E’ notte, sono le 3, non posso dormire, debbo scrivere.
Ieri 15 febbraio 2016 apprendo dai “necrologi” del Corriere della Sera” della scomparsa di Bianca HOEPLI e subito mi si apre un bagaglio di ricordi che non posso, non voglio dimenticare.
La mia vita, da quando ho avuto la consapevolezza di essere un uomo è girata intorno alle attività dell’Unione Italiana Ciechi di Milano, da quel “mondo” ho tratto sempre conforto, gratificazioni, e ora anche tanti ricordi.
La mia personalità si è formata anche attraverso importanti insegnamenti, “tutti” hanno lasciato un segno e nostalgie.
L’Ing. Maurizio Galimberti era un sciur, famiglia benestante originaria di Fiumelatte, il padre medico, brillanti studi universitari, gare di atletica attraverso il G.U.F., ma soprattutto la passione per l’aereo, a vent’anni ne possedeva già uno. Giovanissimo ha partecipato a qualche battaglia aerea, la guerra era per finire.
Poi la passione per il volo a vela, è stato proprio con un aliante che ha perso la vista: Forlanini, manifestazione aerea, il suo velivolo ha un guasto ai freni aerodinamici, per non cadere sulla folla ritorna sul campo di volo, chi deve partire dopo di lui ha avuto panico e anziché sgombrare la pista, ha abbandonato il suo apparecchio; Galimberti atterrando ha avuto un impatto violento, da lì la cecità.
Quando ci siamo più assiduamente frequentati, lui era Presidente ed io vice Presidente dell’Unione Ciechi di Milano.
Era un uomo di grande cultura, mi ha insegnato tantissimo, persino come sostenere la bandiera nelle manifestazioni ufficiali.
Ho imparato da lui l’iniziativa, tuttora perdura, di visitare nella circostanza del Natale i non vedenti ricoverati nelle case di riposo. Soprattutto in quella circostanza lo accompagnava una signora alta, bionda, con una Fiat 1300, era Bianca Hoepli. Maurizio Galimberti parlava spesso degli Hoepli, di Bianca, di Gianni e di altri della famiglia, erano certamente stati compagni di Università, di giochi e di mondanità.
Tutti pensavamo che tra Maurizio e Bianca Hoepli vi fosse gran simpatia. Un giorno, non ricordo, era d’estate, siamo stati, solo gli amici con i quali aveva maggiore familiarità, invitati a un pranzo a Varenna, ospiti di Maurizio. Enzo Zaniboni, segretario sezionale dell’Unione di allora, con il quale mi interrogavo su questa iniziativa era convinto che vi fosse in quella circostanza un’importante notizia: matrimonio?
Al brindisi grande euforia, Galimberti con una coppa in mano annunciò che era felice di essere con tanti amici anche non vedenti, poiché quello era il giorno anniversario nel quale egli era divenuto cieco.
Al ritorno mi sentivo frastornato, forse perché avevo bevuto troppo, a Milano non mi sono più trovato il mio nuovo Bulova Braille che si caricava con il movimento del polso.
Il giorno successivo ho riferito a Galimberti dello smarrimento dell’orologio. Dopo qualche giorno mi giunge da Maurizio una telefonata dal quale apprendo che il mio orologio, non so da quale forza soprannaturale l’avesse appreso, era in un tombino e che era irrecuperabile: grande il mio rammarico, mi era costato 80 mila lire.
Oggi ho un nuovo Bulova, identico, che per una sorta di scaramanzia l’ho indossato dopo diversi anni, non ricordo come l’abbia ricevuto: acquistato, o un dono di Galimberti? O da altrove?
Maurizio Galimberti ha lasciato il suo cospicuo patrimonio con un testamento olografo, valido in quanto non aveva perso la capacità di scrivere correttamente, alla scuola cani guida di Limbiate fondata dai Lions Club e che ora porta il suo nome. Nel suo testamento, fra le altre, vi era una postilla che disponeva che …a Enzo Zaniboni e a Mario Censabella fossero consegnati, a giudizio dell’esecutore testamentario, due suoi piccoli ricordi.
Galimberti parlava spesso dei suoi amici editori, un impegno improrogabile mi ha impedito di partecipare alle esequie nella chiesa di Santa Maria della Passione in Milano. Sarebbe stato come tornare indietro di tanti anni riaprendo il bagaglio di sentimenti e ricordi mai sopiti.
Reminiscenze: anche i sciur hanno le loro debolezze e possono apparire tirchi, impegnati sempre a difendere anche nelle piccole cose il loro patrimonio. Eravamo a Napoli per partecipare a un convegno organizzato per l’Unione Italiana Ciechi. Eravamo giunti all’hotel aiutandoci reciprocamente, un dipendente ci accompagna nelle nostre camere con i relativi bagagli, il sciur dà la mancia, richiedendomi poco dopo la mia parte.
Apro e consulto il mio Bulova sono le 4 e 45.
Maurizio Galimberti, 1915 – 1993, gli ho voluto bene.