Rappresentanza delle Associazioni delle persone con disabilità, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Su questa importantissima tematica ho letto un contributo di Nicola Stilla che va finalmente nella direzione da me auspicata da sempre.
Esprimo pertanto vivo compiacimento nel riscontrare come la via dell’unità tra le associazioni rappresentative delle persone con disabilità stia guadagnando consensi anche tra gli scettici e i diffidenti.
Dunque quanto da me sostenuto nella conferenza di Napoli il 10 giugno scorso non era poi una fuga in avanti così terribile!
Eppure allora la mia sollecitazione rivolta ai presidenti di FAND e FISH per lavorare su ciò che ci unisce, mettendo da parte quello che ci potrebbe dividere, fece storcere il naso a più di qualcuno, inclusi nostri dirigenti associativi di rilievo.
Constatare oggi che la via dell’unità viene considerata l’unica strada percorribile per dare maggior vigore alle istanze del mondo della disabilità, aggiunge perfino un pizzico di serenità associativa alla vigilia del nostro congresso.
Magari gli spiriti non sono già così maturi e pronti a entrare addirittura nei dettagli organizzativi così come Nicola tenta di fare nel suo articolo, sia pure con lodevole intenzione.
Prima di porre frettolosamente sul tappeto questioni di organi, statuti rappresentanze ed elezioni, temo occorrerà ancora lavorare per creare innanzitutto quello spirito unitario e quel sentimento condiviso che sono e saranno alla base di qualsiasi azione comune che abbia prospettive di successo sul lungo periodo.
Non dobbiamo lasciarci prendere da una specie di frenesia schematica da anteporre al necessario confronto di merito sui valori, sulle strategie, sulle convergenze programmatiche in cui devono potersi riconoscere tutte le Associazioni interessate a un processo unitario.
Rischieremmo infatti di far arenare quel processo intorno a questioni di assegnazione di posti e ripartizione di sedie che francamente sono l’ultimo dei nostri attuali interessi, sul cammino difficile di costruzione di una sola e unica rappresentanza federativa delle associazioni.
Abbiamo tenuto alcuni giorni fa un primo incontro nazionale tra i comitati esecutivi di FAND e FISH, proprio a seguito della mia sollecitazione di giugno.
Abbiamo cominciato a parlare di iniziative comuni, di momenti di consultazione permanente, di definizione di strategie condivise.
Abbiamo immaginato nel FID (Forum Italiano della Disabilità) uno strumento concreto, ma non l’unico, comunque già a disposizione, al quale ricorrere per sperimentare nuove occasioni di azione unitaria.
C’è una volontà di proseguire, sebbene permangono ancora tutte le distinzioni derivanti da radici storiche e culturali diverse sulle quali si sono fondate le varie associazioni appartenenti a FAND e FISH.
Come ho avuto modo di scrivere e di dire in altre occasioni nel sottolineare il mio forte desiderio di attivazione di processi unitari, le nostre due grandi federazioni devono saper congiungere il meglio delle loro caratteristiche di eccellenza, per derivarne quella forza e quella capacità che oggi risultano frenate dalla separazione in atto.
FAND rappresenta molto bene i numeri e le dimensioni del fenomeno disabilità, con i milioni di aderenti alle sue associazioni federate, mentre FISH sa valorizzare di più le specificità, dando voce anche a gruppi molto ristretti, pur tuttavia rappresentativi di fenomeni di disabilità particolarmente sentiti e presenti in seno al nostro tessuto sociale.
Riuscire a fondere queste preziose capacità costituirebbe un punto di forza formidabile per dare rappresentanza al mondo della disabilità in modo più incisivo, più efficace, più coinvolgente, più concreto.
Lungo questo complesso percorso di unità, dovremo saper mettere insieme sensibilità diverse, visioni distinte, concezioni variegate che dovranno imparare a incontrarsi, a dialogare insieme, a progettare un futuro comune e condiviso.
Prima di tutto i valori, dunque; le aspirazioni, le prospettive, le strategie.
Poi potranno venire anche gli organi gli statuti e le regole che non saranno tuttavia il risultato di accordi a tavolino, ma piuttosto il frutto di un processo lungo di conquista della fiducia reciproca attraverso il lavoro quotidiano fianco a fianco nelle battaglie di civiltà e di conquista dei Diritti di cittadinanza.

Mario Barbuto

Vediamoci alla radio: lunedì 2 Novembre 2015 ore 19.30 RadioRadio

Lunedì 2 Novembre 2015, con inizio alle 19.30 e termine alle 20.30, andrà in onda su RadioRadio 104.500 fm – www.radioradio.it e canale 8872 della piattaforma sky, “Vediamoci alla radio”: STORIE, ESPERIENZE, SAPORI SCONOSCIUTI… DA VEDERE, ALLA RADIO.
“Vediamoci alla radio”, come è noto, è una trasmissione congiunta di RadioRadio e dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS, volta a far conoscere le diverse tematiche e problematiche legate alla cecità e all’ipovisione attraverso esempi, storie e situazioni da raccontare possibilmente in positivo.
La trasmissione è condotta da Stefano Molinari, una delle punte di diamante dell’emittente, e da Luisa Bartolucci, componente della Direzione Nazionale e responsabile del settore Informazione e Comunicazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS.
“Vediamoci alla radio” si sta dimostrando sempre più una nuova ed importante occasione per farci conoscere meglio e per abbattere, insieme agli amici di RadioRadio, i muri e le barriere dei pregiudizi e dei luoghi comuni che da sempre condizionano la vita e la quotidianità di ciechi e ipovedenti.
Nel corso della puntata di lunedì 2 Novembre ci si soffermerà sul XXIII Congresso, sul Premio Braille, significato e premiati e sulla domotica e firma digitale. Interverranno: il Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS Dott. Mario Barbuto, il componente della Direzione Nazionale Dott. Salvatore Romano e il Sig. Nunziante Esposito dell’Osservatorio Siti Internet.
Gli ascoltatori potranno interagire con i conduttori e gli ospiti mediante sms da inviare, durante la trasmissione, al numero 3775-104500, o tramite telefono componendo lo 06-8833033. Ricordiamo che “Vediamoci alla radio!” ha anche una propria pagina Facebook. Vi esortiamo a visitarla e a mettere il vostro “mi piace!”. Vi attendiamo numerosi lunedì 2 novembre su RadioRadio alle 19.30 in punto! Non mancate!

Vediamoci alla radio: lunedì 26 ottobre 2015 ore 19.30 RadioRadio

Lunedì 26 ottobre 2015 andrà in onda su RadioRadio 104.500 fm – www.radioradio.it e piattaforma sky, “Vediamoci alla radio”: STORIE, ESPERIENZE, SAPORI SCONOSCIUTI… DA VEDERE, ALLA RADIO.
Vediamoci alla radio”, come è noto, è una trasmissione congiunta di RadioRadio e dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti ONLUS, volta a far conoscere le diverse tematiche e problematiche legate alla cecità e all’ipovisione attraverso esempi, storie e situazioni da raccontare possibilmente in positivo.
La trasmissione è condotta da Stefano Molinari, una delle punte di diamante dell’emittente, e da Luisa Bartolucci, componente della Direzione Nazionale e responsabile del settore Informazione e Comunicazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS.
“Vediamoci alla radio” si sta dimostrando sempre più una nuova ed importante occasione per farci conoscere meglio e per abbattere, insieme agli amici di RadioRadio, i muri e le barriere dei pregiudizi e dei luoghi comuni che da sempre condizionano la vita e la quotidianità di ciechi e ipovedenti.
Nel corso della puntata di lunedì 26 ottobre ci si soffermerà sull’accessibilità, usabilità e vivibilità dei mezzi di trasporto nelle grandi città. Interverranno tra gli altri: Giuliano Frittelli presidente della sezione di Roma dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS, Mario Mirabile presidente della sezione provinciale di Napoli del nostro Sodalizio e Francesco Cusati della sezione di Milano.
Si parlerà anche dei recenti episodi di discriminazione subiti da persone non vedenti accompagnate da cani guida. Gli ascoltatori potranno interagire con i conduttori e gli ospiti mediante sms da inviare, durante la trasmissione, al numero 3775-104500, o tramite telefono componendo lo 06-8833033. Ricordiamo che “Vediamoci alla radio!” ha anche una propria pagina facebook. Vi esortiamo a visitarla e a mettere il vostro “mi piace!”. Vi attendiamo numerosi lunedì 26 ottobre su Radioradio alle 19.30 in punto! Non mancate!

Rubrica di Slash Radio “Chiedi al Presidente”, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Care amiche, cari amici,
a causa di impegni all’estero per la celebrazione dell’assemblea generale dell’Unione Europea dei Ciechi, il nostro tradizionale incontro radiofonico mensile “Chiedi al Presidente”, dovrà essere spostato al giorno successivo. Sarò con voi, pertanto, giovedì 29 ottobre, dalle 16.30 alle 17.30 sul nostro canale web di Slash Radio. Spero vogliate perdonare questo piccolo spostamento di data al quale sono costretto per l’impegno associativo che mi vedrà rappresentare l’Italia insieme agli amici, Angela Pimpinella, Catia Lima, Adoriano Corradetti e Hubert Perfler i quali parteciperanno con me all’assemblea generale EBU in programma a Londra dal 26 al 28 ottobre.
Durante la trasmissione di giovedì 29, nel mio ruolo di Presidente Nazionale, come di consueto, risponderò in diretta a tutte le domande che vorrete rivolgermi. Le domande saranno libere, senza filtri e potranno toccare tutti gli aspetti della nostra attività associativa e tutti i temi concernenti la vita dei ciechi e degli ipovedenti italiani. Le modalità di modulo web, all’indirizzo http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp telefono, ai numeri 06/69988353-06/6791758 Vi attendo numerose e numerosi per dare vita a un dialogo diretto che ci aiuti a crescere e a migliorare.

Mario Barbuto

Doppio senso: percorsi tattili alla collezione Peggy Guggenheim

Il tatto è la capacità di descrivere gli altri come loro stessi si vedono
Abraham Lincoln
Un museo per tutti? Succede a Venezia, dove le porte di Palazzo Venier dei Leoni si aprono per far sì che il suo patrimonio artistico possa essere sempre più accessibile. Le opere d’arte non si possono toccare, è una regola di base, ma alla Collezione Peggy Guggenheim esiste l’eccezione, grazie all’innovativo progetto “Doppio senso: percorsi tattili alla Collezione Peggy Guggenheim”: un percorso accessibile dedicato anche al pubblico con disabilità visive che, attraverso il senso del tatto, potrà comprendere i capolavori della collezione appartenuti alla famosa mecenate americana.

Quattro appuntamenti, tra fine ottobre 2015 e gennaio 2016, permetteranno a tutti i visitatori, di fruire sia di alcune opere della collezione permanente (“Ritratto di Frau P. nel Sud” di Paul Klee, “Verso l’alto (Empor)” di Vasily Kandinsky, e “Giovane donna a forma di fiore” di Max Ernst) che di tre capolavori della mostra temporanea V.S. Gaitonde. Pittura come processo, pittura come vita.

Il progetto, ideato e curato dalla dott.ssa Valeria Bottalico, rende possibile, da una parte, l’accessibilità per i non vedenti e gli ipovedenti attraverso la traduzione in rilievo delle opere, l’ausilio di schede descrittive in Braille e a caratteri ingranditi – dall’altra, la realizzazione di file audio scaricabili all’interno di una sezione del sito del museo, accessibile ai non vedenti ma consultabile da tutti. Il progetto prevede, inoltre, la formazione di diversi membri dello staff preposto all’accoglienza, ai servizi per i visitatori, allo shop, alle attività educative e alle pubblicazioni.

Un percorso nuovo quanto unico, che nasce con l’obiettivo di promuovere il ruolo sociale ed educativo del museo come luogo di incontro e di inclusione, nonché di valorizzare il suo immenso patrimonio culturale, rendendolo accessibile a tutti, in linea con la “mission” della Collezione Peggy Guggenheim, ovvero di contribuire alla conoscenza e alla diffusione dell’arte moderna e contemporanea in Italia e nel mondo.

L’iniziativa si inserisce in un processo di sensibilizzazione alla fruizione, intesa come esperienza conoscitiva altra, rispondendo così all’articolo 30 della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità “Gli Stati riconoscono il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di uguaglianza con gli altri alla vita culturale [..]”

Gli appuntamenti si terranno il 31 ottobre, il 14 novembre, il 12 dicembre e il 9 gennaio p.v., sempre presso la Collezione Peggy Guggenheim. Tali incontri si articolano in due momenti: si comincerà con una visita tattile con Valeria Bottalico e, successivamente, seguirà un laboratorio condotto dallo sculture non vedente Felice Tagliaferri.

Contestualmente ai quattro appuntamenti, i bambini dai 6 ai 10 anni avranno l’occasione di partecipare a quattro workshop domenicali, dalle 15 alle 16.30, che si inseriscono nella programmazione dei Kids Day, sempre condotti da Felice Tagliaferri (1 novembre, 15 novembre, 13 dicembre, 10 gennaio).

“Doppio senso: percorsi tattili alla Collezione Peggy Guggenheim” è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto Ciechi di Milano, che ha eseguito la traduzione in rilievo di due delle opere e la realizzazione della pagina web del progetto rendendolo accessibile ai non vedenti, con la partecipazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Onlus, ed è reso possibile grazie al contributo di The Gordon and Llura Gund Foundation.

Gli appuntamenti di sabato 31 ottobre, 14 novembre, 12 dicembre e 9 gennaio saranno a partire dalle 15. Il museo si trova a Venezia, Dorsoduro 701, raggiungibile con il vaporetto, Linea 1/2, fermata Accademia.

Valeria Bottalico è ricercatrice e formatrice nell’ambito dell’accessibilità museale e socio ICOM (International Council of Museums) Italia e membro delle Commissioni tematiche “Educazione e Mediazione” e “Accessibilità museale”. Collabora con diverse istituzioni museali e istituti scolastici per cui progetta e coordina attività educative con attenzione ai temi dell’accessibilità. Da cinque anni sta conducendo una ricerca dedicata alla mediazione e alla fruizione del patrimonio culturale per un pubblico di persone non vedenti e ipovedenti in chiave inclusiva.
Felice Tagliaferri è uno scultore non vedente noto a livello internazionale e fondatore della Chiesa dell’Arte, scuola di arti plastiche. Le sue creazioni sono sculture “non viste”, che prima nascono nella sua mente e poi prendono forma attraverso l’uso sapiente delle mani, guidate da incredibili capacità tattili. Lavora con materiali diversi: creta, marmo, legno o pietra, ed è anche insegnante. La sua arte è stata definita da diversi esperti del settore “arte sociale” per l’impegno che caratterizza le sue mostre.

Non bisogni, ma diritti, di Katia Caravello

Autore: Katia Caravello

Intervento alla tavola rotonda “Disabilità e i diritti esigibili”, svoltasi nell’ambito del Convegno “Sui generis 2015” Le giornate cagliaritane sulle Pari Opportunità. (Cagliari, 17/18/19 settembre 2015).

Il tema del riconoscimento e della tutela dei diritti è particolarmente sentito da tutti coloro che, a vario titolo, si occupano di disabilità… ed è quindi estremamente importante parlarne. Per farlo partirò da un’affermazione apparentemente molto banale: le persone con disabilità non hanno diritti particolari, hanno gli stessi diritti di qualunque altro individuo, ciò che cambia sono le modalità attraverso le quali essi possono essere esercitati.
Chi ha una disabilità è una persona come tutte le altre, ha delle abilità e dei limiti, dei pregi e dei difetti, è portata a fare alcune cose e non altre e così via… la disabilità è uno solo degli elementi che la caratterizza. Un elemento che sicuramente non può e non deve essere ignorato, ma che non deve neanche essere posto sempre in primo piano.
Questo è ciò che fa la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che, per l’appunto, utilizza la locuzione “persone con disabilità” e non espressioni come “disabile”, “handicappato” o, tanto meno, “diversamente abile”: in questo modo la persona viene messa al centro e alla disabilità viene attribuito il giusto peso.
Definire una persona semplicemente un disabile è come utilizzare una sineddoche, la figura retorica che consiste nell’uso retorico di una parola al posto di un’altra, nella fattispecie, si usa un termine che descrive una parte (per definire il tutto.
E’ facilmente intuibile come ciò sia riduttivo: significa porre l’attenzione esclusivamente su una caratteristica, ignorando completamente tutte le altre… e ciò non è accettabile se si parla di individui con dei sentimenti.
Questa visione parziale è alla base dei tanti pregiudizi esistenti nei confronti dei portatori di handicap. Pregiudizi che, anche quando sono positivi, non consentono la reale conoscenza dell’altro, dando origine a false credenze e a generalizzazioni. Si pensi ad esempio alla campagna contro i falsi invalidi, spesso falsi ciechi: sicuramente questo fenomeno esiste e deve essere fortemente combattuto, il problema è come è stato fatto. Per lungo tempo, sui giornali sono usciti articoli sensazionalistici nei quali venivano additate come falsi ciechi – quindi come truffatori – delle persone che compivano azioni normalissime per chi ha una ridotta o nulla capacità visiva (aprivano il portone di casa con le chiavi, utilizzavano uno smart phone, stendevano i panni, camminavano spediti per strada)… e quando il caso si smontava e l’INPS perdeva i ricorsi, nessuno ne parlava più: a queste persone ingiustamente accusate non è stato neanche concesso di ricevere delle pubbliche scuse!
Il fatto di essere riconosciuti come persone, significa anche essere riconosciuti e trattati come cittadini tra i cittadini e, in quanto tali, avere dei diritti e non dei bisogni! Le persone con disabilità, come tutti i cittadini, oltre ad avere dei doveri, hanno il diritto all’istruzione, al lavoro, alla mobilità autonoma e via dicendo… non c’è – e non ci deve essere – nulla di straordinario in tutto ciò.
Una società che si definisce “inclusiva” non deve chiedersi “quali sono gli interventi da attuare per aiutare le fasce più deboli della popolazione?”, ma deve domandarsi “quali sono gli interventi da attuare perché anche le fasce più deboli della popolazione possano godere dei propri diritti?”… non si tratta di dare aiuto, ma di garantire dei diritti!
A questo proposito, la già citata Convenzione ONU parla di “accomodamenti ragionevoli”, intendendo con questa locuzione tutte “le modifiche e gli adattamenti necessari ed appropriati che non impongano un onere sproporzionato o eccessivo adottati, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per garantire alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali”.

Quando una persona con disabilità è vittima del pregiudizio altrui, ogni suo sforzo per farsi “vedere” è vano, è come se fosse rinchiusa in una prigione.
Il sentirsi prigionieri genera frustrazione ed impotenza e queste, a loro volta, danno origine alla rabbia. La rabbia è un’emozione che, sino ad un certo punto, funziona da stimolo a fare di più e meglio, ma, superato quel punto, diventa essa stessa una barriera che allontana dalle altre persone (persino da quelle più intime: a lungo andare, infatti, la rabbia rende gli individui aggressivi e tale atteggiamento contribuisce a deteriorare la qualità delle relazioni interpersonali… sino ad arrivare a costituire un limite ancora più invalidante della disabilità stessa.
Nelle persone più vulnerabili, la frustrazione può esitare in uno stato depressivo, caratterizzato da disistima e da sfiducia nel futuro. Senza voler in alcun modo generalizzare, penso in particolare a coloro che diventano disabili in età avanzata (nel caso della disabilità visiva, essa spesso è la conseguenza di patologie insorte in età senile) – che hanno meno strumenti per affrontare il trauma – e gli adolescenti. Per quest’ultimi, il rischio è, in un certo senso, ancora più alto: essi, infatti, essendo nella fase di costruzione dell’identità, se non vengono adeguatamente supportati ed educati, crescono conformandosi ai pregiudizi comuni, senza neanche domandarsi se esista un’alternativa e, quindi, senza ambire ad una vita diversa.
L’essere costantemente costretti a lottare perché i propri diritti vengano rispettati, oltre a rappresentare un’inutile dispendio di tempo, energie e soldi – non è infatti infrequente la necessità di ricorrere all’autorità giudiziaria per vedersi riconosciuti i propri diritti -, costituisce una profonda ferita nella propria dignità di persona, che, nei soggetti più fragili, può lasciare dei segni indelebili (una delle funzioni delle associazioni di e per le persone con disabilità è proprio quella di assistere gli individui in queste situazioni che, se vengono affrontate da soli, rischiano di rappresentare un peso insostenibile).

Katia Caravello

Partecipazione alla trasmissione televisiva “Si gonfia la rete”

Comunicato stampa
La Sezione di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS stigmatizza il comportamento pessimo ed inqualificabile nei confronti dei dirigenti sezionali, avuto da parte del giornalista sportivo Raffaele Auriemma in occasione della trasmissione sportiva “Si Gonfia la rete”, andata in onda sull’emittente TV Luna in data 16 ottobre 2015.
Di seguito i fatti.
Durante un breve intervento nella medesima trasmissione la settimana precedente, il Presidente Sezionale Mario Mirabile ha proposto al Sig. Auriemma di intervenire in trasmissione per parlare degli atleti non vedenti ed ipovedenti e delle discipline sportive praticati da essi a livello agonistico e paralimpico. L’imput è stato accettato, infatti la redazione della trasmissione ha inviato formale invito a partecipare alla trasmissione in questione. Sono state inviate immagini e fotografie di diverse discipline sportive e alla trasmissione hanno partecipato il Presidente Sezionale, il Vice Presidente e il responsabile operativo della commissione per lo sport. Nel corso della trasmissione, durata oltre 2 ore, Non solo non è stata data alcuna possibilità ai rappresentanti dell’Unione di intervenire come concordato in precedenza, ma il Sig. Auriemma, né prima, né durante le pause pubblicitarie, né al termine della trasmissione, non si è degnato neanche di salutare i rappresentanti dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, Associazione che, è bene ricordarlo, rappresenta e tutela gli interessi morali e materiali dei disabili visivi e in provincia di Napoli, rappresenta oltre 2000 persone. Nel ribadire la sua delusione ed indignazione, il Presidente UICI Mario Mirabile, ribadisce che la presenza nella trasmissione televisiva era finalizzata esclusivamente a far comprendere ai telespettatori l’importanza che l’attività motoria e sportiva ha per le persone con disabilità visiva e il Sig. Auriemma avrebbe potuto lanciare un importante messaggio di integrazione ed inclusione. Le mortificazioni più grosse, aggiunge Mirabile, sono arrivate al termine della trasmissione, cioè nel momento in cui il conduttore si è ricordato di ringraziare “i rappresentanti dell’associazione ipovedenti”, così ha appellato l’Unione, “in quanto seguono le partite del Napoli su Mediaset Premium”. Dunque, non soltanto ha chiamato l’Associazione in un modo sbagliato, ma ha completamente svilito il ruolo dell’Unione e le attività portate avanti da essa e dai suoi rappresentanti.
Un comportamento davvero inqualificabile, per cui questa Sezione attende quanto meno le scuse ufficiali da parte del Sig. Raffaele Auriemma e dell’emittente TV Luna.

La mia esperienza di tirocinio presso il Consiglio regionale della Lombardia – esempio di buona prassi e storia di straordinaria normalità, di Fabio Amato

Quando mi si è presentata l’opportunità di svolgere un tirocinio presso il Consiglio regionale della Lombardia, a fronte dell’enorme entusiasmo con cui decisi di coglierla, le mie preoccupazioni riguardavano la disponibilità e l’adeguatezza della strumentazione di lavoro a mia disposizione, e lo spirito con il quale i miei interlocutori avrebbero affrontato una situazione per loro nuova, quale la presenza di una persona non vedente in quel particolare ambito lavorativo che è l’attività di supporto ad un’assemblea legislativa. Due variabili, queste, strettamente connesse tra loro, essendo indispensabile un atteggiamento di collaborazione reciproca al fine di risolvere assieme e nel migliore dei modi eventuali problematiche che possono via via presentarsi.
Fin dai miei primi contatti con le strutture del Consiglio per lo svolgimento del colloquio (previa valutazione dei titoli) in seguito al quale mi è stata assegnata la Borsa di Studio, i rapporti sono stati sempre improntati alla massima collaborazione, correttezza, professionalità e cordialità. Il positivo atteggiamento riscontrato nella totalità delle persone incontrate, è stato indispensabile per superare le varie problematiche logistiche. Trattandosi di un tirocinio temporaneo e non essendo quindi disponibili finanziamenti ad hoc per l’acquisto della strumentazione da parte dell’Amministrazione, inizialmente ho ottenuto di fare installare dai tecnici in forza alle Strutture il mio programma di sintesi vocale e soprattutto il display Braille, strumento a mio avviso fondamentale per un lavoro di qualità su testi complessi quali quelli giuridici, propri di quell’ambito lavorativo. Mi piace ricordare a tal proposito come, nonostante la mia proposta di rivolgersi, per qualsiasi richiesta, agli informatici dell’Istituto dei Ciechi di Milano (che svolge una funzione ben precisa in fatto di inserimento lavorativo), gli informatici del Consiglio abbiano optato (con successo) per provvedere direttamente all’installazione di programmi che pure non conoscevano. Ciò mi ha permesso di iniziare a lavorare fin dai primi giorni.
Successivamente, la determinazione della mia Dirigente tutor ha permesso di superare le perplessità (pur comprensibili visti gli alti costi dello strumento)dell’Amministrazione circa l’acquisto di un Display Braille. Dunque, da maggio non sono più costretto a portare il mio da casa, mentre per lo Screenreader mi è sufficiente portare la chiavetta contenente il numero di serie della mia licenza, tramite la quale avevo fatto installare il mio programma all’inizio del tirocinio. Per la collaborazione alla redazione dei verbali e per la stesura dei report, mi avvalgo invece di un apposito palmare di mia proprietà.
Per ciò che concerne la mobilità all’interno dell’ambiente lavorativo, ho provveduto direttamente con un’istruttrice di orientamento e mobilità tramite l’Unione Italiana Ciechi di Milano. Anche qui, è stato molto importante l’atteggiamento collaborativo da parte dei dipendenti della Struttura. Oltre alla disponibilità della Responsabile per la Sicurezza, la quale ha facilitato anche il lavoro dell’istruttrice nell’individuazione dei punti strategici per i miei spostamenti e per eventuali emergenze, personalmente non dimenticherò mai la naturalezza con cui i dipendenti hanno sempre visto il nostro lavoro ed in particolare la disponibilità con la quale hanno appreso dall’istruttrice le tecniche di accompagnamento.
Infine, un altro fattore determinante ai fini della buona riuscita dell’esperienza è stato dato dall’accessibilità pressoché totale della intranet e del sito del consiglio con le sue banche dati, circostanza che talvolta ancora fatica a riscontrarsi persino nelle Pubbliche Amministrazioni statali.
Nello specifico, il mio tirocinio si svolge presso il Servizio Commissioni e segnatamente presso gli uffici di assistenza Tecnico-giuridica e procedurale alle Commissioni consiliari IV – Attività produttive e occupazione” ed VIII – “Agricoltura, foreste, montagna e parchi”. Le mansioni svolte sono riconducibili al profilo di istruttore direttivo o funzionario (nell’ordinamento di quell’ente la figura è denominata Responsabile della Posizione Organizzativa di Staff), categoria D nella contrattazione del comparto Regioni ed autonomie locali. Le attività che svolgo, in collaborazione e sotto la supervisione dei funzionari e della dirigente degli uffici, riguardano il supporto all’iter istruttorio delle leggi ed a titolo esemplificativo possono comprendere: la revisione giuridico-formale dei progetti di legge; la collaborazione con l’Ufficio Legislativo alla redazione di dossier di approfondimento e schede giuridiche per i progetti di legge; la stesura di relazioni illustrative o riassuntive su progetti di legge o pareri, ad uso e richiesta dei consiglieri; collaborazione alla stesura dei verbali delle sedute di Commissione, dei report delle audizioni e e redazione dei report riassuntivi delle sedute ad uso del vertice dell’Amministrazione.
Cosa può rappresentare in futuro questa esperienza?
Laureatomi in Scienze Politiche e di Governo nel dicembre 2012, quello dell’attività di supporto agli organi istituzionali è sempre stato il principale ambito di mio interesse. Tuttavia, prima della selezione cui ho partecipato per l’assegnazione di questa borsa di studio, non avevo avuto l’opportunità di sostenere prove concorsuali, data l’assenza di concorsi nelle zone limitrofe a quella in cui vivo ed i problemi che ancora si hanno nel reperire in formato elettronico accessibile i manuali dalle case editrici. Questo tirocinio, che si concluderà il prossimo febbraio e non potrà purtroppo avere ulteriori sviluppi per espressa previsione di legge, ha ulteriormente rafforzato, tra l’altro, l’aspirazione a lavorare in questo ambito.
Al di là delle aspirazioni personali, credo però che questa mia esperienza sia da tramandare e veicolare come esempio di buona prassi per la promozione dell’attività lavorativa dei minorati della vista. L’esito dell’inserimento lavorativo di una persona non vedente od ipovedente è dato dall’interazione di una serie di fattori sia tecnici, che ambientali i, umani e sociali. Pur non potendosi, nel mio caso, affermare di aver individuato una nuova professione per i non vedenti da tutelare con apposita legislazione, nondimeno ritengo che questa esperienza dimostri l’importanza del far conoscere ai datori di lavoro pubblici e privati le potenzialità che oggi la tecnologia offre per mansioni che solo fino a pochi anni fa erano di fatto quasi totalmente precluse ai privi della vista. Spesso infatti, sono gli stessi Centri per l’Impiego e le agenzie private a non conoscere queste possibilità ed i datori di lavoro, sia pubblici che privati, a non considerare mai adeguatamente soluzioni differenti dalle occupazioni tradizionali.

Fabio Amato

Fabio Amato

Giornata Nazionale del Cane Guida: trasmissione online

Venerdì 16 Ottobre, a partire dalle ore 12, andrà in onda su Slashradio una trasmissione dedicata alla Giornata Nazionale del Cane guida. Dalle 12.00 alle 13.30 Luisa Bartolucci si collegherà con Piazza del Campidoglio, per incursioni durante la passeggiata organizzata dalla Sezione Provinciale di Roma dell’Unione. Cercheremo tramite brevi interviste telefoniche di carpire le impressioni dei partecipanti ed organizzatori, raccoglieremo anche testimonianze il più possibile significative.
Alle ore 15.00, invece andrà in onda la trasmissione “un pomeriggio di un giorno coi cani”, condotta sempre da Luisa bartolucci, con la partecipazione del Presidente Nazionale, dottor Mario Barbuto, del Coordinatore della Commissione nazionale cani guida Avvocato Giuseppe Terranova, di responsabili delle scuole cani guida e l’intervento telefonico degli utenti di tutta Italia.
Per intervenire in diretta: comporre durante la trasmissione i numeri telefonici 06-69988353 oppure 06-6791758. Per chi dovesse preferire scrivere è possibile avvalersi dell’apposito form di Slashradio. E’ possibile inviare e-mail, anche nei giorni precedenti la trasmissione all’indirizzo: diretta@uiciechi.it. Per collegarsi sarà sufficiente digitare la stringa: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp e dare invio sul link “Ascolta la trasmissione”.
Vi attendiamo numerosi, con le vostre splendide testimonianze. La trasmissione diverrà anche un cd pubblicato quale supplemento al mensile “Il Portavoce”. I non abbonati al periodico potranno fare richiesta del cd, che verrà inviato a titolo assolutamente gratuito, all’indirizzo e-mail ustampa@uiciechi.it. Le e-mail più significative, inoltre verranno inserite all’interno del nostro giornale elettronico e pubblicate anche sui nostri periodici “Il Portavoce” e “Corriere Braille”.
A venerdì dunque.

Brevi considerazioni del Presidente Nazionale sul recente articolo a firma Rodolfo Cattani e Claudio Romano, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Ho letto con interesse il contributo di Rudy e di Claudio.
Rudy e Claudio ben sanno quale e quanta sia la mia stima verso di loro. Quanto il mio affetto per loro.
Non so se sia un mistero, ma considerato che non vi sono ragioni perché lo rimanga, a Claudio, fin dalle prime settimane, ho chiesto con affettuosa insistenza di accettare la carica di vice presidente di questi diciotto mesi vissuti pericolosamente.
A Rudy ho più e più volte ribadito quanto sia ancora necessaria e preziosa la sua attività in seno all’Unione, oggi come domani.
Subito dopo la mia elezione, inoltre, ho riscontrato che le dimissioni di Tommaso avevano praticamente sancito anche il cambio della presidenza nazionale del Forum Italiano della Disabilità (FID), in pratica già assegnata ad altri e solo in attesa della prima riunione per consacrarne il passaggio.
Mi sono battuto come un leone perché invece quella presidenza fosse conservata alla nostra Unione e perché vi fosse eletto Rudy.
E sono stato felice di esserci riuscito.
Per non dire della mia soddisfazione quando Rudy, da me consultato, accettò di entrare in Direzione insieme agli amici Francesco Fratta e Adoriano Corradetti.
A Claudio e a Rudy, dunque, che sempre ringrazio per la reciprocità di affetto e per il sostegno leale a questo presidente, desidero soltanto offrire un paio di elementi di riflessione, traendo spunto dal loro scritto.
Circa la mia proposta di una candidatura in tandem con Nicola per il Congresso del 2015, da me formulata nel novembre del 2013, diversamente da quanto mi è stato risposto allora e da quanto lo stesso Nicola ha più volte ribadito nelle assemblee precongressuali, senza che io abbia mai replicato, non è vero che essa giungesse fuori tempo massimo, dato che alla presidenza io ero stato già candidato nel 2010 con un risultato che consideravo estremamente lusinghiero e dunque degno di una continuazione e di una continuità.
Quando si costituisce un tandem per crearvi intorno una squadra e raggiungere un obiettivo, dire che deve prima nascere il programma e poi devono venire le indicazioni dei ruoli, ha lo stesso effetto di chiedersi se siano nate prima le uova o le galline.
Non scomoderei dunque la democrazia per giustificare il rifiuto della proposta, in sé del tutto legittimo, che non necessita appunto di alcuna, ulteriore giustificazione.
Quanto a patti di consultazione tra cosiddetti alleati, nel ribadire che il 15 marzo non fu sottoscritto alcun accordo in tal senso, anzi, non furono sottoscritti accordi di nessun genere, – e fu proprio quella, la grande novità – ho già detto a Nicola che ritengo sia stato un mio errore non sentirlo più spesso nei mesi passati.
Mi sono gettato a capo fitto nel lavoro quotidiano che mi ha assorbito tutto il tempo e forse ho un po’ trascurato i rapporti politico-associativi con gli alleati.
Anche se, devo dire, da questi ultimi, non è che mi vennero molte sollecitazioni a sentirci e incontrarci.
Del resto, appena eletto, ho interrotto immediatamente i miei rapporti associativi con i miei amici e sostenitori di UICI Rinnovamento. Sì, quelli che mi avevano regalato il lusinghiero risultato del 2010.
Non ho partecipato più alle loro riunioni e alle loro attività, ho quasi intralciato la loro conferenza di Napoli del novembre 2014 e non ho mai concordato con nessuno di loro, collegialmente, alcuna decisione associativa, grande, media o piccola che fosse.
Eppure da loro non ho mai avuto una scenata di gelosia!
Non ho mai ricevuto richieste di alcun genere e perfino ora, sotto Congresso, stanno facendo un lavoro certosino di raccolta di tutti gli indirizzi email dei congressisti, traendoli dalle pagine del nostro sito web, pur consapevoli che avrebbero potuto chiedermeli e risparmiare ore di noiosa fatica.
Ma forse perché altrettanto consapevoli del fatto che avrebbero ricevuto da me un netto rifiuto.
Questa cristallina correttezza è la migliore risposta al dubbio che Rudy e Claudio sollevano, troppo malignamente, circa l’attaccamento e la lealtà di queste persone all’Unione e ai loro dirigenti, chiunque essi siano e saranno.
Attaccamento segnato sempre, però, da menti libere e spirito critico.
E tuttavia senza alcuna pretesa di essere consultati preventivamente e collegialmente.
Quanto alle modalità di definizione delle candidature, già troppe volte ho spiegato come lo Statuto Sociale non conferisca alcun potere in merito ai consigli regionali. Anzi, lo stesso concetto di “delegazioni”, troppo spesso usato e abusato in passato, costituisce un vulnus, una ferita al disposto Statutario, poiché non è prevista l’elezione di alcuna delegazione al Congresso, ma soltanto di delegati singoli, i quali portano la responsabilità delle loro scelte unicamente verso se stessi e verso le assemblee sezionali che li hanno eletti.
Posto che, stando alle regole attuali, chiunque ha facoltà di candidarsi alle cariche di dirigente nazionale, ho cercato di indicare quali criteri, a mio avviso, dovrebbero prevalere nelle scelte e nel voto del Congresso.
Li ricordo ancora una volta:
competenza, disponibilità, territorialità.
Potrei infatti elencare qui parecchi nomi di candidati e candidabili che, secondo me, non appartengono e non rappresentano alcuno specifico territorio, ma l’insieme dell’unità associativa e delle esigenze nazionali alle quali dare risposta, proprio per la loro competenza e per la loro disponibilità.
Se altri, comunque, vogliono continuare ad agire e a scegliere come si è fatto in passato, ovviamente è un loro diritto. A condizione che non lo impongano a nessuno sulla base di una supposta lealtà a decisioni e indicazioni di Consigli regionali che, ove davvero adottate, si configurerebbero come contrarie al dettato Statutario.
E richiamo sul punto, in particolare, l’attenzione soprattutto di Rudy e di Claudio i quali ben comprendono come questa mia posizione sia del tutto contraria a miei possibili interessi elettorali.
Tanto per sottolineare, come dicono loro, che “in democrazia contano i voti”.
No, amici, in democrazia e nella nostra Unione, contano prima di tutto le idee, le azioni, il passato e la storia di ognuno di noi.
I voti, se vengono, vengono dopo. E ne sono soltanto una conseguenza.
Altre modalità per raccogliere voti, non ne conosco e preferisco non conoscerne.
Mario Barbuto