Presentazione candidatura, di Antonio Quatraro

Autore: Antonio Quatraro

Mi presento:

sono diversamente giovane (1946). Ho studiato al S. Alessio di Roma, dove ho conseguito il diploma di pianoforte e la maturità classica. A Firenze mi sono laureato in storia e filosofia, e ho iniziato a lavorare come insegnante di musica presso l’istituto di Firenze. Poi sono stato insegnante di sostegno agli inizi dell’integrazione. Poi ho insegnato tiflologia nei vari corsi di specializzazione per insegnanti di sostegno pubblici e privati, e ancora oggi tengo laboratori nell’ambito dei corsi universitari di specializzazione.

Da giovane ho avuto la possibilità di imparare l’inglese, il francese ed il tedesco, trascorrendo qualche mese ogni anno presso istituzioni o famiglie dei rispettivi Paesi. Poi ho iniziato lo studio del russo e cinese, a suo tempo, utilizzando l’optacon, quel marchingegno che converte in segnali tattili, lettere e segni grafici.

Fin da ragazzo mi piaceva giocare con il meccano e tutto ciò che è tecnologia continua ad affascinarmi.

Subito dopo il mio arrivo a Firenze (1967) ho conosciuto i dirigenti locali della nostra unione, Vincenzo Ventura, Luigi Borrani, Matteo Allocco, e Giuseppe Fucà.

Ho avuto anche piccoli incarichi, tra cui ricordo con nostalgia la rivista “Sonorama”, mensile di informazione registrato su nastro magnetico. Poi “il portavoce”, sia su nastro che su audiocassette.

Nel 1975, in collaborazione con Paolo Graziani del CNR, con l’ECAP, una agenzia formativa di derivazione sindacale, abbiamo realizzato il primo corso per programmatori ciechi, dove si studiava il linguaggio Fortran ed il linguaggio Cobol.

In quegli anni ho potuto visitare i principali centri europei: Gran Bretagna, Germania, ecc..

Ho partecipato attivamente al movimento del 68, entrando in confronto dialettico con i dirigenti di allora. Il punto che ci divideva era l’integrazione scolastica, ed è comprensibile, considerando il fatto che a Firenze c’era l’Istituto nazionale dei ciechi, quello fondato da Nicolodi.

Ho preso parte attivamente al passaggio dei compiti e del patrimonio dell’Istituto di Firenze agli Enti Locali. Fu una pagina di storia molto appassionata, per usare un eufemismo. A beneficio dei più giovani debbo precisare che – siamo alla fine degli Anni Settanta – tutto il personale dipendente dell’istituto fu favorevole al passaggio al comune di Firenze, in quanto le finanze dell’Istituto erano in sofferenza, mentre la prospettiva di uno stipendio sicuro risultò preferibile.

In quegli anni, insieme al prof. Eliseo Ventura, figlio del preside Vincenzo Ventura, andavamo a visitare le famiglie e le scuole in quasi tutta la Toscana, con lo spirito dei pionieri, per  promuovere, con consigli e con la testimonianza, l’idea che si potesse evitare il ricovero in istituto, ottenendo comunque buoni risultati.

A Firenze avevamo alcuni ottimi esempi di successo: Il prof. Carlo Monti, docente di filosofia presso un liceo fiorentino, non aveva mai messo piede in un istituto per ciechi. E non era l’unico esempio che portavamo a conferma delle nostre idee.

Poi entrai nel consiglio direttivo della sezione di Firenze e lì organizzamo i primi stages, invernali ed estivi, rivolti ai nostri ragazzi e, in alcuni casi, con la presenza dei genitori.

Sempre negli Anni ’80 ho collaborato con Paolo Graziani alla realizzazione del programma Italbra, oggi adottato dai principali centri di trascrizione. Un programma allora davvero all’avanguardia, pensato per ottenere trascrizioni in Braille professionali, ossia rispettose delle potenzialità e dei limiti connessi con la lettura tattile. Non è quindi un semplice copiatore, né un traduttore automatico, ma è uno strumento che facilita il lavoro di scrittura e di adattamento tiflologico svolto dal trascrittore qualificato, in funzione delle caratteristiche del Braille, che, in questo caso, va considerato non solo come un codice, ma come un vero linguaggio, nel senso che ha questo termine in espressioni come “il linguaggio del cinema”, “il linguaggio della TV”, e simili.

A partire dagli Anni 2000, per conto della sezione di Firenze, o della Biblioteca di Monza,  ho partecipato con vari ruoli alla progettazione europea, in settori di nostro interesse. Promozione di pari opportunità nel lavoro, sui diritti di cittadinanza attiva, scambi giovanilli, progetto LAMBDA per la matematica, vari progetti per rendere accessibili spartiti musicali, fra cui Play2, Contrapunctus, music4vip, per lo studio delle lingue con formazione a distanza.

Insieme al prof. Eliseo Ventura abbiamo scritto il testo “Il Braille: un altro modo di leggere e di scrivere”, che, se il tempo me lo consentirà, vorremmo aggiornare.

Agli inizi del ‘2000 ho curato, per conto della Biblioteca di Monza, alcune guide (per genitori, come si leggono le immagini tattili, informatica), e ho curato qualche traduzione dall’inglese di atti di importanti convegni internazionali sull’istruzione e l’educazione dei ciechi e degli ipovedenti.

Faccio parte del comitato di redazione della “Rivista di Tiflologia”, del consiglio di amministrazione del Club Italiano del Braille”, e del consiglio di amministrazione della Biblioteca Italiana dei ciechi di Monza.

Per 15 anni ho presieduto la sezione di Firenze e negli ultimi 5 anni il consiglio regionale Toscano; sono stato coordinatore della commissione studi musicali e ho curato la rubrica Musical-mente su Slashradio web; faccio parte anche della commissione nazionale per  l’accessibilità dei beni artistici e culturali, coordinata da Fernando Torrente.

Cosa penso di fare?

Più ci penso e più mi spavento! Perché il lavoro con i soci, pur con le sue frustrazioni, mi dava grande soddisfazioni, soprattutto quando mi salutavano per strada o, magari dopo tanto tempo che non ci vedevamo, ringraziandomi per un consiglio, o perché li avevo aiutati a trovare lavoro. Quello vale più di qualsiasi emolumento, vi assicuro.

Poi, nel consiglio regionale, sono diminuiti i contatti con i soci, ed aumentati a dismisura gli incontri nelle stanze del potere, dove si parlava dei massimi sistemi, si esponevano i nostri obiettivi ideali, e si tornava con tanti sì. Ma ti accorgevi che i mesi passavano, e questi sì rimanevano un ricordo. Poi capisci che non è sempre cattiva volontà, ma più spesso è la complessità dei suoni da accordare, delle norme che ti vincolano. Diciamo che i frutti sono più lenti da venire.

Un programma nasce da un sogno, ma richiede la fatica quotidiana di confrontarsi con la realtà.

Fare un programma significa comperare un debito!

Significa prepararsi alla frustrazione dei tempi lunghi, delle battute di arresto, ma anche scommettere che due e due, in matematica, fanno sempre quattro, ma nella vita, a volte fanno tre, ma possono fare anche cinque!

Significa partire da quello che si ha, valorizzarlo fino in fondo, e cercando le opportunità, che a volte sono anche superiori alle aspettative.

Per quello che mi riguarda, inizierò come apprendista, perché nessuno nasce imparato!

Quindi chiederò aiuto a quelli più anziani di servizio in questo incarico.

Il programma è già stato scritto e scritto chiaro dal presidente, e quindi io metterò a disposizione quello che posso fare per realizzarlo.

Mi farebbe piacere dare il mio contributo nel campo dell’istruzione, ivi compreso ovviamente gli studi musicali, perché ognuno ha un pallino, almeno uno!

E sull’istruzione penso che dovremmo valorizzare quello che abbiamo, che sono:

le decine di giovani formati bene, che lavorano con soddisfazione nei settori più vari e anche più impensati. Diceva S. Agostino “si iste et illa, cur non ego”?

cioè: se ce l’ha fatta tizio e caio, perché io no?

Pensate che i ragazzi che frequentano le scuole di tutti sono circa 3 mila. Avere 3 mila consigli di classe preparati a dovere è un sogno; avere 3 mila bravi insegnanti di sostegno, o meglio, 3 mila consigli di classe preparati, non è pensabile, fin quando la normativa sulle assegnazioni è quella che è.

Il prof. Schindele, che negli anni 70 fu fra i primi a pubblicare una ricerca sui vari modelli di scolarizzazione negli USA (ne individuò ben 12), diceva che l’insegnante di sostegno è un po’ come il medico: lo stretto necessario e il minimo indispensabile. Prima se ne può fare a meno e meglio è.

Valorizzare e potenziare i nostri centri di consulenza, che dovrebbero conoscere ogni singolo caso per essere di aiuto alla nostra rete (centri trascrizioni, centri per la riabilitazione visiva e simili, équipes per i campi estivi, o per l’intervento precoce), centri di alta specializzazione (Lega, Serafico ecc.), agli operatori del territorio (assistenti sociali, neuropsichiatri infantili, ecc.). Studiare i casi riusciti meglio, e mi riferisco a giovani non vedenti, ipovedenti e pluriminorati, che, grazie ad una costellazione di circostanze favorevoli (famiglia prima di tutto, operatori sensibili e preparati, servizi di supporto efficienti, e perché no un po’ di fortuna), ora lavorano con soddisfazione nei settori più diversi (ricerca, turismo, tecnologia, insegnamento, ecc.).

Valorizzare i campi estivi, ed estenderli ad altri periodi dell’anno, perché sono per molti ragazzi l’unico momento in cui possono condividere dubbi, trucchi e anche sotterfugi e scherzi, fra pari. Loro, a differenza di noi che abbiamo frequentato gli istituti, vivono la loro particolarità in solitudine, così come la vivono le loro famiglie.

Bene i corsi di aggiornamento di IRIFOR, i progetti sulla genitorialità, e ogni altra iniziativa volta a migliorare le abilità e le capacità nei vari settori (mobilità, tecnologie), ecc.

In estrema sintesi, quindi:

non possiamo pensare di avere sempre e comunque gli insegnanti adatti, ma, come siamo obbligati oggi con il covid19:

  • diffondere informazioni serie e realistiche sulle nostre necessità;
  • lavorare sui casi singoli, ossia sulle famiglie, sugli insegnanti, gli operatori del territorio, utilizzando anche la comunicazione a distanza, una sorta di Tiflo SOS, dove è utile;
  • organizzare momenti di aggiornamento rivolti alle varie figure che ci interessano maggiormente;
  • preparare materiale audiovisivo efficace e facilmente comprensibile, non come surrogato dei corsi, ma come opportunità di informazione e di aggiornamento;
  • predisporre un vero e proprio standard che fissi i parametri minimi per una istruzione accettabile, e su questo rivendicare dallo Stato i mezzi necessari, in termini di personale e/o di finanziamento.

Esempio: si stabilisce che per un bambino di anni xxx con minorazione visiva totale e senza altre minorazioni è importante avvalersi di personale con determinate competenze: se si trova meglio, ma se non si trova, finanziare la persona che svolga questo compito in accordo con la scuola.

Un discorso simile vale per i pluriminorati. Fare rete con centri specializzati di eccellenza che abbiamo; formare e aggiornare la scuola e gli operatori del territorio (assistenti sociali, neuropsichiatri infantili, ecc.), in modo da ridurre sempre più la necessità di recarsi presso centri lontani per periodi lunghi. Ovviamente, siccome l’Italia è varia, là dove è necessario, la famiglia deve poter usufruire dei servizi di alta specializzazione, che peraltro già lavorano in rete con il territorio.

La scuola dovrà anch’essa mettersi in rete con i centri del territorio là dove esistono, affinché l’educazione di questi nostri compagni meno fortunati, non sia né un parcheggio, né una pietosa ipocrisia, ma, come dovrebbe essere per tutti, un tempo di gioia e di serenità, e un tempo di crescita.

Io ho avuto la fortuna di conoscere direttamente più di una famiglia, e più di un caso di ragazzi con pluriminorazione, e da loro ho imparato che la vita è molto più varia di quello che noi possiamo immaginare,  e che quello che per noi è triste e spaventoso, può non esserlo per altri. Conosco ragazzi che, forse, nei nostri istituti, sarebbero rimasti al palo, e che invece suonano magnificamente. Conosco ragazzi che vanno ogni giorno presso centri di socializzazione, dove non si annoiano e dove fanno la loro strada.

Anche sul lavoro qualche parola:

con la legge 68/99 e con gli sviluppi delle tecnologie si stanno chiudendo molte porte per noi, ma si potrebbero aprire delle autostrade.

Pensiamo solo cosa potrebbe significare una tecnologia concepita secondo i principi della accessibilità per tutti, principi ben codificati, quindi non da inventare.

Proviamo ad applicare l’accessibilità a: trasporti, spazi interni (scuole, uffici pubblici), libri di testo…

E pensate a cosa potrebbe significare se certi buoni esempi (assunzione di soggetti autistici presso ditte ad alta specializzaziohne, non presso istituzioni caritative), potesse essere presa a modello.

Ancora si preferisce spendere milioni di euro in interventi assistenzialistici e risarcitori, mentre, investendo molto meno in denaro e molto più in cervello, le cose cambierebbero.

In conclusione quindi, penso che il motto di Nicolodi “uomini fra uominini”, oggi debba essere declinato “cittadini fra cittadini, in una società di pari”.

Questo è scritto nella Costituzione, questo dice la convenzione ONU. Questo è il sogno di tutti noi.

E chi meglio di noi è in grado di guidare la nostra comunità nazionale verso questa nuova era?

 Un’èra di civiltà, di umanità.

Io spesso dico che la forma più elevata di intelligenza è la solidarietà.

Grazie a chi è arrivato a leggere fino a qui.

Antonio Quatraro

Presentazione candidatura, di Angelina Pimpinella

Autore: Angelina Pimpinella

In occasione del prossimo congresso nazionale che si terrà da 5 all’8 Novembre 2020 dopo un percorso nel ruolo di componente della direzione nazionale UICI ho deciso di ricandidarmi. Desidero presentarmi per coloro che non hanno avuto modo di conoscermi: mi chiamo Angelina Pimpinella ho 62 anni mi sono laureata in pedagogia e vivo la condizione di persona sordocieca con impianto cocleare. In questi anni ho prestato la mia collaborazione presso il centro regionale S. Alessio margherita di Savoia in qualità di coordinatrice del gruppo delle persone sordocieche. Vengo da una lunga esperienza all’interno dell’UICI; prima di entrare nella direzione nazionale gestivo un ufficio di consulenza per le persone sordocieche e pluridisabilità psicosensoriale. Partecipavo ai consigli nazionali in questo ruolo di consultente. Ho collaborato anche all’interno della commissione nazionale pluridisabilità che in questi ultimi 5 anni ho coordinato. In questi 5 anni di lavoro come dirigente nazionale ho avvito il progetto della “Network Pluridisabilità” a cui tengo molto in quanto credo che getti le basi per un lavoro coordinato e operativo sul tutto il territorio nazionale. Sono arrivata a questa conclusione in quanto dopo aver fatto dei seminari inter-regionali è stata evidente la differenza di servizi, da qui la necessità di uno strumento operativo come la network. Si sono anche attivati dei corsi di formazione in collaborazione con I.RI.FO.R per sensibilizzare e far conoscere le problematiche di comunicazione dei sordociechi. Abbiamo iniziato a ponderare le carenze della legge 107 su cui ancora c’è tanto lavoro da fare. Ho continuato la  mia rappresentanza nell’unione europea dei sordociechi collaborando con i loro vari progetti. Per tutte queste iniziative che ho sopra scritto ho deciso di ricandidarmi in quanto il percorso della realizzazione di queste attività è ancora lungo e per questo desidero dare ancora il mio contributo.

Presentazione candidatura, di Nunziante Esposito

Autore: Nunziante Esposito

Candidatura al Consiglio Nazionale di Nunziante Esposito.

Sono Nunziante Esposito e sicuramente sei a conoscenza che mi sono candidato per le prossime elezioni al Consiglio Nazionale dell’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti.

Sono un consigliere Nazionale al termine del suo mandato, e, nei cinque anni ormai trascorsi, mi onoro di aver coordinato la Commissione Ausili e Tecnologie che, durante il mandato e con la mia guida, è riuscita a realizzare quanto indicato nella relazione che puoi leggere alla seguente URL: http://www.nunzianteesposito.info/index.php/pag=news/id=1306093675_0/titolo=Relazione%20per%20Ausili%20e%20Tecnologie%20

Ti prego di leggere questa relazione, perché il lavoro è stato eseguito con competenza, senza dare ad esso troppa enfasi, tenendo presente che nel tempo molti di questi lavori sono scaturiti da esigenze della base associativa.

Parlarti di me e delle mie competenze sarebbe molto lungo e dispersivo e potrebbe essere anche non necessario, ma se avessi bisogno di conoscermi meglio, puoi leggere il mio curriculum a questa pagina del sito UICI: http://www.uiciechi.it/osi/helpexpress/02StaffTecnico/esposito.html

Questa paginha fa parte della sezione del sito UICI che negli anni ho curato e che per ragioni tecniche non ho potuto più aggiornare. Puoi raggiungere questa sezione con la seguente URL: www.uiciechi.it/osi/index.html

In questi cinque anni di mandato, sono stati realizzati tanti lavori, alcuni dei quali seguìti e portati a termine personalmente. Ovviamente, come ben sai, tanto rimane ancora da fare, dal momento in cui occuparsi di ausili e di tecnologie è un campo vasto e in continua evoluzione. Inoltre, stare dietro ai cambiamenti continui è una vera impresa per chiunque.

Infatti, e sono mesi che lo sto dicendo, è necessario aggiornare le leggi vigenti come già richiesto nelle mozioni proposte per il congresso, onde evitare gravi problematiche per tutti i disabili visivi in futuro.

L’Unione, deputata qual è alla tutela dei disabili visivi, deve essere ancora più attenta affinché non si compia un’altra discriminazione in seguito a questa evoluzione tecnologica scaturita dalla pandemìa tuttora in atto. Infatti, se non si fa attenzione, ci potremmo trovare in difficoltà come accaduto quando Internet passò dal testuale al digitale.

Tengo molto a metterti a conoscenza di due iniziative che intendo realizzare al più presto, per poter lavorare meglio e che sono frutto dell’esperienza pluriennale nel campo delle tecnologie.

  1. Fin dal primo giorno del mio mandato di Consigliere Nazionale, ho tentato di collegare le attività della Commissione al territorio, creando una rete per mettere in contatto tutti i responsabili regionali di ausili e tecnologie, tra di loro e con la Commissione. Tutto ciò per generare un flusso continuo di informazioni dalla Commissione ai responsabili regionali e viceversa. Una vera impresa che, purtroppo, non ha avuto successo, forse perché i tempi non erano ancora maturi. In questo momento, invece, credo che tutti abbiano ben compreso questa necessità impellente. Aver già gettato le basi formali di questa idea, può facilitarne la realizzazione in futuro e consentire alla dirigenza associativa nazionale di poter lavorare direttamente collegata con il territorio.
  2. Se avessi la tua fiducia e fossi di nuovo eletto nel Consiglio Nazionale, sarei molto vigile e non lascerei nulla di intentato affinché le nuove tecnologie non diventino un ostacolo, ma una grande risorsa per la nostra disabilità. Inoltre, avrei cura di continuare a seguire con attenzione le tecnologie che servono ai lavoratori disabili visivi, sia per fornire loro le informazioni necessarie per rimanere sempre aggiornati, sia in modo operativo, fornendo il necessario supporto pratico, come faccio già, da più di un decennio, con gli insegnanti e con gli alunni. Infatti, il periodo di chiusura che la pandemìa ci ha costretto a vivere, ha contribuito a mettere in evidenza problematiche che, un po’ per inesperienza pratica, un po’ per disorganizzazione generalizzata, non erano previste. Fortunatamente, con efficacia e tempestività, sono riuscito a dare il supporto necessario agli insegnanti e agli alunni. Per entrambe le categorie, ho individuato le piattaforme accessibili e fornito spiegazioni utili al loro utilizzo.

Chiedere il sostegno per essere eletto in un organo importante dell’Unione quale il Consiglio Nazionale, implica un impegno non indifferente nei confronti di tutta la base associativa: un impegno che, chi mi conosce lo sa, ho assunto da molti anni e ancor prima di ricoprire una carica associativa importante come quella di Consigliere nazionale.

Fornisco da molti anni, senza mai batter ciglio, la collaborazione a chiunque me la richieda per le cose che so fare. Perseguo da anni un motto molto semplice e molto efficace: “Quello che conservi per te, lo hai già perduto! Quello che doni agli altri, sarà tuo per sempre!”.

La soddisfazione che si prova quando si aiuta chi ne ha bisogno, è una sensazione immensa e, credetemi, aiuta moltissimo a vivere meglio anche chi, come me, ai vertici della sua carriera lavorativa, fu costretto a lasciare il lavoro per la perdita della vista.

La disponibilità che mi contraddistingue, consente di mettermi a disposizione concretamente e non a chiacchiere, come sa chi mi conosce. Perciò ti chiedo di appoggiarmi in questo secondo mandato, per consentirmi di continuare l’importante lavoro che mi fu affidato 5 anni fa.

Ciao.

L’occasione mi è gradita per porgerti i miei saluti più cordiali.

Nunziante Esposito.
Nunziante50@gmail.com
GSM: 349 67 23 351
E se mi chiami, ci sono sempre!

Presentazione candidatura, di Stefano Salmeri

Autore: Stefano Salmeri

Sono nato a Pontedera il 14 novembre del 1959 e da quel giorno ho stretto un legame irreversibile con la cecità.

Dal 1970 al 1974 ho frequentato l’Istituto Romagnoli, dove ho avuto la fortuna di avere come maestro alle elementari Vincenzo Ciocchetti e come preside Enrico Ceppi, alla cui scuola mi onoro di appartenere sotto il profilo tiflopedagogico ed epistemologico. Dal 1974 al 1979 ho frequentato il liceo classico Michele Amari di Giarre (CT); il 2 aprile del 1984 mi sono laureato in Lettere moderne e il 25 novembre del 1985 in Filosofia, presso l’Università di Catania.

Dal 1987 al 2006 sono stato professore di Filosofia e Storia nei licei, come vincitore di concorso; dal 2006 sono professore associato di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Enna “Kore”; il  30 marzo del 2017 ho conseguito l’abilitazione a professore ordinario.

Nel 1991 ho vinto la borsa di studio per Tiflologi bandita dall’UICI sede centrale di Roma.

Dal 1990 al 1995 sono stato consigliere provinciale della sezione UICI di Catania e coordinatore della Commissione istruzione; dal 1990 al 2006 sono stato componente del Gruppo H del Provveditorato di Catania, in rappresentanza dell’UICI, in qualità di esperto tiflologo; dal 1992 al 1994 sono stato pedagogista dell’Istituto per ciechi “A. Gioeni” di Catania; dal 1996 al 1999 sono stato componente del Comitato di Gestione del Centro Regionale Culturale per non vedenti di Catania, come rappresentante della CGIL.

Dal 2016 sono vicepresidente regionale dell’IRIFOR Sicilia; dal 2017 sono componente del CDA della Stamperia Regionale Braille di Catania; nel 2017, su segnalazione del Presidente Nazionale Mario Barbuto, sono stato nominato componente del NIS.

Ho pubblicato, tra l’altro, quattro monografie sulla disabilità visiva e una trentina di articoli (alcuni anche su “Tiflologia per l’Integrazione”). 

Ho dato la mia disponibilità a candidarmi a consigliere nazionale perché la mia esperienza rispetto alle questioni educative potrebbe essere utile nell’azione quotidiana dell’Unione, nella consapevolezza comunque e con l’umiltà di avere molto da imparare da chi ha alle spalle lunghi anni di lotta e di lavoro sul campo in ambito associativo. Avendo insegnato prima nei corsi polivalenti, poi nelle SISSIS, nei PAS e nei TFA sono stato e sono a contatto con il mondo della scuola e con la realtà dei nostri ragazzi, ma il polso della situazione lo si ha veramente quando si scende in campo immergendosi e contaminandosi, intrecciando rapporti diretti con le famiglie e con i soci; so bene che in questo caso non vanno adottati atteggiamenti giudicanti e/o censori ed è indispensabile l’ascolto attivo che, oserei dire, deve diventare necessariamente produttivo.

La situazione oggi è resa ancora più drammatica dal covid 19 che amplifica e moltiplica le criticità per noi disabili visivi, nella scuola, nel mondo del lavoro e nella vita sociale in generale. L’emergenza sanitaria richiede ed impone una rimodulazione e una ricalibrazione degli stili di vita perché i cambiamenti non risultano sempre facilmente metabolizzabili per chi nel quotidiano deve affrontare le insidie di una partecipazione attiva volendo essere cittadino con pari dignità. E le criticità si moltiplicano per i soggetti più fragili, cioè per chi ha una disabilità complessa e viene privato degli interventi (educativi, riabilitativi, di supporto scolastico). Credo perciò che sia mio dovere, anche etico, se il Congresso lo riterrà opportuno, mettermi in gioco per cercare di accompagnare il cambiamento, in un lavoro di gruppo e di cooperazione, soprattutto con chi ha sviluppato tante competenze a livello associativo, a partire dal nostro Presidente Nazionale Mario Barbuto.  

A livello operativo posso garantire all’UICI una collaborazione con le Società pedagogiche (SIPED e SIPES), con i Rettori delle Università Italiane (CRUI) e con i direttori di Dipartimento e delle Strutture di Scienze della formazione primaria (CUNSF) sia per elaborare accordi di programma e progetti, sia per rivedere i programmi dei TFA aumentando le ore per i sensoriali. Inoltre, individuando università disposte ad ascoltare le nostre esigenze e distribuite organicamente sul territorio nazionale, posso offrire la mia disponibilità affinché si sviluppi anche nel mondo accademico una maggiore sensibilità rispetto alle questioni tiflologiche.

Presentazione candidatura, di Cristina Minerva

Autore: Cristina Minerva

Mi piace iniziare questa mia presentazione con un saluto amichevole a quanti leggeranno queste righe.

Sono Maria Cristina Minerva ma Cristina, per tutti, da sempre.

Come mi piace ricordare posso affermare che mi sono state preparate dal destino due vite e per questo posso considerare il percorso esperienziale concessomi molto intenso e non consueto.

Nella mia prima vita ebbi la soddisfazione di raggiungere l’obiettivo di entrare nella scuola, per esercitare la professione alla quale aspiravo fin dalla prima infanzia.

Divenni insegnante giovanissima e, per 33 anni, impiegai con passione il mio impegno. Ritengo l’insegnamento l’attività più gratificante, piena di umano coinvolgimento, seppur densa di particolare responsabilità.

Nella scuola mi occupai, tra l’altro, di inserimento e di integrazione degli alunni con difficoltà, tracciando percorsi individualizzati e controlli dei risultati ottenuti, operando con equipe socio-psico-pedagogiche. Ottenni altresì una qualifica speciale in psicomotricità, curando il complesso delle interazioni tra funzioni di ordine motorio, sensoriale e cognitivo per gli alunni con particolari svantaggi.

Elaborai progetti per incentivare la lettura e la lettura ad alta voce, contribuii alla costruzione di un’emeroteca di riviste, giornali, periodici per ragazzi e coadiuvai nel corso di molti anni il Dirigente Scolastico nella gestione della programmazione didattica. Nel corso della mia professione amatissima ebbi la gioia di affiancare la crescita di tutti i miei numerosi alunni, cercando di offrire a ciascuno gli strumenti per esprimere la propria personalità in un costante rispetto dei diritti e doveri individuali e collettivi, onde consolidare dignità soggettiva e valore civico irrinunciabile. Per ottenere risultati realmente sostanziali verificai costantemente la certezza di quanto fosse e sia tuttora determinante la collaborazione tra le varie agenzie educative, per ottenere la valorizzazione di ogni progetto formativo.

Nella mia seconda vita arrivò la cecità, giunta inaspettata e quasi improvvisa. Nel periodo che trascorsi nel limbo dell’adattamento alla perdita della vista sperimentai l’impellente necessità di ridisegnare per me e per la mia famiglia un futuro con elementi forzatamente mutati, ma scelsi di applicarmi con la determinazione di non arrendermi davanti alle difficoltà. La sorte mi avvicinò alla nostra Associazione, che inizialmente non conoscevo. Dopo poco mi sentii perfettamente a mio agio, accolta e sostenuta nel percorso, che mi riconsegnava il proposito di riprendere in mano la vita, assaporandone il piacere della conquista di imprevedibili traguardi. L’Unione mi aprì le porte donandomi gli stimoli e il supporto strumentale per utilizzare l’intensità e il dinamismo operativo, che prepotentemente spingevano il mio bisogno di agire, come la mia vitalità mi imponeva.

Iniziai nella Sezione di Chiavari a coltivare rapporti stretti con tutti i soci, confrontando esigenze e caratteristiche generali e soggettive, apprendendo quanto sia indispensabile riconoscerci in un gruppo coeso, altruista e solidale. Nel primo anno di iscrizione come socia appresi abilità e l’uso di strumenti, che mi hanno permesso di intraprendere con autonomia sufficiente la gestione dei miei bisogni e dei miei interessi culturali. In breve divenni Consigliere. Inizialmente mi occupai, grazie al mio Presidente Sezionale di allora Domenico Badenchini, dei contatti con le agenzie informative divenendo per la mia sede addetta stampa. Assunsi poi la Presidenza della Sezione e con grande gioia potei rafforzare nel tempo un clima di intensa atmosfera familiare e di grande collaborazione. Durante la mia carica dovetti affrontare alcune difficoltà organizzative ed economiche della Sezione, rinunciando infine all’unica impiegata, che rappresentava un impegno troppo oneroso per le nostre finanze e, concordando con la volontà della dipendente e con l’approvazione di tutto il Consiglio sezionale e regionale, potei interrompere il rapporto lavorativo con la stessa, assolvendo poi personalmente, in ogni compito, le operatività d’ufficio e la gestione della Sezione per un congruo periodo, con la soddisfazione di superare con successo il momento difficile.

Quando individuai tra i giovani della nostra Sezione un validissimo ragazzo, Nicolò Pagliettini, con doti specifiche, un indubbio talento e il desiderio di assumere con entusiasmo il ruolo apicale della Sezione, lasciai la mia presidenza con fiducia, dimettendomi volontariamente, per dare spazio ai giovani, perche’ essi rappresentano una grande risorsa.

 Naturalmente desiderai sostenere con l’esperienza acquisita il passaggio dei compiti e dei doveri, restando vicina, come Vicepresidente, al nuovo dirigente, che si dimostro’ capace di rispondere in modo eccellente a tutte le aspettative. Sono certa, infatti, che nei giovani possiamo intravedere il futuro dell’Unione e il nostro compito è agevolarne il cammino.

 L’Assemblea mi diede ancora una volta fiducia e quindi ricevetti un incarico nel Consiglio Regionale della Liguria, dove fui designata Vicepresidente, e con spirito di servizio realizzai e tuttora porto avanti una produttiva collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, entrando, prima della pandemia, nelle scuole con incontri tematici sulla disabilità visiva e con la proposta di un Concorso di audionarrativa, che è giunto con successo alla ottava edizione.

 Ora offro con semplicità e completa dedizione, l’impegno di essere utile quanto sarà possibile con tanta risolutezza.

 Ogni persona con disabilità visiva merita attenzione, operatività e costante dedizione; quindi mi propongo e offrirò quanto potrò, in qualsiasi posizione occupata, per essere efficacemente attiva, contribuendo, se mi verrà richiesto, alla realizzazione di programmi e progetti, tenendo conto delle nuove sfide che ci illustra il presente, congiuntamente a un atteggiamento propositivo, delineando il futuro migliore per ognuno di noi. Mi spingono all’attività il rispetto, la vicinanza e un assoluto affetto per ciascuno e mando così a tutti il più caloroso abbraccio, oggi virtuale, ma carico del sentimento più sincero.

Presentazione candidatura, di Giovanni Taverna

Autore: Giovanni Taverna

Giovanni Taverna nasce nel 1954 a Fiorenzuola d’Arda (PC) e ci si trova talmente bene che non si sposta più ed è ancora lì. A pochi chilometri si trova la casa natale di Verdi e quella di Peppone e don Camillo e di conseguenza è un amante sfegatato delle opere liriche e delle discussioni animate. Studia medicina perché vuol fare il chirurgo, ma grazie alla retinite pigmentosa si ritrova invece a fare lo psicoterapeuta in un centro per disabili gravissimi sia fisici che mentali e psichici, ove opera fino alla pensione d’invalidità; è stato consigliere comunale per 3 mandati, presidente provinciale delle ACLI, rappresentante sindacale e presidente per alcuni anni di una cooperativa sociale che si occupa di carcerati ed ex carcerati. Dal 2005 al 2020 è stato presidente della sezione UICI di Piacenza ed è sopravvissuto; è inoltre reduce da un mandato come consigliere nazionale e ne è uscito indenne.

Presentazione candidatura, di Marco Trombini

Dal 1994 sono entrato nel Consiglio dell’Unione di Ferrara. Da quel momento, ho seguito tutta la scala gerarchica diventando da prima consigliere delegato, poi vice presidente. Dal 2001 al 2015, ho ricoperto la carica di presidente provinciale. Dal 2015 al 2020, ho ricoperto la carica di presidente regionale del consiglio UICI dell’Emilia-Romagna.

A chi mi chiede il perché di questa mia candidatura al Consiglio Nazionale rispondo che, vorrei portare l’esperienza e la competenza che provengono dal territorio.

Io vedo il Consiglio nazionale come una squadra quindi, concorderei il mio impegno ed il mio ruolo con il Presidente e la Direzione nazionale. Detto ciò, mi ritengo abbastanza bravo nell’organizzare eventi sia esterni che interni alla nostra associazione. La visibilità della nostra Unione è fondamentale.

Pensando al Centenario della nostra grande associazione, penso che la nostra più grande vittoria di domani sarà riuscire a mantenere i diritti ottenuti fino ad oggi. Dagli inizi degli anni 2000, la politica ha fatto in modo che in tutta Italia crescesse l’egoismo sociale. Questo egoismo è stato amplificato con l’avvento di questa pandemia. Dall’avvento di questo virus la nostra associazione è cambiata e non in peggio. Grazie all’uso del digitale, abbiamo raggiunto maggiormente i nostri soci nelle loro case ed abbiamo trovato nuove modalità di riunione.

Per quanto detto sopra, dovremmo quindi proseguire con queste due strade raggiungendo un numero maggiore di soci e facendoci sempre più sentire dalla politica a tutti i livelli, iniziando dai parlamentari e proseguendo con gli amministratori regionali, provinciali e territoriali.

Presentazione candidatura, di Giuseppe Fornaro

Autore: Giuseppe Fornaro

Salve, sono Giuseppe Fornaro,

mi candido per le prossime elezioni al Consiglio Nazionale dell’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti.

Nel chiederti il tuo sostegno, trovo doveroso presentare nella maniera più sintetica possibile la mia storia associativa nei passi che ritengo più significativi, tralasciando la descrizione dell’impegno attuale e quotidiano che riverso capillarmente nella città e nella provincia in cui risiedo.

Vengo subito ad informarti di quanto segue:

Il mio impegno in seno all’associazione è iniziato a 30 anni, appassionato di informatica fin dal primo vagito di una sintesi vocale che interagiva con un sistema arcaico che pure, in questo modo, rappresentava la nascita di una nuova epoca per la categoria dei disabili visivi.

Dal 2001 mi occupo di accessibilità di ausili e siti web collaborando con il “Gruppo OSI” attualmente inglobato nell’istituto INVAT, un impegno regolare e costante che mi vede negli ultimi cinque anni anche come referente della Commissione Ausili e tecnologie.

Con l’avvento di nuove opportunità politiche offerte sul territorio dei paesi vesuviani, dal 2007 è stato possibile istituire una nuova sede periferica che gestisco con molta soddisfazione ; il mio impegno politico sul territorio mi ha permesso di poter creare reti di collaborazione tra associazioni di volontariato e Pubbliche Amministrazioni a beneficio di persone cieche ed ipovedenti nelle scuole, nelle famiglie e presso i singoli per le più svariate necessità, e soprattutto in questo difficile periodo storico caratterizzato da chiusure ed impedimenti che hanno reso la vita dei disabili ancora più difficile.

Dal 2009 ho fortemente voluto, insieme ad altre persone, un’associazione sportiva, “REAL VESUVIANA”, allo scopo di raggiungere obiettivi di benessere e salute psicofisica che lo sport apporta anche e soprattutto ai disabili. Questa realtà sportiva ha permesso la partecipazione a molte persone prive della vista a numerosi tornei nazionali di sport paralimpici come: Goalball, Torball e Showdown, con risultati notevoli sia personali che di squadra.

Dal 2010 sono consigliere della sezione provinciale di Napoli ,accumulando esperienza politica e conoscenza delle trattazioni dei temi sociali che soprattutto riguardano la categoria.

Dal 2016 è stato instaurato un rapporto di collaborazione continuativo con Apple Accademy di Napoli, rapporto che ha consentito la realizzazione di alcune App create appositamente per i ciechi a seguito di un’opera di sensibilizzazione promossa dal sottoscritto in collaborazione con alcuni sviluppatori Italiani dell’Accademia.

Tanto altro, pur sempre importante,non ho presentato in questa lettera per il timore di diventare prolisso inutilmente o peggio sembrare autocelebrativo, cosa che non mi appartiene. 

Tuttavia se è tua intenzione conoscermi meglio ho postato alla tua attenzione dei link in coda per poterti sincerare di quanto ho scritto ma anche per informarti di tanto che non ho menzionato ma che pure fa parte del mio impegno a nome dell’Unione Italiana Ciechi.

Grazie

Giuseppe Fornaro

3735419953 Napoli – Punto d’ascolto;
http://giornale.uici.it/napoli-punto-dascolto-di-giuseppe-fornaro/
Sant’Anastasia (NA) – “Tocca a me!”
http://giornale.uici.it/santanastasia-na-tocca-a-me-di-giuseppe-fornaro/
L’appello di Giuseppe Fornaro per la fase 2 dei non vedenti e degli ipovedenti
https://www.glianastasiani.it/2020/05/04/lappello-di-giuseppe-fornaro-per-la-fase-2-dei-non-vedenti-e-degli-ipovedenti/
Sant’Anastasia – Corso di Euro Progettazione
http://giornale.uici.it/santanastasia-corso-di-euro-progettazione/
Applicazioni utili per i dispositivi delle persone con disabilità visiva
http://www.superando.it/2019/09/03/applicazioni-utili-per-i-dispositivi-delle-persone-con-disabilita-visiva
Scrivo, leggo e comunico grazie al Braille
http://www.superando.it/2020/02/17/scrivo-leggo-e-comunico-grazie-al-braille
Servizi attivi per persone con disabilità visiva
http://www.superando.it/2020/04/15/servizi-attivi-per-persone-con-disabilita-visiva
Soste selvagge e coscienze in stand-by
http://www.superando.it/2020/03/02/soste-selvagge-e-coscienze-in-stand-by
Dispositivi che garantiranno l’autonomia delle persone con disabilità visiva
https://www.superando.it/2017/10/02/dispositivi-che-garantiranno-lautonomia-delle-persone-con-disabilita-visiva/
Il grave disagio di molte persone con disabilità visiva
http://www.superando.it/2020/05/06/il-grave-disagio-di-molte-persone-con-disabilita-visiva
Napoli – “Three Technology Days;
http://giornale.uici.it/napoli-three-technology-days-di-sandra-minichini/
Sant’Anastasia – XIII Giornata Nazionale del Braille
http://giornale.uici.it/santanastasia-xiii-giornata-nazionale-del-braille/
Sant’Anastasia, incontro sulla ”XII Giornata Nazionale del Braille”
https://www.ilmediano.com/santanastasia-incontro-sulla-xii-giornata-nazionale-del-braille/
Il primo dei “percorsi ad ostacoli” dei non vedenti a Sant’Anastasia
http://www.glianastasiani.it/2017/11/06/il-primo-dei-percorsi-ad-ostacoli-dei-non-vedenti-a-santanastasia/
UICI Sant’Anastasia – Fidati di lui;
http://giornale.uici.it/uici-santanastasia-fidati-di-lui-di-sandra-minichi/
progetto “OPEN SPORT: oltre lo sguardo”
https://www.ilmediano.com/somma-vesuviana-al-via-la-manifestazione-open-sport-oltre-lo-sguardo/
PROGETTO “MUS’ART.LAB” LABORATORI CREATIVI.
http://giornale.uici.it/napoli-musart-lab-laboratori-creativi/
progetto: “Sport e accessibilità per tutti. La valorizzazione dell’esistente”.
https://www.ilmediano.com/SantAnastasia-UICI-i-nuovi-progetti-per-il-2013/
Se un piccolo borgo, tra i più belli d’Italia, diventa esempio di accessibilità
https://www.superando.it/2018/01/31/se-un-piccolo-borgo-tra-i-piu-belli-ditalia-diventa-esempio-di-accessibilita/

Presentazione candidatura, di Annamaria Palummo

Autore: Annamaria Palummo

Presentazione candidatura nella lista di Mario Barbuto di Annamaria Palummo

Parlare in ordine alla propria individualità nell’aulico contesto del XXIV Congresso Nazionale della nostra amata e centenaria Associazione, è arduo e, allo stesso tempo, eccezionale: in primis, perché il racconto è chiamato ad assumere i connotati della coerenza, dell’efficacia e della linearità; e, poi, perché inerentemente alla celebrazione del congresso e alla definizione del programma per il prossimo quinquennio, nonché relativamente allo spirito di squadra, di più, al legame morale e solidaristico, in cui l’Unione trova la propria forza e la propria unicità, la mia persona e le mie aspirazioni si devono coniugare, integrare, fondere con la mission rappresentativa e rivendicativa in cui si sostanzia la nostra centenaria vicenda associativa; aspirazioni, che, per quanto mi riguarda, devono trovare quale sbocco naturale l’impegno e il servizio, attraverso cui mettere a frutto i tratti propositivi che mi inducono a offrire il mio contributo all’opera del nostro sodalizio e che, sinteticamente, è possibile evincere da queste poche righe.

Aver ricoperto ruoli dirigenziali a ogni livello, come Consigliere della sezione di Cosenza, come Consigliere e Presidente dell’UICI calabrese e, nell’ultimo quinquennio, come Consigliere nazionale, mi ha fornito gli strumenti per comprendere bene e a fondo l’organizzazione, nonché la possibilità di acquisire conoscenze e competenze utili allo sviluppo di dinamiche positive nelle relazioni con i soci e con le istituzioni e nella definizione delle posizioni del gruppo dirigente emerse nelle varie occasioni di confronto e incontro a cui, di volta in volta, ho partecipato.

Invero, l’appartenenza, la realtà dell’appartenenza, è un capitolo centrale della mia storia individuale: intendo, ovviamente, l’appartenenza al mondo dei disabili visivi, che mi ha permesso di sviluppare una sensibilità e una specificità marcate, rispetto alla volontà di addivenire alla conoscenza dell’altro, inteso come persona presentante esigenze speciali; una conoscenza mirata alla comprensione delle esigenze specifiche e, quindi, all’aiuto, traente linfa nelle  competenze e nelle conoscenze che ho acquisito nel tempo; competenze e conoscenze che io voglio adoperare sul campo,  volgendo il lavoro verso proposte risolutive e indicative, in merito a possibili percorsi  orientati alla soluzione, o quantomeno ad una prospettiva risolutiva, delle criticità connesse alla disabilità visiva. Semplificando, credo che l’azione motivata verso gli altri sia frutto di un amore smisurato verso la vita e il rispetto di essa, in ogni circostanza.

Il livello motivazionale è la base per programmare la nostra azione sociale. Io, nel piccolo del mio percorso, ho cercato sempre di mettere al centro la responsabilità, relativamente al ruolo assunto, tanto che, nella sequenza delle azioni svolte singolarmente o collegialmente, ho costantemente seguito la stella polare del già citato spirito di servizio, delle aspettative altrui; la stella illuminante il bisogno interiore che mi agita e, nel contempo, rasserena, è quella di  confermare attenzione e disponibilità verso le categorie potenzialmente svantaggiate.

Come coordinatore della commissione nazionale servizio civile e servizi ai soci, ho avuto l’opportunità di conoscere le aspettative e le necessità, inerenti alla summenzionata sfera di riferimento, riguardanti tutto il territorio nazionale, non solo la mia Calabria, riuscendo ad avere riscontro delle criticità legate ai progetti locali e alle tensioni naturalmente scaturite dalle relazioni volontari/soci. Di fronte a me e ai colleghi della commissione si è configurata una sfida:  entrare nelle varie dinamiche critiche, spesso di natura burocratica, con attenzione, competenza, collaborazione, dando, laddove possibile, indirizzo e sostegno all’ufficio nazionale e ai responsabili di progetto. È stato un banco di prova difficile ma stimolante, con i nostri associati e i giovani volontari che sono entrati in sintonia rispetto al nostro orientamento operativo e dove il lavoro dirigenziale ha avuto come risultato quello di migliorare, di chiarire il piano di azione futura; almeno per me è stato così. In questa area di intervento un appuntamento che ci ha resi protagonisti è stato il premio BRAILLE, che ho avuto l’onore di consegnare ai giovani volontari nel dicembre del 2018, sul proscenio dell’Auditorium della Conciliazione, a Roma.

Per il resto, ci sono ancora da risolvere i problemi legati a una progettazione rispondente in forma più incisiva alle necessità dei nostri soci e al recepimento, da parte del dipartimento delle politiche giovanili, di tale basilare esigenza, in quanto a livello periferico il servizio civile spesso è considerato uno dei servizi di aiuto essenziale.

A questo punto è opportuno focalizzare l’attenzione su di me, in particolare su come si è coniugata la mia vita professionale con l’Unione: questo è il secondo capitolo da narrare, partendo dalla formazione universitaria, indirizzata verso le Scienze Economiche e Sociali, costituente il substrato di partenza. L’esigenza di dimostrare l’interesse per gli studi e le dinamiche sociali mi ha portato fin da giovane a impegnarmi in politica ricoprendo, dall’età di 26 anni, per quasi un lustro, il ruolo di Assessore alle politiche sociali nel mio piccolo comune di residenza, Cerisano; inoltre, nell’azienda in cui sono stata assunta, tramite il collocamento mirato, sono riuscita a  fare carriera utilizzando tutti gli ausili assistivi necessari alla mia ipovisione, arrivando a  svolgere il ruolo di consulente specialistico di front office, nonché il ruolo di dirigente sindacale e di rappresentante per la sicurezza. Insomma, tante esperienze, tante mansioni, che svolgo tuttora e che, in 20 anni, mi hanno dato l’opportunità di conoscere ogni ambito e ogni aspetto di natura relazionale con l’azienda e con i lavoratori,  sia in termini contrattuali, sia sotto l’aspetto della conciliazione e delle politiche attive per l’inserimento. Il costante aggiornamento sui temi della sicurezza e della contrattazione mi ha reso forte e intraprendente nelle dinamiche relazionali con diverse istituzioni, fornendomi, anche all’interno della nostra Associazione, chiavi di lettura di tutti i processi sociali e politici dirimenti. Una dimensione lavorativa intensa e soddisfacente, in cui trova posto anche l’insegnamento, prestato in seno ai Corsi specialistici in tiflopedagogia, riservati agli aspiranti insegnanti di sostegno, curati dall’Università della Calabria e che tanta soddisfazione mi riservano rispetto alla mia voglia di sensibilizzare il mio prossimo sulla bellezza del dare a tutti la possibilità di una vita appagante in ogni ambito esistenziale.

Questo è il compendio di ciò che sono… Sono certa che insieme potremo continuare a lavorare bene, anzi, potremo fare sempre meglio: del resto, l’esperienza polivalente acquisita con i ruoli e con la curiosità intrinseca alla mia formazione e alla mia crescita personale, resa più fervida dal legame sentimentale con una persona eccezionale, qual è mio marito Pierfrancesco, che, in virtù di una non comune sensibilità non disgiunta da una cultura vastissima, ha totalmente abbracciato la mia condizione e il mio impegno associativo,  possa intersecarsi proficuamente con il programma del Presidente Mario Barbuto e con l’esigenza di mettere la nostra associazione al centro delle dinamiche istituzionali nazionali ed europee. L’UICI deve aprire il nuovo centenario con la prospettiva di sedimentare le conquiste e con la convinzione di aprirne di nuove verso gli ipovedenti, che fanno parte del nostro acronimo ma anche della mappa dei nostri bisogni, e verso i pluriminorati che hanno esigenze multiple, verso le quali va attivata tutta la nostra energia e la nostra passione.

Ovviamente, i grandi temi legati all’inclusione, quale autonomia, scuola e lavoro, ci devono rendere tutti, candidati al consiglio nazionale e dirigenti territoriali e regionali, uniti e appassionati nel declinare le nuove esigenze, oltre che attrezzati ad affrontare le nuove sfide: in ultima analisi, alla fine, o meglio, all’inizio di ogni nostra battaglia, a partire da quelle per la vita intraprese dai nostri predecessori e padri fondatori, deve spiccare la voglia di essere protagonisti di una Storia che è fatta da ognuno di noi, dai bisogni comuni, dal sogno dell’autonomia e dell’indipendenza valicante il limite, tenendo sempre presente che, come sottolineo spesso, sacrificio e impegno della felicità sono il segno, sono la strada per trovare, con forza, la luce nelle aurore che non si vedono ma che, in ogni caso, ci spingono verso orizzonti nuovi, verso altri cento anni di futuro.

Cerisano 15/10/20

Dott.ssa Annamaria Palummo

Nella foto la dottoressa Annamaria Palummo