Sabato 8 giugno, un gruppo di 63 persone di diversa età e provenienza, alcuni di Enna, altri della provincia, rappresentativo dei Soci e delle Socie della Sezione Territoriale UICI, con ragazzi e ragazze del Servizio Civile, il Presidente Santino Di Gregorio, l’Assistente Sociale Laura Sutera, l’Ortottista Alessia Di Simone e la guida per l’aspetto storico-artistico della Professoressa di Archeologia cristiana e medievale, Daniela Patti, dell’Università di Enna “Kore” si è recato a Leonforte.
Leonforte si trova al centro del sistema montuoso degli Erei, a 600 metri sul livello del mare, e dista 22 km da Enna. Secondo alcuni storici in questi luoghi sorgeva l’antica città sicula di Tabas o Tavaca, presso le sorgenti del fiume Chrysas, oggi Dittaino (nome arabo che significa: fiume d’argilla). Durante il dominio bizantino e in seguito sotto quello arabo, poco lontano, viene edificato un castello, detto di Tavi, sono introdotti sistemi razionali per l’irrigazione delle colture e numerosi mulini che sfruttavano l’abbondanza delle acque. Il Castello di Tavi, volgarmente detto “u Castiddazzu”, era una fortezza, diventata in seguito un elemento di difesa araba e poi normanna, e quindi sede della Baronia di Tavi.
Con la conquista normanna il feudo passa da un signorotto all’altro fino al XV secolo quando diventa proprietà della famiglia Branciforti.
Nel 1610, con licentia populandi, cioè per concessione del privilegio da parte del Viceré e licenza della Regia Curia, Nicolò Placido Branciforti sfrutta le potenzialità del territorio, fondando Leonforte, il cui nome rimanda al blasone della sua casata. La leggenda racconta infatti di un tale Obizzo che nell’802, quando Carlo Magno era in guerra con i Longobardi, si trovava nell’esercito carolingio come alfiere portabandiera. Nella battaglia viene attaccato da tre nemici che gli mozzano le mani per impossessarsi della bandiera, ma Obizzo abbraccia con i moncherini l’insegna e resiste fino all’arrivo dei soccorsi. Carlo Magno, ammirandone il coraggio, lo ricompensa ordinando che la sua famiglia da brachiisfortibus prenda il nome di Branciforti con lo stemma gentilizio raffigurante un leone con una corona d’oro e due zampe mozze che con i moncherini tiene lo stendardo reale con tre gigli. Leonforte passa al rango di principato nel 1622. Nel 1852 la città viene acquistata dai conti Li Destri di Bonsignore.
La visita della città ha avuto come prima tappa la Chiesa dei Frati Minori Cappuccini, cappella funeraria dei Branciforti, che ospita una copia del Giudizio universale del Beato Angelico e una pala d’altare di Pietro Novelli intitolata Elezione di San Mattia all’apostolato datata 1640-1642, che può essere interpretata anche come una rappresentazione apologetica della famiglia Branciforti il cui stemma risalta sul pilastrino in primo piano. Notevoli gli influssi del Caravaggio per il chiaroscuro e gli elementi realistici. Infine un prezioso portale scolpito fa da cornice al sarcofago della principessa Caterina Branciforti morta a 42 anni. L’elegante tumulo in marmo è stato realizzato su modello di quello del principe di Trabia, custodito nella chiesa di Santa Zita a Palermo.
La seconda tappa è stata alla Chiesa di San Giuseppe, sfavillante di marmi policromi e arricchita da un affresco di Guglielmo Borremans, pittore fiammingo. La Chiesa ha un organo a canne, costruito nel 1866 e collocato nella cantoria di fronte all’altare maggiore. L’organo ha oltre quattrocento canne e dieci registri.
Da qui ci si è mossi percorrendo Piazza Margherita e Piazza Branciforti sede del Palazzo, della Scuderia e della Cappella privata del Principe. Piazza Margherita era la piazza del mercato su cui si affacciavano sedici botteghe, quattro per lato. Palazzo Branciforti ha pianta quasi quadrata e tre elevazioni, è dotato di ampio cortile e presenta alti bastioni sul fronte meridionale che si affaccia sul vecchio borgo. La Scuderia è l’unico esempio in Sicilia di edificio destinato all’allevamento equestre di così grandi dimensioni a testimonianza della passione per i cavalli del Principe, costruita nel 1640 poteva contenere oltre cento cavalli e la facciata, che funge da fondale prospettico alla piazza, presenta un grande portale bugnato, simile a quello del palazzo, sovrastato da un’edicola con l’unica effigie pervenuta del Principe. La Cappella, edificata nel 1646 come cappella privata e oggi Chiesa autonoma, era comunicante con il Palazzo grazie ad un collegamento sopraelevato, demolito per far posto all’attuale edificio scolastico, pregevole la facciata con ricco portale sovrastato da una preziosa edicola, mentre il campanile è sormontato da un’elegante guglia a fasce di maiolica policroma calatina.
Il gruppo è così arrivato alla Chiesa Madre di San Giovanni, al cui interno sono custoditi pregevoli dipinti e sculture del XVII e XVIII secolo, un organo di Donato Del Piano e rari paramenti sacri in seta (una volta fiorente produzione locale) e oro.
Dopo la pausa pranzo presso l’Agriturismo “Canalotto”, famoso per i prodotti genuini coltivati nel proprio orto/giardino, tra cui i limoni dell’ottima limonata servita durante il pasto, si è conclusa la visita leonfortese con il monumento simbolo di Leonforte: la Granfonte. Monumentale abbeveratoio costruito tra il 1649 e il 1652 è detto “Vintiquattru cannola”, avendo ventiquattro cannelle bronzee da cui sgorga ininterrottamente l’acqua che si versa nella vasca sottostante.
La gita è stata molto apprezzata dai partecipanti che hanno seguito con vivo interesse le spiegazioni della Professoressa Patti, del Responsabile della Chiesa di San Giuseppe, Dottor Filippo Felice, e dello Storico della Granfonte, Dottor Emilio Barbera. Molte sono state infatti le domande e le interlocuzioni in una giornata splendente di sole che ha saputo coniugare cultura e convivialità, come ha sottolineato il Presidente Di Gregorio.