Qualche giorno fa, seguendo in tv la nota trasmissione “Boss in incognito”, sono rimasto basito dall’affermazione di una signora che, raccontando della propria vita, disse che un giorno, portando la spesa ai suoi, ormai anziani, aveva trovato la mamma a terra nel corridoio di casa, con accanto suo padre, divenuto cieco ed incapace in quanto tale di prestarle aiuto. Non è dato di sapere se oltre alla disabilità visiva l’uomo avesse anche altre limitazioni funzionali, tuttavia ciò basta a mio avviso a seminare stereotipi sbagliati e false fotografie sociali sulla nostra condizione. Non mi si venga a dire, a meno che non vi sia dell’altro non esplicitato, che il signore, seppur anziano, non sia stato in grado di raggiungere la propria moglie a terra e, a quel punto, che non abbia potuto o saputo chiamare aiuto o che non sia stato nelle facoltà di soccorrerla in quanto cieco. Ciò è stato anche enfatizzato dalla protagonista della trasmissione, quindi avrà avuto un riscontro mediatico sicuramente più devastante nella mentalità del pubblico.
Sulla base di queste posizioni hai voglia di cercare, giorno dopo giorno, una riabilitazione sociale attraverso messaggi e comportamenti più competitivi. I danni che creano certe affermazioni li sa calcolare solo Dio e tu sei lì a spendere e spenderti in energie inutili per far cambiare testa e modo di pensare alla gente.
Ho chiuso la tv e me ne sono andato a dormire pervaso da pensieri di certo non gentili, rammaricato ulteriormente del fatto che chi raccontava era un primo familiare, non un estraneo e che di conseguenza avrebbe dovuto alimentare ragionamenti meno pietistici e più propositivi.
Stereotipi gratuiti, di Giorgio Piccinin
Autore: Giorgio Piccinin