Il Presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Mario Barbuto è intervenuto ieri, 16 novembre, all’audizione della Commissione affari sociali della Camera sulla proposta di legge-delega per la riforma dei criteri di accertamento delle condizioni di disabilità.
Nei pochi minuti a disposizione, Barbuto ha evidenziato i temi di maggior rilievo che riguardano non vedenti, ipovedenti e con disabilità plurime, una platea di quasi due milioni di persone in Italia:
1) garantire i Diritti acquisiti e dare certezza alle persone sul presente e sul futuro.
2) mantenere la valutazione medico-legale quale criterio di base dell’accertamento, pur introducendo anche i princìpi della valutazione bio-psico-sociale.
3) Precisare competenze, ruolo e funzioni delle figure tecniche e professionali alle quali vengono affidate le valutazioni funzionali, nonché la definizione dei relativi interventi abilitativi e riabilitativi.
4) Articolare le specificità della disabilità e legare strettamente alle caratteristiche di queste ultime la differenziazione degli interventi abilitativi, riabilitativi, formativi e di cura.
5) Definire la questione della rappresentanza reale delle Associazioni, basata sugli iscritti e soprattutto sulla presenza di un numero adeguato di presìdi territoriali.
6) Pretendere dalla figura del Garante, ove fosse definita, neutralità, competenza, capacità di ascolto, conoscenza dal basso delle criticità che vivono le persone con disabilità e le loro famiglie.
Intervento Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
Disegno di legge C. 3347 16 novembre 2021
La legge delega sull’accertamento della disabilità e le conseguenti azioni assistenziali, abilitative, riabilitative e di cura costituisce un’occasione storica per porre mano a una materia che da decenni attende un riordino e una classificazione normativa chiara, ordinata, efficiente. Se si può esprimere una nota di rammarico questa riguarda da un lato lo spreco di tempo in attesa di porre mano alla riforma e dall’altro, oggi, l’accelerazione forse eccessiva che potrebbe impedire quegli approfondimenti quanto mai opportuni dai quali poter derivare un testo di Legge davvero adeguato e qualificato.
In questo quadro di legge-delega a provvedere alla riforma, tuttavia sarebbe opportuno e auspicabile indicare senza equivoci il principio universale della conservazione dei Diritti acquisiti che riguardano oggi parecchie centinaia di migliaia di persone già in ansia per timori, certo infondati, ma forse legittimi proprio pensando a misure e norme che vengono a incidere nel profondo sulla vita quotidiana di così tante persone. In tal senso ci attendiamo dal Parlamento una parola scritta improntata a chiarezza.
Uno dei princìpi basilari della legge-delega riguarda la valutazione multidimensionale e multifunzionale delle condizioni soggettive degli interessati, da compiersi tuttavia anche in riferimento al contesto bio-psico-sociale secondo l’orientamento ICF. Tale impostazione tuttavia non può e non deve prescindere da due elementi fondamentali:
a) la valutazione medico-legale che rimane comunque un punto di riferimento certo, con le sue tabelle, anche se suscettibili di aggiornamento;
b) la necessità che venga riaffermato il principio costituzionale fondato su uguali condizioni e uguale trattamento per tutti i cittadini, a prescindere dal proprio luogo di residenza o di nascita.
Sarebbe quanto mai necessario, inoltre, porre l’accento sulle figure tecniche e professionali alle quali vengono affidate le valutazioni funzionali, nonché la definizione dei relativi interventi abilitativi e riabilitativi da porre in atto per il maggior benessere della persona interessata. Dall’opera di tali figure, infatti, deriveranno le azioni e le indicazioni che finiranno per determinare le condizioni specifiche di una esistenza umana. Tali figure, pertanto, sia pure in via generale, andrebbero meglio identificate e connotate.
La legge-delega avrebbe potuto dedicare attenzione maggiore alla specificazione degli interventi da porre in essere i quali, sia pure in una logica generale di supporto, andrebbero definiti negli obiettivi raggiungibili, in base alle diverse tipologie di disabilità che sono oggi molte, variegate e suggeriscono trattamenti differenziati. Le disabilità sensoriali, per esempio, quando non accompagnate da ulteriori deficit aggiuntivi, devono prevedere da un lato il potenziamento delle cure e delle prestazioni sanitarie in vista del maggior recupero possibile di funzionalità sensoriale, dall’altro un percorso formativo specifico, basato sulla conquista delle autonomie tramite le esperienze e l’impiego delle tecnologie assistive, al fine di conseguire una cosiddetta “normalità” inclusiva nella Scuola, nel mondo del lavoro, nel contesto della vita civile e sociale ordinaria.
Da ultimo occorre che sia finalmente definita in modo accettabile la questione della rappresentanza della disabilità sia nel riconoscimento delle associazioni maggiormente rappresentative per iscritti e soprattutto per numero di presidi sul territorio, sia per il peso relativo nell’assunzione delle decisioni da parte delle istituzioni pubbliche interlocutrici.
Le due grandi federazioni FAND e FISH che raggruppano la più vasta molteplicità delle associazioni non possono divenire, infatti, gli interlocutori esclusivi delle istituzioni statali e delle loro articolazioni regionali e territoriali, poiché ciascuna delle pur poche associazioni altamente rappresentative di categoria rimane comunque depositaria di prerogative e caratteristiche peculiari che non sono state e non verranno mai cedute in delega alle due Federazioni.
La pandemia che ancora non ci abbandona, è stata uno specchio eloquente delle funzioni peculiari e specifiche delle associazioni rappresentative nazionali, le quali, ben al di là della funzione assolta dalle due Federazioni, hanno avuto la forza e la capacità di prendere in carico, fin dal primo giorno, persone, servizi e criticità, offrendo un contributo rilevante di primo intervento, assistenza, supporto e conforto per migliaia di individui disabili che, soprattutto all’inizio, si sono trovate sole e abbandonate a se stesse, spesso segregati in casa, impossibilitati a recarsi al lavoro, a procurarsi generi di prima necessità, a provvedere alle cure della casa e del proprio corpo, ad assolvere ad alcune funzioni primarie della vita.
Per questa ragione, siamo a chiedere che il ruolo delle Associazioni, oltre che delle due Federazioni, venga preservato e posto nel massimo rilievo ora nel corso del dibattito parlamentare e successivamente, quando verrà il tempo per l’emanazione dei decreti di attuazione delle norme e dei princìpi contenuti nella legge.
Una parola sul Garante che non ci aspettiamo sia una figura calata dall’alto che finisca per calare dall’alto soluzioni derivanti da ricette preconfezionate. Al garante, laddove venga istituito, chiediamo neutralità, competenza e soprattutto capacità di ascolto e conoscenza vera dal basso delle problematiche che vivono le persone con disabilità e le loro famiglie.
Confidiamo che il Parlamento, sia pure nel tempo davvero troppo ridotto previsto per l’iter di questa legge-delega, sappia ascoltare le istanze che provengono soprattutto dal mondo della disabilità e possa applicare quei rimedi utili a donare al Paese una buona legge dalla quale derivare decreti attuativi davvero efficaci e incisivi.
Mario Barbuto – Presidente Nazionale