L’antropologia urbana pre-Covid e post-Covid ha creato una strana anomalia. Il pedone si è estinto o quasi, nella savana e nella giungla della nostra città. Predatori a due ruote hanno raggiunto l’apice della catena della mobilità insostenibile a scapito dei poveri bipedi, che ormai vengono “cacciati” dai nuovi padroni dei marciapiedi: monopattini e bici a flusso libero. Ricapitolando, abbiamo le auto che giustamente utilizzano la strada carrabile, le bici e i monopattini che utilizzano raramente le piste ciclabili e in promiscuità, peraltro illegale. I marciapiedi dei poveri pedoni torinesi, sempre più ammaccati e spaventati dai nuovi velociraptor! Piero e Alberto Angela faranno sicuramente un servizio nei loro documentari.
Si sono osservati monopattini persino nelle stazioni a ridosso dei treni in partenza. Una falsa soluzione ad un vero problema quello dei monopattini e delle bici: alla fine qualcuno ci deve pur rimettere nella catena dei più forti, i più deboli dunque, i pedoni. I pedoni fra tavolini che restringono lo spazio utile, e i nuovi velocipedi ecologici ma pericolosissimi che impediscono ai pedoni di “abbeverarsi” nei bar, svoltare tranquilli, sostare davanti alle vetrine, perché sentono sfrecciare, come pipistrelli impazziti, i nuovi mezzi arroganti e aggressivi che rappresentano la nuova frontiera del disordine urbano, dell’anarchia ciclistica. Senza spazi per sostare, né regole da rispettare, non avendo nemici naturali, i monopattini e le bici a flusso libero liberamente fanno ciò che vogliono come bulletti di città, tra le autorità di polizia municipale che alzano le mani dicendo che non possono fare nulla e la politica che spaccia con faciloneria la pericolosità di questi mezzi silenziosi come la panacea di tutti i mali.
Anche gli automobilisti avrebbero la loro da dire sulle improvvise apparizioni, quasi fantasmagoriche, di corpi verticali che improvvisamente compaiono a sinistra e a destra e davanti alle auto. L’unico mezzo ecologico sicuro e pulito sono le due gambe a flusso libero dei pedoni, che rispettano delle regole ormai segnate da anni di evoluzione urbana. Le bici e i monopattini per non essere nocivi devono avere corsie preferenziali oppure stare su strada, rispettando il codice stradale. Ma la legge del più forte e dell’ottuso nuovo “animale” la fa da padrone. Creare nuove barriere e pericoli non è certo degno di una città come Torino. Alla fine si è creata una “guerra incivile” fra gli abitanti che un tempo erano civili.
Pubblicato il 03/06/2021.