Il premio L. Braille offre lo spunto per il confronto sulle mete raggiunte dai ciechi e dagli ipovedenti. Il termine che ha dominato la serata dell’otto settembre 2016, pronunciato da tutti coloro che si sono avvicendati sul palcoscenico è: inclusione. Niente monologhi, nessuna lezione magistrale dedicata a questo argomento ma espressioni di contenuti in linguaggi che sono davvero inclusivi. La musica e lo spettacolo hanno permesso a Ivan, non vedente, ad Arisa e altri personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo di dialogare, di interagire, offrendo alla platea una serata meravigliosa. Il Presidente Nazionale, Mario Barbuto, accompagnato da Viola, il cane guida, è intervenuto per salutare i presenti, occupando il palcoscenico solo per pochi minuti ma sufficienti a trasmettere incoraggiamento ai soci presenti e il ringraziamento a coloro che, in vario modo, stanno contribuendo a favorire l’inclusione per i non vedenti nei diversi contesti sociali. Il sogno di una società caratterizzata dall’inclusione ha sostenuto il lavoro di preparazione dello spettacolo con cui i protagonisti, non vedenti e vedenti, hanno voluto ribadire che le barriere che determinano le distinzioni e i pregiudizi sono superabili. Louis Braille ha abbattuto la più grande barriera che i ciechi abbiano potuto conoscere. Commemorarne il ricordo è un tributo che gli è dovuto ma ciò deve rafforzare la coscienza di ogni cieco circa l’importanza di saper leggere e scrivere, il cui valore è diverso e per nulla sovrapponibile all’ascolto di contenuti.
Visto dalla platea del teatro Sistina di Roma, di Alfio Pulvirenti
Autore: Alfio Pulvirenti