Caro Mario, non si tratta di campagna elettorale, ma di tutela dei reali interessi delle persone con disabilità in genere, e dei nostri soci in particolare. Ci tengo a precisare che il mio riferimento a “chi parla di disabilità senza tener conto delle necessità reali dei diretti interessati” non è rivolto a te, bensì ai cattivi maestri che già in passato (mi riferisco, ad esempio, alla vicenda ISEE) hanno fatto parlare di sé. Ciò premesso sento l’obbligo di sottolineare che se il tuo intento era quello di ottenere visibilità mediatica probabilmente è riuscito, a costo però di assumerti l’onere di una di una posizione non condivisa né all’interno della nostra Associazione, né all’interno della FAND. Tra l’altro, vorrei precisarti che nessuno in Consiglio Nazionale è intervenuto perché l’argomento non era all’ordine del giorno.
Per quanto concerne le attività atipiche: saranno pure casi limitati, ma credo sia nostro preciso impegno tutelare TUTTE le persone ipo e non vedenti, poche o tante che siano. Inoltre, quello delle professioni atipiche ritengo sia, in prospettiva, un settore da sostenere e promuovere: da lì emergono esempi virtuosi di cui posso anche dirti nello specifico, sennonché mi sorprende che debba essere io a fornirti questi dati.
Il discorso, per quanto mi riguarda, si chiude qui: il materiale sulla questione è sufficiente perché ciascuno abbia la possibilità di elaborare una propria idea in merito, per cui, in futuro, onde evitare polemiche ad oltranza, non intendo replicare.
Nicola Stilla
***Nota del Presidente Nazionale ***
Caro Nicola,
anch’io concluderò con questa brevissima nota lo scambio di opinioni sul tema.
Certo l’argomento non era all’ordine del giorno del Consiglio Nazionale, sebbene ciò non precluda in assoluto a un consigliere di richiamare l’attenzione di tutti su temi che ritenga di elevata importanza.
Faccio tuttavia notare che la Direzione Nazionale del 2 luglio ha svolto una esplicita discussione sul cosiddetto “Jobs Act”, esprimendo un orientamento sostanzialmente favorevole dal quale è poi scaturito perfino un comunicato a uso interno che riepilogava i punti salienti del provvedimento.
Affermare dunque, come fai tu, che l’orientamento della Direzione Nazionale non è condiviso all’interno della nostra Associazione, mi pare piuttosto azzardato, per non dire estraneo alla realtà dei fatti.
Quanto ai casi atipici di ciechi iscritti nelle liste di collocamento e ai numeri che ti chiedevo, la mia domanda era volta a dimostrare senza alcun dubbio che essi sono infinitesimali, se non addirittura inesistenti.
La tua risposta, del resto, conferma questa mia affermazione, testimoniando come si sia voluto soprattutto sollevare un polverone propagandistico niente affatto sostenuto da cifre e da dati reali.
Nel merito, se è vero che in futuro le professioni atipiche potrebbero assumere un ruolo di maggiore importanza anche per la nostra categoria, come tutti auspichiamo, allora sarà altrettanto vero che le chiamate nominative concordate, basate sul principio della persona giusta al posto giusto, potranno offrire prospettive di inclusione lavorativa ben più fondate rispetto a obblighi generici che in questi anni sono stati sempre e sistematicamente disattesi dalle aziende, come dimostrano i dati delle relazioni parlamentari sul tema.
Un sistema misto di chiamate nominative con una piccola percentuale di avviamenti forzosi potrebbe costituire la soluzione basata su un giusto equilibrio.
Questo tuttavia, sarà dibattito dei prossimi anni e non materia di pura propaganda estiva.
Mario Barbuto