Il 21 febbraio di ogni anno si celebra la giornata nazionale del Braille istituita con la legge n.126 /2007 e già proclamata dall’UNESCO come la giornata della difesa dell’identità linguistica; il parlamento italiano l’ha scelta come solennità civile da dedicare al Braille che certamente non è una lingua, ma sicuramente è quel codice che ha permesso a quella minoranza sociale costituita dalle persone non vedenti di tutti i paesi del mondo, di uscire dall’isolamento e dall’analfabetismo. La portata sociale e culturale di questa invenzione è paragonabile a quella rappresentata dall’invenzione di Johann Gutenberg; ancora di più, se quest’ultimo ha risolto il problema tecnico della stampa, Louis Braille ha creato un vero e proprio sistema di scrittura e di lettura, perfettamente calibrato sulla percezione tattile, la più importante risorsa e fonte di conoscenza a disposizione di chi non vede. con soli 6 punti e con le 64 combinazioni possibili si può esprimere qualsiasi alfabeto, ogni simbologia e segnografia speciali. Quasi prodigiosamente, con l’avvento dell’informatica, che prevede l’utilizzo di display tattili costituiti da caratteri piezoelettrici a otto punti, il Braille ha rivelato tutta la sua freschezza e vitalità.
All’età di tre anni, Louis Braille, trovandosi a giocare con gli attrezzi da lavoro, nella bottega del padre sellaio, ferendosi ad un occhio, contrae una grave infezione che in poco tempo, lo porterà alla cecità. Fin da bambino, grazie al clima sereno vissuto in famiglia e al rapporto di stima reciproca e di amicizia con il parroco del suo piccolo villaggio natale, dimostra una brillante intelligenza, un’estrema gentilezza, un grande spirito di altruismo e di gratitudine nei confronti della vita e di Colui che la dona. All’età di 10 anni, dopo aver frequentato la scuola del suo paesino, dove ha potuto avere un’istruzione, esclusivamente attraverso un apprendimento di carattere orale, fa il suo ingresso all’istituto dei giovani ciechi di Parigi, una vera novità mondiale, fondato da Valentin Haüy. Quest’educatore animato da un profondo spirito umanitario e filantropico, aveva messo a punto qualche libro scolastico che riproduceva in rilievo i caratteri normali di stampa, che gli allievi dell’istituto potevano esplorare con le loro dita; così anche Louis Braille, per la prima volta, veniva a contatto con la parola scritta, il più grande veicolo per la trasmissione del sapere. L’incontro con Charles Barbier, un capitano di artiglieria che aveva inventato un codice tattile puntiforme per comunicare in trincea gli ordini militari, senza farsi accorgere dal nemico, non è per Louis privo di conseguenze e diventa la scintilla per la sua rivoluzionaria invenzione, alla quale lavora senza sosta, trascorrendo notti insonni e tutta una vacanza estiva, durante il suo rientro in famiglia. Louis Braille, dotato di un grande talento musicale, grazie alla presenza in istituto di insegnanti provenienti dal conservatorio della capitale francese, ha modo di apprendere lo studio del pianoforte e di conseguire il diploma di organista, assumendone l’incarico presso la chiesa di st. Nicolas des champs di Parigi. La musica è la sua grande consolazione, soprattutto nell’ultimo periodo della sua breve vita in cui deve separarsi dai suoi amati allievi ed è costretto a limitare i suoi impegni a causa dell’inarrestabile malattia.
Muore a soli 43 anni, senza che i giornali ne diano notizia e senza un minimo riconoscimento ufficiale. A cent’anni di distanza, la storia gli rende giustizia e dal 1952, egli riposa nel Pantheon di Parigi e la sua tomba reca la scritta: «E fu la luce». A buon diritto, Louis Braille è considerato un cittadino del mondo, un autentico benefattore dell’umanità. Giancarlo Abba, Direttore scientifico dell’istituto dei ciechi di Milano, afferma che l’alfabeto tattile «ha portato i ciechi, ancora di più, ad appartenere al proprio destino. Uno scrive la propria memoria, la propria storia. Ecco, quindi, la potente opera del nostro «amico» che, inventando il codice tattile, ha portato i ciechi a entrare nel logos, nella parola pensata, nella ragione». Note bibliografiche: “Storicità ed attualità del Braille” di Carlo Monti “Louis Braille, il ragazzo che leggeva con le dita” di Jakob Streit
In occasione della 7^ giornata nazionale del Braille, la sezione provinciale di Lecco dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha organizzato, venerdì 21 febbraio, alle ore 21, presso l’auditorium della casa dell’economia a Lecco, un incontro con l’autore dal titolo “Il piacere di leggere e di ascoltare”.
La conversazione con il famoso scrittore Andrea Vitali è stata guidata da Alessandra Frigerio; uno speciale reading ha visto persone che, grazie al codice Braille, hanno proposto alcuni testi inediti suggeriti dallo scrittore bellanese; inoltre è stato proiettato un audiovisivo dedicato alla figura e all’opera di Louis Braille.
Maria Grazia Seva