Perché tante critiche al Jobs Act?, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Clima teso ed atmosfera infuocata come non mai tra Nicola Stilla e Mario Barbuto: è un Agosto “caldo” per il nostro mondo della disabilità visiva, ormai chiaramente in piena e frenetica “campagna elettorale” prima di Chianciano.
Per il momento (ma credo che ce ne saranno ben presto anche altri) l’oggetto del contendere tra i nostri due principali “competitors” alla Presidenza Nazionale è lo schema di decreto legislativo (Atti del Governo, n. 176), attuativo della delega di cui alla legge 183/2014: in parole povere, si tratta dei decreti delegati del Jobs Act, che sono attualmente sottoposti al parere della Conferenza Stato-Regioni e delle competenti Commissioni di Senato e Camera.
A chiedere accoratamente modifiche a tali Decreti attuativi, ci sono in prima fila tre sindacati – la Cgil, la Uil e l’Ugl – insieme all’Anmic (associazione nazionale mutilati invalidi civili) e all’Ens (ente nazionale sordi).
Sull’altro fronte, s’è schierato il nostro Presidente Nazionale Mario Barbuto, a nome ovviamente dell’UICI, insieme alla Cisl ed alla Fish, una delle due grandi federazioni di associazioni di disabili. La Fand, l’altra ”storica” organizzazione di persone con disabilità, invece, pare spaccata su tale questione, divenuta pertanto davvero rovente.
Quella che fino a questo momento è stata una semplice (e secondo me poco evidente) diversità di lettura sulla nostra Unione da parte di Stilla e Barbuto, improvvisamente a causa del Jobs Act, è diventato quasi uno scontro verbale nei giorni scorsi, quando Nicola, palesemente contrario alle nuove norme, ha duramente criticato la controparte con toni che non si registravano da tempo nei rapporti fra i due. In particolare Stilla non ha digerito il riferimento che Cisl, Fish e UICI (e dunque anche il nostro Presidente Barbuto) hanno fatto, nell’argomentare la loro posizione favorevole, ai lavori dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità: “È davvero scorretto – ha scritto Stilla – il comportamento di Mario Barbuto che arbitrariamente si è arrogato il diritto di parlare a nome di tutte le persone con minorazione visiva, esprimendo il plauso incondizionato ai decreti attuativi del Jobs Act”.
Una reazione veemente e certamente inconsueta, che al di là dei toni mi stupisce perché, poco tempo fa, s’è tenuta un’adunanza del nostro Consiglio Nazionale, durante la quale, Nicola avrebbe potuto senz’altro affrontare l’argomento in oggetto e sollevare il caso! Vicenda che tra l’altro nessun altro Consigliere Nazionale ha contestato, dimostrando quindi di condividere in toto le opinioni del Presidente Barbuto sul Jobs Act.
Ad essere messa sotto accusa, dunque, è la “pretesa” di Mario di rappresentare tutto il mondo della disabilità visiva o comunque di poter parlare in rappresentanza di tutti i ciechi ed ipovedenti italiani.
Ma che cosa dovrebbe fare allora il nostro Presidente Nazionale, indipendentemente dal fatto che attualmente tale incarico sia ricoperto da Mario Barbuto?
Nel merito del Jobs Act del Governo, il principale punto di frizione riguarda il rafforzamento dell’istituto della “chiamata nominativa”, che assume un ruolo preminente.
Fish, Cisl e Barbuto fanno notare come il rafforzamento di questa tipologia di chiamata consente esattamente di selezionare la “persona giusta” e collocarla nel “posto giusto”: un vero e proprio collocamento mirato, quindi, che consentirebbe di realizzare inserimenti lavorativi proficui e di superare le discriminazioni che tutt’oggi colpiscono soprattutto le persone con disabilità più grave, in particolare sensoriali, intellettive e relazionali.
Ed io, francamente, la penso come il nostro Presidente Barbuto. Ma ho come la sensazione che siamo solo all’inizio e che la torrida ”canicola” estiva di questi giorni infiammerà ulteriormente una campagna elettorale che già promette scintille!
Nel mio piccolo, mi permetto di sottolineare come i personalismi ed il bisogno di visibilità hanno in passato troppo spesso impoverito e soffocato il dialogo al nostro interno.
Riprendiamo, invece, il dibattito sulle diverse interpretazioni del ruolo centrale che la nostra “gloriosa” Associazione deve avere anche nel nuovo millennio e sui valori “portanti” della nostra Unione. Solo così facendo, infatti, sono assolutamente convinto che Nicola Stilla ritroverà con il Presidente Mario Barbuto molti più punti in comune che elementi di disaccordo.