Quando il dieci marzo mi sono chiuso in casa e con il Consiglio della sezione di Siena abbiamo chiuso l’ufficio mettendo i nostri collaboratori a casa lavorando a distanza, dopo due o tre giorni ho cercato un modo per tenere insieme i soci. Ho lanciato un appello rivolto ai soci e ai consiglieri regionali ma alle ore dodici, ora del primo appuntamento in sala ho trovato alcuni collaboratori con i quali si è aperto un dialogo soddisfacente. Da quel momento per i primi quindici giorni abbiamo fatto due incontri: uno alle dodici e uno alle ventuno. In un primo momento discutevamo del più e del meno fra noi; abbiamo parlato della sezione e del suo futuro, dello statuto dell’unione, del congresso nazionale e immancabilmente del virus. Del virus ci ha parlato una dottoressa la quale ci ha spiegato i vari aspetti soprattutto della prevenzione. Da questa esperienza abbiamo deciso di comune accordo, di invitare amici con diverse esperienze ma, come si dice, l’appetito viene mangiando; ci siamo allargati con dialoghi che venivano e vengono tenuti da diversi esperti, tutti o quasi, di livello universitario. Abbiamo avuti esperti di storia medioevale, di chimica, di antropologia e scrittori. Quasi tutte le riunioni sono state frequentate da molti soci e soprattutto da un artista che, da tanto tempo ci è vicino, Francesco Burroni. Francesco ha scritto per noi vari sonetti e alcuni compaiono anche in un libro che presenterà il prossimo 24 giugno. Qui di seguito riporto alcuni scritti di chi ha frequentato le nostre conversazioni telefoniche.
Le meraviglie del progresso
Però… le meraviglie del progresso: oggi ero in ciatte* con cinque o sei amici! Lo so, te mi dirai, che ‘un è lo stesso che fa’ dal vivo… è inutile lo dici. E’ chiaro che co’ le ciatte ‘un si fa sesso né posso fatti assaggia i mi’ pici o la salsina che ho fatto pel lesso però le ciatte so’ ammaliatrici. Chiusi qui in casa ‘ome in una prigione almeno s’è trovato un bel pretesto pe’ sentissi e fa’ un po’ di ‘onversazione e aumentano fiducia, affetto e stima e quando tutto è finito, spero presto, speriamo ‘1 mondo sia meglio di prima.
Francesco Burroni
5 X 1000 a Unione Italiana Ciechi e ipovedenti
Ma dal commercialista ci sei stato? E la denuncia dei redditi l’hai fatta? O invece te ne se’ dimenticato pe’ colpa della tu’ mente distratta? Guarda! ‘un hai nemmeno ricomprato un po’ di croccantini pe’ la gatta ti sei perfino disabituato a rifatti il nodo a la cravatta! Ma guarda un po’o come ti riduci?! Forza, apri un po’hino le pupille e guarda il messaggio che ha mandato l’UICI! C’è scritto: Per quest’anno state attenti! Mi raccomando: il cinque 5 per mille all’UNIONE ITALIANA CIECHI E IPOVEDENTI.
Francesco Burroni (agli amici dell’UICI di Siena) codice fiscale 80002240523
Dono
Se vuoi fa un dono, prendi la tua mano destra, girala sulla tasca di dietro, prendi il borsellino e caccia il tesserino, quello con i numerini stampigliati se la usi non fa la muffa e dei soldi avrai donati. Puoi anche togliere soldi allo stato Se il cinque per mille delle tue tasse avrai destinato.
Il socio Pino ci ha inviato quanto segue:
1° pensiero: Amare
Amare non è difficile, il difficile è farsi amare. Essere in due non vuol dire essere in compagnia. Quando non si ascolta chi chiede aiuto vuol dire non sentire nulla per chi ti è accanto. La cecità è di chi non vuol vedere, ma crede di vedere aiutando chi non vede veramente. Con questo gesto e le classiche parole si gongolano nella loro ipocrisia di benefattori a tempo calcolato e modalità decise da essi. Non gettare il tuo tempo al vento ma fatti guidare dal tuo cuore. Ora nel buio è più chiaro che è più facile amare che farsi amare.
2°pensiero: mare
Quando al calar del sole ti trovi in riva al mare chiudi gli occhi e ascolta la musica del mare. Quando il buio della notte ti avvolge la musica del mare diventa un soave ritmo che arriva fino al tuo cuore e nel dolce suono del mare l’anima si mise a ballare con la luna e le stelle che riflettevano sul mare.
Un caro saluto da Pino
Durante questo periodo anche io ho, come tutti, dovuto sopportare delle criticità e non sono stati pochi i momenti di sconforto. In uno di questi momenti ho deciso di scrivere una lettera aperta ai soci che qui riporto:
Lettera aperta a socie, soci e dirigenti
Amiche e amici,
in questi giorni di reclusione forzata, spesso mi sono chiesto cosa avrei potuto fare per tenerci in contatto e sentirci più uniti. Forse mi sono dimenticato che molti di voi non sono soli e che non hanno voglia di sentire nessuno ma nonostante tutto, alcune di voi e alcuni di voi, agli incontri hanno partecipato e abbiamo avuto anche il piacere di avere con noi persone esterne che da tempo sono vicine all’associazione. Devo qui, esprimere con la mia consueta franchezza che mi sarei aspettato una partecipazione più costante e più numerosa dei colleghi consiglieri della sezione. Alcuni sono stati presenti qualche volta, altri mai una quasi come me. Devo ammettere che la sala spesso risulta irraggiungibile ma credetemi, non fa piacere rimanere in attesa per oltre mezzora e non sentire nessuno. Durante i periodi normali tutti diciamo di avere impegni ma adesso mi chiedo: cosa ci impegna? Vorrei dare anche la risposta ma la lascio alla vostra intelligenza. Scusate lo sfogo ma anche io sono sotto pressione. Vi informo che la mia iniziativa continua. A conclusione di questo racconto vorrei esprimere un sincero ringraziamento a quanti in questo periodo hanno assicurato la loro presenza sia nelle riunioni telefoniche che nella vita quotidiana della sezione.