Come già rappresentato in più occasioni, le sedi territoriali dell’INPS stanno continuando a disapplicare o ad applicare erroneamente la norma, fortemente voluta dall’Unione, contenuta nell’art. 1, comma 209, della Legge n. 232 del 2016, che – come è noto – introduce un nuovo sistema di calcolo economico dei benefici pensionistici, per la Quota contributiva di pensione dei lavoratori non vedenti, che al momento dell’uscita dal servizio, abbiano deciso di avvalersi dei 4 mesi di maggiorazione figurativa.
Per effetto di questa situazione, nonostante siano passati oltre tre anni dalla sua entrata in vigore, tale norma non ha ancora ottenuto dall’INPS una corretta valorizzazione. Il che è paradossale e ingiusto per tutti i lavoratori non vedenti, atteso che l’Ente di Previdenza è chiamato a essere il garante amministrativo dei diritti degli interessati e dunque, il primo vigilante sulla corretta applicazione delle norme dettate in favore dei soggetti privi della vista. Ciò, non senza considerare che si determina una chiara mortificazione dello scopo della norma, che è destinata a compensare – anche sotto il profilo economico – le prestazioni lavorative dei disabili della vista, che sono “considerate particolarmente usuranti” (art. 9, comma 2, Legge n. 113/1985, art. 2 Legge n. 120/1991).
Come Unione, dopo aver svolto gli approfondimenti del caso, abbiamo promosso su tutto il territorio nazionale una ricognizione “a tappeto” per individuare quanti più lavoratori non vedenti, pensionatisi dopo il 1º gennaio 2017, i quali, inconsapevolmente, stanno percependo un assegno di pensione più basso, rispetto al dovuto. Nel frattempo, potendo contare su un canale diretto con la Direzione Centrale Pensioni dell’INPS, siamo riusciti (non senza fatica) a far sì che, a seguire alla Circolare INPS n. 73 del 14 aprile 2017, venissero diramate a tutte le sedi dell’Istituto ulteriori istruzioni e chiarimenti, nella speranza che la procedura di liquidazione pensione, con l’applicazione di tutti i benefici per non vedenti, andasse a regime (Messaggio SIN del 28/11/2017 e Messaggio INPS n. 2114 del 24/05/2018).
Purtroppo, ancora oggi, gli errori dell’INPS non accennano a diminuire.
Alla luce delle numerose lettere di contestazione in rappresentanza dei singoli assistiti UICI che, come Presidenza Nazionale, indirizziamo all’INPS (sedi territoriali e Direzione Centrale), per chiedere l’immediata correzione della pensione già liquidata, la medesima Direzione Centrale Pensioni, consapevole della portata generale del fenomeno, è tornata nuovamente a diramare sul territorio nazionale un Messaggio operativo, il n. 512 dell’11 febbraio 2020, nel quale “si richiama l’attenzione di codeste strutture operative su una sollecita ricostituzione/riliquidazione”.
Abbiamo accolto con favore la presa di posizione da parte dell’Istituto.
Consapevoli, però, del fatto che è indispensabile continuare a segnalare tutte le posizioni di pensionati privi della vista, che hanno subito un decremento economico a causa degli errori commessi nel calcolo della Quota contributiva di pensione, la nostra attenzione e il nostro impegno dovranno essere altissimi.
Come già è in uso all’interno del circuito associativo UICI (si vedano gli inviti di cui ai Comunicati UICI n. 67 del 20/04/2017, n. 122 del 06/09/2017, n. 96 del 21/06/2018, n. 157 dell’11/12/2019), suggerisco, a quanti lo desiderano, di rivolgersi alle nostre Sezioni territoriali, le quali, all’occorrenza, sapranno interfacciarsi con l’Ufficio Lavoro e Previdenza della Presidenza Nazionale – che, a breve, si rinforzerà con il supporto operativo e consulenziale di uno dei migliori responsabili di sede del Patronato ANMIL –, per la presa in carico, coordinata, della posizione degli assistiti UICI, che verranno seguiti fino al corretto ricalcolo della pensione da parte dell’INPS (Gestione Privata o quella Pubblica).