CONTRIBUTI DEI LETTORI – Giornata nazionale del Braille 2025: alcune riflessioni

Autore: Giorgio Piccinin

In occasione della giornata nazionale del Braille, vorrei condividere delle riflessioni che, pur nella consapevolezza di non scoprire l’acqua calda, credo di poterle porre, fermo restando il libero arbitrio.

L’avvento della tecnologia ha indubbiamente rappresentato un salto di qualità per la nostra autonomia e per l’acquisizione di nuove competenze. Tuttavia questo ha un lato “B” della medaglia, abbastanza inquietante a mio avviso. Mentre prima dell’approssimarsi dei vari smartphones e di altri dispositivi touch con le varie sintesi vocali le nostre possibilità di apprendimento erano subordinate quasi esclusivamente al Braille e al suo esercizio, ora, pare sussistano più motivi per abbandonarlo o non conoscerlo, in virtù di competenze tecnologiche e diverse abilità vicarie. Il rischio (già in essere) è quello di una caduta di stile, di conoscenza primaria, senza esagerare di un’ignoranza di base che può sorprenderci inconsapevolmente e declassarci ulteriormente agli occhi dei più. Mi spiego meglio: quando avevamo il Braille come unica fonte di conoscenza, studio e apprendimento, eravamo più abili nel sapere come si scrivevano le parole perché le avevamo costantemente sotto le dita. Ora, con la tecnologia prevalentemente parlata questo viene meno e si possono collezionare figuracce nello scrivere o comunicare con terzi.

Ritengo che noi tutti e quando dico tutti intendo nessuno escluso, debbano assumersi l’onere di predicare, trasmettere e conservare l’importanza di un apprendimento basilare, senza il quale non saremmo quelli che siamo e rischiamo di non sapere ciò che potremo essere. Sento dire di ragazzi che studiano senza conoscere, se non minimamente, il Braille: mi chiedo come facciano e come possano pretendere di raggiungere certi obiettivi scolastici e personali. La tecnologia è certamente una manna dal cielo per tante cose ma non deve essere mitizzata in eccesso e allevare generazioni di ignorantoni o sprovveduti. Qualche giorno fa in una delle tante liste di discussione WhatsApp di ciechi, discutevano e si confrontavano dimostrando di non avere alba sulla spedizione di una lettera Braille tramite posta ordinaria e delle relative agevolazioni tariffarie. A mio avviso questo aneddoto la dice lunga sullo stato delle cose e sulla involuzione che stiamo vivendo. Certo, è una situazione che comprende tutti, la tecnologia sta impoverendo non solo i disabili visivi ma ritengo che per noi il discorso sia molto più complicato e delicato.

La storia ci ha consegnato uno strumento di emancipazione culturale e sociale: nuove generazioni, famiglie, educatori, operatori e, perché no, dirigenti sezionali, riflettano e non disperdano un patrimonio di libertà e di conoscenza universale. Che la giornata nazionale del Braille possa sostenere ed animare concretamente la consapevolezza di un apprendimento. Ne vale della nostra Storia, passata, presente e, soprattutto, futura.