Nel gennaio del 2014 scrissi un articolo che fu pubblicato dalla nostra stampa; si intitolava “l’Unione che vorrei”. Circa venti mesi prima della celebrazione del 23° Congresso Nazionale, con quell’articolo, resi noto che a quel Congresso, mi sarei candidato alla Presidenza Nazionale dell’Unione.
Due mesi dopo, il sottoscritto e l’attuale Presidente Nazionale, nel documento “Le ragioni di una scelta” dichiaravamo, tra l’altro, di essere entrambi interessati a candidarci in occasione del 23° Congresso Nazionale alla carica di Presidente Nazionale.
I passaggi che sono seguiti a quel documento li ho ricordati nel mio articolo “XXIII Congresso Nazionale dell’Unione: un po’ di chiarezza e rilancio DI UN PROGETTO” pubblicato sempre dalla nostra stampa nel dicembre scorso; in quell’ultimo articolo ho inteso rilanciare la mia candidatura a Presidente Nazionale della nostra organizzazione.
Scusandomi per aver dovuto fare il riassunto delle puntate precedenti, tornato al presente, permettetemi una riflessione: credo sia del tutto legittimo che qualcuno abbia potuto ritenere prematuro il mio annuncio di candidatura, ma credo altrettanto legittimo pensare che altri, quell’annuncio, lo faranno solo quando converrà loro farlo. Come dire… tutto ciò fa parte di un normale confronto, di una normale competizione; se è vero che a pensare male si fa peccato però qualche volta s’azzecca, è probabile che qualcuno faccia anche un po’ di tattica (candidature ad orologeria?), pure quella perfettamente legittima.
Allora dov’è il problema?
Un problema è che nella quasi secolare storia dell’Unione, o per lo meno negli ultimi decenni, non ci si è mai trovati in presenza di più candidature alla carica di Presidente Nazionale; ha fatto eccezione il Congresso del 2010: di questo va dato atto e merito all’amico Mario Barbuto, allorché egli, ad un paio di mesi dal Congresso, decise di candidarsi a quella carica e giustamente chiese di poter “correre” disponendo di “pari opportunità” rispetto al candidato Tommaso Daniele.
In risposta al mio articolo del dicembre scorso, Mario Barbuto così, tra l’altro, scriveva:
“Voglio ribadire, comunque che io non ho ancora preso alcuna definitiva decisione sulla mia eventuale candidatura. Solo se l’Unione riterrà che io possa essere ancora utile e se personalmente mi riterrò davvero all’altezza del compito immane che attende il presidente nei prossimi cinque anni, potrò considerare una mia eventuale candidatura”.
Caro Mario, vedi, questo è il nocciolo del problema: tu dici ”solo se l’Unione riterrà che”. Nell’incontro che ti ho chiesto il mese scorso (sarebbe stato bello trasmetterlo in streaming) ti avrei domandato: che cosa vuoi dire quando scrivi “Solo se l’Unione riterrà che”?
Chi stabilisce che cosa significa questa tua affermazione se non disponiamo di regole per dare a tutti la possibilità di capire quando e come l’Unione ritiene legittima una candidatura??
Correttamente, mi hai fatto notare che il nostro Statuto ed il nostro Regolamento non prevedono in proposito norme che possano darci un indirizzo a cui fare riferimento; è proprio perché consapevole di quella assenza di regole, che ti ho chiesto di poterti incontrare; a quella richiesta mi hai risposto che era prematuro.
In attesa dei tuoi tempi (ognuno ha i suoi), serenamente, mi sovviene di interrogarmi così: era davvero troppo presto cercare (sottolineo cercare) di ragionare tra amici, ed ancor meglio tra gentiluomini, per trovare una modalità magari condivisa per darci da qui al Congresso strumenti ed opportunità tali da garantire ai candidati già “in campo” ed a quelli che eventualmente verranno, le possibili (e sottolineo possibili) “pari opportunità” per competere?
Una Precisazione…
Lasciamo ora da parte le candidature annunciate e quelle in divenire, e mi sia consentito, senza polemica, di fare una precisazione circa il rammarico del Presidente Nazionale per il fatto che, mentre era aperta in Parlamento la partita della legge di stabilità, qualcuno pensasse alla propria candidatura. Come se una cosa potesse impedire od ostacolare l’altra. Il Presidente sa, o dovrebbe sapere, che mentre riproponevo la mia candidatura, ho procurato – tra l’altro, e sottolineo tra l’altro! – un incontro a Roma con Matteo Salvini, al quale ha partecipato anche lo stesso Presidente, con qualche componente della Direzione Nazionale. A Roma si era molto impegnati per la legge di stabilità, e non solo per quella? Beh, anche sul territorio ci si è mossi per la legge di stabilità e il Presidente Nazionale questo lo sa molto bene; come sa molto bene che anche localmente non si è lavorato solo per quella. La mia agenda è a disposizione…
Allora, dov’è il problema?
Un Dubbio…
Caro Presidente, forse pensi che fare la “vittima”, evocando “gufi” alla Renzi e biasimando coloro i quali perdono il proprio tempo a candidarsi mentre tu sei oberato di lavoro, possa essere di qualche utilità per accattivarsi oggi la simpatia e il consenso, domani i voti, magari del 23° Congresso Nazionale?
Chi vivrà vedrà…
Nicola Stilla