In agosto 2015, è stata approvata in via definitiva dal Senato una legge sull’agricoltura sociale.
Ho analizzato a fondo, girato e rigirato ogni suo articolo: la conclusione immediata è stata un grande punto di domanda.
Sono passati dei mesi e quell’interrogativo ancora permane, anzi, si è fatto più grande e ad alto contrasto
Penso sia chiaro a tutti noi che l’Italia sia un insieme di culture, usi ed abitudini completamente diversi tra nord e sud, mari e montagne oltre che isole e continente, per non parlare dei mille campanili, dei Guelfi e dei Ghibellini, tutti componenti che rendono la nostra Nazione unica ed inimitabile.
Oriana Fallaci scrisse, a ragion veduta, che il nostro Paese per ogni decisione si divide in due: metà a favore e metà contro, tanto che dopo l’unità d’Italia, un manipolo di camicie rosse Garibaldine decisero di attraversare l’oceano direzione America.
Il gruppo di valorosi giunti sulla terra del grande sogno, non fecero altro che dividersi in due, Nordisti e Sudisti…
Cosa c’entra tutto ciò con Agricoltura Sociale?
Tanto, tantissimo! Varata la legge, non è successo nulla, perché?
Ogni Regione, Provincia o Ente Locale, dovrà prendere la legge in mano e adattarla ad usi e consuetudini locali.
Quindi una legge riordinata in Piemonte potrebbe avere molteplici sfumature, diverse rispetto ad una della Puglia. Tutto ciò rientra in quello che attualmente è il decentramento delle responsabilità; questo sta a significare che un progetto presentato in Liguria, potrebbe non essere attuabile in Emilia e viceversa.
In ogni caso noi saremo pronti, anzi prontissimi a cambiare la nostra morfologia, i nostri convincimenti e ci adatteremo agli usi ed alle consuetudini: l’importante è non lasciarsi sfuggire questa opportunità.
Dovremmo lavorare in simbiosi e a stretto contatto con i nostri rappresentanti locali per conoscere, apprendere ed adattarci, proprio come fanno i camaleonti che si trasformano e cambiano colore, così faremo noi per il fine unico ed ultimo di aiutare i nostri soci.
In breve, di cosa si occupa la legge?
Nel contesto dell’integrazione, le possibilità che essa offre sono molte, principalmente lo sfruttamento delle risorse agricole e i suoi prodotti derivati, allevamento, agriturismo, agriasili, agrinidi, scuole didattiche, ecc.
Questa normativa è destinata alle disabilità, pluridisabilità e cooperazione tra le disabilità.
Non volendo entrare nei consueti dettagli e cavilli che ogni legge porta con sé a prescindere, mi soffermerei ad analizzare la procedura di esecuzione che permarrà identica per ogni progetto.
Prendiamo il caso di un gruppo di minorati della vista o pluridisabili, ad esempio composto da tre ipovedenti e un non vedente. Esaminando il gruppo, dobbiamo ricordare che è il progetto a doversi adattare al gruppo e mai il contrario: questo mi preme sottolinearlo, poiché non è contemplato all’interno della legge!
Il secondo step è ricercare il luogo dove sviluppare il progetto.
A tal proposito la normativa ci aiuta, in quanto le aree Pubbliche, Demaniali o quelle sequestrate verranno destinate con priorità a imprenditori agricoli singoli, aggregati in società o meglio, cooperative sociali.
Se non dovessero essere presenti aree Pubbliche o Demaniali bisognerà rivolgersi al libero mercato, che normalmente prevede un aumento dei costi fissi in ogni caso accettabili.
Individuato il sito adatto, dovranno essere valutati i diversi progetti possibili, in questo caso sarebbe molto utile far nascere una cooperazione con assistenti sociali, psicologi, sociologi che in team scelgano il meglio fra le affinità e le predisposizioni lavorative del gruppo.
Anche questo punto, non è previsto dalla legge, tuttavia mi piace pensare che lo sviluppo progettuale abbia una testa analitica e non solo un cuore.
Bene, sicuramente molti di voi si porranno la domanda: è meglio creare prima un progetto e poi cercare un sito per svilupparlo, oppure cerchiamo un sito e poi sviluppiamo un progetto?
Il mio punto di vista è, prima il sito e poi il progetto.
Perché? Molto semplice, la posizione del sito è fondamentale per le persone con disabilità in quanto deve rispondere a caratteristiche ben precise:
– vicino a centri abitati;
– facile da raggiungere (meglio se il sito possa essere raggiungibile autonomamente dalla persona con disabilità);
– adatto alla mobilità interna (la persona con disabilità deve potersi muover in autonomia);
Lo step successivo riguarda l’avvio del progetto vero e proprio.
Il mio motto è produrre, trasformare e vendere grazie alle opportunità offerte dalla vendita diretta di prodotti agricoli primari, semilavorati e lavorati.
A seconda della latitudine o longitudine del sito, oltre che altitudine, ho in serbo numerose possibilità produttive, che hanno il principale compito di garantire autonomia lavorativa ed economica ai nostri giovani o meno giovani interessati ad entrare o rientrare nel mondo bucolico che credo comunque faccia parte di noi.
Adattare un progetto per me significa valutare parametri come competenza e capacità, accessibilità e sicurezza, autonomia nella mobilità interna al luogo di lavoro e nel raggiungimento dello stesso.
Progettare nel mondo del sociale, significa condividere e creare posti di lavoro che diano soddisfazioni agli operatori, formino identità e personalità lavorative esaltando le peculiarità di ciascuno.
Termini come tracciabilità e qualità, dovranno sposarsi pienamente in modo da far trasparire il valore intrinseco del prodotto, poiché oggi più che mai, è l’immagine a “parlare da sola” ed offrire una rilevanza pari alla sua qualità.
Invito i lettori, i presidenti di sezione e Regione a rifletterci su e ad individuare gruppi di lavoro o di contattarmi per approfondire le tematiche e i progetti che in un articolo non possono essere così esaustivi.
I temi sopra indicati, non solo interessano l’agricoltura sociale, ma riguardano anche l’agriturismo e tutti i settori che il moderno imprenditore agricolo ricopre; inoltre fra le novità, si potrà spaziare dall’agriasilo fino ai centri per il recupero di persone con disabilità. A questo proposito, approfondiremo se l’autonomia domestica potrà avere un ruolo in questa legge.
La commissione nuove attività lavorative, della quale sono Coordinatore deve ancora insediarsi, ma personalmente ritengo che l’agricoltura sociale o agricoltura per la disabilità sia un tema che vada approfondito, analizzato e sfruttato a dovere, non perdiamo questa occasione!
Questa Commissione per i minorati della vista, non tratterà solamente agricoltura ma cercherà di riordinare le attività già esistenti svolte dai nostri soci oltre che fornire nuovi input al collocamento dei nostri giovani.
Carissimi amici, mi metto a vostra disposizione sperando nella vostra partecipazione con idee ed eventuali critiche, così da poter crescere correttamente e raggiungere i nostri comuni obiettivi.
Dott. Valter Calò
Coordinatore commissione nuove attività lavorative
Presidente UICI Alto Adige