Il Presidente UICI Torino: “Festeggiamola costruendo la cultura dell’incontro”
Il 3 dicembre è la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. Per l’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) quest’anno la ricorrenza ha un sapore particolare. «La nostra associazione sta per compiere cent’anni – riflette Giovanni Laiolo, presidente della sezione di Torino – Nel prepararci per questo importante anniversario, che celebreremo nel 2020, viene naturale rivolgere lo sguardo alla strada fin qui compiuta e, contemporaneamente, spingersi col pensiero verso nuovi, ambiziosi orizzonti».
Il 3 dicembre la comunità umana è chiamata a riflettere sulla condizione delle persone con disabilità. «Un prezioso momento di incontro e di dialogo. Guai però se tutto si riducesse a qualche discorso celebrativo e a un paio di interventi di facciata. Una giornata come questa ha davvero valore solo se riesce a lasciare un segno, contribuendo ad abbattere le barriere che ancora ostacolano il pieno inserimento delle persone disabili nel tessuto sociale» sottolinea Laiolo.
«Negli ultimi anni, sarebbe ingiusto negarlo, molto è cambiato. E le differenze si misurano, prima di tutto, in termini culturali. Siamo passati dal pietismo alla partecipazione e le idee stereotipate del passato stanno, seppur lentamente, cedendo il posto a rappresentazioni della disabilità più rispettose e realistiche». Non solo. «Quasi ogni settimana veniamo contattati da istituzioni, aziende, associazioni, studenti universitari e imprese culturali che intendono occuparsi di accessibilità e che chiedono la nostra collaborazione. Sono segni preziosi, che fanno ben sperare e che ci spingono a guardare al futuro con fiducia. Bisogna però essere attenti, perché questa sensibilità verso la condizione delle persone disabili non si disperda in mille rivoli e soprattutto non rimanga confinata al piano delle buone intenzioni. Servono progetti coraggiosi e concreti. E servono risorse, anche economiche».
«Se indubbiamente le nuove tecnologie hanno dischiuso possibilità impensabili anche solo un decennio fa – riflette ancora il presidente UICI Torino – va pur detto che permangono settori di grande criticità. Tra questi, le difficoltà nello studio e nell’inserimento lavorativo (con strutture scolastiche spesso inadeguate e aziende che faticano a puntare sull’innovazione), le fatiche quotidiane legate alla mobilità (specie in una città grande e complessa come Torino), il timore che alcune conquiste sociali ottenute a fatica e dopo anni di dure battaglie possano venir messe in discussione dalla crisi economica e da una politica spesso poco attenta, malgrado gli annunci, alla reale condizione di chi è più fragile». Questi nodi, di estrema complessità, richiedono risposte sistemiche. Dobbiamo uscire dal nostro guscio, superare le diffidenze e lavorare insieme: tra associazioni e al fianco delle istituzioni. Noi dell’Unione Ciechi siamo pronti a dare il nostro contributo e invitiamo chi ancora non ci conosce a venirci a trovare: scoprirà un mondo fatto di limiti oggettivi, ma anche di insospettabili risorse».