Una bussola per orientarsi- Intervento precoce residenziale presso la Fondazione Robert Hollman di Cannero Riviera: un approccio centrato sulla famiglia, di Elisa Moroni e Josee Lanners

Autore: Elisa Moroni e Josee Lanners

Rubrica per genitori.

Apriamo il 2015 conoscendo le attività del Centro di Cannero Riviera della Fondazione Robert Hollman, grazie all’aiuto delle dott.sse Elisa Moroni e Josee Lanners (rispettivamente terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva e vicedirettrice del Centro).
Il Centro di Cannero Riviera della Fondazione Robert Hollman si occupa dell’approccio precoce al bambino con deficit visivo ed eventuali altre disabilità. Propone ai bimbi e alle loro famiglie un intervento residenziale di consulenza e sostegno dalla nascita ai 5 anni dei piccoli, rivolgendosi a nuclei familiari provenienti da tutto il territorio italiano tramite interventi gratuiti.
L’impostazione teorica di riferimento, così come avviene presso il Centro di Padova, pone gli aspetti ri-abilitativi e di consulenza all’interno di una cornice più ampia di attenzione agli aspetti emotivi e alla relazione. Ciò va inteso sia come lavoro sugli aspetti affettivo-relazionali che fungono da sfondo a tutte le attività proposte sia come attenzione allo sviluppo psicoaffettivo del bambino stesso. L’intervento è quindi rivolto alla famiglia nel suo complesso e si snoda attraverso l’accoglienza di ciascuna realtà, il sostegno della relazione genitore-bambino, la comprensione dei bisogni del bambino e la conseguente attuazione di un intervento preventivo-abilitativo o terapeutico-riabilitativo. Tutti questi elementi diventano essenziali per la realizzazione di un progetto globale ed individualizzato offerto alla famiglia.
Trattandosi di un intervento precoce risulta essenziale considerare i bambini a cui si rivolge nel loro contesto relazionale. I genitori risultano quindi parte integrante e a loro volta destinatari dell’intervento poiché “Non esiste una cosa che si chiama ‘un lattante’, intendendo con ciò che se ci mettiamo a descrivere un lattante ci accorgiamo che stiamo descrivendo un lattante con qualcuno. Il bambino piccolo non può essere da solo ma è fondamentalmente parte di una relazione” (Winnicott, 1947).
In particolare il Centro offre un intervento di tipo residenziale con lo scopo di fornire uno spazio ed un tempo privilegiati nei quali la famiglia può dedicarsi a se stessa, condividere la propria esperienza con altre famiglie sia in momenti formali che informali ed affrontare inoltre le difficoltà di gestione quotidiana del bambino con l’affiancamento degli operatori se necessario.
La presa in carico avviene attraverso un primo soggiorno residenziale della durata di 3 settimane per i bambini sotto i 2 anni di età oppure di una settimana per quelli più grandi. Il primo soggiorno viene poi seguito da ulteriori soggiorni di una settimana con cadenze concordate con la famiglia. Parallelamente possono essere proposte giornate di osservazione/valutazione ai fini di un inquadramento funzionale dello sviluppo oppure un monitoraggio di quest’ultimo.
Gli interventi specifici rivolti al bambino hanno come obiettivo generale quello di individuare e comprendere precocemente i bisogni e le risorse del piccolo per attivare proposte condivise tra genitori ed operatori, volte a promuovere il benessere e lo sviluppo di ciascun bambino nel proprio ambiente. Proprio per l’unicità di ciascun bambino riteniamo importante la presenza di un tempo dedicato a conoscere ed osservare bisogni e potenzialità di ogni piccolo. Questa conoscenza preliminare avviene grazie all’ascolto dei genitori e attraverso le osservazione dirette degli operatori ed è fondamentale affinché si possa individuare un piano ri-abilitativo specifico ed individualizzato, pensato proprio per quel bambino e per la sua famiglia.

Vengono quindi proposte diverse attività con obiettivi specifici adattati alle necessità di ciascun bambino:
– Valutazione ortottica, riabilitazione visiva, neuro-visiva e visuo-motoria: per accompagnare il bambino ad essere consapevole del proprio potenziale visivo ed imparare ad utilizzarlo al meglio, integrandolo nella quotidianità;
– Neuropsicomotricità e psicomotricità: per accompagnare il bambino a scoprire il piacere di relazionarsi con l’altro, conoscere e sperimentare il proprio corpo e il movimento. Sostenere e facilitare l’acquisizione delle competenza motorie e i prerequisiti di orientamento e mobilità;
– Attività di gioco/multisensorialità: per sostenere il bambino nella motivazione al gioco, nella comunicazione, condivisione e scambio con l’altro, nell’acquisizione di autonomie personali e nell’integrazione plurisensoriale;
– Gruppi di gioco genitori/bambini, massaggio infantile e musicoterapia: per sostenere la dimensione relazionale tra bambini, genitori e famiglie.
Un tempo viene dedicato anche a capire quale possa essere l’assetto emotivo e psicologico della famiglia; attraverso la raccolta anamnestica e colloqui con i genitori si cerca di comprendere meglio come la nascita di un bambino con disabilità influisca sulla funzione genitoriale, soprattutto alla luce del processo di elaborazione del lutto che i genitori devono o dovranno affrontare: al bambino immaginato si contrappone la realtà di un bimbo di cui prendersi maggiormente cura.
Gli interventi rivolti ai genitori hanno come obiettivo quello di accoglierne le difficoltà emotive e sostenere il processo di “empowerment”, ovvero di accrescimento delle competenze genitoriali percepite, aiutando i genitori a sentirsi competenti nel promuovere lo sviluppo e il benessere del proprio bambino.
In particolare alle famiglie vengono offerti:
– Sostegno psicologico attraverso colloqui individualizzati;
– Gruppi di sostegno facilitati ad orientamento psicodinamico;
– Un accompagnamento costante durante le attività con i bambini per facilitarli nel riconoscere le esigenze dei piccoli, la loro comunicazione e i bisogni e per promuovere la comprensione del progetto abi/riabilitativo proposto.
In generale, l’intervento proposto è di tipo integrato per offrire al bambino un ambiente psicologicamente adeguato che lo faciliti ad esprimere al meglio le proprie potenzialità e per restituire alla famiglia l’immagine del bambino nella sua globalità ed accompagnarla a comprenderlo, sostenendo la relazione genitore-bambino.
Il lavoro di osservazione, intervento ed accompagnamento di genitori e bambino viene svolto da un’equipe multidisciplinare. La presenza di diverse figure professionali e l’integrazione costante del loro lavoro conferisce un valore aggiunto ai singoli interventi. Consente infatti di sfruttare le conoscenze tecniche di ciascun operatore e di condividerle con gli altri con lo scopo di attuare un intervento ri-abilitativo che tenga conto di ciascuna area di sviluppo del bambino attraverso un’integrazione coerente delle proposte effettuate e delle indicazioni fornite.
Infine, obiettivo dell’intervento è anche quello di confrontarsi e dialogare con le altre strutture di riferimento della famiglia e di accompagnarla ad individuare centri territoriali a cui rivolgersi per costruire un’efficace rete di supporto. I contatti con gli altri centri vengono mantenuti nel tempo, in modo da favorire una collaborazione all’interno della quale condividere ed integrare le osservazioni emerse. L’obiettivo è quello di individuare gli interventi più appropriati per supportare l’intera famiglia ed accompagnarla nel percorso di crescita del bambino.
La motivazione che spinge i genitori a rivolgersi alla Fondazione Robert Hollman è il bisogno di attivare un intervento rivolto in modo specifico al proprio bambino, in seguito ad iniziativa personale o indicazione di altri genitori e/o Centri, Strutture Ospedaliere o Territoriali.
Durante i primi contatti l’urgenza è solitamente quella di comprendere le difficoltà del proprio bambino e di conseguenza attivare interventi riabilitativi per recuperare ed eliminare le difficoltà. Sulla base di tali richieste vengono attivati fin da subito interventi volti ad osservare le risorse e le difficoltà del piccolo per poter individuare le modalità più appropriate di intervento. Parallelamente, in considerazione dello stato di fragilità emotiva in cui si trova una coppia genitoriale alle prese con una situazione così difficile, vengono fin da subito attivati gli interventi volti ad offrire aiuto anche a loro. Questo si realizza nell’accogliere le loro preoccupazioni sullo sviluppo del figlio, aiutandoli a ritrovare una dimensione evolutiva rispetto al futuro del proprio bambino tramite l’osservazione non solo delle difficoltà ma soprattutto delle sue risorse e potenzialità. Questo avviene attraverso l’accompagnamento ed il sostegno quotidiano dei genitori nello “stare con” il proprio piccolo, ri-scoprendo il piacere del tempo condiviso. Concretamente si realizza con la presenza dei genitori nelle stanze di attività sia attraverso la possibilità di osservare insieme e a tappeto la modalità di ciascun bambino di comunicare e di entrare in relazione con gli altri sia attraverso rimandi costanti tra operatore e genitore. L’attenzione posta al bambino non ha quindi finalità esclusivamente riabilitative ma ha lo scopo di aiutare il piccolo e la sua famiglia a trasferire momenti preziosi di crescita e benessere anche nella propria quotidianità. Per tali ragioni ai genitori vengono fornite indicazioni su come portare l’esperienza fatta al Centro anche nella vita di tutti i giorni: per esempio vengono accompagnati a capire come costruire a casa un angolino gioco con le caratteristiche visuo-tattili più adatte per il loro bambino, si sperimentano facilitazioni posturali utili in diversi momenti della quotidianità, si forniscono per il periodo del soggiorno giochi o ausilii utilizzati in attività e, se i genitori ne hanno piacere, possono essere affiancati in momenti particolarmente intimi e delicati che talvolta risultano un po’ difficili come ad esempio il momento della pappa o della nanna. La residenzialità rende possibili queste attenzioni alla quotidianità ed una buona flessibilità organizzativa della giornata di ciascun bambino, pensata in base al suo ritmo sonno-veglia affinché possa godere appieno dei momenti di attività dedicati a lui.
Dall’esperienza accumulata nel corso degli anni e in riferimento alla nostra cornice teorica, riteniamo che l’intervento più appropriato e vincente sia quello che riesce a coinvolgere tutta la famiglia, favorendo nel bambino il benessere emotivo. Sperimentare un ambiente accogliente, affettivo ed attento ai propri bisogni pratici ed emotivi permette infatti al bambino di sentirsi compreso. Lo incoraggia ad avere fiducia nel mondo circostante, a scoprire il piacere ed il desiderio di aprirsi all’altro, esplorare, sperimentare e capire. Per tale motivo ciò che viene proposto durante i soggiorni presso il nostro centro non vuole essere un intervento riabilitativo di tipo intensivo, bensì uno spazio e un tempo privilegiati. Qui i genitori possono sentirsi meno soli condividendo le proprie esperienze e le proprie emozioni con altre famiglie e con personale formato, ed i bambini vengono accompagnati da operatori qualificati a trovare le modalità più adeguate attraverso le quali crescere.

Dott.ssa Elisa Moroni
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva presso la Fondazione Robert Hollman di Cannero Riviera
Josée Lanners
Vicedirettrice Fondazione Robert Hollman di Cannero Riviera

Sito retinite pigmentosa

Autore: Vincenzo Luigi Milanesi

Sono Vincenzo Luigi Milanesi, Socio della Sez. di Via Mentana in Roma.

Volevo segnalare il mio sito Internet sulla patologia da cui sono affetto: la Retinite Pigmentosa http://www.vincenzoluigimilanesi.it/ in modo, che se lo riteneste opportuno,  da poterlo inserire in qualcuna delle sezioni del giornale.

Nel sito, di carattere non scientifico, oltre alla descrizione della patologia, al modo di vedere di un retinopatico quando ancora sussiste residuo visivo, agli aspetti psicologici che contraddistinguono i retinopatici e chi gli vive accanto, vi è anche una sezione dedicata a “La mia Storia” di persona che da sempre conduce un’esistenza a 100 all’ora nonostante gli ovvi condizionamenti dovuti ad un handicap così serio.

Ringraziando per l’attenzione saluto cordialmente.

 

Vincenzo Luigi Milanesi

Sito: http://www.vincenzoluigimilanesi.it

Contributi dei lettori: La sfida dell’autonomia come strumento di riscatto di ciechi e ipovedenti, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

La crisi sociale e del lavoro, pongono difronte a noi tutti delle sfide molto difficili perché la crisi del lavoro per le persone disabili è più grave che per tutti gli altri cittadini.
Con questo contributo non intendo compiere una riflessione sulla crisi del lavoro ma provare a indicare una prospettiva per migliorare la condizione dei disabili visivi difronte alla crisi.
Nella foto è riportato un evento di promozione del cane guida e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle possibilità di chi ha problemi di vista di muoversi.
Penso sia il caso di spingere sempre di più nella direzione dell’autonomizzazione dei disabili visivi perché nonostante gli sforzi compiuti, oggi il grado di autonomia di tutti noi non è sufficiente.
Ci sono ancora troppe persone che non conoscono le tecniche per orientarsi nello spazio o non sanno gestire i propri luoghi di vita personale. Un cieco che nel posto di lavoro non sappia gestire la propria autonomia è certamente un lavoratore meno rispettato di colui che ha capacità di autonomia.
Penso che si debba essere capaci di autonomia anche se ci si muove con una persona e non solo col cane o con il bastone.
Dobbiamo impegnare risorse e professionalità per diffondere sempre più la formazione all’autonomia e alla mobilità. Penso a un piano nazionale che avvicini la nostra organizzazione alle persone che spesso non si avvicinano a noi.
Mi farò portatore di una proposta in questo senso all’Irifor nella prossima legislatura qualunque sia il mio ruolo nell’associazione.
I ciechi e gli ipovedenti capaci di autonomia possono diventare il nostro biglietto da visita nella società a ogni livello.
Dei dirigenti che si muovono decorosamente e sanno colloquiare anche con il linguaggio corporeo, sono certamente più incisivi.
Le persone che avranno acquisito maggiore autonomia e maggiore mobilità vivranno meglio e sarebbero più vicini a noi perché dalla sezione avrebbero avuto un servizio che ha migliorato la sua vita in modo concreto mentre oggi noi proponiamo un’associazione autoreferenziale che poco da alle persone.
Mi piacerebbe che su questo tema si sviluppasse un dibattito non ideologico ma mirato a costruire occasioni di progresso per la vita dei disabili visivi.
Auspico che il prossimo anno sia l’occasione per dibattere questo e altri temi senza guerre di religione e vi faccio i miei migliori auguri.
Massimo Vita

Contributi dei lettori: Grazie Carlo, di Francesco Levantini

Autore: Francesco Levantini

“Sei intelligente, giovane e forte, non pretenderai ti mantenga tutta la vita?”

è la risposta che Carlo Gulminelli ha dato alla domanda di un cieco che gli chiedeva come mai IBM avesse deciso di investire in un progetto per l’assunzione di non vedenti con la nuova qualifica di programmatore.

Gli anni ’80 stavano scollinando e quel pomeriggio all’Istituto Cavazza, durante la presentazione del primo Corso ASPHI, Carlo ha scommesso, promesso e oggi, nel salutarlo posso dire che le più importanti tra quelle promesse e scommesse le ha mantenute e vinte davvero.

Non voglio elencare qui i suoi meriti, non riuscirei a ricordarli tutti e, d’altronde, nei più importanti non ha voluto neppure firmare col proprio nome ma solo col proprio lavoro. Solo due nomi credo sia importante fare: ASPHI e Handimatica ma è solo la punta dell’iceberg di una vita spesa al segno dell’integrazione dei disabili.

Grazie Carlo e ti perdoniamo per averci lasciato un po’ soli. Solo un po’ però perché non crediamo in quello che ti è capitato, ci piace pensare che ti sia solo ritirato in un’altra stanza per continuare a progettare cose nuove ed importanti.

Francesco Levantini

Contributi dei lettori: Legge di stabilità e voglia di futuro, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

La legge di stabilità approvata notte tempo dal nostro parlamento ci ha portato la bella notizia come ci comunica il nostro presidente nazionale. Mi piace riportare alcuni suoi passaggi perché ritengo sia utile riflettere insieme su come sia urgente riflettere sul futuro della nostra organizzazione proprio adesso che possiamo lavorare con relativa serenità avendo un sostegno economico.
Nel comunicato n. 1 il presidente dice:
“”Il dettaglio per anno è rispettivamente il seguente :
-Cap.2316/1  Ministero Interno (Irifor-Ierfop)
2.787.321
2.783.874
2.781.767
-Cap.2316/2  Ministero Interno (UICI)
2.054.565
2.054.308
2.054.150
-Cap.3631/3  Ministero Beni C. (Libro Parlato)
2.964.397
2.966.142
2.966.142”
Queste cifre sono importanti soprattutto perché distribuite su tre anni dandoci la possibilità di lavorare su altri provvedimenti molto importanti come la modifica alla 113, le modifiche al mondo della scuola e all’ISEE.
In questi tre anni dovremo adoperarci per renderci sempre più autonomi dai fondi pubblici e, come chiede il governo, diminuire le spese della struttura.
Comunque siamo, come dice Barbuto difronte a un grande risultato.
Condivido l’affermazione del presidente quando afferma che questo risultato:
“è frutto soltanto della nostra Unità e della nostra fiducia tenace, anche a dispetto dello scetticismo di taluni”
Penso sia importante coltivare la rete di relazioni politiche intessuta a tutti i livelli dando visibilità locale ai parlamentari che ci hanno sostenuto.
Fa piacere sentire che il presidente onorario non ha mancato di far sentire la sua vicinanza al nostro presidente nazionale che, ha certamente bisogno di tutti noi per condurre fino al congresso la nostra associazione e, a mio avviso, se vorrà, anche in futuro. Per guardare davvero al futuro nell’interesse della categoria, dobbiamo essere tutti più trasparenti, più disponibili, più consapevoli del nostro ruolo e più legati alla nostra associazione rifiutando l’etichetta di chi, troppo legato alla poltrona, ci potrebbe definire disfattisti, cialtroni, inesperti o cos’altro.
Il propulsore per dare una vita nuova alla nostra associazione deve essere la struttura locale che deve sapersi rinnovare e fornire una presenza più forte soprattutto più incisiva politicamente sul territorio.
Siamo in un anno di rinnovo della nostra associazione a tutti i livelli ma siamo anche in un anno in cui si rinnoveranno quasi tutti i consigli regionali e noi dovremmo essere capaci di far sentire forte la nostra voce.
Auspicherei che i nostri consigli regionali di primavera si svolgessero prima possibile e in luoghi molto visibili proprio per dire la nostra sui programmi politici delle forze in campo alle elezioni regionali.
Rinnovare vuol dire arrivare al rinnovo delle cariche con candidature chiare e soprattutto con programmi alla luce del sole. Io per mia parte, ho già più volte comunicato che non sono interessato alla presidenza regionale ma nemmeno al consiglio nazionale perché avrei piacere di continuare l’esperienza all’I.Ri.Fo.R. nazionale e se possibile far parte dell’ufficio di presidenza regionale.
A livello sezionale ho posto la mia candidatura per un secondo e conclusivo mandato come presidente e spero che i soci vogliano darmi fiducia.
Concludo dicendo che ho un timore legato alla nostra capacità di programmazione e temo che la fase del rinnovo delle cariche procederà con poco coordinamento.
Per adesso però possiamo iniziare il nuovo anno con fiducia e con rinnovata energia; quella energia che ci viene dai successi.
Bravo presidente, brava Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Contributi dei lettori: La busa noeuva (ovvero, la buca nuova), di Angelo Mombelli

Autore: Angelo Mombelli

Le barriere architettoniche nell’ambiente urbano spesso non sono segnalate
Sarà sicuramente successo anche a voi di trovare nel vostro percorso abitudinale ostacoli che il giorno prima non esistevano e che mettono in difficoltà il nostro deambulare. Quando mi capita di imbattermi in una situazione del genere, il mio ricordo vola immediatamente ad un vecchio stornello in dialetto milanese intitolato “La busa noeuva” (che non vuol dire “La Bossa Nova”, ma “la buca nuova”!). Il protagonista della canzone, uscendo di casa, finisce in una buca che la sera prima non esisteva (“In de la mia strada gh’è ona busa noeuva, ona busa noeuva che jer la gh’era nò. L’hoo minga vista, quella busa noeuva e, pamm, son borlaa giò!”). Particolarmente alterato (“incazzaa com on negher!”), decide di rivolgersi al Sindaco per esporre il problema, ma il primo cittadino è – come dire – oberato di lavoro e lo indirizza all’ufficio competente (“El fa: Ma a mì cosa m’importa de la soa busa?… Cosa gh’entri mì… Ch’el vaga sù al quint pian, seconda porta: l’è competenza del reparto C!”). A sua volta, il sedicente ufficio competente lo indirizza ad un altro, poi ad un altro, e ancora ad un altro … (“m’hann faa girà come on merluzz per trovà quell che poeu el saria el competent per stoppà i bus”) finché non ottiene la risposta: per far coprire la buca è necessario presentare un’istanza ufficiale corredata da adeguata documentazione fotografica (“El dis: “Ch’el faga ona domanda, poeu, dopo, me la porta chì, cont ona foto bella granda, formato duu per vintitrii!”). Purtroppo il nostro eroe ha la macchina fotografica rotta e la pratica non può essere avviata. Demoralizzato ed avvilito torna a casa e, passando di fianco alla buca nuova, trova un “ghisa” (un vigile di zona) al quale la mostra: ma quello è distratto, e ci cade dentro. Allora pensa: adesso che ci è caduto un vigile, forse il problema potrà essere risolto!
Facile la morale: attenzione alle buche nuove che spuntano dalla sera alla mattina! Ma soprattutto: se dovete risolvere un problema, non aspettatevi da parte della burocrazia le porte spalancate e il tappeto rosso. Troverete anche lì molte “barriere” sul vostro cammino.

Una bussola per orientarsi- La Cooperativa Sociale Luce e Lavoro O.N.L.U.S., di Elena Brunelli

Autore: Elena Brunelli

Rubrica per genitori.

In questo numero inizieremo a conoscere le strutture che sul territorio nazionale si occupano di persone con pluridisabilità. Oggi la dott.ssa Elena Brunelli ci presenterà la cooperativa sociale Luce e Lavoro di Verona (nella quale è uno degli educatori ed il coordinatore); Luigi Gelmini, attuale Vice-Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, è uno dei soci fondatori della cooperativa e, dal 2000, il Presidente.
Il Gruppo di lavoro per il Sostegno Psicologico ai Genitori dei ragazzi ciechi e ipovedenti augura a tutti un sereno S.to Natale ed un felice anno nuovo e vi dà appuntamento al 2015!

La Cooperativa Sociale Luce e Lavoro viene fondata nel 1982 dai coniugi Aldo e Gabriella Teza insieme ad un gruppo di soci fondatori, sotto l’egida del Movimento Apostolico Ciechi. Prima e forse ancora unica realtà nel suo genere in Italia, è nata con la finalità prioritaria della promozione umana e sociale della persona non vedente con pluriminorazione, da un punto di vista occupazionale, cognitivo, affettivo, sociale e relazionale ed integrazione nel proprio contesto territoriale.
L’idea, per quel tempo innovativa, era creare uno spazio dedicato affinché le persone non vedenti con minorazioni aggiuntive, una volta assolto l’obbligo scolastico, potessero ritrovarsi e stare insieme, condividendo insieme i vari momenti della giornata. I Padri Vincenziani di Quinzano misero a disposizione alcuni locali, in modo da dare avvio all’iniziativa. Iniziò l’avventura un piccolo gruppo di cinque giovani non vedenti pluriminorati, aiutati da una volontaria.
Nei primi anni novanta, su precisa istanza delle U.L.S.S. e di altre Istituzioni sociali, la Cooperativa si trasforma in Centro Educativo Occupazionale Diurno (C.E.O.D.) convenzionato con lo stesso Ente Pubblico, e su richiesta di numerose famiglie, diventa un referente educativo sul territorio sempre più mirato alla promozione umana e sociale delle persone cieche con altre disabilità. Il gruppo si amplia notevolmente in brevissimo tempo, passando da cinque alle quindici unità.
L’ Equipe di lavoro è attualmente composta da personale adeguatamente formato: un’educatrice, 5 operatori socio-sanitari, una segretaria.
Il deficit visivo e la pluridisabilità espongono la persona con disabilità ai pregiudizi sociali e culturali: viene identificata spesso con il suo limite, mettendone in secondo piano la personalità e le potenzialità.
Le situazioni ambientali, culturali, sociali ed educative poi incidono fortemente sulla crescita dei soggetti influenzandone lo sviluppo motorio, cognitivo, emotivo, sociale e relazionale; è pertanto prioritario favorire un ambiente idoneo alla promozione della persona cieca pluriminorata garantendo:
” la promozione umana e sociale della persona nella sua integrità e la partecipazione attiva del soggetto svantaggiato, nonché il sostegno ed il sollievo alla famiglia”… (riferimento all’articolo 3 dello Statuto).
La progettazione educativa è uno strumento fondamentale del servizio che permette l’interazione tra il servizio stesso, l’utente, l’operatore e la famiglia, tenendo conto sempre dello sviluppo globale della persona interessata in base alle proprie caratteristiche personali, i propri interessi, le proprie capacità di base e quelle possibili da sviluppare. L’obiettivo principale è creare un ambiente favorevole che aiuti l’ospite a raggiungere gli obiettivi che più corrispondono ai propri bisogni, sia attivando percorsi di gruppo, sia favorendo percorsi individualizzati.
Attualmente vengono promosse attività di mantenimento, potenziamento e sviluppo di abilità cognitive, motorie, relazionali, di autonomia personale e di partecipazione sociale, e i vari laboratori sono mirati al recupero delle abilità manuali e al potenziamento delle esperienze sensoriali, cercando di stimolare e sviluppare al massimo grado le capacità residue, come ad esempio il recupero della letto-scrittura in nero e in Braille, e di fornire competenze e/o abilità spendibili nella vita quotidiana, puntando soprattutto sull’autonomia personale in ogni contesto attraverso il lavoro di assemblaggio, il confezionamento di semplice oggettistica, manufatti e bomboniere, oltre che percorsi individualizzati e mirati al potenziamento delle abilità di base nelle azioni di vita comunitaria quotidiana.
Il tutto viene svolto in un contesto di clima famigliare, dove ognuno al suo interno si sente accolto e parte integrante nel quale poter esprimere la propria personalità, condividendo insieme agli altri compagni la gioia di vivere insieme momenti di quotidiana vita familiare.
In collaborazione con alcune istituzioni e collaboratori esterni, vengono predisposti percorsi riabilitativi e di mantenimento motorio sia in palestra che in piscina, terapia assistita con l’animale (pet-therapy), interventi di orientamento e mobilità, musicoterapia.
Da poco le attività della cooperativa si sono spostate in una sede sociale nuova, un vecchio rudere ristrutturato grazie ai contributi di enti pubblici e privati comunali, provinciali e regionali. Il centro debitamente arredato secondo le necessità della persona non vedente con altre disabilità offre una capienza e una metratura tale da poter accogliere fino ad un numero massimo di 30 inserimenti in breve tempo.
Usufruendo di spazi più ampi potremmo ipotizzare il potenziamento di alcune attività già esistenti, aprendo il centro anche alla comunità per continuare l’opera di sensibilizzazione nei confronti della tematica complessa della cecità legata alla pluridisabilità. Ciò potrebbe far emergere ulteriori bisogni sul territorio che ci auguriamo poter essere in grado di soddisfare, magari proponendo ulteriori progettualità anche nell’ottica di riqualificazione del nostro servizio.
Per non dividere gli ospiti che da più di trent’anni hanno avuto modo di consolidare un rapporto di amicizia, e che tutt’oggi si frequentano quotidianamente, la cooperativa Luce e Lavoro sta progettando anche una realtà di tipo residenziale, per accogliere in un prossimo futuro gli stessi ospiti che diventano anziani, dando continuità al loro progetto di vita insieme.
Promuoverne l’autonomia e l’integrazione sociale, sostenere e sviluppare le capacità possibili per una migliore qualità di vita e crescita personale della persona con disabilità significa condividere che:
“…ogni essere umano è unico e irripetibile e possiede più che menomazioni e deficit, dei talenti che debbono essere esaltati e potenziati per valorizzare e caratterizzare una determinata personalità…”
(Enrico Montobbio)
Dott.ssa Elena Brunelli Educatore/coordinatore
Cooperativa Sociale Luce e Lavoro o.n.l.u.s.
Via del Pestrino, 4/A
37134 Verona
Tel. e Fax 045 918641
Sito: www.cooperativaluceelavoro.it –
E-mail: info@cooperativaluceelavoro.it ”
IBAN: IT85 O 05034 11719 000000070055

Contributi dei lettori: Replica all’avv. Paolo Colombo, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Carissimo Paolo,
in primis mi pare di non aver scritto cose offensive ma di aver posto questioni e domande certamente non offensive e meno che mai ossessionate.
Credo che una informativa chiara e trasparente sull’operato dei componenti la direzione debba riguardare tutti e con una iniziativa condivisa mentre così fatta appare solo un voler evidenziare il lavoro di un singolo sia pure apprezzabile e sostanzioso.
Non sono certamente io a dubitare dell’operato della direzione perché quando dubito su qualche cosa lo dico apertamente e forse, troppo apertamente visto il costume della nostra associazione.
Le mie domande non sono denigratorie ma provo comunque a spiegarle.
Per quanto riguarda il comando presso l’Irifor, non mi pare che fosse una faccenda conosciuta neppure tra i quadri dirigenti dell’associazione e per questo io ho posto qualche domanda senza per altro discutere la legittimità del tuo incarico.
Per quanto riguarda poi il tuo compenso non è un mio problema e se risulta inferiore a quello che percepivi nella scuola è un fatto che ti era noto.
Credo che tutte le azioni che noi dirigenti svolgiamo sono fatte per il bene della categoria ma io penso che essere dirigenti non possa significare essere immuni da critiche come non rifiutiamo le lodi.
A me non pare politicamente corretto che un dirigente nazionale sia allo stesso tempo dirigente nazionale UICI, un consigliere di amministrazione di un ente collegato del quale si è anche collaboratore in quanto comandato da un ministero.
Non si può essere controllato e controllore.
Questo non mette in dubbio il tuo lavoro e neppure la tua competenza tecnica.
Per quanto riguarda il centro di documentazione giuridica, io ho chiesto di sapere se l’UICI riconosce ancora un contributo alla federazione perché anche se il servizio è svolto formalmente dalla federazione non mi parrebbe corretto che l’unione affidi un servizio alla federazione e che questo servizio venga svolto da un suo dirigente sulla base di un compenso che viene erogato anche grazie ai contributi di chi ha affidato il servizio.
Comunque se tu dici che è stato spiegato e rispiegato forse sono io a essermi perso qualche passaggio  ma in certi casi, ripetere giova proprio alla trasparenza.
Tutte queste questioni non riguardano profili legali o regolamentari ma solo volontà di chiarezza.
Passando alla capacità di guardare avanti, penso sia invece, molto importante, guardare oltre e programmare il futuro per evitare di giungere impreparati agli appuntamenti.
Se si sta compiendo una riflessione sulle modalità di scelta delle persone da incaricare, mi fa piacere ma come mai fino ad oggi non se ne è mai parlato?
Se tu o altri avete avuto dei dubbi sulla mia nomina all’I.Ri.Fo.R. è più che legittimo ma visto che sono stato regolarmente votato, o tutti quelli che mi hanno votato si sono sbagliati o tu ritieni che siano delle persone poco oculate e allora vuol dire che devi discuterne con la maggioranza della direzione.
Chi mi ha scelto, avrà certamente valutato il mio curriculum e la mia storia personale ma più che ringraziarli non posso fare e certamente, con il mio operato, spero di dimostrare la mia gratitudine ma soprattutto la mia indipendenza.
Credimi Paolo, non è assolutamente una questione personale e spero di dimostrarlo con le opere.
Per chiudere, voglio ricordare che tutti stiamo dando il nostro contributo per difendere le nostre sacrosante rivendicazioni rispetto al governo e al parlamento ma mentre vi sono persone che esprimono apertamente il proprio sentire, forse sbagliato, ma sincero, altri spargono zizzania lavorando sotto traccia e tu certamente conosci bene la macchina associativa e tutto quanto gira intorno ad essa.
Sulla passione associativa non discuto perché amo pensare che tutti noi abbiamo passione associativa e anche se la esprimiamo in modi diversi nessuno può ergersi a giudice dell’altro e comunque a giudicare sarà il corpo associativo di cui facciamo parte.
In questi giorni per esempio ho avuto modo di apprezzare la proposta di Nicola Stilla perché aperta, in tempo utile e molto civile.
Spero che il dibattito parta e se vi saranno più candidature sarà solo una ricchezza.
Massimo Vita

Contributi dei lettori: Candidature annunciate e candidature pensate. Replica di Paolo Colombo

Autore: Paolo Colombo

Carissimo Massimo,
qualche giorno fa mi hanno girato l’ultimo tuo scritto, devo confessare di averlo letto velocemente e di essermi molto divertito e non volendo perdere tempo l’ho messo da parte.
Da tanti però mi viene sollecitata una risposta per evitare malintesi.
Preciso che la mia iniziativa comunicativa non è un autoelogio, né una forma di esibizionismo a scapito degli altri colleghi della direzione, perché mai dovrebbe essere così.
Ti assicuro che non sono l’unico a lavorare, L’U.I.C.I. ha una Direzione Nazionale molto attiva, ogni componente nel suo ambito di competenza, fa il possibile per dare un senso, un risultato pratico alla sua partecipazione.
Con la mia iniziativa informativa intendevo esclusivamente comunicare alla base associativa tutto quello che si sta tentando di portare avanti e mi sembrava un doveroso atto di trasparenza e di partecipazione informata.
Mi sorprende la tua distorta interpretazione, tantissimi hanno comunicato il loro apprezzamento, sostenendo che finalmente c’è qualcuno che esce dal palazzo e spiega alla gente quello che realmente succede.
In merito poi al comando presso l’I.Ri.Fo.R., ti preciso che il sottoscritto sta lavorando molto di più e che ha avuto una sostanziosa decurtazione del suo stipendio, mentre l’ I.Ri.Fo.R., solo per un progetto di cui sono il coordinatore e in ragione di tale comando, fra l’altro ha ricevuto un finanziamento di circa 20.000 euro dal MIUR.
Per quanto riguarda il Centro di Documentazione Giuridica, mai questione è stata così spiegata, motivata, documentata, controllata e ricontrollata. Penso che poche cose siano lineari come questa del CDG.
Questa questione è il classico esempio di denigrazione ad orologeria, l’avvocato Colombo è un evergreen, ieri c’era quello di Palermo e di Cuneo, oggi c’è una parte della Toscana, domani ho la sensazione che toccherà a quello di Bari e la Lombardia.
Caro Massimo, io non penso a quello che farò di qui ad un anno, la mia capacità di pensiero al massimo si spinge fino alla prossima settimana e ho, comunque, pensieri più impellenti, quali assicurare all’associazione i finanziamenti per la sua sopravvivenza, tutelare il valore della rappresentatività delle associazioni di categoria, garantire l’osservanza dei diritti al lavoro, all’istruzione, ai servizi sociali, all’accessibilità e mobilità autonoma dei non vedenti.
Ti inviterei a prestare maggiore attenzione ai contenuti e non alle persone, alle scelte politiche da compiere e non alle cariche e alle poltrone da conquistare. Servire l’associazione e i non vedenti non è un infantile gioco del risiko.
Dici di respirare una brutta aria, forse se l’aria fosse meno inquinata da cattiverie, falsità, insulti, minacce più o meno subliminali, e fosse più animata da spirito di servizio, da senso del dovere, da solidarietà collaborativa e da amore per la verità, staresti un po’ meglio.
Io credo che a nessuno interessi quello che l’avvocato Colombo pensa di fare fra un anno, immagino che abbiano cose più serie a cui pensare, diversamente da te, che manifesti un’attenzione morbosa per la mia persona e non impieghi la tua energia sulla riflessione e discussione di questioni concrete.
Massimo, tu sei stato voluto, fortemente voluto, come dirigente nazionale, devi sapere che io e tantissima gente stiamo osservando e riflettendo sulla tenuta della democrazia e della legalità nella nostra associazione, sul rispetto delle regole e delle persone, sulla garanzia dei valori del nostro sodalizio, sulle effettive capacità di gestire, di scegliere i collaboratori, di garantire la sintesi tra le esigenze della tradizione e il rinnovamento, sull’osservanza della meritocrazia e non delle clientele nella designazione agli incarichi associativi
Solo dopo consequenzialmente verrà il momento delle scelte, e comunque siamo sempre nelle mani del Signore.
Cordialmente
Caserta,09.12.2014 Avv. Paolo Colombo

Contributi dei lettori: Considerazioni, di Francesco Giangualano

Autore: Francesco Giangualano

Ovviamente l’improvvisa interruzione della Presidenza Daniele ha provocato dei grossi sussulti.
Per tale motivo come afferma Massimo Vita, l’iter di avvicinamento al congresso durerà molto, ed è ovvio, se i toni e l’agire dei candidati, o pseudo tali, non saranno costruttivi ma tenteranno solo a gettare discredito o polemiche vuote nei confronti degli altri competitor, il logorio sarà notevole, ergo i danni alla nostra associazione saranno moltissimi.
Per cui mentre da una parte sono condivisibili le preoccupazioni, ci si appresta subito a mettere in campo un vecchio malvezzo, cioè un tiro al Colombo (alias tiro al piccione), ovviamente sport quest’ultimo non congeniale a noi e alla nostra associazione.
Ritengo altrettanto giusto però, porsi delle domande per conoscere; e dico a Massimo che fa bene a porre dei quesiti in tal senso. Però a mia volta gli chiedo se si è informato su quali sono stati i criteri di scelta da parte della Direzione Nazionale nell’individuare lui come componente del CdA dell’I.Ri.Fo.R., poiché rispetto alla positiva fase di richiesta di curriculum di coloro che ambivano a ricoprire tale carica, l’esito non è stato altrettanto positivo. Infatti, non risulta essere molto chiara la scelta ricaduta su di lui, alla luce dei curricula presentati dai vari candidati.
Pertanto, concludo ricordando che il conoscere (conoscere per deliberare come diceva Luigi Einaudi), deve essere sempre osservato a 360 gradi e in modo imparziale.

dott. Francesco Giangualano
Presidente Provinciale UICI BAT