U.I.C.I. Enna – Un altro 3 dicembre: a che punto siamo?

Autore: Anna Buccheri

Il 3 dicembre è la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, istituita nel 1981 dall’ONU al fine di sensibilizzare e di promuovere una maggiore e più diffusa consapevolezza, e ogni anno si organizzano eventi, incontri, tavole rotonde, manifestazioni su cui si concentra l’attenzione dei media e che vedono impegnate persone con e senza disabilità. Nel tempo, però, si è determinata una doppia realtà: da una parte, c’è una narrazione dettagliata, sincera, autorevole e eticamente orgogliosa della specificità delle diverse disabilità; dall’altra, c’è una crescente retorica che va a rafforzare di fatto pregiudizi e stereotipi ancora troppo radicati.

Amplificare la leadership delle persone con disabilità per un futuro inclusivo e sostenibile è stato il tema della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità 2024, che si è prefissata gli obiettivi di: garantire l’inclusione delle persone con disabilità in tutti gli ambiti sociali, incrementare la partecipazione delle persone con disabilità nei processi decisionali, sensibilizzare sui diritti delle persone con disabilità e rendere visibili i risultati da loro conseguiti. Si sono volute promuovere l’autorappresentanza e l’autodeterminazione, quindi. Inoltre si è sottolineato, ancora una volta, che l’accessibilità non è solo fisica, ma riguarda anche le informazioni e le comunicazioni che devono passare attraverso strumenti come la CAA, essendo mezzi che garantiscono una reale inclusione andando peraltro a promuovere il diritto alla partecipazione e ai processi decisionali, affinché finalmente le persone con disabilità siano considerate non più un mondo a parte, ma parte del mondo che tutti ci ospita.

Come hanno affermato Enrico Delle Serre e Serena Amato, portavoce della PIAM (Piattaforma Italiana Autorappresentanti in Movimento): “Bisognerebbe apprendere a guardare in modo nuovo, cioè essere immersi nell’umanità nella sua totalità riconoscendosi in essa, vedendosi rispecchiare in ogni altro volto che si incontra in quelli che sono i contesti plurali in cui viviamo. Ci definiscono fascia debole o persone fragili, ma noi siamo persone, con idee, sentimenti, emozioni e sogni, proprio come chiunque altro, e chiediamo che i nostri diritti siano rispettati e resi esigibili. […] Non vogliamo privilegi, ma pari opportunità per costruire insieme una società più equa e giusta”.

In questa direzione può agire e costruire la cultura, che è rivoluzione e combatte le disuguaglianze riconoscendo e garantendo il rispetto dei diritti umani. Bisogna uscire da quella comunità di destino che significa marginalità e mancato riconoscimento, apponendo l’etichetta di “specialità” o di “fragilità” che segnano a fuoco la persona e danno una direzione di vita unica e con due soli esiti: uno in senso abilista, l’altro in senso assistenziale in un’ottica esclusivamente riabilitativa. Bisogna invece recuperare l’umanesimo della cura che si rifà ai concetti di responsabilità e di solidarietà.

La Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità è necessaria per ricordare quanti diritti siano ancora negati alle persone con disabilità, senza dimenticare però che le persone con disabilità non esistono solo il 3 dicembre, ma tutto l’anno, ogni giorno, in ogni situazione, in ogni ambiente, in ogni circostanza. Bisogna saper ascoltare per capire quali sono i reali bisogni delle persone con disabilità per evitare di dare risposte a domande mai formulate con dispendio di tempo, di energie e spesso di risorse economiche, tutte cose che se ben impiegate possono fare la differenza e concorrere a rendere realmente sempre più inclusiva la comunità sociale, ma ciò che più importa a sviluppare una mentalità inclusiva. Allora il 3 dicembre deve essere anche e soprattutto una giornata di responsabilità condivisa in cui fare il punto della situazione, in cui essere chiamati e chiamare ad agire senza fermarsi alle parole, ma trovando e rinnovando la spinta perché il movimento che porta al cambiamento culturale e sociale non si fermi.

In quest’ottica il 3 dicembre l’Università degli Studi di Enna Kore, Dipartimento di Studi Classici, Linguistici e della Formazione promosso dal KODIS (Servizio per la Disabilità e DSA) dell’Ateneo di cui è Responsabile la prof.ssa Alessandra Lo Piccolo, ha organizzato il seminario L’inclusione sociale della persona con disabilità. Implicazioni teoriche e metodologiche tra supporti allo studio e formazione nel sistema integrato rivolto a studenti e dottorandi.

Il seminario ha previsto una prima sessione Oltre le barriere per un’inclusione consapevole in cui si sono succedute le seguenti relazioni: Pedagogia speciale per i servizi alle persone con disabilità, Alessandra Lo Piccolo ordinaria di Didattica e Pedagogia speciale; Disabilità e DSA: una Università più accessibile e inclusiva è possibile, Monica Pellerone ordinaria di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione; La coscienza del limite: antidoto all’abilismo, Stefano Salmeri ordinario di Pedagogia generale e sociale e Direttore Scientifico della Rivista «Tiflologia per l’integrazione»; Disabilità complesse e processi di autodeterminazione, Nicolina Pastena associata di Didattica e Pedagogia speciale; L’inclusione scolastica: Italia e Spagna a confronto, David Maireles Martínez ricercatore di Pedagogia sperimentale.

Nella seconda sessione Innovazione e partecipazione: reti e territorio come risorse sono stati presentati i seguenti interventi: Le tecnologie a supporto dei processi di inclusione, Alessandro Romano ricercatore di Didattica e Pedagogia speciale; Formazione post-secondaria per i giovani con disabilità intellettiva: sfide ed opportunità, Marinella Zingale Dirigente Psicologo UOC di Psicologia IRCCS Oasi Maria SS. di Troina; Il mondo dello sport paralimpico: gli sport per ciechi, Giovanni Ciprì Dirigente CIP Sicilia, Presidente Regionale FISPES e Medaglia di Bronzo CIP; Il lavoro di rete sul territorio, Flavio Giaimo co-Responsabile Cooperativa La Contea Enna; Generatività sociale e disabilità: l’esperienza di Vita 21, Marco Milazzo Presidente Associazione Vita 21 Enna; I diritti delle persone cieche e ipovedenti: l’esperienza dell’UICI sul territorio di Enna, Santino Di Gregorio Presidente Sezione territoriale UICI Enna.

Nella prima sessione è stato messo in evidenza che: il benessere non è solo salute, ma è anche autonomia personale, essendo riconducibile alla sfera emotivo-relazionale, e quindi dovrebbe far parte di un progetto di vita a scuola, e non soltanto, per avviare un processo trasformativo, fondamentale è perciò il sistema integrato e importante è il rapporto con il territorio che offre il rispecchiamento di cosa si fa e di come si fa e di cosa si deve fare (Lo Piccolo); molti studenti con DSA o con BES concludono la laurea triennale, ma non conseguono la magistrale, misure di flessibilità didattiche sono possibili (suddividere gli argomenti in sub-unità, sessioni di domande e risposte, incontri individuali), non va infatti dimenticato che insegnare dettagli causa confusione, sono le connessioni che vanno spiegate (Pellerone); va detto un “no” alle logiche della sottrazione perché un cieco non è un vedente senza vista né un sordo è un udente senza udito, il disabile non va omologato, appiattito sul “normale”, bisogna scegliere la pratica delle pari opportunità, della medialità dell’incontro, perché è il quotidiano vissuto che qualifica la qualità della vita (Salmeri); ognuno ha una sua configurazione fisica e psichica, non si deve cambiare l’altro, imponendogli di essere altro da sé, ci vuole la compenetrazione che permette di crescere e di apprendere insieme in una dimensione di cura che porta a preoccuparsi dell’altro costruendo una comunità educante che è comunità fatta di persone (Pastena); la Spagna è molto inclusiva da un punto di vista sia normativo sia sociale, ma esistono ancora i Centri di Educazione Speciale e solo nel 2017 in Catalogna e poi nel 2020 in tutto il paese si è avviata l’inclusione, anche se il passaggio alla scuola ordinaria è stato un problema in quanto la scuola era impreparata (Maireles Martínez).

Nella seconda sessione si è posta l’attenzione sul fatto che: la tecnologia di per sé non è sufficiente, è in atto un processo di didatticizzazione delle tecnologie, invece è necessaria una correlazione tra obiettivi didattici, tecnologie e strategie ed è quindi fondamentale l’azione del docente che deve essere in possesso di una formazione specialistica (Romano); nel disturbo dello sviluppo intellettivo giocano un ruolo i sostegni (facilitatori) e le barriere che la persona incontra e con la fine della scuola secondaria il disabile intellettivo perde sia la propria identità di studente sia il rapporto con un ambiente, la scuola, in cui vive delle relazioni (Zingale); lo sport per i disabili agisce da motore di inclusione, è capace di dare sicurezza e dà la possibilità di uscire dalla gabbia dorata dell’ambiente familiare (Ciprì); i laboratori teatrali, musicali, di ceramica, di riconoscimento e di espressione emotiva, di sviluppo della comunicazione e della relazione, le scuole di ballo, l’orto didattico sono attività che nell’esperienza della cooperativa sociale concorrono a stimolare e incrementare l’autonomia delle persone con disturbi dello sviluppo o disagio sociale e delle loro famiglie (Giaimo); la disabilità può essere strumento di generatività sociale, lo è di fatto in ambito scolastico, e deve esserlo per dare sostegno alla donna che si sente “madre di un errore” e non di una bambina al momento in cui le viene comunicata la diagnosi per l’incapacità/imbarazzo dei medici nel parlarle, dai testi su com’è l’amicizia con il/la compagno/a disabile prodotti da ragazzi della scuola media di primo e di secondo grado è risultato che lo studente con disabilità è capace di una maggiore empatia e attenzione alle sensazioni e agli umori degli altri e schiettezza nella relazione (Milazzo); l’UICI ha sempre lavorato per il riscatto sociale dei ciechi e per una società inclusiva, coloro che hanno frequentato gli Istituti hanno acquisito le competenze necessarie a vivere da cittadini, persone e lavoratori al pari di tutti gli altri componenti della società civile, l’inclusione scolastica è sia un successo sia un insuccesso determinato ad esempio dall’indisponibilità economica dei Comuni che non costituisce certo però una motivazione per la negazione dei diritti, tra cui quello allo studio, non bisogna infatti mai dimenticare che istruzione e lavoro (e quindi autonomia economica) sono i pilastri per l’affermazione della persona (Di Gregorio).