Le buone notizie, soprattutto in questo periodo, meritano la maggior visibilità possibile e tale è quella riguardante la Sentenza prodotta dalla Corte d’Appello di Venezia, giunta dopo una lunga battaglia giudiziaria, che ha condannato il Comune di Belluno e la Società di gestione della scala mobile che porta al centro storico della città, per discriminazione nei confronti di quelle persone con disabilità visiva accompagnate dai loro cani guida, alle quali era stato vietato di accedere a quella stessa scala mobile.
«La Corte d’Appello IV sez. civile con sentenza n. 1146/20 del 28.04.2020, ha ritenuto responsabili sia il Comune di Belluno sia la società partecipata Bellunum s.r.l. di condotte discriminatorie nei confronti dei ricorrenti, persone disabili visive accompagnate dal proprio cane guida per i fatti accaduti il 09.05.2015 presso le scale mobili Lambioi e per il cartello di divieto di accesso apposto, condannando quindi l’Amministrazione, in solido con Bellunum s.r.l., al risarcimento del danno morale subito, nonché alla cessazione delle condotte discriminatorie nei loro confronti»: a quale Sentenza e a quale vicenda si riferisce l’avvocato Chiara Frare con queste parole?
A un caso che occupò per molto tempo le pagine del nostro giornale, tra il 2015 e il 2017, dopo cioè che alcune persone con disabilità visiva, accompagnate dal proprio cane guida, si erano visto negare l’accesso alla scala mobile di Lambioi, che porta al centro storico di Belluno, di fronte a un cartello indicatore di divieto, recante la scritta Inclusi i cani guida.
Il momento più “caldo” si era avuto nel mese di maggio del 2015, quando un cospicuo gruppo di persone, provenienti da varie città d’Italia, si erano recate con i loro cani guida ai piedi di quella stessa scala mobile, chiedendo di salire, nel rispetto delle Leggi, e con l’intento dimostrativo «di far vedere che gli animali sono perfettamente in grado di prendere le scale mobili in tutta sicurezza, oltre che per rivendicare la libertà di movimento e il rispetto della dignità». Ciò aveva portato al blocco dell’impianto, da parte della Società Bellunum che lo gestisce, e anche all’arrivo della Polizia, lasciando le persone momentaneamente bloccate sulla scala mobile, senza la possibilità di salire né di scendere in sicurezza e lasciando anche in sospeso la situazione, tra polemiche varie e preannunciate azioni legali.
Dal canto nostro avevamo ricordato in più occasioni che quel divieto si collocava in palese violazione delle Leggi vigenti (Legge 37/74, aggiornata dalla Legge 60/06), che obbligano ad accogliere i cani guida in ogni luogo pubblico o aperto al pubblico.
Rimandando i Lettori ai nostri vari contributi con i quali abbiamo seguito passo dopo passo la vicenda (nella colonnina qui a fianco dei Link correlati), arriviamo all’oggi, accogliendo l’ottima notizia dei giorni scorsi, che soprattutto in questi tempi di emergenza merita la maggior visibilità possibile.
Come preannunciato già nel 2017, le persone coinvolte avevano presentato rapidamente una denuncia agli organi competenti, basata anche sulla violazione di un’ulteriore norma, quella Legge 67/06 che vieta ogni tipo di discriminazione contro le persone con disabilità. In prima istanza, però, il Tribunale di Belluno aveva rigettato il tutto. Dopo anni di battaglie legali, quindi, si è arrivati ora alla Sentenza della Corte d’appello di Venezia, citata da Chiara Frare, che ha accettato tutte le istanze presentate dalle persone con disabilità visiva, condannando l’Amministrazione Comunale di Belluno e la Società Bellunum per la violazione delle leggi citate.
«Si tratta di una Sentenza importantissima – commenta la legale patrocinante -, di un grande passo in avanti per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità, vittime di discriminazioni. Se infatti il danno risarcibile, come in questo caso, si configura per una lesione anche solo potenziale della sfera di diritto del disabile, è evidente che siamo di fronte ad una prova del danno in re ipsa [“nella stessa natura della cosa”, N.d.R.], certamente liquidabile, come nel caso in esame, in via equitativa».
Riferendosi poi alla Legge 67/06, Frare ne sottolinea l’importanza, parlando di «uno strumento di tutela potente per situazioni di questo tipo, che deve però essere più conosciuto e pubblicizzato e soprattutto applicato secondo buon senso e secondo i princìpi che la legge stessa intende tutelare, vale a dire il diritto per le persone con disabilità di non essere discriminate rispetto agli altri, proprio in ragione della propria disabilità».
Palese è la soddisfazione delle persone con disabilità visiva – condivisa pienmente anche dal nostro giornale – ovvero di coloro che in quei giorni del 2015 furono bloccati davanti o addirittura sui gradini di quelle scale mobili. «Tutti noi – affermano – siamo appagati dal risultato ottenuto, poiché quel giorno, assieme ai nostri cani guida, ci siamo ritrovati a subire su quelle scale mobili un’umiliazione e una discriminazione, in quanto persone con disabilità visiva che hanno scelto un cane guida come ausilio per la propria libertà di vivere autonomamente. L’impegno e le competenze dell’avvocato Frare sono state determinanti per l’ottenimento di questa Sentenza, che rappresenta un importante traguardo contro la lotta alle discriminazioni». (S.B.) Queste sono le persone con disabilità visiva che hanno sottoscritto il comunicato con il quale è stata resa nota e commentata la Sentenza della Corte d’Appello di Venezia: Alessandra Bragagnolo, Ilaria Frenez, Fernando Giacomin, Mauro Quintavalle, Laura Raffaeli, Massimo Vettoretti, Nadia Zanella e Simona Zanella.
Fonte: Superando.it del 12.05.2020