2019, un anno da non perdere!, di Massimo Vita

Mentre ci apprestiamo a vivere le festività più classiche della nostra comunità e delle nostre famiglie, il pensiero va al prossimo anno. Un anno da non perdere in vista del tanto atteso anno del centenario.
Se guardiamo a quanto ci propone la situazione politica del paese non possiamo non essere inquieti, ma vorrei riflettere su come la nostra organizzazione debba vivere questo anno in preparazione del centenario. Dobbiamo ancora necessariamente completare con determinazione il progetto che avevamo costruito nel Congresso di Chianciano. Molto si è fatto, ma rimane molto da fare per rendere efficiente tutto l’apparato organizzativo, soprattutto a livello territoriale. Le nostre strutture sono ancora sofferenti per la canonica mancanza di risorse umane e di risorse economiche, malgrado la grande azione di sostegno svolta dalla Direzione Nazionale.
Qualche problema esiste ancora nella comunicazione tra il centro e la periferia, ma la maggiore criticità si evidenzia nel passaggio alla nuova contabilità e nel sistema di organizzazione delle nostre strutture, ancora troppo burocratizzata e affaticata per stare al passo con le normative che regolano la vita delle Onlus.
In questo periodo, in cui si sta per dispiegare l’effetto del nuovo codice del terzo settore, la vicenda si complica ulteriormente.
Nel Congresso di Chianciano uno dei temi, ripreso anche nello Statuto, era quello della razionalizzazione delle nostre sedi territoriali. In questo senso il dibattito è stato carente o, meglio, quasi inesistente. Qualche voce giustifica questa mancanza con le difficoltà di stabilire la rappresentanza congressuale qualora si decidesse di accorpare delle sedi. A mio avviso questa è una giustificazione molto debole. Il prossimo congresso dovrà stabilire metodi e procedure che spingano verso un nuovo assetto delle nostre strutture.
Ritengo che la questione della rappresentanza si debba e si possa declinare con un diverso modello congressuale.
Vedrei tre livelli: congressi territoriali, congressi regionali e congresso nazionale.
Questo modello avrebbe alcuni vantaggi: maggiore spazio per il dibattito congressuale, più coinvolgimento del territorio e un Congresso Nazionale più approfondito e meno elefantiaco.
Una questione da affrontare è quella delle incompatibilità di cariche che, a mio avviso, lo scorso congresso ha elevato eccessivamente. Le troppe incompatibilità tra i vari livelli di cariche ci mettono in seria difficoltà nel reperire la classe dirigente e una classe dirigente di qualità.
Una domanda è d’obbligo: le incompatibilità sono una foglia di fico per mascherare i ruoli dei dirigenti?
Un consigliere nazionale oggi non può partecipare né alle Direzioni Regionali né agli Uffici di Presidenza delle sedi territoriali.
Questa norma, giusta in via di principio, comporta delle difficoltà notevoli alle sedi territoriali.
Io fisserei tale incompatibilità solo tra le strutture verticalmente dipendenti, e cioè tra il Consiglio Nazionale e le Direzioni Regionali e tra le Direzioni Regionali e gli Uffici di Presidenza territoriali.

Ruolo dei genitori o tutori
Un tema poco discusso è quello del ruolo dei genitori e dei tutori.
A mio modesto avviso la loro presenza negli organi non dovrebbe essere calcolata tra i vedenti bensì tra i soci effettivi.
Io li vedrei anche presenti negli uffici di presidenza fino alla vice presidenza.
Metterei solo un limite di presenza dei genitori o tutori negli organi come è per i vedenti.
Faccio un esempio per meglio esprimere il mio pensiero: su cinque persone, darei spazio a un esterno vedente e a un genitore; in un organo di sette persone darei spazio a un vedente e a due genitori.

Consiglio Nazionale
Un tema connesso al Consiglio Nazionale e alla sua composizione è quello dei componenti di diritto.
Se organizziamo i congressi come proposto sopra, nel Consiglio Nazionale non ha molto senso la presenza di diritto dei presidenti regionali e, inoltre, il Consiglio Nazionale dovrebbe essere un organo con maggiori poteri di controllo e indirizzo rispetto alla Direzione Nazionale.
Oggi questo organismo è pletorico e condizionato dalla presenza dei componenti della Direzione Nazionale e del Presidente.
Io ritengo che un candidato alla presidenza dovrebbe proporre la lista o le liste candidate al Consiglio Nazionale e con essa anche quella dei candidati alla Direzione Nazionale.
I candidati alla Direzione almeno in parte, non dovrebbero essere candidabili o eleggibili in Consiglio Nazionale.

Enti collegati
Gli enti collegati come: I.Ri.Fo.R., INVAT, Associazione per il Fundraising e Progettazione, hanno come presidente di diritto quello dell’UICI, mentre io penso che questi enti dovrebbero essere controllati dall’UICI ma dovrebbero avere una presidenza diversa.
Con il nuovo codice del terzo settore, se non vi saranno cambiamenti, dovremo adeguare molte delle nostre strutture e quindi studiare nuove forme per I.Ri.Fo.R., Biblioteca di Monza e gli altri enti.
Una forma potrebbe essere quella delle fondazioni di partecipazione con maggioranza nelle mani dell’UICI.
Affiderei al Consiglio Nazionale il compito di nomina dei rappresentanti UICI negli enti controllati.

Probiviri
Il collegio dei probiviri oggi ha armi parzialmente spuntate, dal momento che non può decretare l’espulsione ma questo comporta che, soprattutto i dirigenti si sentano immuni.
Si potrebbe immaginare la possibilità di espulsione legata a comportamenti reiteratamente scorretti e sanzionati.

Organizzazione degli uffici
In questo campo, si devono compiere riflessioni diverse a seconda che si guardi alla sede nazionale o alle sedi regionali o territoriali.
La Sede Nazionale ha una organizzazione ancora troppo ingessata e burocratica ma ancora riesce a fornire risposte alle diverse esigenze, tuttavia i temi da affrontare sono sempre più complessi per le costanti variazioni del quadro legislativo di riferimento.
Le strutture regionali dovrebbero essere tarate in modo da potersi occupare sempre di più e meglio dell’amministrazione delle sedi territoriali.
Se i consigli regionali si occupassero delle strutture territoriali per i servizi principali come la contabilità e i bilanci, se ne avrebbe un quadro omogeneo mentre oggi ogni sezione territoriale si comporta in modo diverso.

Autofinanziamento e progettazione
Questo settore, che la nostra organizzazione in passato aveva affrontato in modo disorganico, sta vedendo una concreta crescita e, in questo senso, la nascita di una struttura che segua il settore potrebbe essere importante.
Penso che in futuro questo settore dovrà sempre di più essere lasciato nelle mani dei tecnici mentre a noi deve rimanere il controllo e l’indirizzo.
Per convincere i cittadini a donare si deve puntare sulla proposta di progetti concreti, verificabili e soprattutto si deve rendere conto con chiarezza di come si sono utilizzate le risorse ottenute nelle singole campagne.
Dobbiamo riuscire a costruire una immagine più unitaria sul territorio altrimenti le miriadi di iniziative oggi in campo potrebbero indurre in confusione coloro che ci osservano con interesse.

Conclusione
Il prossimo anno sarà un anno complesso ma entusiasmante perché la nostra organizzazione, nonostante i limiti, ha ancora tanto entusiasmo e grandi ideali.
Nella grande famiglia ci sono tanti figli devoti, tante donne e tanti uomini che si vogliono mettere in gioco che, guidati da un padre equilibrato e coraggioso, sapranno dirigerci verso porti sicuri e mete sempre più alte.
Massimo Vita