Istruzione – Primi passi del sodalizio tra MIUR e UICI, di Marco Condidorio

A breve presenteremo al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca il bando per il concorso rivolto a tutte le scuole di ogni ordine e grado “la scuola siamo noi, io come Lucio” del Premio Lucio Carassale, che avrà cadenza triennale; inoltre, è prossima la convocazione e dunque l’insediamento del comitato paritetico previsto all’articolo quattro del protocollo d’intesa MIUR-UICI ed enti collegati.

La sottoscrizione del Protocollo d’intesa Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca con oggetto “Inclusione scolastica in rete per una istruzione, educazione e formazione per tutti i bambini, alunni e studenti ciechi assoluti, parziali e ipovedenti e/o con minorazione aggiuntiva: servizi e risorse in rete”, ha sancito quel sodalizio tra Ministero e territorio attraverso la rete di servizi tiflologici di cui l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti sarà garante per tutti gli alunni, studenti frequentanti la scuola d’ogni ordine e grado, assieme agli enti collegati: Biblioteca per ciechi e ipovedenti Regina Margherita di Monza, la Federazione nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, l’I.Ri.Fo.R. Istituto per la Ricerca la Formazione e la Riabilitazione per citare i più conosciuti.

Il 23 agosto u.s. è stato firmato il protocollo tra Miur e UICI ed enti collegati,traguardo storico, che pone al centro dei servizi tiflologici anzitutto l’alunno/studente in situazione di cecità assoluta, parziale e/o di ipovisione grave e comunque certificato alla luce della normativa vigente in materia di classificazione e certificazione della minorazione visiva legge 138/2001.
Perché possano trovare piena cittadinanza i principi ispiratori del sodalizio firmato in agosto, sarà necessario ripensare, pianificare e progettare, per poi realizzare nuovi e maggiormente efficaci percorsi di formazione e costruzione di servizi tesi a garantire figure professionali, non adattate ma, professionalmente pensate e costruite a partire dal curriculo attraverso cui sia possibile l’acquisizione del certificato attestante le conoscenze e competenze in campo tiflologico.
E così, la formazione specifica dei docenti curricolari e per il sostegno e degli educatori, quali professionisti della didattica e dell’educazione in favore dell’inclusione scolastica dei bambini, degli alunni e degli studenti ciechi assoluti, parziali e ipovedenti gravi e con minorazioni aggiuntive, non potrà che essere efficacie per ricerca, analisi, studio circa gli approcci metodologici afferenti la didattica e l’educazione e per l’utilizzo appropriato di materiali e strumenti secondo un approccio tiflologico.
Ma, anche gli strumenti e materiali ad uso e consumo degli alunni o studenti ciechi assoluti o ipovedenti gravi, richiedono una profonda analisi circa la loro destinazione che, se pure li inquadra secondo una classificazione meramente materialistica, rappresentano il fine o qualità definiti, quella cioè d’essere accessibili e fruibili dal punto di vista tiflologico e che a loro volta consentono l’accesso alla didattica, allo studio, dunque alla cultura, che significa anche libertà di pensiero e da una situazione di svantaggio sensoriale.
Ecco che, l’accessibilità e fruibilità, che rappresentano l’applicazione della normativa vigente in materia di accessibilità e fruibilità dei siti web e dei materiali per persone in situazione di minorazione visiva non possono restare mero annuncio della norma, solo per il fatto d’essere parte sostanziale della massima ma, debbono tradursi in azione e dunque Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, assieme all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, proporranno al tavolo del comitato paritetico, di recente istituzione tra Miur e UICI, per effetto del protocollo, di tradurre in concreto quanto previsto dalla legge 4 del 9 gennaio 2004 pensata dal legislatore proprio per rispondere alle criticità afferenti la fruizione di piattaforme web, tecnologie e strumenti e materiali, tra cui i testi scolastici in forma digitale, accessibili per persone cieche assolute, ipovedenti gravi e/o parziali; quando parliamo di “fruibilità” bisogna intendere nel senso di “utilizzabilità in termini di accessibilità e fruibilità” delle tecnologie.
E tutto questo per comprendere che, alla luce delle innumerevoli criticità, manifestatesi nei più svariati ambiti della vita scolastica, lavorativa e sociale delle persone cieche assolute, ipovedenti gravi e/o in situazione di pluriminorazione,che hanno viste le stesse persone discriminate riguardo ai loro diritti si dovrà operare per la riaffermazione e garanzia di taluni principi:
quello di fruire, accedere liberamente e autonomamente all’istruzione, all’educazione, alla cultura e formazione e di consolidare l’uso e la diffusione di strumenti e tecnologie accessibili e fruibili per alunni e studenti ciechi assoluti, parziali o ipovedenti gravi come, libri di testo in Brailleo e in caratteri ingranditi per gli ipovedenti; come è noto, per gli alunni e studenti, la produzione dei testi scolastici dipende dalla scelta del consiglio di classe o dal dipartimento disciplinare e dall’approvazione del collegio docenti; modalità e tempi di questa procedura di selezione e scelta, spesso giunge troppo tardi agli enti preposti alla trascrizione in braille o in caratteri ingranditi. Tutto questo determina disagio per l’alunno o studente perché non ha al pari dei compagni di classe il libro sul banco a inizio anno.
Lo stesso dicasi per i docenti non vedenti o ipovedenti gravi che, sempre nei termini del diritto mancato, vi è quello all’uso delle tecnologie e ai siti web per ragioni lavorative, dunque per poter svolgere al pari dei colleghi la professione docente: Registri elettronici per i quali vi è l’obbligo di utilizzo da parte dei docenti, per tutte le ragioni di carattere giuridico, amministrativo e non ultimo di quelli di tipo didattico e legati alla programmazione disciplinare, giudizi e assenze; libri di testo, sia in versione cartacea che digitale, inutilizzabili e quindi non accessibili né fruibili per il docente cieco assoluto o ipovedente grave. E ancora, quello relativo all’uso autonomo, mediante strumenti e tecnologie appropriate per chi è cieco assoluto, ipovedente grave e/o con minorazione aggiuntiva, nel desiderio di volersi aggiornare al pari dei colleghi vedenti, per poter restare in graduatoria e acquisire ulteriori crediti/punteggi come ogni professionista della scuola e non rischiare d’essere emarginato o peggio, escluso da eventuali scelte del dirigente scolastico, possa invece concorrere in piena autonomia e libertà alla prova concorsuale, per se stesso e in funzione dell’avanzamento di carriera.
Purtroppo ancora oggi, il candidato non vedente o ipovedente grave corre il rischio di vedersi negato tale diritto di fronte all’inadempienza dell’istituzione pubblica, che lo pone dinanzi all’inaccessibilità delle piattaforme web, dove enti di formazione accreditati dal MIUR, tengono corsi i cui materiali sono, come le stesse piattaforme assolutamente preclusi ai docenti precari e non, che siano in situazione di cecità assoluta, parziale, ipovedenti gravi e/o con minorazione aggiuntiva.
A questo punto chiederemo a codesto Ministero l’opportunità di prevedere, nel bando di accreditamento, il “criterio di piena accessibilità e fruibilità” per candidati ciechi assoluti, parziali, ipovedenti gravi e/o con minorazione aggiuntiva, sia delle piattaforme web che dei contenuti corsuali, proposti da gli enti i quali, partecipano al bando di richiesta di tale accreditamento;
ciò eviterebbe ai candidati non vedenti o ipovedenti gravi l’umiliazione di sentirsi esclusi da quel diritto d’ognuno di poter partecipare in prima persona alla crescita del paese e conseguentemente alla propria; e, cosa imprescindibile per ogni paese civile che si rispetti, l’applicazione della normativa vigente in materia di accessibilità e fruibilità dei siti della pubblica amministrazione, conosciuta come legge Stanca n4 del 9 gennaio 2004.

L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, attraverso la rete dei servizi a sostegno dei bambini, alunni e studenti in situazione di minorazione visiva e del loro diritto allo studio;
con la cooperazione e la messa in campo delle figure professionali, che specificatamente operano nell’area delle tiflo-tecnologie, dell’informatica e dell’web;
mediante la cooperazione dell’Ente nazionale I.Ri.Fo.R. Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione, accreditato dal Miur;
grazie alla progettazione e realizzazione di percorsi formativi svolti dalle università, presso i dipartimenti di scienze della formazione primaria e/o dell’educazione attraverso master studiati e proposti dal Network per l’Inclusione scolastica, istituito dal Coordinamento degli enti dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti nell’aprile 2016, inserito nell’ipotesi di protocollo di intesa citato al punto (1) del documento, oggi sarà possibile avere figure professionali debitamente e specificatamente preparate per l’area del sostegno e dell’educazione in favore dei bambini, alunni e studenti ciechi assoluti, parziali e ipovedenti.

L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti chiederà a Codesto Ministero il riconoscimento/accreditamento di queste figure, nell’ipotesi di istituzionalizzarne il percorso formativo (curricolo), che possa trovare così una propria e legittima collocazione nell’offerta formativa dei percorsi universitari.

In ragione di quanto scritto sin qui e nella consapevolezza che, oggi sia l’intesa tra gli enti MIUR e UICI a rendere fattiva l’inclusione scolastica di tutti i bambini, alunni e studenti frequentanti la scuola pubblica d’ogni ordine e grado che si trovino in situazione di minorazione visiva,l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti rinnova a tutte le strutture, partner della rete dei servizi a favore dell’Istruzione, della Ricerca e per la formazione tiflopedagogica, la cooperazione politica ed operativa proposta attraverso il protocollo di intesa per favorire e realizzare nei tempi e nelle modalità, secondo gli approcci metodologico-didattici, tiflologicamente studiati; idonei aconsentire per ogni discente il pieno raggiungimento degli obiettivi scolastici, alla luce di una istruzione libera e di una educazione adeguata alle esigenze, senza alcuna limitazione alle potenzialità e aspirazioni personali; valorizzando così attitudini e scelte dell’alunno e dello studente, qualsiasi sia la minorazione visiva in cui egli è costretto a vivere.

18 novembre 2018: Prossimo spettacolo audiodescritto!

Prossimo appuntamento di Teatro No Limits, le audiodescrizioni di spettacoli teatrali realizzate dal Centro Diego Fabbri di Forlì.

DOMENICA 18 NOVEMBRE 2018 ORE 16.00
TEATRO DUSE – BOLOGNA

COPENAGHEN – Essai
di Michael Frayn

regia Mauro Avogadro
con Umberto Orsini, Massimo Popolizio
e con Giuliana Lojodice

A diciotto anni dalla sua prima rappresentazione torna in scena uno spettacolo diventato ormai un classico del teatro contemporaneo grazie a tre interpreti straordinari,
Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice.
Sul “Corriere della Sera”, Franco Cordelli scrisse di Copenaghen:
“È raro che un cronista di cose teatrali si arrischi a tanto; è raro che dica, senza mezzi termini, andate a vedere questo spettacolo, andatelo a vedere tutti,
in specie voi che non andate mai a teatro, voi che lo detestate, o credete di detestarlo. Copenaghen è teatro di una semplicità disarmante e di una intensità espressiva senza pari”.

INGRESSO € 3,00 NON VEDENTI E IPOVEDENTI
INGRESSO RIDOTTO ACCOMPAGNATORI

IMPORTANTE:
Per predisporre il servizio di audiodescrizione è necessario sapere in anticipo il numero dei partecipanti all’iniziativa.
Per questo motivo vi invitiamo a prenotare al più presto il vostro posto con audiodescrizione.
Questo ci darà modo di poterla organizzare nel migliore dei modi.
Grazie!

Nel caso non vi fossero prenotazioni il servizio di audio descrizione non verrà realizzato.

INFO – PRENOTAZIONI
Centro Diego Fabbri
TEL 0543/30244
E-MAIL: info@centrodiegofabbri.it
SITO: www.centrodiegofabbri.it

Ascoli Piceno – Pluri-disabilità, le parole e le cure che fanno la differenza

Sala gremita, nell’aula consiliare, per il seminario che ha concluso a San Benedetto del Tronto il tour nazionale promosso dall’Unione italiana ciechi e ipovedenti. Presenti anche gli studenti dell’Iis. Nicola Panocchia: “Il 49 per cento dei decessi ospedalieri di persone con disabilità, sono morti che potevano essere evitate”

Che succede quando una persona con disabilità entra in ospedale? Quanto è importante il ruolo della famiglia? Cosa può fare ognuno di noi e cosa dovrebbero fare le istituzioni per garantire a tutti la giusta assistenza? Ne hanno parlato gli esperti chiamati a raccolta a San Benedetto del Tronto nel seminario “Pluri-disabilità – Formazione ed educazione alla Famiglia”: l’incontro che ieri ha concluso il tour nazionale promosso dall’Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uici) e dalla Commissione Pluri-disabilità, in collaborazione con la Sezione territoriale di Ascoli Piceno, e che proprio dal capoluogo piceno aveva preso il via a settembre toccando altre città italiane.
“Quando entrano in ospedale – ha sottolineato Liliana La Sala, dirigente medico e titolare dell’Ufficio 6 della Direzione generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute – le persone con disabilità hanno una probabilità doppia di trovare strutture inadeguate al loro stato, tripla di vedersi negare le cure e quadrupla di non trovare un trattamento idoneo. Il mio intervento, oggi, è come dirigente del Ministero ma, soprattutto, come mamma di due figli, tra cui una bambina con grave disabilità. E’ importantissimo aprire un dialogo e ascoltare le persone perché solo chi vive sulla propria pelle questi problemi può indicare il percorso più adatto a risolverli”.
In un’aula consiliare piena di studenti (presenti alcune classi dell’Ottico dell’Iis), le relazioni che si sono succedute hanno evidenziato una situazione molto complessa e la necessità di interventi urgenti.
“Le parole sono importanti – ha spiegato Nicola Panocchia, dirigente medico del Policlinico ‘Gemelli’ di Roma e Coordinatore scientifico della Carta dei Diritti delle Persone con disabilità – ed è importante usare quelle corrette. No a ‘invalido’ o ‘handicappato’, il termine giusto è ‘persona con disabilità’. C’è bisogno di sottolinearlo perché in questo modo si contrasta una tendenza che nega all’individuo con disabilità lo status di ‘persona’. Gli studi dimostrano che le persone con autismo muoiono in media 16 anni prima del resto della popolazione. E se si associa disabilità intellettiva, la morte avviene 30 anni prima. Ma non c’è una causa direttamente legata alla disabilità. Il problema è la mancanza di cure adeguate. Disabilità non vuol dire malattia, ma spesso alla disabilità sono associate patologie che devono essere curate. I dati sono molto significativi: il 49 per cento dei decessi ospedalieri, sono morti che potevano essere evitate”.
“Le persone con disabilità – ha sottolineato il dott. Panocchia presentando la Carta dei diritti – non hanno diritti speciali, hanno gli stessi diritti di tutti e la necessità di strumenti speciali per poter usufruire di questi diritti. E’ un dovere della società creare le condizioni perché questi diritti vengano riconosciuti e fruiti, perché l’ingiustizia non è un destino”.
Incisivo anche l’intervento del sottosegretario alla Famiglia, Vincenzo Zoccano, che ha introdotto i lavori insieme al senatore Giorgio Fede, al consigliere regionale Fabio Urbinati e a Eugenio Saltarel, dell’Ufficio di presidenza Uici, che ha portato i saluti del presidente nazionale, Mario Barbuto. Tra i relatori: Angela Pimpinella, Direzione nazionale Uici, Maria Antonietta Longo e Daniela Ricci, Neuropsichiatra infantile, Don Antonio Mastantuono, vice Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica, Luca Labianca, specialista in Ortopedia e Traumatologia, Mirco Fava, presidente dell’associazione Idroterapisti italiani e Chiara Mastantuono, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva. Ha moderato Domenico Fanesi, coordinatore Ambito territoriale sociale XXII.

Foto panoramica scattata durante il Seminario

Foto panoramica scattata durante il Seminario

Sport – Showdown, Massola e Mauro Trionfano in Basilicata

Si è concluso a Tito, in provincia di Potenza, il 1° Torneo individuale di Showdown, la competizione organizzata dalla Fispic in collaborazione con l’Asd Non Vedenti Lucani che ha visto la partecipazione di 70 atleti (44 uomini e 26 donne). In campo maschile ha vinto Rinaldo Massola (ASD GS Liguria Non Vedenti) che ha preceduto Luciano Florio (Asd Lucani Non Vedenti) e Marco Carrai (GSD UIC Pisa). Nel torneo femminile successo di Graziana Mauro (GSD UICI Pisa) davanti a Chiara Cavallaro (GSD UICI Pisa) e Sonia Tranchina (ASD Astil).

Classifica finale Uomini
1 Rinaldo Maria Massola
2 Luciano Florio
3 Marco Carrai
4 Angelo Camodeca
5 Giuseppe Cesena
6 Samuel Cabrini
7 Stefano Greci
8 Riccardo Santini
9 Marco Mongelli
10 Giuseppe Simone
11 Vincenzo Di Bari
12 Lucio Ros
13 Emiliano Garay
14 Francesco Raffi
15 Filippo Siciliano
16 Gaetano Orefice
17 Giuseppe Lanzillo
18 Raffaele Lanzillo
19 Piergiorgio Mandozzi
20 Antonio Serio
21 Mirko Mingione
22 Alfio Pricoco
23 Michele Di Dedda
24 Giuseppe Locorotondo
25 Gaetano Drago
26 Pasquale Iammarino
27 Roberto Franchi
28 Andrea Bazzano
29 Fabrizio Palumbo
30 Alessandro Pallisco
31 Perseo Schiavi
32 Luigi Loglisci
33 Giuseppe Bovino
34 Silvio De Bellis
35 Domenico Passarelli
36 Massimo Sicchiero
37 Stefano Marcelli
38 Massimo Franciolini
39 Giovanni Colonnese
40 Vincenzo Piacente
41 Ercole Fabriani
42 Stefano Tortini
43 Nunzio D’Ambrosio
44 Salvatore Merenda

Classifica finale Donne
1 Graziana Mauro
2 Chiara Cavallaro
3 Sonia Tranchina
4 Piera Folino
5 Francesca Buttitta
6 Jessica Buttiglione
7 Donata Vecere
8 Maria Rosaria Stabile
9 Maria Pia Sarli
10 Maria Grazia Bachini
11 Luigia Nobile
12 Chiara Di Dedda
13 Monica De Fazio
14 Jessica Parodi Tumino
15 Genoveffa Passero
16 Ornella Punzo
17 Doretta Fabbri
18 Selida Balsamo
19 Walesca Andrighetti
20 Lucia Passalacqua
21 Teresa Carota
22 Tommasina Macioce
23 Maria Rossi
24 Teresa De Bellis
25 Stelluta Cristina
26 Maria Rosaria De Angelis

Graziana Mauro (GSD UICI Pisa),Sonia Tranchina (ASD Astil), Chiara Cavallaro (GSD UICI Pisa)

Graziana Mauro (GSD UICI Pisa),Sonia Tranchina (ASD Astil), Chiara Cavallaro (GSD UICI Pisa)

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Servizio Civile – Rilevazione dei dati relativi alle domande di partecipazione ai bandi di servizio civile del 20 agosto 2018

In merito a quanto specificato in oggetto, si comunica che in data 06/11/2018 sul sito del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, è stata pubblicata la seguente comunicazione:

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“A far data dalla presente pubblicazione ed entro il 20 novembre 2018, gli enti di servizio civile, con riferimento ai bandi per la selezione dei volontari pubblicati il 20 agosto 2018, devono provvedere ad indicare sul sistema Helios il numero di domande ricevute per ciascuna singola sede di progetto.
Tale adempimento si rende necessario per consentire la verifica puntuale del rapporto tra le domande pervenute e il numero dei posti disponibili, in un quadro unitario che il Dipartimento renderà disponibile a tutti gli enti.
In caso di mancato inserimento dei dati, il sistema informatico non consentirà all’ente il caricamento delle graduatorie delle selezioni effettuate, con conseguente impossibilità di attivare i progetti e di assegnare i volontari alle sedi di servizio.
La procedura da seguire è specificata nei nuovi manuali utente “Presentazione graduatorie volontari”, già disponibili nei sistemi Helios e Futuro, e sarà utilizzata anche per i futuri bandi.
Al termine della procedura di inserimento dei dati delle graduatorie, il sistema verrà aggiornato ed evidenzierà per ciascuna sede di attuazione di progetto gli eventuali posti vacanti o gli eventuali idonei non selezionati. Ciò consentirà agli enti interessati di coprire i propri posti vacanti attraverso la richiesta di assegnazione di idonei non selezionati provenienti da graduatorie di qualsiasi altro progetto, presentato anche da altri enti, ubicato anche in altre Regioni”.

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Tenuto conto della rilevanza che riveste la richiesta del Dipartimento si interessano tutte le Strutture titolari di progetti inseriti nel sopra citato bando di selezione a volere comunicare a questa Sede Nazionale al seguente indirizzo gestionescv@uiciechi.it, entro il 14 novembre 2018, il numero di domande ricevute per ciascuna singola sede di progetto indipendentemente se superiore o inferiore al numero dei posti previsti per ciascuna sede.

Istruzione – Quando è utile la presenza in aula dell’assistente di base?, di Marco Condidorio

Oggi trattiamo la figura dell’assistente di base, altrimenti conosciuta anche come assistente per il sostegno igienico-personale e/o sanitario e per l’autonomia motoria e accompagno.
Diverse sono le ragioni per cui richiedere l’assistente di base, figura normata dalla legge e regolamentata in ogni regione, non solo per il fatto che la stessa svolga una assistenza piuttosto delicata, ma anche perché immaginiamo quante sono le figure professionali a ruotare attorno all’alunno/studente durante la sua permanenza a scuola, in aula: docente curriculare; quello per il sostegno didattico; il più delle volte l’educatore tiflologico o assistente alla comunicazione e quando indispensabile, anche l’assistente di base.
Quali sono i compiti dell’assistente di base?
Quando è utile prevederne la presenza e per quante ore?
A chi risponde questa figura professionale?
Quale deve essere il suo curriculo formativo?
Chiunque può essere assistente di base?

Ricorderemo tutti che il primo segmento dell’inclusione scolastica consiste nell’avere personale formato e competente; ed infatti la scuola ha il compito di prevedere corsi di formazione per gli addetti all’assistenza di base.
Il 30 novembre 2001 con la nota 3390, il Ministero dell’Istruzione, oltre a fornire un quadro completo su quelli che sono gli aspetti normativi afferenti i servizi di assistenza ed educativi, evidenzia la centralità del lavoro di rete, quello che avrebbe dovuto realizzarsi, allora e che ancora oggi non abbiamo, a causa della loro mancata scrittura e conseguente realizzazione e cioè “gli accordi di programma” previsti dalla legge quadro 104/92 tra la scuola, gli enti locali e le associazioni.
L’assistenza di base concorre con quella didattica ed educativa alla luce, evidentemente del progetto unitario con tutti gli attori e le figure professionali del percorso di inclusione, scritto entro la cornice didattico-educativa del PEI.

Ma andiamo con ordine: Anzitutto, al di là della certificazione rilasciata dall’ASL di competenza, che stabilisce la necessità di affiancare all’alunno/studente l’assistente di base, per le diverse ragioni di cui vedremo più avanti, i genitori hanno il diritto di presentare la reale condizione di bisogno a cui l’assistente di base dovrà adeguare il proprio intervento che, lo evidenzio con assoluto intento formativo ed informativo, dovrà tener conto della dignità della persona e del rispetto dei tempi e delle richieste del discente medesimo, soggetto dell’intervento di assistenza igienico-personale o sanitaria o motoria piuttosto che di accompagno negli ambienti della struttura scolastica, dentro e fuori la stessa.
Ecco che quindi, il dialogo con i genitori è fondamentale per apprendere e comprendere il tipo d’approccio, quale metodologia più consona risponda all’intervento sull’alunno/studente.
Nulla centra con l’età o che l’alunno/studente sia nelle condizioni di intendere e volere piuttosto che altre situazioni fisico-intellettive, per ogni bambino, alunno o studente in situazione di cecità assoluta, di ipovisione lieve o grave e/o con minorazioni aggiuntive, l’intervento igienico-personale e sanitario richiede, oltre alle competenze proprie del ruolo, anche “l’empatia”; attitudine all’approccio immediato, non mediato con la persona che, per certi versi dipende parzialmente o totalmente da noi, non solo nell’istante dell’intervento ma, evidentemente lungo tutto l’arco temporale riferito alla sua permanenza a scuola, quando cioè il genitore, generalmente la mamma, è lontano dal luogo scolastico e pertanto non può soccorrere in aiuto in nessun caso.
Ma perché è così importante l’empatia in chi svolge il servizio di assistente di base?
Semplicemente perché nel momento del bisogno, fisiologico, fisico, materiale, il bambino, l’alunno o studente è solo; chi lo circonda, docenti, compagni di classe, non sempre conoscono i suoi bisogni, né dunque li sanno interpretare o comprendere.
E, cosa da non trascurare, anche per una propria dignità, sia la famiglia che lo stesso alunno o studente, potrebbero aver fatta esplicita richiesta di non diffondere le ragioni per le quali sia presente l’assistente di base.
E, elemento assolutamente da non trascurarsi, perché riguarda la soggettività della persona bisognosa, la stessa potrebbe avvertire forte imbarazzo negli istanti di richiesta di fronte ad una o un compagno con i quali ha legato particolarmente.
Nel contesto scuola, ambiente di tutti per tutti, ogni giorno quanti alunni e studenti soffrono in silenzio l’incompetenza e l’indelicatezza delle figure assegnategli talvolta con indifferenza e fretta, subendone tutta l’imposizione?
Molti sono i segnali che possono rappresentare la fenomenologia di quel che è il disagio dell’alunno o studente. Tocca agli insegnanti di classe o ai compagni, talvolta, di farsi carico delle criticità e riferirne a chi ha le competenze amministrative sul servizio, compresi gli stessi genitori.
Le mansioni dell’assistente di base, definito così per il fatto che la sua azione si riferisca a bisogni, che potremmo definire primari sono per esempio: accompagnare al bagno; aiutare a lavarsi le mani o altre parti del corpo; aiutare la persona durante il pasto, disporre gli oggetti sulla tavola o nel vassoio; e tutte le azioni riferite al momento del pranzo; entrare, uscire dalla struttura scolastica, muoversi dentro gli spazi della scuola; somministrare farmaci su precise indicazioni dei genitori, che a loro volta seguono un programma di somministrazione deciso dal personale medico;
Non va trascurato, mai, quanto l’intervento della figura professionale sia strategica per la crescita e la maturazione della persona e che la stessa abbia il più delle volte, piena cognizione del valore di quanto si stia facendo per la sua dimensione umana, di alunno o studente.
Perché questa sottolineatura?
Semplice, come scritto sopra, l’alunno o studente non sempre, pur avendone consapevolezza, riesce a dare voce ai propri bisogni né a quanto egli si senta gratificato per la soddisfazione degli stessi.
Quanto riusciamo a cogliere dell’emozioni, dei sentimenti, di ciò che prova la persona in situazione di disabilità fisica, sensoriale o entrambe?
E comunque, anche qualora dovessimo trovarci di fronte ad un bambino, alunno o studente in situazione di ridotta capacità cognitiva o gravi compromissioni intellettive, tali da comprometterne l’attività di apprendimento, l’attenzione e la cura per la persona e il rispetto della dignità, ivi compresa la sfera emotiva, vanno valorizzate e interpretate nel rispetto anzitutto della persona.
Ecco perché, al di là delle competenze professionali squisitamente tecniche, operative vi deve essere anche l’attitudine all’empatia e al rispetto.
Il dirigente scolastico, assieme alla famiglia, con tutti gli attori del processo, attuato ai fini dell’integrazione ha anche il ruolo di motivare il personale e di prevederne un intervento appropriato e costante, salutare e relazionale.
Mai sporadico, ridotto, demotivato, legato alle risorse economiche; ridurre l’intervento di base alla cornice economica, significa venir meno all’esercizio del diritto allo studio che, ai me può solo tradursi in violazione del diritto all’espressione della persona e alla sua libertà.
Il dirigente scolastico ha tutti gli strumenti normativi e obblighi etico-morali per attuare ogni tipo di servizio in favore del discente in situazione di cecità assoluta, parziale o di ipovisione lieve o grave, magari con minorazione aggiuntiva.
La stessa sentenza della cassazione n. 22786/16, ,pone un obbligo da parte dei collaboratori sull’assistenza materiale, su cui ancora oggi si attende un risvolto di carattere giuridico; e ciò nonostante, la stessa è comunque in vigore.

Commissione NAL – Relazione dettagliata della riunione del 09 ottobre 2018

Il giorno 09 ottobre 2018, in presenza alla sede centrale dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti in Via Borgognona 38 a Roma, alle ore 11, si è riunita la Commissione Nazionale Nuove Attività Lavorative dell’UICI per trattare il seguente ordine del giorno:

1) riferimenti del coordinatore di Commissione;
2) stato dell’arte delle progettualità NAL;
3) ipotesi di progettualità future;

Presenti:
Dott. Valter Calò, coordinatore della Commissione NAL
Avv. Stefano Borella, referente Commissione NAL
Dott. Emanuele Ceccarelli, segretario Commissione NAL
Componenti di commissione
Avv. Gianluca Fava
Maurizio Albanese
Dott.ssa Paola Labarile
Dott. Marco Pronello
Dott.ssa Tamara Lo Vasco
Enzo Iafrancesco
Dott.ssa Alina Pulcini
Dott.ssa Eleonora Ballocchi
Assente Carmelo Dimartino

Calò chiedeva a Pronello di verbalizzare nei dettagli la seduta.

1) riferimenti del coordinatore di Commissione (relatore Valter Calò).
Il progetto del perito fonico, che abbiamo iniziato tutti insieme e che adesso Calò e Pronello stanno portando avanti affrontando tantissime problematiche, sta procedendo da parte del Sant’Alessio, con la collaborazione della nostra commissione, di UICI e di I.Ri.Fo.R..
Era stata costituita una commissione d’esame alla quale inizialmente non era stato invitato a partecipare nessun componente dell’Unione e dell’IRIFOR. Calò e Pronello hanno vibratamente sottolineato con il Sant’Alessio ritenendo giusto che ci fosse una nostra rappresentanza, sia per la progettualità che stiamo portando avanti, sia per gli stanziamenti fortemente voluti dallo stesso Calò per questo progetto, cioè 42.000 euro in tutto, comprensivi di borse di studio da 4000 euro e di un contributo di 10.000 euro riguardante la mobilità anche per chi viene da fuori regione Lazio. Quest’ultimo si rende necessario perché il corso è destinato a persone disoccupate che dovranno seguire un corso di circa cinque mesi, quindi dovranno soggiornare a Roma dal lunedì al venerdì e il sabato e la domenica torneranno a casa, visto che non c’è lezione.
Alla fine abbiamo ottenuto che ci sia un rappresentante IRIFOR in commissione, anche per garanzia di trasparenza. Si tratterà di vedere a che titolo interverrà il rappresentante UICI/IRIFOR. Aspetteremo che arrivi la soluzione, per poi comunicarla al Presidente Barbuto, che tiene molto a questo progetto, per gli sforzi della nostra commissione e per gli sviluppi lavorativi che questo dovrà avere.
Si parla, come sbocco naturale, della creazione di un soggetto avente personalità giuridica, come una cooperativa o quant’altro, per lavori di trascrizione degli atti o come periti dei tribunali, almeno all’inizio. Da questo punto di vista, Calò e il Vicepresidente Tortini si impegnano a fare in modo, presso il Ministero della Giustizia e i tribunali, che le contribuzioni aumentino, perché per i periti del giudice sono molto basse, mentre per i consulenti di parte, soprattutto della difesa, non si è vincolati alle vacazioni e quindi i professionisti possono chiedere tariffe più elevate. C’è un grosso lavoro da fare, perché è una professione in itinere, non regolamentata e soprattutto che non prevede al momento corsi e prerequisiti formativi.
C’era anche l’idea di usare la piattaforma Moodle dell’I.Ri.Fo.R. per fare il corso online, in fad o in streaming, ma alcuni docenti si sono opposti, perché non vogliono che alcuni materiali, per i loro contenuti particolari, siano messi online. Comunque il 23 e il 24 ottobre ci saranno gli esami d’ingresso per 15 partecipanti: abbiamo avuto 47 adesioni da tutta Italia e una settantina di persone interessate.
Il secondo punto è quello delle cooperative: stanno procedendo bene, ce n’è una che si sta costituendo a Treviso, ma nel frattempo c’è stato un cambio della guardia in Consiglio Comunale, quindi sotto elezioni si è rallentata la progettualità. Il 13 ottobre Calò avrà un appuntamento con il nuovo sindaco che ha letto il progetto ed è interessato a parlarne, ricominciando da zero.
Sul bando per l’imprenditorialità lanciato a giugno non erano arrivati progetti al momento della scadenza il 15 settembre, così come confermato anche da Ceccarelli, quindi i termini sono stati prorogati di un altro mese, come deciso in una riunione con Valter Calò e Stefano Tortini. Ci saranno un paio di progetti che probabilmente saranno presentati. Ci sono 190.000 euro, di cui sei borse da 20.000 euro e 20 da 2500: queste ultime possono bastare se uno volesse aprire una partita iva, comprarsi il computer o aprirsi un sito.
Il 15 ottobre scadrà il termine prorogato. Quelli di Treviso non riusciranno ad entrare per questione di tempi, altri erano progetti improponibili, comunque ci sarà poi una commissione giudicatrice di cui farà parte un membro della nostra commissione, uno della commissione lavoro, un membro istituzionale, qualcuno dell’I.Ri.Fo.R. e Calò aveva chiesto che ci fosse un giovane.
La novità è che Calò sta spingendo affinché all’interno di queste commissioni ci sia sempre un giovane, perché i giovani sono sempre un po’ abbandonati dalla sede centrale. Aveva chiesto che fosse estratto a sorte tra i giovani indicati dalle varie sezioni, ma questa proposta è stata bocciata. Adesso ha interessato il coordinatore del comitato giovani.
Iafrancesco obiettava che ci vorrebbe un minimo di competenza. Calò rispondeva che la competenza in questa fase non interessa: interessa che stiano lì ad osservare, poi cresceranno col tempo.
Albanese faceva notare come fosse necessario un cambio generale di mentalità perché il disabile visivo pretende ancora il posto fisso e la strada segnata dall’Unione per trovare lavoro. Bisogna far capire che non è più così e che bisogna darsi da fare senza aspettare che il lavoro piova dall’alto.
Valter Calò in molte occasioni in giro per l’Italia parla con i ragazzi e cerca di stimolarli, ma manca un organismo guida. Iafrancesco ed Albanese a questo proposito auspicavano che venisse stimolata la commissione giovani a collaborare con noi e va ricercata anche la collaborazione degli istituti per fare formazione. Gli stessi ragazzi possono proporci delle idee, però dobbiamo avere delle progettualità. È stata fatta una riunione in call conference circa un anno e mezzo fa, a cui hanno partecipato tra l’altro i coordinatori della commissione giovani e istruzione, assieme a Calò e Labarile, in cui si è pensato di stimolare i giovani ad entrare nel gruppo di facebook della commissione NAL. Per ora nessuno è entrato a farne parte, in ogni caso il gruppo ha più di 1000 iscritti. C’è anche da dire, come faceva notare Iafrancesco, che c’è poca collaborazione e poca voglia da parte dei giovani di farsi coinvolgere. Dev’essere coinvolta l’Unione e vanno coinvolti gli istituti che devono cambiare mentalità.
Il problema, come faceva notare Pronello, è addirittura a monte, cioè nelle famiglie e nell’educazione dei ragazzi fin da bambini, ai quali non viene insegnato molto spesso da parte delle famiglie a vivere come persone “normali”. Bisogna fare un lavoro con le famiglie, parlare ai ragazzi che frequentano gli istituti, farci conoscere come commissione, ma c’è bisogno del supporto dell’Unione perché è un grandissimo lavoro che non può essere tutto a carico nostro. Questi ragazzi, quando si parla loro delle cooperative sociali, vogliono essere assunti, in modo da potersi sedere sugli allori del posto fisso e, di fatto, non produrre; non pensano minimamente a mettersi in discussione.
Nell’Unione, proponeva Calò, dovrebbe esserci un organo consultivo per chi vuole aprire una partita iva e vuole mettere su una società. Il fatto è che non c’è la motivazione: esiste ancora la mentalità assistenzialista del posto fisso obbligatorio. Ci vuole una spinta propulsiva della Direzione Nazionale alla nostra azione. In questo mandato non sarà possibile, ma al prossimo congresso ci sarà un mandato preciso per la commissione NAL. In questa legislatura abbiamo un mandato esecutivo ed esplorativo, perché questa commissione è nata dopo il congresso per volere di Calò e di Barbuto, ma nella prossima la commissione NAL dovrà avere una linea d’azione precisa: dovrà organizzare i corsi, cercare in prima persona le professioni e le forze e sarà allora che verranno chieste sinergie, perché questo è il futuro. Iafrancesco diceva che il triangolo NAL, lavoro e giovani sarà il futuro, ancora di più dell’istruzione, perché se noi facciamo istruzione, ma poi i ragazzi rimangono lì seduti, la cosa non può funzionare. Bisogna essere pratici e questa è la via.
Calò ha parlato di questo con Stefano Tortini, auspicando la creazione di un comitato di coordinamento in cui siano dentro commissione NAL, lavoro, I.Ri.Fo.R. e giovani, per condividere e portare avanti le progettualità. Fava e Pronello dicevano che dovrebbe esserci anche un membro delle commissioni tecnologie e istruzione. Calò e Tortini hanno considerato questo punto: quando ci sarà bisogno di consulenze sulle tecnologie o sull’insegnamento si chiamerà qualcuno competente di queste commissioni: questo comitato non dovrà essere troppo allargato e non dovrà prevaricare le commissioni, ma dovrà semplicemente coordinare il lavoro di queste.
Per l’I.Ri.Fo.R. Calò pensava a Giangualano, poi per i giovani ci sarà il coordinatore o chi per lui, ma soprattutto, i giovani dovranno essere più attivi, perché se si organizza un corso per una professione e poi questa ai giovani non interessa, non ha senso e sono risorse sprecate.
Sarà un gruppo variabile, perché in base alle riunioni e a quello di cui si parla la composizione cambia e anche altre commissioni, come ad esempio la pluridisabilità, potranno intervenire e collaborare attivamente quando si parlerà di cose inerenti il loro campo.
Ovviamente si parla di giovani, ma i giovani sono il 25/30% dei circa 53.000 nostri iscritti e in generale dei disabili visivi, secondo i dati citati all’ultima riunione dei quadri dirigenti da Tortini e Barbuto. Quindi si dovrà pensare a come coinvolgere i giovani, perché sono veramente pochi i giovani coinvolti nell’associazione. È anche colpa della stessa Unione che, come notava Albanese, si occupa in maniera esponenziale delle pluridisabilità o di altre categorie, dimenticando i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Si ritorna al discorso degli istituti che essi stessi vanno formati e devono cambiare mentalità. Calò ed Albanese hanno fatto un bel lavoro con l’istituto di Palermo che ha dichiarato la sua totale disponibilità a lavorare con noi.
Lo Vasco accennava anche all’alternanza scuola lavoro, chiedendosi se ci sono non vedenti che effettivamente riescono ad usufruirne in maniera valida, quanto le aziende siano disposte ad accoglierli e se la scuola sia pronta ad affrontare questa problematica.
Borella ribadiva che il fatto che UICI si occupi quasi solo del plurihandicap, sottende una mentalità assistenzialista che va cambiata, perché i ciechi e gli ipovedenti chiedono altro: chiedono inclusione, lavoro, progressione lavorativa e la tecnologia dà molta autonomia ai minorati visivi, fermo restando che il substrato culturale in cui vivono è ancora permeato di assistenzialismo ed iperprotezionismo da parte delle famiglie che non incoraggiano i ragazzi a vivere nel mondo autonomamente.
Pulcini sottolineava questo aspetto: se i ragazzi crescono insicuri e inadeguati al mondo è colpa delle famiglie. Noi possiamo prospettargli i lavori migliori del mondo, possiamo andare dalle aziende a dire che i ciechi possono fare tutto, ma se poi i ciechi non ci vanno perché è difficile arrivare sul posto di lavoro e li deve accompagnare la mamma o non vogliono fare altro se non il centralinista, tutto questo viene vanificato.
Lo Vasco chiedeva cosa fanno le sedi territoriali sul campo del lavoro e delle nuove attività lavorative. Calò rispondeva che noi in commissione siamo pochi, non possiamo sobbarcarci il compito di contattare tutti i soci e le loro famiglie. Questo dovrebbero farlo le sezioni, ma spesso c’è una comunicazione inefficace da parte della sede centrale verso le sedi sezionali, perché non basta fare un protocollo, bisogna poi agire in concreto, perché di protocolli e di comunicazioni ne vengono mandati tanti alle sedi e qualcuno si perde per strada. Infatti un problema grosso è quello della comunicazione interna: per i questionari c’è stata poca adesione da parte dei soci e ne abbiamo raccolti solo una sessantina, un po’ perché probabilmente i soci non erano interessati a partecipare, ma anche perché c’è stata una comunicazione difettosa tra la sede centrale e le sezioni. Alla nostra richiesta di diffusione dell’iniziativa, molte sezioni non hanno collaborato e non hanno informato i soci; in altri casi c’è anche stata diffidenza da parte dei soci contattati perché la richiesta non proveniva da un indirizzo e-mail istituzionale, ma dagli indirizzi privati dei membri della nostra commissione. È chiaro che questo non dava garanzie sull’autenticità della fonte da cui proveniva il questionario. Auspichiamo, ed è stato anche richiesto da Calò e da Pulcini, che la prossima volta per questi scopi si utilizzino indirizzi di posta elettronica riconducibili all’Unione.
Altra questione, conseguente a questa, sollevata da Lo Vasco, è che sarebbe importante collaborare tra varie associazioni di ciechi per andare a coinvolgere membri di altre associazioni o chi non fa parte di nessuna realtà associativa.
Fava diceva a questo proposito che c’è tanto l’abitudine a delegare per la risoluzione dei problemi: la base delega i vertici sezionali, senza che nessuno collabori veramente con gli altri. Poi a cascata, le sezioni territoriali delegano alla sede centrale, la sede centrale alle commissioni, ma le commissioni sono gelose ognuna del suo ambito e non collaborano tra loro. Poi l’Unione delega al legislatore per la normazione. Però le leggi prendono in considerazione solo una categoria di lavoratori: quelli dipendenti, con il rischio, che poi è quasi una certezza, se qualcuno decide di accorgersene, di avere profili di incostituzionalità. Questo sistema di deleghe produce norme monche, zoppe e di fatto inutili.
Borella diceva che il Ministero della Famiglia sta lavorando, nella persona del viceministro Zoccano, per la redazione di un codice delle disabilità che raccolga in un testo unico le norme esistenti e colmi i vuoti normativi. Tra questi vuoti sarebbe auspicabile, come diceva anche Lo Vasco, che si faccia chiarezza sulle norme della legge Stanca quanto al settore privato e alle norme sul cane guida che deve poter accedere a qualsiasi luogo, senza che ci debbano essere questioni interpretative giurisprudenziali a chiarire le controversie.
Pronello diceva che più che un problema giuridico è un problema culturale: il pluralismo di associazioni va benissimo, ma non si devono combattere tra di loro, visto che dovrebbero perseguire lo stesso obiettivo, quindi la questione giuridica e quella culturale dovrebbero essere affrontate in parallelo. I ciechi sono la categoria tra le persone disabili, più tutelata dalle leggi, questo va detto per onestà intellettuale, il nostro assegno di accompagnamento è una realtà solo Italiana e di pochi altre Nazioni in Europa, fa notare Calò, quindi Non si può dire che l’Unione non faccia niente, anzi fa e ha fatto molto.
Detto questo però, l’Unione deve smetterla di essere un circolo che organizza solo le gite, come dicevano Borella e Lo Vasco. In un convegno sul lavoro come quello cui ha partecipato Calò a Genova, che era gratis, c’erano sì e no venti persone, mentre se organizziamo la festa della mortadella vengono sessanta persone se si paga, se è gratis ne vengono duecento.
La realtà italiana, diceva Borella, è una realtà in cui le aziende che partono ex novo, per essere destinate ad avere successo, devono disporre già di capitali di rischio e di un team di persone che abbia delle competenze tali da potersi installare nella filiera produttiva, quindi i disabili visivi devono mettersi in testa che bisogna acquisire competenze, fare esperienze ed uscire dal guscio della famiglia. Ballocchi citava il suo esempio per dire che se un’azienda ha bisogno di competenze specifiche, le cerca indipendentemente dalla disabilità. L’azienda dove lavora lei aveva bisogno di un laureato in economia che sapesse tre lingue e l’ha assunta nel suo organico. Certo, siamo tutti d’accordo che oltre ad essere capaci ci vuole anche la fortuna di trovare l’azienda che ci crede.
Altro problema è che anche laddove ci sono le competenze, poi i softwares e le piattaforme aziendali non sono accessibili, ma se un’azienda ci crede può risolvere anche questo aspetto.
Lo Vasco diceva che d’altro canto l’Unione non è un sindacato e quindi non avrebbe titolo di entrare nelle controversie tra dipendenti, ancorché ciechi, e datori di lavoro. Calò affermava che in effetti questo l’Unione lo ha fatto, pur non essendo un sindacato, ed Emanuele Ceccarelli si è esposto più di una volta in questo senso.
Pulcini chiedeva se si fosse evoluta l’idea sollevata in direzione nazionale di contattare le associazioni imprenditoriali come Confcommercio e quant’altro. Calò non ne sapeva niente, ma quelli che ha contattato lui si sono ritirati grazie alla cattiva organizzazione che hanno visto all’interno di UICI e lui ha fatto anche brutte figure perché ci ha messo la faccia.
È piaciuto molto l’articolo di Calò uscito sulle riviste associative, che mira a dimostrare che l’assunzione di un disabile visivo conviene anche economicamente alle aziende, infatti si è parlato di divulgarlo presso le associazioni di categoria, ma il coordinatore NAL ritiene che per divulgarlo fuori va fatto un adeguato battage pubblicitario e va circostanziato con contenuti più appropriati.
Calò ha parlato col presidente di Confcooperative di Reggio Emilia che era molto interessato a costituire una cooperativa di non vedenti. Ha contattato quasi tutte le sezioni emiliane, una in Lombardia e una Veneta, circa un milione di abitanti e 5/10.000 disabili visivi e sono arrivate zero risposte. Allora la questione è: proponiamo prospettive noi e cerchiamo adesioni, o aspettiamo che vengano gli interessati a chiederci? Bisogna trovare l’equilibrio giusto: non dobbiamo buttare degli incapaci nel mondo del lavoro, anche perché chi vuole fare l’imprenditore, cieco o non cieco, lo fa senza bisogno dell’Unione, o quantomeno ci prova seriamente. Quindi bisogna formare ed informare sulle iniziative, per perseguire questa strada. Albanese ha fatto un buon lavoro per il convegno di Palermo, organizzato dalla locale sezione UICI, a cui hanno partecipato onorevoli, realtà economiche e molti giovani, Pronello ne organizzerà uno a Torino e questa è la strada. C’è anche da dire che l’impianto legislativo italiano non incoraggia una partecipazione attiva dei ciechi: soprattutto la legge 113/85 è una spinta all’assistenzialismo ad oltranza, secondo Pronello andrebbe abrogata in toto. In primavera del prossimo anno verrà fatto un congresso dedicato esclusivamente al lavoro, con grandi, piccole e medie aziende, in modo da far vedere le capacità dei disabili visivi. È un progetto nato nell’ultima riunione della Commissione lavoro alla quale ha partecipato anche Calò, è stato proposto di organizzarlo entro fine anno, ma i tempi sono ristretti e bisogna strutturarlo bene, non come alcuni workshop come quello recente a Genova che è stato organizzato male, all’ultimo momento, con poco pubblico e soprattutto con molte aziende che sarebbero state interessate a partecipare e non hanno potuto perché non sono state avvisate in tempo.
Questo convegno è ancora tutto da sviluppare: c’è già il titolo, adesso ci sarà da lavorare. La cosa importante è che un nostro progetto vada avanti, secondo Calò non è fondamentale che noi come commissione compariamo, basta che si portino avanti le progettualità. Pronello ed Albanese invece concordavano sul fatto che, dopo tutto il lavoro e gli sforzi che profondiamo, è importante che il campo sia nostro non per apparire e farsi vedere in prima linea, ma semplicemente per metterci la faccia ed avere un riconoscimento.
Albanese chiedeva se non fosse il caso di presentare un nostro documento. Calò rispondeva che, più che un documento, sarebbe indispensabile avere uno spazio nostro in cui presentare le nostre progettualità, valutando anche come sarà composto il pubblico degli interlocutori, cioè se ci saranno più aziende private o essenzialmente enti pubblici.
Lo Vasco faceva notare come un’azienda in un convegno promosso da una commissione potrebbe non essere interessata a partecipare, mentre se il convegno è organizzato da UICI sì, perché non sarebbe facile spiegare che la commissione NAL fa parte di UICI. Pronello ed Albanese chiarivano che è evidente che il convegno dev’essere organizzato da UICI, ma che la nostra commissione, anche magari con la commissione lavoro, come suggeriva Iafrancesco, deve avere in quest’ottica un ruolo di primo piano.
Calò garantiva che farà di tutto perché noi abbiamo una presenza evidente, anche perché a Tirrenia alla riunione dei quadri dirigenti il vicepresidente Stefano Tortini ha parlato di quello che UICI ha conseguito nell’ambito del lavoro, visto che questo è l’anno del lavoro, citando di fatto anche l’operato della nostra commissione, senza però darle il giusto merito. È per questo che Calò ha detto che l’importante non è comparire, ma che vengano portate avanti le progettualità concrete.
Calò, inoltre, ha avuto anche un invito da parte della direzione generale di Unicredit a partecipare ad un convegno a fine ottobre, in cui parleranno di come fare a massimizzare le risorse disabili che hanno in azienda. Unicredit, come altre aziende, ha sviluppato delle progettualità per convertire il lavoro del centralinista in altre mansioni per persone che per esempio hanno competenze nelle lingue o nell’informatica, e farle lavorare in uffici come il back office. Lo stesso Calò conosce una persona che in una grossa azienda da centralinista è passata poi attraverso vari step ad essere dirigente e ad avere sotto di sé una trentina di collaboratori.
Albanese riferiva di un progetto a Palermo con l’INPS, in cui sono stati formati alcuni ragazzi che erano al centralino a dare informazioni e a prendere gli appuntamenti presso il funzionario competente per risolvere le pratiche. Per contro, come si è già detto, Pulcini riferiva di casi in cui il dirigente della struttura era disponibilissimo a riqualificare dei centralinisti e questi si sono rifiutati. Quindi bisogna tener presenti entrambi i lati della medaglia.
Altro punto dolente è quello della formazione: Calò ne ha parlato anche con Stefano Tortini e Massimo vita, bisogna smetterla di fare corsi fini a sé stessi e l’I.Ri.Fo.R. deve cercare di fare corsi più mirati e legati alla realtà di fatto. Il corso per mediatore civile e commerciale che era stato fatto nel 2013 era molto interessante, ma è stato lettera morta anche grazie ad una legislazione che non favorisce lo sviluppo della mediazione in Italia.
Borella rilanciava il progetto conoscitivo su quanti sono i dirigenti disabili nelle Pubbliche Amministrazioni. Pronello ha cercato di contattare il sindaco di Cuneo, ma ancora non ha ricevuto risposta. Pulcini si è informata e nella Regione Marche non dovrebbero essercene, così come in Friuli Venezia Giulia. Albanese si informerà presso l’INPS di Palermo. Pronello proponeva di allargare l’ambito di indagine anche alle grandi aziende private. Borella ha parlato con un assessore della sua Regione che gli ha detto che in effetti bisognerebbe fare quello che già stiamo facendo, cioè porre normativamente delle riserve obbligatorie per i dirigenti disabili.
Il problema di fondo è che il disabile in generale, non solo il non vedente, è considerato come una persona non degna di assurgere a certe posizioni. Il progetto del perito fonico in questo contesto può servire a dare ai disabili visivi una certa credibilità. Altra cosa importante a livello politico è che, come diceva Calò, sarebbe importante che più disabili possibili riuscissero ad arrivare nelle posizioni che contano nelle istituzioni.
Nascono tante domande: Pulcini si chiedeva quanti ciechi sarebbero disposti o capaci a fare i dirigenti. Fava si chiedeva perché le Pubbliche Amministrazioni non si avvalgono delle prestazioni di consulenti esterni disabili, pur essendocene di competenti. Pronello e Calò si chiedevano perché la stessa Unione non si avvale di avvocati disabili visivi o non assuma dipendenti disabili visivi. Alcune sezioni territoriali hanno già qualche dipendente disabile visivo, tra cui Bolzano e Palermo. In altri contesti c’è ancora ritrosia.
In conclusione, abbiamo molta carne al fuoco: non tutto riguarda strettamente la commissione NAL, ma ci può riguardare in stretta sinergia con altre commissioni e con gli organi direttivi dell’Unione, perché, ribadiva Calò, bisogna smetterla di dire che l’Unione non fa niente, dato che nel corso della sua vita ha ottenuto grandi traguardi, ma bisogna continuare a crescere e migliorare la collaborazione per ottimizzare gli obiettivi.

2) Stato dell’arte delle progettualità NAL.
L’opuscolo sui questionari è praticamente completo. Ci saranno ancora da aggiungere un paio di interviste redatte da Calò e bisogna pensare ad un titolo accattivante e ad una veste grafica adatta ad una diffusione esterna, cioè presso i centri per l’impiego, le scuole, le aziende, gli enti pubblici, i sindacati e le università.
Il titolo provvisorio è “c’è chi fa carriera”; Fava proponeva di aggiungere “ma non si vede”.
I fondi per la stampa dell’opuscolo dovrebbero esserci, perché è una delle nostre attività approvate dalla direzione nazionale, quando sarà completato verrà presentato ad Eugenio Saltarel, a Stefano Tortini e a Mario Barbuto che poi dovranno approvare la conclusione del progetto.
Le sue finalità si sono un po’ ridimensionate nel corso del tempo, perché lo scopo all’inizio era quello di fare una banca dati di tutte le professioni alternative e di chi le svolgeva, in modo che chi fosse interessato ad una professione potesse consultarla e contattare chi già la svolgeva. Poi, per i problemi di comunicazione già citati, si è molto ridimensionato il progetto e ci siamo limitati a citare i dati dei sessanta questionari raccolti per dare all’esterno una testimonianza di quello che un disabile visivo può fare e anche per cercare di migliorare l’immagine del non vedente.
Fava proponeva di inserire i nomi e i cognomi di chi ha partecipato ai questionari, ovviamente previo loro consenso ai sensi delle norme sulla privacy. Si proponeva di contattarli e di chiedere il loro consenso a comparire nell’opuscolo, in alternativa si renderà noto che i dati di queste persone sono a disposizione dell’Unione per chi fosse interessato.
A latere del progetto, Lo Vasco e Fava proponevano di fare una serie di piccoli videoclip in cui chi vuole della commissione NAL si presenta brevemente e parla delle sue esperienze lavorative. A questo scopo si potrebbe approntare un canale YouTube.
Lo Vasco proponeva di aggiungere a questo opuscolo una parte sul lavoro autonomo. Si conveniva insieme che, essendo già lungo ed essendo questo rivolto alle aziende e agli enti pubblici, questa fosse un’ottima idea, ma da trattare in un opuscolo ad hoc.
Ballocchi passa a relazionare l’abbozzo sui due lavori di traduzione ed interpretariato e di giornalista. I gruppi sono composti da Ballocchi, Lo Vasco e Pronello per entrambi i progetti, Fava per il progetto sui giornalisti ed Iafrancesco che si riserverà di scegliere uno dei due gruppi.
Le professioni di traduzione ed interpretariato non sono regolate da normative precise, quindi è un po’ una giungla perché ognuno può fare più o meno come gli pare, ma il vantaggio è che ci sono più spazi di azione per noi. Si intende per interpretariato la traduzione da una lingua all’altra in verbale, mentre la traduzione propriamente detta è scritta. Un’attività collaterale è la fornitura di lezioni di lingua e lo svolgimento naturale del progetto è andare a vedere come le persone minorate della vista possono svolgere queste attività.
Se l’attività di traduzione è per iscritto e quindi è accessibile, l’attività di interpretariato può avere qualche problema in più, perché ci sono elementi non verbali, quindi la gestualità del corpo, da considerare. Bisogna capire qual è la platea a cui ci si rivolge. Ci sono varie persone che svolgono queste attività, ma per conoscere un numero esatto ci si potrebbe rivolgere alle scuole di interpretariato, col rischio che non ci possano dare questi dati per ragioni di privacy. Chiederlo all’Unione, visto come sono andati i questionari, sembra difficile.
Lo sviluppo successivo potrebbe essere la creazione di una cooperativa o comunque una realtà imprenditoriale che garantisca un’ottima qualità dei servizi resi. Questo implica una serie di analisi preliminari come analisi di mercato, dei tariffari ecc., e questo si può fare anche contattando l’Associazione Nazionale Traduttori e Interpreti. I tariffari sono abbastanza liberi, non ci sono regole certe e si trova di tutto.
Per l’attività collaterale di insegnamento delle lingue, si possono fare lezioni in presenza o anche online, sfruttando piattaforme che possono essere gestibili o programmi come Skype. Anche qui, si tratta di un’attività poco regolamentata, quindi bisogna vedere come si può entrare in questi meccanismi e cercare di dare un servizio di alta qualità.
Il problema infatti è la qualità: Calò ha avviato alcuni ragazzi a fare lezioni di lingua online, senza garantire sulla qualità del loro lavoro, e infatti l’esito è stato disastroso. C’erano altri ragazzi interessati a fondare una cooperativa di traduzioni, ma poi sono spariti e non hanno neanche redatto uno statuto e un regolamento.
Per contro, ci sono non vedenti che fanno già questo lavoro di traduzione da anni e sono specializzati in settori un po’ di nicchia: ad esempio una ragazza è specializzata in traduzione di bugiardini farmaceutici e lo fa per le più grandi case farmaceutiche. Quindi l’idea è buona, c’è margine e Valter Calò chiedeva ai componenti del sottogruppo quali potrebbero essere gli sviluppi di questo progetto.
Lo Vasco e Ballocchi rispondevano che innanzi tutto bisogna vedere se c’è gente disponibile, quindi bisogna fare un’analisi di mercato e di fattibilità, conoscendo anche i costi. Qui non si tratta di fare corsi di avviamento come per il perito fonico, perché ci vuole una conoscenza pregressa già costruita che è quella delle lingue, mentre per il perito fonico bisogna costruire tutto dalla base. È importante che gli interessati sviluppino competenze per tradurre testi specialistici, perché non basta sapere le lingue, ma bisogna conoscere anche i linguaggi tecnici cui ci si va ad approcciare e soprattutto ci vuole la giusta motivazione e la giusta voglia.
Calò conosce un interprete di sala italiano al Parlamento Europeo che non può svolgere il lavoro in piena autonomia, ha bisogno di qualcuno che lo assista, perché le strumentazioni non sono pienamente accessibili. Detto questo, bisogna dare dei punti che gli interessati dovranno sviluppare, quindi ad esempio ognuno sceglierà un suo ambito di specializzazione, e poi se vorranno aprire ditte individuali, società o cooperative potremmo esserci noi a supportarli.
A questo proposito, Ballocchi ritiene che un corso interessante che l’I.Ri.Fo.R. potrebbe fare sarebbe un corso di autoimprenditorialità, perché i ragazzi spesso non sanno da che parte iniziare. Calò diceva che qui il problema non è tanto su come aprire una partita iva, ma è su come gestire le conflittualità nel gruppo e come fare squadra, è su questo, ad esempio che verteranno i corsi di autoimprenditorialità che lui stesso terrà a Palermo e al Sant’Alessio.
Sulla professione di giornalista, la strada è tracciata, quindi il problema è semplicemente sfoltire la trafila che si vuole fare. Ci sono varie strade: quella dei giornalisti freelance, dei pubblicisti sul web, ma chi vuole fare il giornalista riconosciuto, iscritto all’albo, deve seguire una trafila e bisognerà cercare di stilare gli step di azione, come ci si potrà formare, dove sono le scuole e quant’altro, per dare la possibilità di scegliere. Anche il pubblicista è iscritto all’ordine dei giornalisti, ma in un elenco separato.
Quindi la tabella di marcia prevederà la pubblicazione dei progetti e la pubblicità sia per mezzo della stampa associativa, sia per mezzo del comitato di coordinamento che si auspica che nascerà. I tempi potrebbero essere per i primi del 2019, completando a fine gennaio un progetto e poi a fine febbraio o metà marzo l’altro.
Iafrancesco segue il progetto del tecnico del suono. Aveva parlato con un tecnico di Roma che inizialmente glielo ha sconsigliato, poi però ha conosciuto dei ragazzi in puglia che gestiscono una web radio con un discreto successo. Valter Calò chiederà a Salvatore Romano di dare un mandato conoscitivo ad Enzo Iafrancesco, che si recherà sul posto a fare un’analisi commerciale, costi benefici, dividendi ecc. Quello che si sa è che hanno avuto dei fondi regionali per le prime attrezzature e per il momento stanno vivendo con sovvenzionamenti spontanei.
Iafrancesco è disponibile a recarsi sul posto non prima di dicembre. Manderà una e-mail a Valter Calò, con il progetto in sintesi e questi la girerà a Salvatore Romano per l’approvazione.
Albanese continua a seguire il progetto dell’accordatore di pianoforte. Il presidente dell’Istituto dei Ciechi di Palermo è fortemente interessato ad aprire una scuola di accordatura e tenere un corso permanente, cioè che ogni anno si reitera. Ci sono sei ragazze diplomate al conservatorio che sono fortemente motivate ad apprendere questa professione. Maurizio Albanese aveva trovato un accordatore che avrebbe insegnato volentieri in questo corso, ma poi probabilmente quando ha capito che queste ragazze avrebbero potuto prendergli una bella fetta di mercato si è defilato, con la scusa che ormai la gente non compra più i pianoforti classici, ma quelli elettronici. La realtà è invece che le scuole, i teatri, i conservatori e i centri culturali hanno ancora i pianoforti, quindi ci potrebbe essere margine per un progetto a livello nazionale.
Adesso Albanese è in trattativa con un altro docente, sostenuto dal presidente della sezione di Palermo e dal presidente dell’Istituto. Valter Calò gli garantisce il sostegno suo e di tutta la commissione per il proseguo.

3) Ipotesi di progettualità future.
Fava presentava la sua idea di istituire un master sulle disabilità. Si tratterebbe di un master, che sarebbe preferibilmente di secondo livello, cioè per laureati, sulle tematiche della disabilità, in cui potrebbero essere coinvolte come docenti persone con disabilità e soprattutto, per quello che ci compete, con disabilità visiva. Quindi sarebbe un progetto da portare avanti in sinergia con la commissione lavoro e la commissione istruzione e quello che compete alla commissione NAL sarebbe che l’attività di docente in un master sulle disabilità potrebbe essere una nuova attività lavorativa.
Potrebbe essere anche svolto online e a questo proposito Fava conosce il rettore di Pegaso, con cui potrebbe prendere contatto. Con Pegaso UICI ha appena stipulato una convenzione, che è vero che è tematica, ma comunque si è aperta una porta di dialogo con questa università e quindi la si può sfruttare per un altro progetto come il master, che potrebbe essere finanziato o cofinanziato da I.Ri.Fo.R..
Iafrancesco obiettava che docenti universitari disabili esistono già e alcuni lavorano in progetti simili a questo, come il corso di tiflodidattica organizzato da Marco Condidorio in Molise.
Fava diceva che quello non era un master, perché un master è interdisciplinare e invece quello verteva solo sulla tiflologia. Iafrancesco diceva che anche quel corso era per laureati e lo avevano chiamato master.
Pronello diceva che il corso di tiflodidattica ha un carattere più specifico sulla disabilità visiva, rispetto al master che propone Fava, che è più ad ampio raggio e si pone come finalità, precisa Fava, la formazione di persone che abbiano a che fare con soggetti con disabilità in vari ambiti; per esempio, se formiamo persone in ambito turistico, avranno le competenze sull’accoglienza delle persone disabili, ecc.
Calò ha preso informazioni e ha fatto indagini di mercato: ha parlato con Marco Condidorio che gli ha detto che master di questo tipo ce ne sono tanti, a seconda degli obiettivi e delle finalità che ognuno di questi si pone. Disabilità è un concetto molto ampio e il corso di tiflodidattica è solo uno di quelli che già esistono.
Marco Condidorio, quando ha iniziato a pensare a questo corso, ha fatto tutto un progetto sulle finalità, sui programmi da seguire, ha indicato i possibili docenti, ha trovato 25.000 euro dall’I.Ri.Fo.R. e probabilmente altri finanziamenti, ha presentato il tutto al Consiglio di Facoltà che ha preso il progetto, lo ha cambiato tutto e ha scelto altri docenti, non quelli indicati da Condidorio. È stato un lavoro di anni, non di pochi mesi.
Comunque Calò proponeva al gruppo che si formerà su questo progetto di fare al più presto una call conference con Condidorio per sentire eventuali suggerimenti e anche se Condidorio dirà che è un’idea già percorsa da altri e quindi non fattibile, Calò invita Gianluca Fava e il suo gruppo ad andare comunque avanti, perché, come dice lo stesso Fava, va bene sbattere la testa, ma bisogna sbatterla dopo averci creduto e provato.
Pronello avverte che bisogna fare attenzione a distinguere questo master dal corso per disability manager, perché anche quest’ultimo è ad ampio raggio e sulle disabilità in generale e quindi questo progetto rischia di sovrapporsi al disability manager, più che al corso sulla tiflodidattica.
Valter Calò diceva che è meglio non percorrere la strada di Pegaso, perché c’è già una convenzione tematica, con stanziamenti di denaro, o perlomeno prima di tentare questa strada bisogna parlarne con la direzione nazionale e percorrerla con l’intercessione dei vertici dell’Unione.
Si forma il sottogruppo con Pronello, Lo Vasco, Pulcini, Borella, Ballocchi e Fava come coordinatore.
I lavori si chiudono alle ore 16.00.

Il componente la Commissione NAL verbalizzante
Dott. Marco Pronello

Catania – Una mattina culturale al Polo Tattile Multimediale di Catania, di Anna Buccheri

Sabato 3 novembre 2018 alle 9.30 un gruppo di circa 40 soci, costituito da persone di ogni età, alcune delle quali partecipavano per la prima volta ad una iniziativa organizzata dall’UICI, si è ritrovato nei locali del Polo Tattile Multimediale di Catania che ha sede in un bel palazzo del salotto buono catanese, la centrale via Etnea.
Il Polo Tattile Multimediale di Catania comprende il Museo Tattile Borges, lo Showroom, il giardino sensoriale e il bar al buio, ed è parte della Stamperia Regionale Braille di Catania.
La mattinata ha previsto una visita guidata del Museo, del giardino sensoriale e dello Showroom a cura del personale del Polo. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppetti da 20 ciascuno.
L’incontro è stato allietato da un piccolo rinfresco e dalla performance canora della cantante Sara Ricca che ha proposto diversi brani famosi tra cui O sole mio e Un amore così grande.
È stato così possibile ammirare i plastici di famosi monumenti (cittadini, regionali, nazionali e internazionali) e di statue (sia a grandezza naturale che busti) e avere un approccio tattile all’arte pittorica. L’esperienza del giardino sensoriale è stata anch’essa una sorpresa perché consente un’immersione totale che coinvolge globalmente il visitatore. Infine attraverso la visita dello Showroom sono state fornite informazioni sui tanti ausili disponibili per l’autonomia personale nei diversi ambiti della vita quotidiana e professionale.
La visita ha suscitato interesse ed entusiasmo. Molti partecipanti infatti hanno espresso il desiderio e la volontà di ritornare per poter dedicare più tempo specialmente all’esposizione museale.
La mattinata è stata organizzata grazie alla collaborazione e al lavoro congiunto della Sezione Territoriale dell’UICI di Catania (la cui Presidente, prof.ssa Rita Puglisi, era presente), in particolare della Commissione terza età con la Coordinatrice Sig.ra Carmen Romeo, e del Polo Tattile Multimediale di Catania che ha ospitato l’evento e messo a disposizione il personale.

Anche Agli Asini Piace Giallo: Un nuovo cammino accessibile per ipo + non + normo vedenti

Nel maggio 2016 NoisyVision ha promosso un cammino lungo la Via degli Dei, per non vedenti e ipovedenti, Anche Agli Dei Piace Giallo.
L’evento è stato uno strepitoso successo, grazie all´aiuto dei volotnari del CAI Bologna Est, sezione Mario Fantini e al supporto di molte persone e istituzioni dei luoghi attraversati, tra cui le amministrazioni comunali.
Successo anche dal punto di vista della sensibilizzazione sul tema dell´accessibilità e mobilità per gli ipovedenti, parole chiave della campagna #YellowTheWorld, iniziata da NoisyVision nel 2014.
Con il supporto di Appennino Slow, l´iniziativa è diventata un format ripetibile, con il nome In Montagna Siamo Tutti Uguali, che nel 2019 sarà ripetuta a Maggio e November.
Vi invitiamo a tenere d´occhio il sito di Appennino Slow e di NoisyVision per sapere quando saranno aperte le iscrizioni.
Siamo a scrivervi per annunciare un nuovo evento, che vuole riprendere la scia di queste iniziative, visto che ha preso forma proprio da sinergie nate durante il cammino.
In questa occasione collaboreremo con Nino Guidi, camminatore, Guida Alpina Escursionistica, fondatore dell´associazione Montagne di Legami, che offre, tra le tante iniziative, trekking con asini.
Eccoci qui, pronti, per colorare di giallo, ovvero rendere accessibile un nuovo cammino. Vogliamo provare questa esperienza con gli asini, perché se agli Dei piace Giallo, siamo certi che

ANCHE AGLI ASINI PIACE GIALLO
70 chilometri in 4 giorni lungo la Via di transumanza con gli asini,
dalla campagna pisana, attraverso le colline, fino al mare.

Un viaggio a piedi, accessibile e inclusivo
per non | ipo | normo vedenti.
Dal 28 al 31 Marzo 2019.

Di seguito il programma:
1° giorno
La campagna pisana e le prime colline
7h, 22km (+100 mt)
L’itinerario inizia dalla Asineria “Il paese dei Balocchi” e si sviluppa per i primi chilometri in una valle pianeggiante caratterizzata da casali e fattorie. Coltivi e filari di pioppi lasciano, dopo, il posto ai boschi di leccio e, con lievi saliscendi, si arriva sul poggio da cui domina il borgo caratteristico di Lorenzana (Pisa). I tempi di percorrenza sono sempre indicati escluso le soste e sono calcolati sul passo di camminatore medio oltre alla priorità che l’asino si riserva nel dettare la velocità di marcia.
La sistemazione nel borgo è realizzata attraverso un sistema di albergo diffuso in residenze situate nel centro storico dove potrete incontrare gli abitanti e stabilire relazioni per approfondire la conoscenza del territorio. La cena e la colazione sono servite in struttura caratteristica dove si possono consumare pietanze tipiche toscane preparate con ingredienti scelti in modo accurato a cominciare dal pane prodotto con farine di grani antichi. A metà della prima tappa è prevista la visita alla più antica fattoria medicea ancora esistente e attiva dove si consumerà la degustazione dei loro prodotti (vini, salumi e formaggi) e questa sosta coinciderà con la pausa pranzo.

2° giorno
Panorami superlativi e non solo.
6 h, 18 km (+ 130 mt)
Da Lorenzana a Orciano Pisano, una tappa superlativa con panorami da cartolina, visita a fattorie storiche e arrivo in agriturismo di qualità che curerà la sistemazione in camera al pari della ristorazione gestita e organizzata con prodotti propri o di realtà locali. Un suggestivo soggiorno in un luogo incantato dove sembra il tempo si sia fermato. Lo sarà per noi che potremo godere del ritmo lento del viaggio e dei silenzi dell’agriturismo che ci ospita ai margini di un caratteristico borgo..

3° giorno
In silenzio ad osservare gli uccelli in riva al lago!
6h, 18 km (+150 mt. – 150 mt.)
Altra splendida tappa con altre incredibili visuali sulle colline e il mare oltre alla visita di un sito di particolare pregio naturalistico quale l’Oasi Lipu del Lago di Santa Luce e il borgo caratteristico e ricco di storia di Rosignano Marittimo dove soggiorneremo prima di raggiungere il mar Tirreno.

4° giorno
Alla fine il Mare!!
3h, 9km ( -140 mt.)
Dal borgo di Rosignano Marittimo si scende per boschi e coltivi per arrivare sul mare dove potremo rilassarci per alcune ore e tentare… il primo bagno di stagione!

Note: Si consiglia di arrivare la sera prima alloggiando presso B&B nelle vicinanze di Marciana di Cascina oppure presso l’asineria “Il paese dei balocchi” con contributo a donativo (sistemazione spartana nelle tende messe a disposizione dall’associazione o in struttura vicina, necessario saccopelo materassino e asciugamano) dove sarete svegliati dal raglio delle vostre prossime compagne di viaggio, Pippa e Lulù.
Il viaggio inizia a Marciana di Cascina (PI) ore 08.30 (puntuali) e finisce a Rosignano Solvay ore 15 circa. dove si trova anche la stazione FS linea tirrenica Roma-Genova con diramazione a Pisa per Firenze.

Al seguente link è possibile scaricare il programma completo e i dettagli organizzativi:
Programma_completo_ANCHE_AGLI_ASINI_PIACE_GIALLO

Per iscrizioni scaricare il modulo al link che segue, da inviare agli indirizzi email delle associazioni presenti nel modulo stesso:
Richiesta iscrizione_ANCHE AGLI ASINI PIACE GIALLO

Ecco il link con tutte le informazioni, all’interno del quale c’è un simpatico video promozionale.

Anche Agli Asini Piace Giallo – Un nuovo cammino accessibile

#IOSIAMO: va in scena l’unico spettacolo di teatro dedicato ai volontari

A Crema (8 novembre, Teatro San Domenico), va in scena l’unico spettacolo di teatro dedicato ai volontari.
Tiziana Di Masi racconta e interpreta le storie di chi sta cambiando l’Italia Perché l’amore non è mai inutile

Giovedì 8 novembre, ore 20.45, Crema, Teatro San Domenico, ingresso libero

“In un mondo che si è sintonizzato sull’odio e sull’invidia sociale, è ora di cambiare canale. Mettiamo il nostro ‘like’ reale ai volontari, a chi crea valore e non lo distrugge. Perché i veri rivoluzionari di questo Paese sono coloro che agiscono per il bene comune e per il prossimo, superando l’IO per il NOI. L’amore non è mai inutile”.
Tiziana Di Masi

#IOSIAMO, primo spettacolo di teatro dedicato al volontariato e alle storie dei volontari, va in scena a Crema per una replica davvero speciale, organizzata a cura di Coop Lombardia al teatro San Domenico (giovedì 8 novembre 2018, inizio alle ore 20.45, ingresso libero).
Il nuovo lavoro di Tiziana Di Masi ha debuttato ufficialmente il 12 ottobre a Matera, in occasione degli stati generali del volontariato italiano, dopo alcune anteprime di perfezionamento in tutt’Italia e dopo lo straordinario prologo dell’1 ottobre 2017 nella basilica di San Petronio a Bologna per la visita pastorale di Papa Francesco.
Come ormai da tradizione, anche nella data di Crema #IOSIAMO si concluderà con una storia dedicata a un volontario e al volontariato della città dove viene rappresentato, nella fattispecie con la storia dell’impegno sociale antimafia che ha portato alla costituzione del presidio locale di Libera-Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. La scelta di Tiziana Di Masi punta a trasmettere in ogni rappresentazione il valore autentico della cittadinanza attiva e dell’impegno. La storia “a km zero” è il valore aggiunto dello spettacolo, una storia ogni volta diversa per coinvolgere il territorio e motivare gli spettatori a impegnarsi, aderendo a realtà che operano nel loro stesso quartiere o paese e delle quali, probabilmente, non erano a conoscenza. Perché uno degli obiettivi di #IOSIAMO è diffondere attivamente la cultura del volontariato attraverso il teatro.
Raccogliendo da nord a sud le testimonianze dei volontari impegnati su vari fronti, dalla lotta alla povertà alla tutela dei più deboli e della diversità, fino alla difesa dell’ambiente, Tiziana Di Masi racconta l’unica svolta possibile per creare un vero valore, superando la logica dell’autoaffermazione per dare qualcosa agli altri. Sono gesti essenziali per la società, ma anche per coloro che li compiono. “Perché – sostiene Tiziana Di Masi – soltanto attraverso la svolta dall’IO al NOI si può comprendere il vero senso della vita e superare l’infelicità per tentare di arrivare a una realizzazione personale attraverso il bene”.
#IOSIAMO è uno spettacolo co-prodotto da Teatro Nuovo – Teatro Stabile di Verona, in collaborazione con la vicentina Associazione Culturale Cikale Operose, con il patrocinio nazionale di CSVnet, l’associazione dei Centri di servizio per il volontariato, di Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e di Avviso Pubblico (Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie). I media partners di #IOSIAMO sono le maggiori voci del sociale in Italia: Redattore Sociale, Vita, Volontariato Oggi.
Diretta da Paolo Valerio (direttore artistico del Teatro Nuovo) e Mirko Segalina, con le scene e i video ideati da Antonio Panzuto, Tiziana Di Masi porta in scena storie come quella di Norina Ventre, “Mamma Africa”, che dà da mangiare agli immigrati esattamente come trent’anni fa sfamava i braccianti calabresi. Come quelle degli attivisti della “Terra dei fuochi”, mamme che hanno perso i figli divorati dal cancro e ora sostengono altre mamme, nella loro stessa situazione. Come quella di Mario, emiliano, che aiutando i disabili ha fatto del bene ad altri e soprattutto a se stesso, superando la depressione che lo aveva colpito. Come quella di Alessio, che fa il clown nelle corsie di ospedale in Toscana per regalare un sorriso a chi non ne avrebbe motivo. Come quelle dei tanti, perché sono ben 5,5 milioni i volontari in Italia, che superano con gesti concreti e quotidiani ogni distinzione di sesso, razza, religione facendo del bene per gli altri, per tutti noi.

PRODUZIONE:
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INFO:
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WWW.CIKALEOPEROSE.IT

UFFICIO STAMPA:
mafieinpentola@gmail.com
338-2712616