Non è facile presentarsi in poche righe. Proprio per questo, invece di farlo attraverso un formale curriculum e la descrizione dei progetti, ho scelto prima di presentarmi attraverso un racconto dei miei 55 anni e secondariamente di illustrare quello che è il mio sogno. Parlo di sogno, non tanto perché ritengo che sia qualcosa di irraggiungibile, anzi!, ma perché, anche se si sogna da soli, un sogno può essere realizzato solo se si è uniti e lo si condivide.
1. Vi racconto la mia storia
Per prima cosa chiarisco il mio handicap, sono una persona fortunata o sfortunata a seconda di come si vede la vita, personalmente non lo so neppure io passano i giorni e non riesco ancora a definirmi, alcuni giorni mi ritengo fortunato in quanto la mia vita è continuata a migliorare sotto certi aspetti, altri giorni penso che è veramente difficile convivere con il nostro handicap.
Vi spiego subito perché.
Ho passato i miei primi 40 anni come vedente, non proprio un aquila ma neppure una talpa, improvvisamente per distacchi di retina La mia vista ha iniziato a peggiorare, sei operazioni non sono servite ad evitare di diventare in pochi mesi ipovedente.
Non finisce qui, ma il continuo peggioramento in una manciata di anni si è concluso con l’ultimo verdetto, cieco.
Ma ricominciamo dal principio… scuole elementari medie e liceo classico a Brunico
Una piccola cittadina a due passi dal confine austriaco, in provincia di Bolzano, dove convivono due gruppi linguistici italiani e tedeschi. Chiariamo subito, abbiamo una mentalità mitteleuropea dove due culture importantissime della vecchia Europa si incontrano e a volte si scontrano ma attualmente, prevale sempre la volontà di comunicare e risolvere le problematiche.
Dopo il liceo ho scelto una facoltà universitaria che si avvicinasse al mio carattere, un insieme di avventura e spirito di sacrificio, medicina veterinaria a Parma.
Anni favolosi, ricchi di amicizie in tutta Italia e non solo, tanto sport e anche tanta fatica sopra i libri. Ho citato lo sport, altro elemento fondamentale della mia vita. Ho praticato numerosi sport sia singoli che di squadra, per piacere o per agonismo, ma soprattutto continuo a praticarli e invito tutti a farlo, specialmente noi con ridotta mobilità, perché ne abbiamo tanto bisogno: non serve correre e sudare, ma camminare è obbligatorio per tutti noi, minimo 30-60 minuti tutti i giorni.
Alla fine mi sono laureato a Torino per la collaborazione attiva con un professore di quella università, sviluppando una tesi sulla protezione animale richiestami dal ministero della sanità e che successivamente ha dato il via alle leggi nazionali riguardanti benessere e protezione degli animali in Italia.
Durante gli ultimi anni di università facevo pratica presso una clinica per piccoli animali e in estate seguivo un veterinario specializzato in vacche, maiali, galline, cavalli e tutti gli animali della vecchia fattoria.
Subito dopo la laurea sono volato in Canada e li ho perfezionato le cure indirizzate verso i cavalli, animale che mi ha sempre affascinato.
Rientrato in Italia ho incominciato subito a lavorare nel mondo bucolico dei contadini di montagna che è dentro a tutti noi, meraviglioso, sicuramente il lavoro più bello al mondo, tutti i giorni su e giù dalle montagne con il fuoristrada attrezzato per ogni evenienza ma soprattutto per arrivare in qualsiasi luogo e con qualsiasi tempo.
Giorni indimenticabili, persone indimenticabili, che arricchiscono la vita non a tutti ma solo a coloro i quali ne sanno cogliere le sfumature.
Operavo vitelli, curavo vacche e cavalli, correvo di notte per i parti o i collassi e le urgenze, per hobby operavo rapaci gratuitamente in una clinica dedicata a questi nobili animali e sostenuta dal WWF, seguivo cani e gatti di amici e familiari o turisti, nel tempo libero mi sono specializzato in ginecologia equina e diagnostica per immagini diventando in poco tempo veterinario ufficiale ANICA (associazione nazionale italiana cavallo arabo) e veterinario FISE (federazione italiana sport equestri).
Questo idillio è durato fino al 2001 dove per successivi distacchi di retina mi sono dovuto arrendere e appendere le siringhe e bisturi compreso l’ecografo e l’iscrizione all’albo dei veterinari, dicevo appenderli al chiodo ma soprattutto farmene una ragione, cosa non facile. Dopo una vita lavorativa dinamica e contemporaneamente coinvolgente.
Mi sono ritrovato fermo immobile, con mille incertezze e mille paure, anni duri e difficili supportati splendidamente dalla mia famiglia, moglie e figlio, che in quegli anni era appena nato.
Sono diventato una persona con ridotta mobilità. La vita non poteva finire li, anche se il mio carattere scalciava dentro di me facendomi soffrire non poco.
Bene alzati e cammina, disse…
E io mi sono alzato e con l’ausilio del computer ho aperto una società di consulenza in internet per mediazioni internazionali. Fermo dal mio ufficio ricercavo tramite internet clienti o prodotti per società. Sono entrato in partnership con il presidente di industria e commercio svizzero e con la sua SPA abbiamo cooperato in diverse transazioni internazionali, con clienti e istituti italiani ed esteri.
Un giorno l’assessore Provinciale all’agricoltura mi chiama e mi dice “Lei deve essere dei nostri ed entrare a collaborare nel mio staff!”. Detto fatto ho accettato subito, il richiamo bucolico era troppo forte, l’illusione appariva come ritornare vedente e riesumare il passato.
La collaborazione è iniziata come consulente per i contadini di montagna. Dovevo illustrare, in lingua esclusivamente tedesca, la normativa sui contributi unici comunitari, le leggi e regolamentazioni CEE, oltre che tenere convegni per sensibilizzare gli agricoltori sui nuovi regolamenti attuativi.
Successivamente sono passato alle progettazioni e allo sviluppo di idee. Li mi sono divertito ad applicare tutto quello che avevo toccato con mano negli anni precedenti. Ho elaborato progetti su misura per tutti quegli agricoltori che, vivendo sulle montagne, erano fortemente svantaggiati rispetto ai loro colleghi di pianura. La mia filosofia era ed è produrre, trasformare, vendere, ovvero vendita diretta senza intermediari, trasformando i prodotti primari della terra e offrendo al compratore una chiara idea di cosa acquista e quindi cosa mangia o beve. Non trascurabile il creare reddito per il produttore che eliminando la catena alimentare ed istruendolo nella produzione, nella trasformazione, nella conservazione e nella vendita del prodotto alimentare realizzavo in lui un’autonomia lavorativa per tanti inimmaginabile, conoscendo loro solo la grande distribuzione.
Ho progettato, trasformato, ma soprattutto venduto in tutta Italia, (chi fosse interessato, mi può contattare e sarò ben lieto di inviargli alcuni dei miei progetti più significativi). Contemporaneamente, mentre lavoravo come consulente, sono entrato in società in una cooperativa di Reggio Emilia che necessitava di supporto in campo agroalimentare. Con loro sto sviluppando progettualità sull’Appennino Emiliano e non solo,
Tutto questo può essere bello e interessante, ma voglio sottolineare che io, come te che leggi e sei ipovedente o cieco, ho passato anni difficili anzi molto difficili, per cercare di accettarmi e farmene una ragione ma soprattutto per convivere con quel lungo e bianco bastone che per gli altri rappresenta la nostra debolezza e per noi tanta solitudine. Come a tanti, anche a me è accaduto di provare disprezzo verso quel bastone bianco, quella sedia a rotelle immaginaria che divide il normale dall’handicap.
Attualmente sto passando all’area amministrativa dell’azienda sanitaria provinciale, ma il mio sogno è quello di tornare medico veterinario anche con handicap visivo.
Personalmente confido nella elezione di un direttivo dinamico, capace di interagire ma soprattutto di essere presente e comunicare.
Credo che chi si vuole candidare al consiglio nazionale della nostra Onlus deve essere fortemente motivato, deve credere di poter apportare la sua esperienza per un unico fine quello di essere utile a tutti i nostri soci.
Inizio cosi la mia seconda parte quella dedicata alle promesse, al programma, al mio sogno da condividere, ma soprattutto da realizzare.
2. Il mio sogno
Progetti, sogni, possibilità si fà presto a scriverli non sono mai le idee che mancano, attuarle è tutt’altra cosa, bisogna trovare un gruppo di persone motivate che lavorano anche quando i riflettori sono spenti, ma soprattutto che remino tutti nello stesso verso, questo è il compito del manager, del coordinatore o del dirigente.
L’UICI ha indiscutibilmente fatto tantissimo fino ad oggi, di questo bisogna rendergliene atto, ma non bisogna assolutamente essere paghi in quanto c’è ancora moltissimo da fare.
Gli ultimi 15 anni sono stati una svolta, i computer, internet, le sintesi vocali, i telefonini di ultima generazione hanno dato una forte accelerazione alla vita di tutti, compreso noi minorati della vista, apportando grandi vantaggi sia sulla quotidianità che per l’informazione e la comunicazione.
La comunicazione nel mondo è diventata normalità, se prima ci si muoveva per conoscenze o per sentito dire oggi basta un click e tutto è alla nostra portata, sfruttiamolo.
Cosa centra con noi tutto ciò? Moltissimo!
Comunicare è diventato un verbo facile, semplice, ma soprattutto non ha più scusanti. La nuova dirigenza deve comunicare in tempo reale sia tra dirigenti che con i soci.
Solo in questa maniera si ha la piena consapevolezza delle problematiche, ma non solo, anche i vantaggi o le novità, questo significa dedizione, disponibilità e presenza sul territorio.
Punto fondante per il nostro futuro è il nuovo statuto che ripete o meglio segue gli sviluppi di una Politica Italiana che attualmente fatica ad illuminarsi sufficientemente di luce propria.
La strada scelta non è sbagliata ma a parer mio toglie molta identità alle sezioni che sono il vero cuore della nostra Unione.
Sono convinto che le sezioni sono la locomotiva di tutto e come tale deve essergli data maggiore rilevanza. I soci si interfacciano con i dirigenti locali e la realtà delle Province è mutevole e assolutamente non paragonabile, eventualmente solo confrontabile una provincia con l’altra.
un solo coordinamento Regionale o Nazionale toglie l’autonomia e l’indipendenza fondamentale per i nostri soci che in ogni caso per ora è solo a parole annunciata come “autonomia sezionale” ma che dovrebbe essere e divenire assolutamente una realtà.
Il centralismo, ovvero dirigenza e presidenza, devono dare massima priorità e collaborazione alle sezioni, affinché tutte seguano un iter di crescita e sviluppo, con consulenze, meeting e aggiornamenti atti ad uniformare tutte le sezioni.
A livello regionale basta solo ed esclusivamente un unica persona che funga da portavoce o rappresentanza con i responsabili politici del potere esecutivo e di coordinazione Regionale, supportato eventualmente da uno o più rappresentanti di sezione, qualora ne insorga la necessità.
Questa figura di Presidente Regionale, deve collaborare attivamente con le sezioni rispettando l’autonomia sezionale ed eventualmente ha il compito di costituire commissioni per risolvere diatribe o problematiche, oltre che essere figura consultiva e propositiva per le sezioni stesse.
Avendo la supervisione di tutte le sezioni ha pure il compito di interagire mettendo a confronto problematiche e soluzioni interne alle sezioni stesse.
La Presidenza Nazionale con la sua direzione ha un compito istituzionale molto importante proprio a questa deve essere data massima rappresentatività e visibilità, tutte le grandi novità passano attraverso il loro operato. Per visibilità non intendo la loro immagine ma la trasparenza nel loro operato, con pagine dedicate sul nostro sito nazionale, divise singolarmente per attività.
Oltre che una direzione Nazionale forte e collaborativa deve assolutamente essere consultabile e raggiungibile da tutti dirigenti e anche da soci, via e-mail o telefonicamente senza dover assistere ad attese infinite o lunghi silenzi senza risposte.
il dirigente nazionale si deve prendere cura in primis di diritti e doveri dei soci, deve rappresentare una figura di riferimento una persona super partes che apporti risorse a tutti.
L’attuale nostro Presidente Mario Barbuto sta svolgendo correttamente il suo compito per quel che mi riguarda è sempre stato molto attivo impegnandosi a rispondere puntualmente alle richieste o problematiche sottopostegli, non voglio per questo avvantaggiarlo rispetto a candidati come Nicola Stilla e Simone Giuseppe che stimo in egual maniera, ma auguro a loro che vinca chi ha veramente voglia di lasciare scritto il suo nome come persona dinamica, moderata, con un briciolo di follia e curiosità, gli chiedo solo di prendere decisioni e non essere titubante, gli errori si possono correggere, ma se si ha paura di sbagliare si perde in partenza e ai nostri soci non rimarrà nulla.
Il nostro governament non deve essere diretto da correnti o raggruppamenti che ricordano il mal costume politico nazionale ma deve assolutamente emergere la meritocrazia e l’uomo o individuo singolo, come tale deve saper fare un passo indietro, per tanti è una sconfitta personale per me un elogio alla responsabilità. Spero vivamente che queste parole non si perdano nel vento ma che crescano dentro ognuno di noi con la consapevolezza che siamo solo di passaggio e che se vogliamo che rimanga una traccia di noi dipende solo dal nostro operato.
Non sono più concepibili e assolutamente anacronistiche le convivenze politiche o i raggruppamenti pro o contro, in una onlus senza fini di lucro,
L’Unione deve essere fatta dalle persone e gli statuti devono solo essere un atto di regolamentazione interna alla quale si deve dare un’occhiata ogni tanto, non è un codice comportamentale o un regolamento da seguire in risposta a problematiche appellandosi ad uno o l’altro articolo statutario.
Il nostro unico e indiscutibile fine deve essere la risoluzione dei problemi dei nostri soci.
Parliamo di immagine, benissimo credo che ci sia molto da lavorare, l’immagine della nostra onlus non riguarda il direttivo e le sue capacità e professionalità ma solo ed esclusivamente i nostri soci,
spesso troppo soggetti a visite oculistiche da parte di comuni cittadini per non citare datori di lavoro o colleghi e non per ultimo controllori e autisti di mezzi pubblici ecc., che mettono in dubbio il nostro handicap. La nostra categoria è stata fortemente denigrata da falsi ciechi o persone che attraverso i media attaccando giustamente i truffatori hanno messo in dubbio la credibilità di tutti noi. Il direttivo deve difendere e valorizzare la nostra minorazione sempre comunque e in tutti i casi, tutti i direttivi sia il nazionale che Regionale e di Sezione devono seguire i disagi sia quelli già costituzionalmente e legalmente protetti per legge sia le problematiche nuove o minori, non lasciando mai solo il singolo o gruppo di soci.
Sul tema lavoro, diciamo che più che un problema è una assoluta disperazione, che riguarda tutti noi e i nostri figli, vedenti o non vedenti.
A riguardo propongo di continuare la politica pressante o addirittura farla diventare asfissiante, verso gli organi competenti che ogni sezione e ogni direttivo Regionale e Nazionale ha svolto diligentemente fino ad oggi.
Propongo una maggiore collaborazione interna sfruttando le risorse che sono presenti dentro la nostra Unione.
Coinvolgiamo le nostre risorse intellettuali e intellettive, aprendo cooperative sociali che creino reddito ai nostri soci, creiamo una rete di contatti una raccolta sia nazionale che regionale delle professionalità e attraverso le cooperative si può operare abbattendo spese di contabilizzazione e gestione. Potremmo cosi sviluppare attività che possono integrare redditi personali o che siano le risorse primarie individuali.
Potenzialità come insegnanti, professionisti, appassionati di software e hardware, medici, ingegneri, operatori sociali, interpreti, ragionieri… possono attraverso la collaborazione interna trovare opportunità di collocarsi dentro la nostra Unione fornendo e potendo far fruire servizi internamente a noi. Possiamo creare autonomamente quelle risorse che mancano, non dimentichiamoci tra l’altro che le nostre professionalità danno sicuramente maggior piacere lavorativo, che a tanti manca.
Cosi facendo questo start lavorativo potrebbe avere l’occasione di espandersi anche fuori dall’ambito della nostra disabilità, creando non poche soddisfazioni.
Sono consapevole che il tema lavoro ha molte sfaccettature e che i posti protetti sono indispensabili ma credo sia giunta l’ora di iniziare a progettare alternative o possibilità che ci aiutino a crescere.
Questo a mio parere dovrà essere uno dei compiti del nuovo direttivo e so per certo che tematiche di certo peso non solo mie ma dentro tanti dirigenti, creiamo un gruppo di lavoro, confrontiamoci, collaboriamo per un unico fine, questo è quello che ci chiedono i nostri soci, dobbiamo accontentarli.
Qualora non venissi eletto in ogni caso metterò a disposizione il mio bagage culturale sperando di poter essere utile e fornire anche gratuitamente possibilità di crescita e soddisfazione per i nostri ragazzi e o disoccupati che vogliano intraprendere la strada singolarmente o associativamente nell’imprenditoria agricola o nelle cooperative sociali o cooperative societarie, per queste tematiche lavorative sono disponibile ad essere contattato fin da oggi.
Ai nuovi candidati alla poltrona presidenziale e al consiglio Nazionale auguro buona fortuna,
Spero che il mio profilo possa essere utile alla nostra Unione.
Lavorare o collaborare con l’Unione deve diventare un onore un privilegio e non un titolo davanti al nostro nome e il fine ultimo deve essere e rimanere solo l’interesse dei nostri associati.
Auspico che anche senza il mio apporto il mio sogno si realizzi, diversamente metterò tutto me stesso affinché questo sogno diventi anche il tuo.
Valter Calò
Presidente UICI Alto Adige
Valtercalo21@gmail.com