Contributi dei lettori: Nulla per noi senza di noi, di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

Nell’anno Europeo delle persone con disabilità, da cui sono trascorsi ormai ben 11 anni, venne introdotto lo slogan condiviso da tutti “nulla per noi senza di noi”, ad indicare il modo con cui l’intera collettività deve rapportarsi con i diversamente abili; non un atteggiamento di sfida, o una rivendicazione, ma il frutto di un cammino che riconosce le persone diversamente abili protagoniste attive della propria vita, detentrici di diritti di scelta e di cittadinanza. Dunque, secondo questo motto, tutte le decisioni in materia di persone diversamente abili dovrebbero essere prese di concerto proprio con questi ultimi o con le associazioni rappresentative di essi. Per evitare ogni problema legato all’individuazione di chi dovesse rappresentare le persone con disabilità, e in periodo di spending review, in Italia il problema è stato risolto alla radice, ovvero tagliando questa enunciazione a metà, applicandone cioè soltanto la prima parte: “nulla per noi”, decidendo quindi di non fare più nulla per i disabili. Questa scelta è stata bipartisan, essendo stata condivisa negli ultimi anni davvero da tutti: dal, fortunatamente per noi, ex ministro Giulio Tremonti che definì i disabili una “palla al piede”,; dai parlamentari leghisti, che indicarono gli invalidi come “privilegiati” in quanto in periodo di crisi economica potevano comunque contare su una indennità sicura pur non avendo mai lavorato; dal famoso direttore dell’INPS Mastrapasqua, secondo il quale una indennità su 4 sarebbe stata erogata ad un falso invalido, i risultati della campagna di verifiche straordinarie messa in campo dall’INPS diretto per anni da un impostore sono sotto gli occhi di tutti e nessuno ha pagato per un errore così macroscopico; dai grandi giornalisti, o se volete giornalai, che hanno riempito pagine di quotidiani ed intere puntate di talk show con assurde storie di pseudo-falsi invalidi, costruendo una campagna mediatica che ha avuto come unico risultato quello di ledere la dignità di quelle persone che invalide lo sono davvero; dal governatore, dalla giunta e dal consiglio regionale della Campania, che, trincerandosi dietro il problema della mancanza di liquidità, hanno dimenticato completamente di occuparsi di welfare; dagli Amministratori della Provincia o area metropolitana di Napoli, secondo il quale non esisterebbero più i ciechi e i sordi e secondo il quale sarebbe inutile aggiornare le liste degli invalidi iscritti al collocamento e fare qualcosa per ottemperare alla legislazione in tema di lavoro mirato e collocamento obbligatorio; dagli amministratori degli enti locali che, il più delle volte, dimenticano completamente che nei territori da essi amministrati possano esistere persone che necessitano di particolare attenzione ed interventi mirati; da tutte quelle persone che a vario titolo gestiscono servizi pubblici e troppo spesso ignorano che siamo in uno Stato regolato da leggi di cui la più importante di esse è la Costituzione che all’articolo 3 recita testualmente: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”. Se tutti, cittadini, amministratori, politici e più in generale tutti coloro che si occupano di gestire la cosa pubblica ricordassero che nel nostro Paese la Costituzione è ancora vigente e che invece di produrre nuove leggi, sarebbe più utile applicare quelle esistenti, forse potremmo dire di vivere in uno stato più civile di quello attuale. In altre parole occorrerebbe una vera e propria rivoluzione culturale in cui tutti arriverebbero a comprendere che esistono 60 milioni di persone diverse tra loro e che ogni azione deve essere messa in campo per garantire a tutti, e sottolineo a tutti, la piena dignità e la piena inclusione nella società, non per gentile concessione, ma per soddisfare un diritto intangibile di ogni cittadino. Solo così potremo dire di vivere in una Repubblica civile.

Contributi dei lettori: Candidature annunciate e candidature pensate, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Il pre congresso in questa occasione è iniziato con grande anticipo a seguito delle forzate dimissioni di Tommaso Daniele.
A circa un anno dal congresso abbiamo già due candidati ufficiali e chi sa quanti in potenza.
A mio avviso, per esempio, l’avvocato Colombo, con la sua iniziativa comunicativa, ha mostrato la sua intenzione di succedere al suo corregionale Daniele.
A cosa sarebbe servito altrimenti il suo auto elogio che ci ha raccontato le sue innumerevoli iniziative?
Per fortuna che abbiamo un così grande lavoratore altrimenti l’unione potrebbe chiudere.
Mi chiedo, se tutte quelle cose le svolge l’avvocato Colombo, gli altri componenti della direzione cosa fanno per giustificare il loro incarico?
Sappiamo con certezza che vi sono in direzione persone altrettanto impegnate che lavorano senza sventolare ai 4 venti il loro impegno. Sappiamo anche che gli altri membri della direzione o dell’I.Ri.Fo.R. non sono neppure comandati presso l’I.Ri.Fo.R. dal Miur.
Scusate ma a me piacerebbe che si agisse apertamente e che i nostri soci avessero chiaro che battaglia si combatterà al prossimo congresso.
Siamo sicuri che questa modalità di procedere non nuoccia all’associazione anche nella dura trattativa con governo e parlamento?
Inviterei Colombo e quanti altri, legittimamente, pensino di competere per i ruoli direttivi di farlo apertamente e con una proposta politica.
Io ho da tempo detto che se ci sono le condizioni mi candiderò per il consiglio nazionale ma che mi piacerebbe potermi occupare di I.Ri.Fo.R. e quindi continuare il lavoro che ho appena iniziato grazie alla direzione nazionale che mi ha scelto per questo ruolo.
Direi che ci dovremmo impegnare affinché nel prossimo consiglio nazionale e nella prossima direzione vi sia tanta aria nuova con persone e progetti innovativi.
Scusate la franchezza ma io sento che nella nostra compagine associativa non si respira una bella aria e mi piace segnalarlo perché spero di contribuire a fare chiarezza. Proprio in tema di chiarezza, ci siamo sempre chiesti come mai il centro di documentazione giuridica sia stato affidato alla federazione pro ciechi ma il responsabile è sempre l’avvocato Colombo.
Mi chiedo, e molti come me lo fanno: “l’Unione eroga ancora un contributo alla federazione per questo servizio?” Non si tratta di una procedura che è servita a risolvere la questione della incompatibilità tra dirigente associativo e compenso per un servizio?
Forse tutto è svolto con regolarità ma non sarebbe meglio che dirigenti e soci fossero informati?
Io da socio e da dirigente, vorrei conoscere quello che accade nella realtà associativa per poter scegliere con maggiore cognizione di causa nelle prossime occasioni di voto.

Massimo Vita
presidenteuicsi@gmail.com

Contributi dei lettori: La rivoluzione della normalità, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Cari amici,

non conosco personalmente Massimo Vita, ma da quello che scrive e che fa a Siena, non posso che ammettere che è davvero una bella “capa tosta!”
Anch’io, come lui, credo che la “vicenda” delle tante candidature al C.d.A centrale dell’Irifor sia una piacevole sorpresa e soprattutto la conferma che, al contrario di quello che si dice, all’interno dell’UICI ci sia invece tanta voglia d’impegnarsi attivamente, di metterci la faccia e cambiare realmente le cose.

E per far ciò, a mio modesto avviso, basta poco! E’ sufficiente, infatti, com’è avvenuto nella fattispecie per la sua nomina al Consiglio centrale dell’Irifor, fissare e stabilire nuovi e più trasparenti criteri di selezione e di nomina dei candidati ai “posti di comando” della nostra gloriosa associazione.

E’ questa l’assoluta novità che dovrà caratterizzare il presente ed il futuro prossimo della nostra Unione, a partire dal prossimo Congresso Nazionale. Anzi no, che dico, sin dai prossimi Congressi Provinciali!
Forse quello che sto scrivendo vi sembrerà rivoluzionario, ma diceva Osho che la “rivoluzione si fa con le piccole cose”!

Infatti, in un contesto democratico, e la nostra UICI è una grande organizzazione DEMOCRATICA, è assolutamente normale (e non rivoluzionario) che la scelta dei candidati, gli incarichi e le nomine si facciano sulla base di criteri di trasparenza, di merito e previa presentazione di curricula.

Ed è proprio quella di farsi paladino della “rivoluzione della normalità” la mission che, secondo me, deve perseguire e, nonostante tutto, ha già iniziato il nostro Presidente Nazionale Mario Barbuto.

La mia nomina nel C.d.A. della Federazione e quella di Massimo Vita nel Consiglio Centrale dell’Irifor sono già dei primi, ma importanti segnali di cambio di rotta e d’inversione di tendenza. A questo punto, a noi “giovani” dirigenti non resta che dirti: “Caro Presidente Mario, vai avanti così. Sappiamo che puoi farcela, vuoi farcela, devi farcela”!

A Massimo Vita formulo i miei più sentiti e fervidi auguri di buon lavoro.
Gianluca Rapisarda

Contributi dei lettori: Quando una carica è ambita, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Molto spesso, ho sentito dire che le persone disposte ad impegnarsi nelle vicende associative sono poche e di bassa qualità.
Le candidature pervenute per un solo posto nel consiglio di amministrazione dell’I.Ri.Fo.R. mi pare dimostrino il contrario.
La decisione della direzione di pubblicare le candidature e i relativi curricula, mi pare un’assoluta novità apprezzabile.
Bene sarebbe se si conoscessero in anticipo anche i criteri di selezione.
Io credo che a partire da questa occasione, si dovrebbero cercare di evitare i cumuli di cariche o incarichi.
So che mi farò dei nemici ma a mio avviso, vi sono almeno tre categorie di persone che dovrebbero cedere il passo:
i componenti della direzione, i componenti il consiglio nazionale, i presidenti regionali e i dirigenti della IAPB o di altri organi collaterali.
Non credo che si possano concentrare su una persona tante cariche e tante responsabilità.
Comunque a noi non resta che sperare.

Massimo Vita

Contributi dei lettori, da Ansa

Autore: Ansa

Lucia Esposito, non vedente da quando aveva 21 anni moglie e madre fulltime è una appassionata di cucina, un amore tramandato da padre in figlia. La diversa normalità che impara a vivere, non le rende impossibile coltivare la sua passione e, come ogni brava cuoca che si rispetti, raccoglie tutte le ricette e i trucchi che ha imparato nel tempo e li condivide sul canale youtube dal nome C’è Luce in Cucina. (https://www.youtube.com/user/ceLuceincucina)
L’idea di Lucia è tanto bella e tanto ben realizzata da essere entrata a far parte del team di Radio Siani (http://www.radiosiani.com/), una radio Anticamorra che trasmette da Ercolano ed ha la sua sede in un bene confiscato alla malavita. Tra le varie rubriche trasmesse, quella gastronomica è curata proprio da Lucia Esposito.

Salvatore Davì

Fonte:
http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/2014/10/02/non-vedente-tiene-corso-di-cucina-sul-web_68f568df-6bee-4a5f-85b7-8252616e5313.html

Formazione aspiranti imprenditori ciechi, di Gianluigi Ugo

Autore: Gianluigi Ugo

La cooperativa sociale SEMPER SALUS informa che la sessione del percorso formativo per ciechi ed ipovedenti interessati all’attività di impresa prevista per i giorni 18 e 19 ottobre prossimi presso il Centro “Le Torri” di Tirrenia non avrà luogo per assenza di iscrizioni sinora pervenute e rende per altro noto di non poterne ricevere per il periodo residuo inizialmente previsto a séguito di un riassetto anche in termini di domiciliazione bancaria.
La Cooperativa si augura tuttavia che il suddetto riassetto possa consentirle di riproporre il quanto in un prossimo futuro unitamente ad altre iniziative inerenti la formazione dei disabili visivi.

Gianluigi Ugo
(Vicepresidente)

Quando fallire si può ma non si deve, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Cari amici,
il comunicato fatto circolare da Mario e Nicola ha dell’incredibile se non fosse che rischia di essere la pietra tombale per tante speranze.
Non traspare, o forse traspare troppo, il vero motivo di questa rottura.
Mi sarei aspettato che detto comunicato fosse stato emesso dopo una riunione che avesse coinvolto tutti noi che eravamo a Bologna quando abbiamo ufficializzato la proposta di Mario come candidato.
Si rischia il suicidio e non possiamo permettercelo.
Non possiamo permetterci un suicidio ma con questo comunicato si rischia di mandare a carte quarantotto l’associazione. Temo, e lo dico sapendo a cosa vado in contro, che questo significa consegnare l’associazione a coloro che amano trattare sotto banco ai vari professionisti dei bigliettini congressuali.
Cosa diciamo a chi ha accolto, sia pure con difficoltà, la proposta che abbiamo fatto in consiglio nazionale? Se io fossi tra coloro che in consiglio nazionale si ritrovarono in minoranza, avrei richiesto un dibattito in consiglio nazionale perché allo stato dei fatti vi è una rottura in coloro che avevano sostenuto Mario.
Vi prego di ripensarci e se volete vi offro ospitalità per tentare di rilanciare un programma che guardi lontano anche sulla base di quanto Mario dice nella comunicazione ai quadri e sulla base di quanto Nicola afferma da tempo.
Amici lettori, facciamo sentire il nostro peso e non buttiamo al vento quanto sin qui costruito.

Massimo Vita

Cumuli di cariche e di poteri, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Spesso, tutti noi, critichiamo i politici perché si spartiscono cariche, incarichi e potere con un famoso manuale: il Cencelli. Qualche voce isolata si è alzata anche nel nostro ambiente ma poco si è fatto per evitare il problema.
Oggi abbiamo dirigenti nazionali che dimostrano di essere poliedrici e soprattutto con capacità sovrumane.
Sono persone con quadrupli incarichi e nemmeno tanto piccoli.
Penso che un consigliere nazionale non possa ricoprire anche l’incarico di presidente sezionale e poi essere anche consigliere Irifor piuttosto che nella Federazione o nella Biblioteca.
Un componente della Direzione dovrebbe avere un solo incarico per essere davvero un direttore efficiente.
Oggi non è così vi sono direttori che si occupano allo stesso tempo di lavoro, di diritti ma poi sono impegnati con incarichi di vario genere e non mi pare che tutti questi pluri incaricati o decorati abbiano dato risultati eccellenti, direi che spesso, non si trova traccia del loro reale operato.
Amici, dobbiamo snellire e aprire se vogliamo crescere.
Capisco che non ci sono tante persone che si mettono in gioco ma se apriamo le porte, forse qualche nuova risorsa umana entra.
A un anno del congresso, spero non ci intratterremo in questioni personalistiche ma, visto che un presidente appena eletto lo abbiamo, ci sforziamo di riflettere su cosa è meglio fare per il bene della categoria.

Massimo Vita

Contributi dei lettori: Città metropolitane, una risposta da dare, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Come molti di voi sapranno, il prossimo anno entrano in funzione le città metropolitane e questa nuova organizzazione amministrativa certamente porterà delle novità nella strutturazione territoriale. In un primo momento ci sarà certamente confusione ma comunque vada, nulla sarà come adesso.
Penso che noi dovremmo prepararci per evitare che alla incertezza organizzativa del nuovo ente pubblico, si aggiunga la nostra inadeguatezza almeno strutturale.
Credo che sarebbe utile costruire le sezioni metropolitane per attrezzarci in modo adeguato.
Qualcuno potrebbe obiettare che per costruire le sezioni metropolitane, ci serve una modifica statutaria.
A me pare che questo non sia necessario se la faccenda viene concordata.
Le sezioni che si devono accorpare dovrebbero deliberare in tal senso e il consiglio regionale deliberare la soppressione delle sezioni interessate e la realizzazione di una nuova sezione, che noi dovremo chiamare provinciale, per rispetto allo statuto vigente.
Dopo questa procedura, il consiglio nazionale si dovrebbe esprimere e la cosa sarebbe completata.
Spero che dalla prossima riunione dei quadri dirigenti si possa compiere un passo verso questa direzione se davvero si vuole che l’associazione sia al passo con i tempi e in qualche modo, una volta tanto, li anticipi.
In questo modo daremmo anche una risposta alla esigenza di semplificazione della nostra struttura organizzativa e avendo un territorio più vasto, si possono anche più facilmente reperire dirigenti che si impegnino nella conduzione associativa.
Auspico che questa mia riflessione possa provocare un dibattito su questo tema molto importante.

Massimo Vita

Ipovisione e fotografia un binomio possibile.

Ipovisione e fotografia un binomio possibile.

 

In questo articolo vorrei raccontare la mia esperienza e trarre qualche conclusione.

 

Qualche anno fa su segnalazione di una mia amica decisi di seguire un corso di fotografia, sul momento mi chiesi: ma cosa me ne faccio? Poi dissi, beh visto che la patologia mi permetteva di utilizzare completamente il residuo visivo, accettai con entusiasmo.

 

I risultati furono eccezionali, non solo imparai le tecniche base della fotografia (allora analogica), si utilizzavano ancora le diapositive chiamate in gergo (le dia), ma anche l’equipaggiamento era molto semplice, la macchina fotografica era assolutamente manuale, si trattava di una reflex, cioè una macchina in cui era possibile sostituire gli obbiettivi secondo le esigenze di ripresa che si presentavano. Il corso si completava con due uscite per testare quanto si era imparato in classe, una per quanto riguarda la fotografia di viaggio e di ambiente e l’altra in studio, con delle modelle per verificare le tecniche di scatto con flash e ritrattistica.

 

Ora sto usando una macchina simile ma digitale, però in futuro aggiornerò quanto imparato qualche anno fa applicando le tecniche alla fotografia digitale con un corso apposito, in quanto oggi si lavora di più sul post ripresa, quindi con i software di fotoritocco. Però anche per questi è necessario conoscerne l’utilizzo dal punto di vista fotografico più che intrinsecamente informatico.

 

Cosa mi rimane di quel corso?

 

Beh la soddisfazione di avere imparato qualche cosa di nuovo, aver imparato a capire cosa c’è dietro uno scatto, e soprattutto di saper applicare quelle regole per poter scattare delle buone foto.

 

Però credo che, vi sia qualche cosa di più di profondo, ritengo che questo corso mi ha permesso di vedere le cose in maniera diversa e sotto un altro aspetto. Ora quando giro per le città e nella mia stessa città riesco a scovare di posti e luoghi che diversamente non noterei, in più credo che per un ipovedente sia importante imparare a vedere, e quindi sfruttare a pieno ed in un modo diverso il residuo visivo.

 

Ho voluto raccontare la mia esperienza nella speranza sia utile agli altri ipovedenti e sfatare un vecchio tabu, secondo il quale ipovisione e fotografia siano incompatibili, Secondo me a certe condizioni non lo sono affatto anzi aiutano ad imparare a vedere le cose che ci circondano in maniera diversa.

 

Massimiliano Martines