Campobasso, 21/10/2016.
Incaricata dalla mia sezione a recarmi all’università per rappresentare l’unione all’incontro con un’ospite eccezionale, una delle medaglie d’oro paralimpiche, Assunta Legnante, nell’abbracciarla, ho provato delle emozioni irripetibili che desidero condividere con chi di voi avrà la pazienza di leggermi.
Da internet apprendo un po’ della sua storia che vi riporto per sommi capi: Assunta Legnante, una donna dalla semplicità disarmante, è nata a Napoli il 14 maggio del 1978, dunque, ed è un’atleta pluricampionessa nella specialità del getto del peso, (categoria F11-12). Inizia la sua carriera a Frattamaggiore (NA) ma, in seguito ad alcune divergenze con il suo allenatore, decide di trasferirsi definitivamente ad Ascoli Piceno iniziando da subito ad ottenere ottimi risultati insieme a Nicola Silvaggi, ex CT della nazionale italiana.
La sua brillante carriera di successo, tuttavia, sembra destinata ad interrompersi nel 2009 con l’aggravarsi di un problema alla vista, un glaucoma congenito presente sin dalla nascita, che già precedentemente le aveva precluso la possibilità di partecipare ai Giochi Olimpici di Atene 2004. Ma grazie alla sua tenacia e alla sua forza fisica ed interiore, per la quale è soprannominata da tutti “cannoncino”, non si arrende, annuncia di voler partecipare alle paralimpiadi di Londra 2012 e l’11 maggio ai campionati italiani assoluti paralimpici di atletica leggera batte il record mondiale nel getto del peso, raggiungendo così facilmente l’ammissione alle gare.
Inizia per lei una nuova vita, che da subito le regala grandi soddisfazioni; alle paralimpiadi di Londra 2012 conquista infatti il gradino più alto del podio nella sua specialità e stabilisce il primato mondiale con 16 metri e 74, primato che migliorerà nuovamente ai campionati mondiali di atletica leggera paralimpica di Lione 2013 con un 16,79.
La stagione 2014 prosegue nel migliore dei modi. Assunta infatti stabilisce un ulteriore nuovo record mondiale con 17 metri e 30, nel getto del peso, il 6 giugno al Meeting di Padova in una gara con normodotati e migliora il suo record personale nel lancio del disco da 35,07 (record europeo) a 35 metri e 48, anche se, come lei stessa asserisce in un intervista ad ability channel, il getto del peso è la sua gara, il disco ed il giavellotto sono per lo più un divertimento.
Questa straordinaria carriera viene incorniciata nel dicembre del 2014 con l’assegnazione del Collare d’oro al merito sportivo, il più alto riconoscimento sportivo del nostro paese.
A fine 2015 partecipa ai Mondiali Doha (Qatar) conquistando un’altra medaglia iridata da mettere in bacheca.
Alle Paralimpiadi di Rio 2016 conquista un’incredibile medaglia d’oro nel getto del peso F12. È un’atleta destinata a cambiare il corso dell’atletica italiana, principalmente nelle discipline nei lanci. Questa è Assunta Legnante, gigante di 189 centimetri, capace di realizzare notevoli risultati anche tra i normodotati, prima dell’avventura paralimpica.
La Legnante si è distinta sin dal 1997, conquistando la medaglia di bronzo agli Europei juniores di Lubiana, replicata due anni dopo a Gotenborg tra le Under 23. Dopo l’oro ai Giochi del Mediterraneo nel 2001, arriva la consacrazione anche nel “mondo dei grandi”, grazie all’argento agli Europei indoor di Vienna, ma soprattutto entrando in finale in tutte le competizioni mondiali e continentali. Nel 2004 è però al centro di una controversa vicenda, che la vede lontana dalle Olimpiadi di Atene dopo l’esclusione del CONI, che ha motivato la scelta con una “non idoneità fisica”. La mancata qualificazione a Pechino e l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche la costringono al ritiro nel 2009, ma è soltanto un nuovo inizio.
Nel 2012 la campana annuncia infatti la sua volontà di diventare un’atleta paralimpica, perché intanto ha perso completamente la vista. La si è vista gareggiare ai Giochi di Londra. In Inghilterra, vince la medaglia d’oro con il nuovo record del mondo nel getto del peso, proseguendo la sua striscia con altri successi in tutti i Mondiali ed Europei, anche nella disciplina del lancio del disco.
La sua voce grave conquista me, ma l’uditorio tutto, quando, rispondendo ad una ragazza che la definisce un’eroina, le risponde pacata: “Io non sono fra voi per esservi di esempio, ma con la mia presenza qui m’interessa esservi di stimolo, a prescindere dalle difficoltà che ognuno può incontrare”.
L’applauso sfocia fragoroso ed a me viene voglia di abbracciarla. La raggiungo e la stretta che ci accomuna, più eloquente di mille parole, ci avvicina come se ci fossimo conosciute da sempre. “Coraggio”, mi dice, “Quello che ho fatto io, lo possono fare tutti, se solo lo vogliono”.
Tanta semplicità mi commuove, infondendomi il coraggio, una volta a casa, di affrontare con maggiore pazienza, la mia non facile quotidianità.
Campobasso – Ad abbracciare Assunta c’ero anch’io, di Mena Mascia
Autore: Mena Mascia