Dobbiamo ammettere di aver letto con qualche iniziale curiosità e interesse, ma con crescente delusione, sul giornale UICI l’articolo “Ma cos’è una partecipazione vera?” a firma del neoeletto componente della Direzione Nazionale Francesco Fratta.
A dire la verità, dal titolo dell’articolo era lecito attendersi qualcosa di più dei soliti logori argomenti, rispolverati non a caso un mese prima del XXIII Congresso.
Essendo stati chiamati in causa da Fratta nel suo scritto in quanto sostenitori di Nicola Stilla, mentre lasciamo a Nicola se ne avrà la voglia e il tempo di chiarire ciò che riterrà opportuno chiarire, non possiamo esimerci da parte nostra, confidando nella pazienza dei lettori, di commentare alcuni passaggi dell’articolo in oggetto.
1. Il 15 settembre 2014 a Bologna c’eravamo anche noi e, con buona pace di Fratta, circa l’esito della riunione, rimandiamo al comunicato sottoscritto congiuntamente e liberamente da Barbuto e Stilla, evitando così che ognuno la racconti come più gli conviene. Più interessante, invece, ci pare chiedere a Fratta perché, nella sua ricostruzione storica degli avvenimenti più significativi, egli non faccia alcun cenno alla riunione del novembre 2013 a Bologna, nel corso della quale Barbuto propose a Stilla di andare al XXIII Congresso con le candidature dello stesso Barbuto alla presidenza nazionale e di Stilla alla vicepresidenza.
E’ lecito chiedersi se gli amici di UICI rinnovamento furono consultati prima di quell’incontro sulla proposta di accordo e, più specificatamente nel merito della stessa? Infatti, se Stilla avesse accettato, forse che l’Unione avrebbe avuto una leadership nata dal basso come Fratta legittimamente sembra auspicare?
Tuttavia Nicola non accettò, facendo notare che prima di discutere sui nomi, era opportuno concordare sul programma e soprattutto su un percorso condiviso per giungere al confronto congressuale con posizioni chiare e concordate.
Seguirono gli incontri allargati dell’11 gennaio 2014 a Milano ed alla luce delle dimissioni di Tommaso Daniele, quella del 2 marzo 2014 a Bologna.
2. Per quanto riguarda il rilievo circa la mancata collegialità da parte di Barbuto dopo la sua elezione alla presidenza nazionale, ci preme semplicemente ribadire che il rilievo espresso da Stilla e dai suoi sostenitori e non solo, non riguardava ovviamente la gestione degli organi collegiali, ma gli impegni di consultazione e di collaborazione che avevano preceduto quella elezione. L’intesa che portò all’elezione di Mario Barbuto, infatti, era il frutto di un accordo tra i sostenitori dello stesso Barbuto e di Stilla con l’impegno da entrambe le parti a ricercare una candidatura condivisa in sede congressuale. Tra i presupposti di quell’accordo vi era che, data la straordinarietà della situazione associativa venutasi a creare, Mario e Nicola avrebbero mantenuto una regolare consultazione all’interno dello schieramento che aveva determinato l’elezione di Barbuto. Ed è proprio questa carenza di consultazione e di dialogo su questioni di notevole importanza associativa a cui si riferisce Stilla e non alla gestione degli organi associativi, su cui non intendiamo esprimerci.
3. Ma chi sono quei sostenitori di Stilla che non hanno ritenuto o che non ritengono gli amici di Barbuto “fautori di un “vero” rinnovamento”?
In realtà, per chiarirlo, basterebbe rispondere a una semplice domanda: se non ci fosse stata una visione comune di intendere il ruolo dell’associazione, avremmo mai compiuto un tratto di strada insieme? Avremmo mai dato fiducia a Mario Barbuto affidandogli la responsabilità di gestire l’Unione fino al Congresso? Non sarà che proprio Fratta non sia stato mai convinto dell’opportunità di stringere accordi con Stilla e i suoi sostenitori?
4. Per quanto riguarda l’elaborazione del programma del candidato Stilla, sarà egli stesso a darne conto quando e come riterrà di farlo; ci auguriamo comunque che in occasione dell’iniziativa di sabato3 ottobre a Milano, Nicola abbia potuto soddisfare anche i legittimi interrogativi di Francesco Fratta.
5. Noi non crediamo che la scelta di autocandidarsi al consiglio nazionale prima o dopo l’apertura del Congresso abbia una valenza etico-associativa superiore alla scelta di farlo con il sostegno dei rispettivi consigli regionali, i quali sono indubbiamente l’espressione democratica dei ciechi e degli ipovedenti delle rispettive regioni. O non è così?
6. In ordine alla polemica circa l’opportunità di accordi tra le delegazioni, riteniamo opportuno sottoscrivere in toto l’articolo di Stilla “Presidenzialismo o democrazia rappresentativa? Riflessioni per una scelta responsabile“ ed a quello rimandiamo l’amico Francesco Fratta e tutti gli appassionati all’argomento.
Riguardo poi al sostegno che l’avvocato Terranova deciderà di dare come delegato al Congresso, non ci sembra particolarmente sconveniente cercare di ottenerlo per Stilla. In democrazia sono i voti che contano e tutti noi per primi dovremmo prenderne atto.
In fine, vorremmo rassicurare Fratta che le persone che il Consiglio regionale lombardo ha inteso sostenere, e cioè Rodolfo Masto, Erica Monteneri e Claudio Romano, non hanno alcuna intenzione di attendere la vigilia del Congresso per rendere pubblica la propria candidatura al Consiglio nazionale, in quanto lo hanno già fatto.
Noi, il 15 marzo 2014, Mario Barbuto l’abbiamo votato convintamente e non siamo affatto pentiti di averlo fatto. Siamo stati sempre e continueremo a essere leali nei suoi confronti se il Congresso lo rieleggerà alla presidenza nazionale.
Ma siamo davvero sicuri che l’amico Fratta ed il “cerchio magico” di Barbuto farebbero lo stesso nel caso fosse Stilla il prossimo Presidente nazionale?
Tranquilli, noi voteremo e chiederemo di votare Nicola Stilla quale Presidente perché egli ha le capacità e il temperamento per essere un buon presidente.
In conclusione, su una cosa almeno concordiamo con Francesco Fratta:
“Ai delegati del XXIII Congresso spetta comunque l’ultima parola………”…… ed i delegati farebbero bene a ringraziare Francesco per questo generoso riconoscimento.
Per ora stia sereno, lo ringraziamo noi.
Rodolfo Cattani
Claudio Romano