Caro Enzo,
Per oltre cinquant’anni sei stato un punto di riferimento per le persone cieche e ipovedenti di tutta Italia. E nel ricordarti è impossibile non partire dal tuo legame con la nostra Unione Ciechi. Questa lunga storia d’amore, fatta di gioie, dolori, battaglie combattute – e spesso vinte, sempre e solo in nome della dignità dei ciechi e degli ipovedenti – è iniziata oltre mezzo secolo fa. Dopo aver cominciato quasi per caso, come tu stesso mi raccontavi, ti sei trovato, nel tempo, a ricoprire molti incarichi, sempre con il massimo dell’impegno. Tante volte, a più riprese, hai guidato la sezione di Torino, di cui sei stato Presidente e dove ti ho incontrato per la prima volta, da semplice socio, nell’autunno del ‘70. E da quel momento sei stato per me un grande maestro di vita, hai saputo prendermi per mano, farmi crescere e inserire nella grande associazione storica dell’UICI.
Negli anni ’70, collaborando con l’amministrazione comunale, ti sei battuto perché i ragazzi con disabilità visiva (fino a quel momento inseriti in istituti speciali e separati dal resto del mondo) potessero restare con le loro famiglie e frequentare le scuole del loro quartiere, in una logica inclusiva, per l’epoca assolutamente all’avanguardia. In quello stesso periodo hai stimolato la nascita dell’Ausilioteca Regionale e del Centro Stampa Braille, per consentire ai disabili visivi l’accesso alle opere letterarie.
Non posso dimenticare quando, nel 1979, mi hai coinvolto a partecipare alla grande e vittoriosa avventura a Roma che ci ha permesso di fare un salto di qualità, ottenendo un importante aumento dell’indennità di accompagnamento per i ciechi civili. Ricordo che per una settimana intera abbiamo presidiato Montecitorio, fianco a fianco con tantissimi compagni provenienti da tutta Italia, per far valere i nostri diritti e conquistarne di nuovi.
Nel giro di poco tempo, grazie alla tua voglia di fare, ti sei ritrovato catapultato a Roma, a lottare su un terreno più ampio. Sei approdato al Consiglio Nazionale, alla Direzione Nazionale e alla guida di una realtà tanto prestigiosa quanto complessa come il “Centro Regionale Sant’Alessio-Regina Margherita di Savoia per i Ciechi”. E in tutti questi incarichi non ti sei mai accontentato di stare a guardare, di farti raccontare. Volevi esserci di persona. Volevi parlare, incontrare, toccare con mano. Avevi rispetto per tutti, ma soggezione di nessuno. E in ogni ambito, le parole d’ordine erano istruzione, lavoro, vita indipendente, autonomia, che non voleva dire far sempre tutto da soli, perché ognuno – dicevi – ha bisogno degli altri. Per te autonomia voleva dire poter scegliere, in serenità, la propria strada, spingendosi anche su strade nuove o poco esplorate.
Credevi nella nostra Unione e credevi nella necessità del suo rinnovamento. Così, negli ultimi anni, hai con convinzione passato il testimone a dirigenti più giovani, perché proseguissero nei valori di sempre con strumenti e strategie nuove, in un mondo profondamente trasformato.
Ma, caro Enzo, ricordarti solo con cariche e incarichi sarebbe riduttivo, perché ci mancherai soprattutto e prima di tutto come amico. Ci mancheranno la tua capacità comunicativa e la tua schiettezza. Tu andavi sempre dritto al punto: immediato, diretto, ironico. Vedevi i ciechi – e usiamo il verbo vedere, perché è quello che in mille occasioni usavi tu – sempre con rispetto, ma sempre ricordando ai tuoi interlocutori che i ciechi non sono così diversi dagli altri. Hanno un problema, una disabilità, ma sono persone complete a tutto tondo e l’una diversa dall’altra. E – dicevi – come in ogni gruppo di esseri umani, ci sono le persone intelligenti e quelle meno, le generose e le egoiste! E in tanti anni non hai mai ceduto, nemmeno per un istante, alla retorica o alle frasi di comodo.
Ti ho conosciuto come presidente della sezione di Torino e, come a chiudere un cerchio, ci hai lasciati da Presidente emerito. Non dimenticherò il tuo esempio e farò di tutto per tenere alti i valori cui hai dedicato la vita. Grazie per quello che hai costruito. Farò tesoro dei tuoi insegnamenti, resti sempre un modello di vita per me e per tutti i ciechi e gli ipovedenti italiani.
Giuseppe Salatino
(Consigliere Delegato UICI Torino)