2019: Sarà l’anno buono?, di Mario Mirabile

È tempo di pensare a quanto fatto nell’anno appena conclusosi e a quanto si dovrà fare nei prossimi mesi. Si programmano attività, si pensa alle assemblee di primavera, si inizia a riflettere, anche se manca più di un anno e mezzo, sul prossimo congresso dell’Unione. Un congresso che rimarrà nella storia; il congresso del centenario, che si svolgerà nella città in cui Nicolodi ebbe l’intuizione di mettere tutti i ciechi italiani sotto un’unica bandiera. Sulle liste di discussione e sulla stampa associativa, già si iniziano a leggere interventi e proposte che intendono avviare un dibattito sull’assetto organizzativo che dovrà avere l’Unione nei prossimi anni. Quanti delegati al congresso, come dovrà essere eletto il Consiglio Nazionale, quale dovrà essere il ruolo di quest’ultimo organo, forse le regole sulle incompatibilità sono troppo restrittive, forse dobbiamo definire meglio qual è il ruolo delle direzioni regionali e così via. Tutti temi utili e ragionamenti che consentiranno di definire senz’altro l’assetto organizzativo della nostra associazione, ma consentitemi, pensieri che non devono assorbirci per il prossimo biennio. Come al normale cittadino italiano non importa niente del prossimo congresso del partito Democratico, allo stesso modo, almeno credo, alla stragrande maggioranza dei nostri associati non interessa benché minimamente il dibattito sull’avvicinamento al prossimo congresso. Anche io credo di far parte di questa maggioranza di soci che, pur orgogliosa di far parte di un sodalizio che si appresta a compiere un secolo di storia, si rende conto che le energie di tutti devono essere spese per far sì che i diritti conquistati, siano davvero effettivi e non sanciti soltanto da leggi che restano sulla carta e vengono disattese, o addirittura eluse. Mi farebbe piacere che il 2019 possa essere ricordato come l’anno della svolta, l’anno in cui le leggi 113 del 1985, 120 del 1991, 104 del 1992, la 29 del 94, la 68 del 99, il D.Lgs. 151 del 2015, la legge sulla “buona scuola”, e su tutte la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e l’art. 3 della Costituzione Italiana vengono finalmente rispettate e applicate per tutti, e dico tutti, i cittadini. Nell’anno appena iniziato, purtroppo, l’inclusione scolastica degli alunni disabili visivi sembra essere ancora una meta lontana; capita frequentemente che famiglie sono costrette a lottare per imporre la presenza del loro bambino all’interno di una classe, scontrandosi con la scarsa preparazione degli insegnanti, con l’arroganza dei burocrati, con l’inettitudine dei politici e, più in generale con l’inefficienza del sistema Scuola, che fa ancora fatica a mettere a disposizione interventi personalizzati che consentano una piena inclusione. Tutte le negazioni di diritti sacrosanti vengono giustificate in maniera fin troppo semplicistica, con la cronica mancanza di risorse economiche. Dicasi altrettanto per le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, o per accedere ad interventi riabilitativi, al diritto di praticare una attività sportiva, al diritto alla mobilità ecc…. L’attenzione di tutti noi deve essere rivolta a tutte queste problematiche, che potranno essere risolte soltanto se tutti noi ci muoveremo nella stessa direzione, mettendo da parte i personalismi e i vari “orticelli”, dando vita davvero ad una vera squadra composta da tanti giocatori, il cui unico obbiettivo è quello di tutelare i diritti dei disabili visivi ed individuare strategie atte a consentirne la loro piena integrazione. Tutte le strutture dell’Unione e tutti gli enti collegati ad essa quali IRIFOR, Biblioteca, UNIVOC, INVAT, Federazione, stamperie varie e tutti gli altri enti che si occupano di disabilità visiva a tutti i livelli, devono essere braccia di un unico corpo che deve muoversi in maniera univoca. Questo, a mio parere, deve essere il vero salto di qualità che noi tutti dobbiamo fare. Speriamo che questo sia l’anno buono!