5 dicembre 2018, 33° Giornata Internazionale del Volontariato
“Quando le persone fanno la differenza” è questo il titolo che hanno scelto Forum Terzo Settore, CSV net e Caritas Italiana per celebrare la 33° Giornata del volontariato indetta dall’Onu, che si è svolta il 5 dicembre scorso a Roma.
Oltre 200 rappresentanti del Terzo settore si sono incontrati per un confronto su un tema sempre attuale che oggi, alla luce delle novità introdotte dalla recente riforma del Terzo settore, offre nuove chiavi di lettura, opportunità e sfide da esplorare.
Il volontariato tiene unite le comunità e in ogni fase storica, non solo in quelle di maggiore crisi, è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale per la tenuta del paese e per la democrazia.
“Il volontariato ha vinto”, con queste parole Claudia Fiaschi, la Portavoce del Forum del Terzo Settore ha aperto il suo intervento “perché il nuovo codice gli ha assegnato una funzione centrale e strategica per tutti gli enti di terzo settore riconoscendo l’azione di tutti i cittadini responsabili e solidali nelle nostre comunità. Senza le persone l’iniziativa civica non esiste, sono le persone il motore di ogni cambiamento, di ogni progresso sociale. L’iniziativa civica delle persone è un atto spontaneo che risponde sempre a due tipologie di istanze, quelle interne alla persona, ovvero la sua necessità di donare, richiamando la dimensione di felicità e di pienezza personale, e quelle esterne, dettate dalle urgenze che rintracciamo nel tempo che viviamo e dalla consapevolezza che possiamo fare qualcosa per trasformare i problemi in opportunità e soluzioni attraverso le nostre capacità, il nostro tempo e il nostro talento. Le persone sono la scintilla in grado di dare vita ad azioni collettive capaci di rispondere con innovazione e creatività ai problemi delle comunità. La riforma del Terzo settore rilancia quindi una nuova stagione di impegno civico e organizzato”.
La nuova normativa ha aperto nuove strade e nuove sfide, questo lo ha ribadito anche Francesco Marsico, responsabile dell’area nazionale di Caritas italiana, nel suo intervento. “La riforma del Terzo settore descrive sostanzialmente gran parte della cornice all’interno della quale si muoveranno i soggetti sociali del nostro Paese. Recepisce la liquidità del volontariato capace di convivere tra forme organizzative diverse, mantenendo una propria identità. Il volontariato di ieri era spesso militanza in forma associata, oggi è sempre più spesso esperienza in modalità destrutturata. Ci sono definizioni del passato che vanno maneggiate con cautela, come quella della “purezza del volontariato”. Dobbiamo pensare invece al compromesso come punto di partenza per l’azione. Il volontariato deve essere dentro ai processi e saper scendere a compromessi. Viviamo un tempo in cui è impossibile capire cosa fare ma è importante essere al servizio dei processi che mettano al centro la persona più che occupare spazi”.
La celebrazione ha fornito anche il pretesto per riflettere sulla natura della cultura del dono e dell’impegno gratuito, come ha ribadito Stefano Tabò, presidente di CSVnet: “La cultura del volontariato è unica: è un modo di essere della persona nell’ambito dei rapporti sociali, che esprime socialità e la arricchisce della dimensione del dono. Nel volontariato è collocata la base della convivenza sociale prefigurata dalla Costituzione ed ha a che fare con il modello di cittadinanza che vogliamo perseguire. Il volontariato non è una pianta selvatica ma un fiore di serra – spiega ancora Tabò riprendendo un’immagine spesso usata da Luciano Tavazza – perché ha bisogno di cure e attenzione. Ma non è la serra il luogo in cui è chiamato ad agire: il suo ruolo è quello di tenere unite le comunità lavorando con le persone, per le strade”.
La mattinata di lavoro si è conclusa con la presentazione del 1° rapporto, realizzato da Caritas e CSVnet, sugli empori solidali, i sempre più numerosi luoghi che permettono di dare risposte concrete ed omogenee a temi come la povertà, il recupero delle eccedenze alimentari e l’aiuto a persone in situazione di disagio economico. Si tratta di 178 empori attivi in Italia, distribuiti in 19 regioni con almeno altri 20 pronti ad aprire entro questo nuovo anno. Una forma innovativa di aiuto alle famiglie che vivono situazioni temporanee di povertà, spesso costituiscono un’evoluzione delle tradizionali e ancora molto diffuse (e indispensabili) distribuzioni di “borse-spesa”. Nell’86% dei casi infatti prestano ulteriori servizi ai beneficiari come accoglienza e ascolto, orientamento al volontariato e alla ricerca di lavoro.
Nella quasi totalità sono gestiti da organizzazioni non profit, spesso in rete fra loro. Gli empori sono aperti per 1.860 ore alla settimana per un totale di oltre 100 mila ore all’anno. Dall’apertura al 30 giugno 2018 tutti gli empori attivi hanno servito più di 99 mila famiglie e 325 mila persone, di cui il 44% straniere. Una utenza anagraficamente molto giovane: il 27,4% (di cui un quinto neonati) ha meno di 15 anni, appena il 6,4% supera i 65.
Clara Capponi e Anna Monterubbianesi
Redattrici del Giornale Radio Sociale.