Ciechi e ipovedenti in un grande Congresso nazionale, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Accade di norma ogni cinque anni che il popolo dei ciechi e degli ipovedenti italiani si ritrovi a congresso per giudicare il passato, considerare il presente, progettare il futuro.
Quest’anno ci siamo arrivati dopo una lunga e intensa preparazione che comincia con le assemblee sezionali dove vengono eletti i delegati; prosegue con le assemblee territoriali precongressuali, nelle quali si propongono i temi di maggior interesse per l’Associazione; si conclude con le interviste radiofoniche a tutti i candidati alle cariche associative di presidente e di consigliere nazionale.
Stavolta, tuttavia, si è trattato di un congresso un po’ speciale, di quelli da ricordare, perché ha dato alla nostra Unione uno Statuto del tutto nuovo, dirigenti associativi quasi totalmente rinnovati, indirizzi programmatici chiari, sintetici, efficaci.
La presenza e la partecipazione di ogni singolo delegato nelle sessioni plenarie, nelle sezioni di lavoro, nel momento elettorale, ha rappresentato la vera ricchezza del congresso, la grande risorsa con la quale procedere verso il nostro futuro con rinnovata fiducia.
In questo congresso abbiamo vissuto tante prime volte:

la presidente d’aula. Una donna, per la prima volta. Una signora, Daniela Floriduz, che ha saputo condurre i lavori con pacatezza, equilibrio ed energia.
La serata del Premio Braille, dove la festa e la gioia si sono mescolate alla serietà di temi come l’autonomia personale, il lavoro, l’accessibilità.
la splendida mostra delle nostre eccellenze associative “Facciamoci vedere!” che ha raccolto e proposto le più belle iniziative provenienti da ogni parte del nostro territorio.
La sperimentazione del sistema di voto elettronico che ha conferito efficienza ai nostri lavori e ci ha regalato tanto tempo prezioso, sia pure con qualche elemento tecnico da migliorare in una prossima edizione.
L’espletamento delle operazioni di voto per le elezioni degli organi nazionali in un tempo brevissimo, un paio d’ore circa, senza le file e le snervanti attese alle quali ci eravamo condannati nei congressi del passato.

Grazie all’impegno e alla serietà dei circa trecento delegati, il congresso ha potuto svolgere un’attività di grande rilievo che costituirà la base del lavoro associativo del prossimo quinquennio.
Abbiamo dato alla nostra Unione un nuovo Statuto! Moderno, snello, sintetizzato in soli 29 articoli, rispetto agli originali 65, formulati finalmente in modo chiaro e comprensibile.
Abbiamo approvato risoluzioni congressuali caratterizzate dalla sintesi dei testi e dal contenuto essenziale che saranno la nostra guida per i prossimi anni.
Abbiamo sancito definitivamente la nascita del nostro Ufficio per la Tutela dei Diritti delle Persone con Disabilità, dando esplicito mandato al Presidente, alla Direzione e al Consiglio Nazionale perché esso divenga presto una realtà operante e radicata su tutto il territorio.
Abbiamo proclamato lo stato di mobilitazione generale a difesa del diritto allo studio delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, quale risposta solidale alle forti preoccupazioni presenti nelle nostre strutture territoriali e alle ansie delle famiglie che hanno diritto a un percorso scolastico di pari opportunità per i propri figli non vedenti o ipovedenti.
Abbiamo eletto gli organi associativi nazionali:
il Presidente, con una maggioranza larghissima, che ancora mi commuove e che mi carica di nuove responsabilità.
Il Consiglio Nazionale, profondamente rinnovato, finalmente connotato da una presenza femminile sostanzialmente paritetica nel numero e nella qualità delle persone.
Una compagine tenuta insieme da un forte vincolo di lealtà e di solidarietà, nella quale tutti lavoreranno in sintonia. Amalgamata da un progetto comune, coordinata da un Presidente nel quale tutti si riconoscono, al servizio dell’Unione per la causa dei ciechi e degli ipovedenti italiani.
Spente le luci e affievolita l’eco congressuale, ora dinanzi a noi tutti, l’onere di un lavoro intenso e l’onore di servire la nostra Unione in un impegno quotidiano di pazienza, di tenacia, di rispetto, di solidarietà che si protrarrà per i prossimi cinque anni in un’opera di rinnovamento e di ridefinizione della nostra struttura associativa, del nostro modo di lavorare, della qualità della nostra presenza sia sul piano rivendicativo, sia come soggetto sociale e politico in seno a una società in evoluzione.
A quanti ancora sono ai margini e si sono posti fuori dalla nostra Associazione, rivolgo un appello accorato perché tornino a iscriversi, a frequentare le sezioni, a offrire il proprio apporto personale con umiltà, fiducia e spirito costruttivo.
Ai dirigenti delle altre Associazioni che raggruppano ciechi e ipovedenti, rivolgo invece un appello perché si ponga termine a ogni azione di competizione distruttiva, in un clima di rispetto reciproco nel quale si possa lavorare insieme per rappresentare gli interessi dei ciechi e degli ipovedenti italiani a tutti i livelli della società.
La nostra causa comune si esprime sotto un’unica bandiera!
Raccogliamoci dunque, tutti insieme, per collaborare nella difesa di comuni interessi e di comuni Diritti.
Quanto al congresso, l’appuntamento per tutti è a Genova, fra cinque anni, nel 2020, dove potremo celebrare i cento anni di vita e di lavoro della nostra grande Unione.
Mario Barbuto
Presidente Nazionale