Quando il malessere sembra più forte di tutto, possono bastare pochi, semplici gesti per ricevere aiuto. Accanto al dramma delle infezioni da Coronavirus, la pandemia porta con sé anche un’altra forma di disagio, più silenzioso e strisciante: quello psicologico. Ansia, depressione, paura e rabbia sono le conseguenze dell’isolamento forzato e dello stato di perenne allarme che contraddistingue il momento presente. Le persone con disabilità (che già normalmente sperimentano fatiche e privazioni) in questo momento sono quanto mai vulnerabili. Ecco perché l’I.Ri.Fo.R. (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) di Torino, ente collegato all’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) ha ideato uno strumento di supporto per le persone con disabilità visiva, ma anche per chi le affianca (familiari, operatori sociosanitari, insegnanti curricolari e di sostegno, educatori): uno sportello di sostegno psicologico al telefono. L’attività fa parte del progetto “Insieme per un sorriso”, inserito nel bando “Linee Guida” della Città di Torino.
In giorni e orari fissi, basta comporre un numero di telefono per trovare non solo una voce amica, ma anche una figura professionale di alto profilo. L’iniziativa infatti coinvolge tre psicologhe e psicoterapeute (Cinzia Andreolla, Federica Ariani e Manuela Mariscotti), esperte nella disabilità visiva, collaboratrici del progetto “Stessa strada per crescere insieme”, nato dalla convenzione tra il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e l’Unione Ciechi. Il servizio (riservato a persone residenti nell’area di Torino) è totalmente gratuito e garantisce il massimo rispetto della privacy.
Ma perché progettare uno strumento specifico per le persone con disabilità visiva e per chi sta loro accanto? «Perché si tratta di una condizione molto particolare, che richiede competenze e strumenti idonei» risponde Alessia Dall’Antonia, referente progetti I.Ri.Fo.R. Torino. «Pensiamo solo a quanto possa essere complicato, per chi è abituato a usare il tatto come strumento di esplorazione del mondo, fare i conti con le precauzioni sanitarie anti-Covid. Per chi non vede o vede poco, più ancora che per gli altri cittadini, la vita in tempo di pandemia comporta ostacoli e quindi smarrimento, frustrazione, senso di abbandono. Durante il primo lockdown siamo venuti a contatto con tante situazioni di fragilità e isolamento. Da qui la decisione di approntare uno strumento ad hoc, gratuito, sicuro e di facile accesso (anche per i più anziani). Sì, perché, a differenza di altri mezzi di comunicazione, il telefono è alla portata di tutti».
«Il progressivo incremento dei casi di contagio e le conseguenti misure di contenimento del virus sempre più restrittive, aprono a forme di disagio psicologico specifico definibili come “ansia da limbo” – osserva Barbara Furlano, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice progetto “Stessa strada per crescere insieme” per Piemonte, Valle D’Aosta e Liguria -: un senso di sospensione del tempo, che aumenta il malessere psichico con risvolti che vanno dalla difficoltà di concentrazione allo spaesamento, fino ai disturbi del sonno. Si va dall’attesa di effettuare il test diagnostico all’attesa dell’esito del tampone, della fine della quarantena alla divulgazione di un nuovo DPCM: l’attesa diventa alterata, dilata e di fronte a ciò le persone diventano passive, con un atteggiamento rinunciatario, oppure insofferenti fino a reagire in modo aggressivo, a volte violento. Di fronte a una situazione così complessa, anche gli operatori stessi, impegnati in compiti di cura, sanitari o educativi di persone con disabilità visiva possono sentirsi ulteriormente gravati sul piano personale e professionale».
I dettagli tecnici del servizio sono disponibili nell’area News del sito www.uictorino.it.
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