L’ingresso del nuovo anno porta sempre a formulare buoni propositi e felici auspici. La corsa spasmodica di mettersi alle spalle le vicende negative dell’anno, ci portano a parlare di solidarietà, altruismo e per primeggiare, magari, siamo pronti a tirare fuori anche i ricordi più remoti pur di attirare l’attenzione su di noi. Poi, come per incanto, le feste svaniscono, i suoni e le atmosfere colorate lasciano il posto alla frenesia e alla velocità del quotidiano che non ammette debolezze o ritardi. La presunta “normalità” si fa strada e con essa diventano evidenti i problemi e le difficoltà dei più deboli. L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, quasi alla soglia dei suoi primi 100 anni di vita, è ancora qui in prima linea a richiamare l’attenzione della società sulle responsabilità e i ritardi nella costruzione di un mondo civile. Per questo motivo abbiamo deciso attraverso le pagine de “Il Corriere dei Ciechi”, organo ufficiale della nostra associazione, di dedicare per tutto il 2019 una riflessione al decennale della sottoscrizione della Convezione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Non è mia intenzione fare l’enunciazione dell’articolato della Convenzione, ma credo sia giusto, invece, destare l’attenzione sulle inefficienze delle istituzioni nell’erogazione di servizi e sul mancato rispetto delle leggi, tantissime promosse anche grazie al contributo dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, che sono costate passione, dedizione e tantissime lotte a tanti di noi.
La trasformazione sociale non può essere declinata solo da egoismi e fanatismi nella quale si privilegiano i “forti, sani e belli”; non si può dimenticare che la nostra giovane Repubblica è nata dalle ceneri di due grandi conflitti mondiali e nonostante tutto fosse distrutto e non esistesse più un sistema economico forte, fu la voglia di ricostruire e con l’entusiasmo di tanti se si potettero superare anche fratture culturali e ideologiche. Oggi mi chiedo dov’è andato a finire quel pensiero e quella voglia di lottare e cambiare per tutti la nostra società. Le persone con disabilità, per esempio, in questa società dell’immagine, dell’informazione a tutti i costi, del villaggio globale, molto spesso vengono chiamate in causa se possono essere trasformate in scoop. Non importa tanto se quella persona è rimasta chiusa in casa perché non funziona l’ascensore, perché un’auto o una moto parcheggiate male impediscono il passaggio, se non può salire le scale mobili perché è accompagnato dal cane guida, quando non può frequentare la scuola perché l’ente pubblico non ha i soldi per garantirgli il testo scolastico e ancora potremmo continuare su lavoro, anziani ecc. Ma questo potrebbe sembrare la sagra del piagnisteo. Per noi, per il nostro comune lavoro, per la nostra Unione, il proposito più bello sarà l’impegno di ciascuno a operare per tutelare la concordia e l’unità di intenti, necessarie a farci agire come un solo motore animato da una sola volontà collettiva e condivisa.
L’auspicio più importante sarà proseguire il cammino del rinnovamento e aggiungere altre conquiste associative nel campo del Lavoro che troppo spesso tarda ad arrivare; per sgretolare le barriere dell’isolamento delle persone con disabilità plurime; per i nostri ragazzi e per gli insegnanti impegnati nella Scuola; per le donne, i giovani, gli anziani… Per tutte le persone che abbiamo l’onore e l’onere di rappresentare, in un contesto civile e sociale sovente aspro e disattento, raggiungere risultati che ci aiutino a mantenerci onesti, leali, attivi, al servizio della Causa associativa che abbiamo scelto di abbracciare e sostenere.
Buon anno a tutte e a tutti.