomeriggio precedente il concerto, quando ormai pensavo di dover rinunciare.
Un addetto ci avrebbe aspettato all’ingresso dell’ippodromo – luogo scelto per ospitare l’evento, vista la grandezza delle spiagge liguri- e ci avrebbe consegnato il biglietto, indicandoci la pedana.
Arriva il fatidico giorno: giungiamo all’ippodromo, emozionati. Un addetto ci viene incontro, legge il nostro nome da un elenco e ci consegna il biglietto.
Unico neo: ci dice, probabilmente dando per scontato che io ci veda benissimo, che la pedana dei disabili è subito dopo il palloncino verde.
Sconcertati, travolti dal caldo e dall’atmosfera particolare che si respira, iniziamo a seguire la pista. Il palco, immenso, è proprio di fronte a noi. Gente che balla ovunque, assiepata sul prato.
Ai lati della pista, si sussegue una serie di stand colorati. Decidiamo di proseguire: chiederemo a qualcuno.
Dopo un po’, davanti a noi, arriva una ragazza con le stampelle. Chiediamo a lei e la seguiamo, incoraggiati dalla sua gentilezza.
Finalmente, dopo pochi passi, ecco la pedana: è un palco di legno, con una ringhiera, alto circa un metro e mezzo.
Due ragazzi addetti all’area ci sorridono. Uno dei due ci prende a braccetto, ci accompagna sulla rampa, posizionata dietro la pedana, ci fa sedere su due sedie di plastica, sotto un ombrellone. Ci spiega che, se abbiamo bisogno di andare in bagno o altro, di chiamarlo pure. Ci sono altri disabili presenti, coi loro accompagnatori. I due ragazzi instancabili, compaiono di tanto in tanto, con acqua, richieste su come vada. Sono stati i nostri angeli custodi per otto ore, sotto il sole, sempre sorridenti e gentili.
Dopo un pomeriggio di ospiti, con qualche incursione, finalmente, il concerto di Jovanotti inizia.
Dalla nostra posizione soprelevata, privilegiata, sentiamo benissimo.
La descrizione sommaria a me e mio marito ce la fa uno dei due ragazzi: Jovanotti è vestito un po’ come Jack Sparrow, cioè da pirata, con dei cappelli che alterna.
Ci racconta un po’ anche la scenografia: un maxischermo gigante, un cuore enorme sulla destra del palco e una palla a specchi sulla sinistra.
Dopo il fantastico concerto, penso come faremo ad uscire con ventimila persone?
Niente paura: la sicurezza ha pensato anche a questo.
I due ragazzi e due addetti alla sicurezza, radunano tutto il gruppo e ci scortano fuori, al sicuro, senza essere travolti dalla gente che usciva.
Non posso far altro che ringraziare per l’accoglienza, la gentilezza, la capacità organizzativa. Non è facile rendere un evento accessibile con tanta gente, ma credo che l’organizzazione ci sia riuscita benissimo, nel migliore dei modi.
Ringrazio ancora i due ragazzi addetti alla pedana dei disabili che sono stati meravigliosi e gli uomini della sicurezza.
E naturalmente… Jovanotti che, nel suo piccolo, pensa anche ai suoi fan speciali!