A Giovanni Taverna e non solo, di Michele Corcio

Autore: Michele Corcio

Con la sua “Lettera aperta ai consiglieri d’amministrazione IAPB”, pubblicata su Giornale UICI del 20 maggio, il Consigliere Nazionale Giovanni Taverna ha espresso diverse considerazioni che lasciano assai perplessi e posto interrogativi ai quali rispondo richiamando innanzitutto la nostra comunicazione dello scorso 31 marzo, ad Oggetto “Direzione Nazionale IAPB – opportuni chiarimenti”, trasmessa a tutti gli Organi e strutture UICI. Ne richiamo alcuni passaggi, nella speranza (sono sempre fiducioso) che questi forniscano utili elementi conoscitivi e permettano, di valutare con serenità e obiettività se il nostro comportamento abbia effettivamente ed oggettivamente arrecato danni alla nostra Unione. Basti considerare in proposito, preliminarmente, che la nuova Direzione Nazionale IAPB costituita secondo le norme del nuovo statuto (incriminato) risulta composta da cinque Dirigenti e Soci UICI e da quattro oculisti, a differenza della precedente Direzione con cinque oculisti e quattro Dirigenti UICI; inoltre, Presidente e Vice Presidente Nazionali sono Dirigenti UICI.
Chiede Giovanni Taverna: “Quale ragione o quale richiesta e da parte di chi vi abbiano convinto a stravolgere uno statuto imperante da lustri senza che nessuno abbia mai sollevato alcuna critica in proposito?” Beh, innanzitutto occorre premettere che lo Statuto modificato il 15 ottobre 2015 non “imperava da lustri”, ma era stato modificato nel 2007 per la settima volta dopo l’Atto costitutivo del 1977. Anche questa settima volta, peraltro, le modifiche allo Statuto, che non lo hanno “stravolto”, sono state apportate dalla Direzione Nazionale IAPB in carica, in autonomia, come da sempre. Non è vero, infine, che nessuno abbia sollevato critiche sulle modifiche statutarie del 2007, dal momento che le nuove modifiche del 15 ottobre 2015 sono state richieste con garbo ma anche con comprensibile insistenza dalla SOI per correggere lo squilibrio numerico della componente UICI introdotta dalle modifiche statutarie del 2007. Più di una volta (anche prima dell’estate 2015) avevo segnalato al Presidente Barbuto, di persona e non con messaggini, l’insistente richiesta della Società Oftalmologica Italiana di modificare la norma statutaria che nel 2007 aveva ridotto i suoi nominati da quattro a uno, portando invece quelli di nomina U.I.C.I. da quattro a cinque. Tale norma, comunque, non ha impedito ai componenti UICI e SOI di trovare all’interno della stessa direzione nazionale IAPB le necessarie armonie e sinergie per l’attuazione degli scopi istituzionali, superiori ad ogni interesse di parte. A tale scopo, inoltre, avevo ripetutamente pressato per concordare un incontro, sempre rinviato per i molteplici impegni del Presidente Barbuto.
Scrive ancora Giovanni Taverna: “una risposta chiara a questa domanda sarebbe la difesa migliore del vostro operato”. Ma il nostro operato, gentile Giovanni, non ha bisogno di alcuna difesa, perché abbiamo sempre operato nell’interesse comune di promuovere ad ogni livello, così come previsto anche dagli scopi istituzionali dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, la cultura per la prevenzione della cecità e per la riabilitazione visiva. L’alto profilo delle persone che, espressione dell’U.I.C.I., in tutti questi anni di presenza nell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità hanno agito con autentico spirito di servizio, ha permesso alla Agenzia (ed alla stessa Unione e SOI, quali componenti costitutive) di raggiungere livelli di ambito prestigio istituzionale, nazionale ed internazionale. Ne è testimonianza, tra le altre, il Polo Nazionale di servizi e ricerca per la prevenzione della cecità e la riabilitazione visiva della IAPB: unico Centro di Collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità al mondo nella riabilitazione visiva, che il Presidente Barbuto si è preso la “briga di visitare” (come egli stesso ha detto in pieno Consiglio Nazionale).
Chi vuole e chi deve, giudichi pure il nostro operato: noi riteniamo di avere sempre agito non nell’interesse di una compagine, ma nell’interesse di una nobile superiore causa comune, la prevenzione della cecità e la riabilitazione visiva degli ipovedenti.

Michele Corcio

Breve nota del Presidente Nazionale
Caro Michele, Sono lieto che finalmente, con il tuo articolo, hai voluto sconfessare questa miserabile storia dei tuoi innumerevoli SMS che io avrei ignorato. Qualcuno, evidentemente interessato, per mesi ha cercato di accreditare questa favola, a tutto danno della mia serietà e della mia immagine.
Certo, l’esigenza di incontrare la SOI me l’avevi prospettata varie volte, ma il mancato incontro non può giustificare la decisione tua e vostra di procedere comunque, ignorando la figura, la posizione e il pensiero del tuo Presidente Nazionale.
Nel tuo articolo, del resto, tu stesso confermi che la Direzione IAPB era costituita da cinque componenti SOI e solo quattro UICI. Dunque, perché una fretta così tremenda da giustificare l’approvazione di un nuovo Statuto, tagliando fuori del tutto uno dei due soci fondatori, proprio quella Unione che tu e gli altri eravate stati nominati a rappresentare?
Sempre nel metodo, non so come avvenissero le precedenti modifiche di Statuto, sebbene molti mi dicano che fossero comunque precedute da ben precise intese tra i due partner, UICI e SOI. Intese che in questa circostanza non ci sono state e non sono nemmeno state cercate.
Quanto so per certo è che le modifiche statutarie, in ogni caso, sono state deliberate da
Un organo come la Direzione IAPB che non ne aveva titolo.
L’ultimo elemento da sottolineare in questa penosa vicenda riguarda la composizione della Direzione IAPB e la ripartizione delle quote di rappresentanza.
Né tu né altri potranno mai convincermi della utilità di ridurre i componenti UICI a due soltanto, mentre alla SOI ne sono stati attribuiti ben tre e in più è stato aggiunto l’ineffabile rappresentante di un Direttore Generale del Ministero della Salute.
Tirate le somme, UICI si ritrova dunque con soli due componenti su sei.
Chiediamoci, senza animosità, se ne abbiamo avuto come Unione, un vantaggio o un danno.