Ieri pomeriggio, 3 giugno, il Presidente Giuseppe Conte ha introdotto ufficialmente la “fase tre”, ha indirizzato agli italiani parole di certezza e di speranza e ha sottolineato che i mezzi di difesa oggi efficaci contro il Corona virus rimangono il distanziamento fisico e l’uso della mascherina, quando necessario, annunciando, tra l’altro, per settembre la ripresa regolare dell’anno scolastico per tutti.
Il 29 marzo scorso si dovevano tenere elezioni generali in alcune regioni italiane, rinviate a motivo dell’emergenza gravissima allora in atto, ma oggi riproposte perché si possano svolgere in settembre, ottobre, o addirittura in pieno luglio, come qualcuno azzarda.
Per rinviare o sospendere i Diritti democratici delle persone, degli Stati, delle Associazioni, occorrono impedimenti gravissimi e ostacoli insormontabili che possano giustificare l’adozione di misure così estreme. Tutelare il Diritto di tutti, è un dovere di chi governa, non una opzione da esercitare a convenienza con il pretesto dello stato di necessità.
Prolungare di un anno la permanenza di Organi statutariamente scaduti è un atto illegittimo che personalmente non accetto e non condivido e che bene ha fatto il nostro Consiglio Nazionale a non adottare, a maggior ragione, ove il motivo addotto sia la mancanza di tempo per il dibattito.
C’è qualcuno di noi, dunque, disposto a tollerare la sospensione, la messa in quarantena della democrazia per il semplice timore di non avere tempo sufficiente da dedicare al dibattere? Quando si chiede il rinvio di un anno del rinnovo di tutti gli Organi associativi con l’argomento della mancanza di tempo per il dibattito, si sta proponendo esattamente questo: l’ibernazione della certezza del Diritto. Senza dimenticare che la proroga di Organi in scadenza, in termini di legalità degli atti, significherebbe limitarne il potere alla sola adozione dei provvedimenti strettamente necessari per assicurare l’ordinaria amministrazione.
In verità, tra l’altro, di tempo ne abbiamo avuto tanto in queste settimane di confinamento domiciliare, se pensiamo che molte nostre sezioni hanno addirittura cominciato a sperimentare forme di contatto e di discussione con i soci, utili per il presente e che lasciano ben sperare per un futuro di partecipazione molto più ampia di quanto non siamo riusciti a ottenere fino a ora. Al riguardo, mi riprometto comunque di rendere noti i dati della partecipazione alle assemblee del 2015 e il numero dei votanti che hanno rinnovato gli Organi associativi quell’anno perché la comparazione ci potrebbe riservare numeri sorprendenti.
In queste settimane, più di sempre, sento sulla mia persona la fatica dell’operare e la responsabilità del dirigere; ho avvertito, più di sempre, nelle orecchie e nel cuore, così come l’hanno avvertita i nostri dirigenti nazionali e territoriali, la preoccupazione, la paura, la disperazione di tanti nostri soci che hanno temuto di essere lasciati soli, dei nostri ragazzi, degli educatori e delle famiglie alle prese con l’esercizio improbabile della didattica a distanza, delle persone con disabilità plurime, dei loro parenti e genitori presi nell’angoscia dell’isolamento fisico e sociale, delle persone che avevano necessità di andare a lavorare, di uscire per la spesa, di farsi accompagnare per terapie non rimandabili, di chi aspettava a domicilio qualcuno mai arrivato, per le pulizie, le cure, le funzioni essenziali che appartengono alla nostra vita di ogni giorno. Di conseguenza, ora più di sempre, riesco a dare volto e significato a quei comportamenti, per fortuna del tutto minoritari, che mi appaiono davvero irrispettosi delle decisioni dei nostri Organi collegiali e quasi quasi tendenti a promuovere una sorta di disfattismo strisciante, anche al di là delle reali intenzioni.
Continuare infatti a riproporre la litania, il mantra del congelamento di un anno degli Organi associativi, nonostante il dibattito e le decisioni in Consiglio Nazionale, nonostante il lavoro quotidiano e le deliberazioni della Direzione Nazionale, non suona forse come disconoscimento, rifiuto e magari addirittura dileggio delle decisioni e deliberazioni che pure sono state adottate con modalità legittime, da Organi associativi collegiali legittimi?
Abbiamo ora tempo e opportunità per svolgere le assemblee sezionali e procedere al rinnovo degli Organi dirigenti territoriali e regionali, nel rispetto del nostro statuto. Il Presidente Nazionale, consapevole della propria responsabilità nel garantire i diritti di tutti i soci, assicurare l’operatività reale degli Organi associativi e far rispettare le scadenze statutarie ha proposto al Consiglio Nazionale l’adozione di una linea di condotta improntata a prudenza, correttezza, cautela e realismo.
Le autorità politiche, amministrative e sanitarie del Paese confermano la sussistenza delle condizioni per svolgere le nostre assemblee in sicurezza, purché siano rispettate alcune prescrizioni che la Direzione Nazionale ha puntigliosamente elencato nelle linee guida fornite alle sezioni, assicurando addirittura i mezzi tecnici e le risorse finanziarie per favorire la partecipazione dei soci anche a distanza e per fronteggiare eventuali oneri supplementari derivanti dalla necessità di scegliere luoghi più spaziosi del solito.
Adottate dunque le deliberazioni dagli Organi statutari preposti, osservate le procedure decisionali corrette e consolidate, indicate tutte le prescrizioni da rispettare secondo un sano principio di prudenza e cautela, mi domando perché da parte di qualcuno si continua a ripetere e riproporre un argomento ormai superato dagli eventi e comunque privo di consenso in Consiglio Nazionale come quello della conservazione per un altro anno dei dirigenti in decadenza, anzi, di fatto già oggi decaduti?
Nel rispetto appunto delle deliberazioni degli Organi collegiali dell’Unione, a ciascuno di noi si richiede ora un impegno incondizionato perché queste decisioni siano attuate nel migliore dei modi e nei tempi previsti e indicati.
Osservare un principio associativo democratico significa discutere fino all’adozione della decisione, con libertà di pensiero, opinione e proposta. Una volta però pervenuti collegialmente alla decisione, tutti insieme, si lavora e ci si adopera per attuarla: senza Se e senza Ma.
O vogliamo sempre continuare a insinuare con disprezzo che gli Organi collegiali sono costituiti da gente imbecille, soprattutto se e quando, deliberano in modo difforme dalle proprie aspettative?