“Stupefacenti. Analisi, problematiche e legislazione italiana” – Saggio dell’avvocato Gianluca Fava, di Mario Mirabile

Autore: Maria Mirabile

In questo articolo ci occupiamo del lavoro editoriale di Gianluca Fava, avvocato penalista e consigliere della Sezione territoriale di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, nonché componente della commissione nazionale per le nuove attività lavorative che ha pubblicato un saggio dal titolo “Stupefacenti. Analisi, problematiche e legislazione italiana”. Ma chi è Gianluca Fava e perché ha deciso di approfondire nel suo saggio un argomento così scabroso e complesso come quello degli stupefacenti? Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore:
D: Gianluca da quanto tempo svolgi la professione di avvocato penalista?
R: svolgo questa professione da più di 16 anni, mi sono abilitato a dicembre 2000.
D: come mai hai deciso di intraprendere questa carriera? Quando hai capito che era la professione che avresti voluto svolgere nella vita?
R: pur non essendo figlio di avvocato, credo che avvocati si nasce! Sono stato affascinato dai processi sin da piccolo; ricordo di aver seguito in tv tutto il processo di Enzo Tortora. Ero tra le scuole medie e le superiori e mi sono davvero appassionato. Quando ho iniziato ad esercitare la professione, non mi sembrava vero di poter conoscere quegli avvocati Della valle, Spiezia, Garrone, Coppola, tutti quei personaggi che per me erano una sorta di mito.
D: Tu sei un non vedente. La tua condizione ti penalizza nello svolgimento della professione e in caso di risposta affermativa, in quale misura?
R: Posso dire che l’avvocatura per me è una vera e propria malattia! Certo devo riconoscere che la cecità mi penalizza e non poco! Se da un lato posso affermare che siamo agevolati dallo sviluppo delle nuove tecnologie, dall’altro l’avvocato non vedente è visto con un certo scetticismo. Tale scetticismo non lo percepisco nei giudici, ma soprattutto nei potenziali clienti che si rapportano con me con una certa diffidenza.
D: E’ una professione che ti soddisfa, o se potessi tornare indietro, la cambieresti?
R: Date le difficoltà, qualche volta ho anche pensato di abbandonare, ma come ho già detto, sono davvero felice di fare l’avvocato e la libera professione non la abbandonerei.
D: come mai hai deciso di scrivere un saggio sugli stupefacenti?
R: mi è stato proposto dall’editore
D: come è nato il rapporto di collaborazione con l’editore?
R:Il direttore di “Ratio legis”, la rivista della casa editrice Primiceri, mi ha contattato attraverso il mio sito e mi ha proposto di esaminare ed approfondire questo argomento. Per me è stata una vera sfida!
D: quando ci sarà la presentazione ufficiale del libro? C’è qualche appuntamento già programmato?
R:la prima presentazione assoluta del saggio ho avuto modo di farla su Slash radio, la prossima è prevista per il 30 maggio p.v. presso la libreria Raffaello di via Cherbacher a Napoli.
D: consiglieresti a giovani non vedenti di intraprendere la tua professione?
R: Certo che lo consiglierei, però spiegando loro le difficoltà che si possono incontrare. Probabilmente le difficoltà dipendono anche dalla città in cui si svolge la professione.

A Gianluca auguriamo il meglio e gli chiediamo di profondere le sue energie anche per convincere i giovani disabili visivi ad impegnarsi nello studio e ad assecondare i loro sogni.
Il saggio “Stupefacenti. Analisi, problematiche e legislazione italiana” edito da Primiceri editore e in commercio dal 24 marzo, in esso l’autore dà un ampio sguardo sulle sostanze stupefacenti sia da un punto di vista tecnico, che legislativo. Inoltre, il testo propone inizialmente anche un iter storico sull’evoluzione e diffusione dei vari tipi di sostanze dalle cosiddette droghe leggere alle sostanze pesanti, per poi analizzare, dettagliatamente, la legislazione italiana, fornendo anche dei significativi dati statistici.
A tale proposito si tenta di far chiarezza anche sul concetto stesso di droghe pesanti e droghe leggere, su quanto la medicina, la politica e persino la religione abbiano inciso, da un lato sulla diffusione e quindi sul consumo degli stupefacenti e dall’altro, su una demonizzazione degli stessi che non solo spesso non è spiegata, ma in molti casi non è nemmeno fondata.