Una proposta di legge da far avanzare, di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Il 3 marzo, su sollecitazione del prof. Dario Ianez, si è svolta, nell’aula magna dell’Università Roma 3, una tavola rotonda “aperta” , coordinata dal prof. Fabio Bocci, di confronto sulla proposta di legge FAND e FISH Norme per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità
e con altri bisogni educativi speciali (atti Camera n. 2444) . Il confronto è stato ampio ed ha fatto emergere con chiarezza la posizione delle due federazioni i cui rappresentanti nei loro diversi interventi hanno rimarcato l’organicità della proposta che, come ha sottolineato la vicepresidente della FISH Donata Vivanti, partendo dal sottolineare come nella PDL si parta dalla richiesta di definizione di standard di qualità garantiti sull’intero territorio nazionale” cerca , con una proposta organica ed articolata di porre rimedio ai principali “punti di debolezza” così come si sono venuti evolvendo in questi anni. Punti di debolezza che nel mio intervento , tra gli altri, ho individuato nella delega al sostegno da parte dei docenti curriculari e nella mancanza di competenze specifiche dell’insegnante specializzato (io preferisco questa dicitura) . La definizione del “ruolo di sostegno”, che individua un insegnante specializzato nelle didattiche, metodologie, modalità di comunicazione con persone aventi disabilità diverse , gli “impone” il possesso delle specifiche competenze e pone anche fine all’ambiguità che da un lato vede l’insegnante di sostegno abilitato ad un insegnamento disciplinare e dall’altro nominato per il sostegno, è questa ambiguità che favorisce nei colleghi la totale delega a lui per l’insegnamento all’alunno con disabilità. La definizione del ruolo di sostegno deve prevedere anche specifiche competenze in rapporto alle diverse disabilità, non è ammissibile infatti che il docente che deve fornire un “sostegno” sulcome operare con unalunno autistico piuttosto che cieco o sordo , conosca poco o nulla delle modalità di approccio, di comunicazione e di lavoro con persone con queste disabilità, questo porta al fenomeno sottolineato dal dr. Ciambrone nel suo intervento: avere un modello “costoso” che, tuttavia spesso, non è in grado di rispondere ai reali bisogni di formazione degli alunni con disabilità. L’istituzione di una specifica classe di concorso per il sostegno è stata vivacemente contestata dalla prof.sa –Giani rappresentante degli “insegnanti per la disabilità”, che ritiene il ruolo specifico come la “gabbia” entro la quale il docente di sostegno sarà costretto a rimanere imprigionato tutta la vita e il motivo per cui egli non verrà più considerato un “vero” insegnante . La mia posizione condivisa dagli amici della FISH e ribadita nel suo intervento apertamente da Tillo Nocera , resta quella che il “ruolo di sostegno“ facendo del docente specializzato “ l’”esperto” non degli insegnamenti disciplinari che, in tal modo risulta evidente , devono rimanere di assoluta competenza del docente titolare, ma delle metodologie di lavoro con il disabile fa chiarezza nei ruoli di entrambi le figure: essi dovranno lavorare per l’inclusione del disabile con momenti di conpresenza condividendo le reciproche competenze. Di qui la previsione per la formazione iniziale di un percorso di laurea specificamente rivolto a preparare un docente specializzato capace di gestire la funzione di sostegno nella classe e di una formazione per tutti i laureandi nelle diverse discipline che comprenda almeno 30 CFU sulla pedagogia e didattica speciale. L’apparente inconciliabilità delle due posizioni quella sostenuta dalle due Federazioni di disabili e quella difesa dai docenti di sostegno, può trovare una sintesi in un altro caposaldo della proposta di legge: quella dell’attivazione dell’organico funzionale. E’ nella gestione “funzionale” dell’organico che il docente di sostegno può trovare ulteriori spazi operativi quali quelli del “tutor” o del “facilitatore” del processo di inclusione che agisce per migliorare la capacità di accoglienza ed inclusione dell’intero istituto nel quale si trova ad operare, allo stesso modo nell’utilizzo del personale dell’organico funzionale direte potrebbe trovare risposta , dopo averne meglio definiti i “contorni”, la proposta, avanzata dal prof. Ianez, di utilizzare un 20/25% dell’attuale organico di sostegno per creare delle figure di sistema itineranti che supportino il processo di inclusione . Radicale invece la posizione espressa dal prof. Bocci che vorrebbe , teoricamente giustamente, eliminare il docente di sostegno formando tutti gli insegnanti nelle didattiche inclusive e quindi in grado di svolgere autonomamente il compito, infatti , egli ha sostenuto che Non stiamo cercando soluzioni per un modello di inclusione, che se pur condiviso nei principi, è oggi in crisi nel suo modo di essere concretizzato, ma che ad essere in crisi non è il l’”inclusione dei disabili, ma il modello della scuola Italiana ed allora troviamo il coraggio di “osare” a puntare in alto. Nel suo intervento conclusivo il prof. Cottini ha voluto individuare proprio nella necessità di un cambiamento il punto unificante dei vari interventi, interventi che se non hanno mai messo in discussione la positività dell’inclusione dei disabili nella nostra scuola, facendo emergere luci e ombre del processo di inclusione, hanno evidenziato il bisogno di un intervento legislativo di riordino che elimini gli effetti “distorsivi” emersi. Noi riteniamo che la nostra proposta di legge, se pur aperta a contributi migliorativi, rappresenti un valido strumento in tal senso e noi lavoreremo perché essa proceda nel suo cammino parlamentare.

Luciano Paschetta
Referente istruzione FAND nazionale