“Noi che abbiamo l’anima moriamo più spesso”. Emily Dickinson
Gli ultimi mesi trascorsi sono stati difficili, intensi, colmi di emozioni contrastanti. Tante parole ostili, affermazioni violente che hanno squarciato in maniera indelebile l’anima delle persone che le hanno subite e segnato, forse per sempre, la nostra Unione.
Giorno per giorno, fatica dopo fatica, lavoro su lavoro, sorrisi al posto di tante lacrime sospese, tacere quando cuore e mente imploravano di parlare, il silenzio non per indifferenza, ma come dono, in risposta a chi parla troppo.
Finalmente il 20 e il 21 Ottobre la celebrazione del primo Congresso Straordinario della storia dell’Unione.
Un Congresso svolto online in maniera ordinata e rispettosa che ci ha permesso di raggiungere tre obiettivi:
– Le modifiche allo Statuto per l’accesso alla sezione B del registro unico nazionale del terzo settore da parte delle nostre sedi regionali e territoriali.
– Il mandato vincolante al nuovo Consiglio Nazionale di istituire un gruppo di lavoro per compiere un percorso di riforma statutaria ampio, profondo e molto partecipato da qui al 2025. Un gruppo che sappia avvalersi non solo delle competenze dei nostri soci e dirigenti ma anche della collaborazione di tecnici e professionisti esterni del settore legale, fiscale, amministrativo e patrimoniale.
– Infine, l’elezione del Presidente Nazionale e di ventiquattro Consiglieri Nazionali.
Due liste concorrenti: 49 candidati al Consiglio nazionale con i rispettivi candidati Presidente.
Ma la vera sorpresa positiva del risultato delle elezioni riguarda il numero di donne elette in Consiglio Nazionale: ben tredici su ventiquattro consiglieri. Finalmente un risultato inatteso e storico.
Tredici donne: figlie, mamme, spose, compagne, nonne, lavoratrici, impegnate, determinate, coraggiose, intraprendenti, sportive, libere, sorridenti, positive, sognatrici, pragmatiche, operative, combattenti, amiche, spiriti ribelli, creative. Qualunque aggettivo non rende giustizia al progetto d’amore che le donne portano con sé. Le donne hanno paura ma scelgono lo stesso. Sono le donne che danno la vita a quegli stessi uomini che ruberanno il loro sorriso con violenze fisiche e psicologiche, e sono sempre loro a sopportare in silenzio le discriminazioni nei luoghi di lavoro, nei luoghi pubblici, per strada; ma le donne resistono e ritornano a scegliere un compagno da amare, un nuovo lavoro, una nuova vita. Giorno per giorno sfide diverse, responsabilità infinite e spesso, assai spesso, rinunce e rimandi. E le nostre donne sono pronte a svolgere con passione e intelligenza i loro compiti all’interno del Consiglio Nazionale.
Molto spesso la nostra associazione i cui dirigenti sono per la maggiore uomini, non ha saputo cogliere e riconoscere il merito delle donne. Un percorso spesso complicato da pregiudizi storici, ambientali e culturali.
La donna, lo capisco bene, spesso spaventa. È abituata a situazioni che i nostri amici uomini non hanno la fantasia di immaginare.
È la donna che sotto le tempeste rimane in attesa delle giornate di sole. È abituata a scegliere e mai a predefinire ruoli e situazioni. Scegliere implica saper rinunciare ad altro e combattere di più per essere riconosciute nel proprio lavoro e per affermare il proprio ruolo in ogni ambito sociale. Spesso private e denudate della loro dignità e libertà, sono le uniche che riescono ancora a rialzarsi, a meravigliarsi per un tramonto, a emozionarsi per un abbraccio inaspettato, a piangere e sorridere, a urlare al mondo intero il loro amore sviscerato per la vita, nonostante tutto!
Spesso accade che per una donna diventi difficile sopravvivere anche a se stessa, ma la loro forza e convinzione non conoscono ostacoli; fino a quando una donna si sentirà viva non correrà il rischio di fermarsi.
Ecco, ci piacerebbe essere guardate e valorizzate per il nostro modo di essere straordinarie e spesso vulnerabili e fragili, per le nostre proposte. Desideriamo donare alla nostra associazione passione, dedizione, determinazione, nuove prospettive e futuro in un modo tutto al femminile come solo noi possiamo fare. Ma sempre insieme. Mai da sole.
Abbiamo dovuto attendere cento lunghi anni per avere nella nostra associazione una Vicepresidente donna, ben centotre per avere in uno degli organi più significativi della nostra associazione, una rappresentanza così importante delle donne. Eppure diverse donne nella storia associativa hanno dato contributi davvero importanti.
Il nostro presidente nazionale Mario Barbuto, riconfermato con ampia maggioranza al Congresso, ha creduto e voluto fortemente la presenza femminile nella sua lista.
Tredici donne e quindici uomini.
Non per parità di genere. Non per le quote rosa. Ma solo per quanto valgono le donne e per quel “di più” che sono in grado di portare.
Egli ha sempre creduto e crede fortemente nel patrimonio umano e relazionale, nella capacità di ascolto, di accuratezza, di scrupolosità, di mediazione che appartengono per natura alle donne. Infatti, negli anni spesso lo abbiamo sentito ripetere che “le donne, rappresentano l’altra metà del cielo“.
Il nostro Presidente e i congressisti tutti ci hanno insegnato il diritto di scelta consapevole. A noi occorre saper coltivare questa consapevolezza come una pianticella tenera, da ravvivare come fiammella che scalda quel diritto di essere pari tra le pari, cittadine tra cittadine.
A tutte noi – e ovviamente anche ai nostri colleghi uomini – un fervido augurio di buon lavoro, con l’auspicio che la presenza femminile possa presto diventare preponderante anche nei Consigli regionali e territoriali.
Donne e uomini. Insieme, vicini, per un cammino di condivisione, progetti e traguardi, sotto l’insegna e le bandiere della nostra casa comune: l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Pubblicato il 07/11/2023.