Non è mai troppo tardi!, di Cesare Barca

Autore: Cesare Barca

Mercoledì 11 p.v. alle ore 18 sarà con noi Giliola nella nostra sala “parla, un amico ti ascolta” 91 65 62.

Si tratta di una amica che vorrei farvi conoscere per rinvigorire la fiducia in noi stessi e nella nostra età: sì, non è mai troppo tardi, Gigliola ce lo dimostrerà.

Ecco quanto ci ha voluto segnalare: scorrette il suo appunto e tutto si chiarirà.

Vi aspetto numerosi, ne vale la pena!

Per informazioni potete telefonare al sottoscritto, a Ignazio Cozzolicell. 338 500 31 88 o a Nunziante Esposito 349 672 33 51: vedrete: non è mai troppo tardi!

Cesare Barca

Scrive l’avvocato Giliola Corradi:

Oggi festeggio la mia seconda laurea… una laurea magistrale quinquennale in giurisprudenza… sono dottore in legge: il sogno di una vita.

Da dove è cominciato questo sogno? I ricordi mi conducono all’infanzia, quando alla solita domanda che gli adulti pongono ai bambini: “cosa farai da grande?” Io rispondevo con sicurezza: “il giudice”.

Purtroppo questo non si avvererà, ma Tutto o quasi cominciò quando mia madre, dopo il diploma di scuola media inferiore, mi disse:

“Ora gli studi sono finiti e tu dovrai andare a lavorare”. 

  • Mi fece fare tutte le pratiche per ottenere il libretto di lavoro e per lei era finita lì. Pregai e implorai, ma fu irremovibile e alla fine riuscii a strappare l’iscrizione ad un corso biennale professionale per il conseguimento del diploma di steno-dattilografa. Non che ne fossi entusiasta, anzi…però mi pareva di acquisire un paio di anni in più di cultura.
  • Terminato il corso trovai lavoro presso un avvocato. Poi lavorai come impiegata in una grande azienda di abbigliamento e, nel frattempo, molto giovane, mi sposai. In genere qui dovrebbe terminare la storia…una famiglia, un lavoro fino alla pensione: non fu così! Fu solo dopo il matrimonio che riuscii a coltivare le mie passioni: sport, motocicletta e studio.
  • Mi iscrissi, innanzitutto, ad un corso triennale serale per l’acquisizione del diploma di analista chimico. Ero entusiasta. Nel frattempo, cominciai a lavorare da precaria stagionale nelle aziende alimentari. Terminai il corso di analista chimico classificandomi al primo posto ed ottenendo un premio dalla Regione Veneto che aveva patrocinato la scuola. Cominciai a lavorare come chimico in una industria alimentare. Non mi bastava…volevo cultura e allora ho deciso di acqusire il diploma di liceo scientifico. Ogni anno acquistavo i testi consigliati dal liceo dove avrei dovuto dare l’esame da privatista…lavoravo e studiavo e a fine anno dovevo sostenere l’esame su tutte le materie per l’ammissione all’anno successivo. Fu così che il primo anno riuscii a dare l’esame per il biennio di prima e seconda liceo scientifico…fui rimandata a Settembre in un paio di materie non fondamentali e, in seguito, fui ammessa al terzo anno finchè, dopo l’esame di ammissione al quinto anno decisi di frequentar regolarmente, come una ragazzina: A quell’epoca avevo già 28 anni! Frequentai, quindi, la quinta liceo scientifico e fui ammessa all’esame di maturità con la votazione di 56sessantesimi: alla fine avevo raggiunto il mio traguardo. Non era l’ultimo! Con il diploma di liceo scientifico decisi di iscrivermi alla facoltà di giurisprudenza di Bologna. Riuscii ad ottenere la borsa di studio per merito valida per quattro anni quando, alla soglia del traguardo più grande, per motivi personalissimi, a cinque esami dal termine e con tesi e relativo materiale predisposto, abbandonai.
  • Avevo 33 anni.
  •  Ricominciai a lavorare presso lo studio di un mio amico avvocato finché, a 40 anni, persi completamente la vista.
  • Sì, dimenticavo di dire che sono nata miope e che a 14 anni, causa distacco di retina persi la vista dall’occhio sinistro.
  • Frequentai il corso per conseguire il diploma di centralinista e finii a lavorare in banca. Fui nominata rappresentante sindacale membro del direttivo di categoria e della camera del lavoro. Fu lì che il destino e il mio sogno mi rincontrarono: Un dèpliant parlava di una convenzione tra sindacato e università di Verona per una laurea triennale in scienze dei servizi giuridici per il lavoro presso la facoltà di giurisprudenza. Era il mio ultimo treno e ci salii.
  • Fu così che, lavorando iniziai a studiare. Dal 2008 al 2010 non feci grandi furori… un paio di esami all’anno… mi sarei laureata in dieci anni!
  • …per fortuna o disgrazia, nel 2010 la banca mi prepensionò.
  • Mi scatenai. Cominciai allora a frequentare tutte le lezioni di ogni corso annuale preparando due esami alla volta, nel 2012 riuscii a dare 10 esami con il furore di un Leopardi.
  • Tutto ciò mi era reso possibile anche grazie ai servizi per i portatori di handicap messi a disposizione dall’Università. Io acquistavo i testi, li consegnavo al centro disabili che provvedeva a scannerizzarli inviandomi i relativi files che io potevo leggere a computer. Per gli accompagnamenti avevo il servizio trasporto della Fevoss e ragazzi e ragazze pagati dall’Università per accompagnarmi e rimanere con me in aula, per accompagnarmi al ricevimento dei vari docenti, a mensa ecc. Nel 2014 riuscii a conseguire la mia prima laurea triennale. Eppure non mi bastava ancora..dovevo mirare al bersaglio grosso: la laurea magistrale in giurisprudenza.
  • Ci sono voluti cinque anni di impegno massacrante, pochissime ferie, studio anche durante le poche vacanze, impegno costante per sette ore al giorno ma…anche il bersaglio grosso è stato raggiunto il 7 Febbraio 2020.
  • Ho voluto, con questa mia prova, demolire due luoghi comuni molto pericolosi e discriminanti: il pregiudizio per cui ad una certa età non si ha più lucidità, capacità di apprendimento e la memoria ha falle incolmabili: …non è assolutamente vero: lo studio del diritto è fondato sulla memoria e io sono riuscita a superare anche i giovani di 25 anni! Il secondo pregiudizio è quello che relega i ciechi a sole funzioni di insegnamento pedagogico o musicale,mentre un cieco può svolgere, tranquillamente, seppure con ausilii ad hoc,la libera professione di avvocato o quella di magistrato o altro ancora.
  • Al termine di questa presentazione vorrei solo aggiungere che, dopo aver perduto la vista, avevo notato che nella società, a tutti i livelli, il cieco è considerato un “minus habens” a prescindere. Ancora oggi, presso gli uffici pubblici sono costretta a rispondere che con due lauree non ho bisogno dell’amministratore di sostegno per poter firmare una dichiarazione e che, anzi, il tribunale di Verona mi aveva, a suo tempo, nominata amministratore di sostegno di mia madre ritenendomi in grado di ricoprire normalmente e positivamente, l’incarico.
  • Ecco perché è necessario che i ciechi possano dimostrare le loro reali capacità che superano limiti e pregiudizi che trovano ancora radici nel Medioevo: …ma siamo nel 2020!
  • Giliola.