In occasione del recente corso di formazione per tiflologi organizzato dal nostro NIS dal 27 al 30 Aprile u.s., presso la storica sede dell’Istituto “Cavazza” di Bologna, da Direttore scientifico dell’I.Ri.Fo.R., ho tenuto un intervento sulla proposta formativa che il Network ha elaborato nel suo primo anno di attività.
Di seguito ne riporto una breve sintesi:
Nell’acceso dibattito scientifico oggi in corso sulla figura del “tiflologo”, la confusione sul suo ruolo e sulla sua funzione regna ancora sovrana.
Taluni pensano addirittura che la Tiflologia sia una scienza “per pochi” e circoscritta ad una ristretta cerchia di “eletti”. Insomma, la si tende a considerare ormai una disciplina “superata”, collocata erroneamente al di fuori della stessa Pedagogia.
Proprio per dissipare il campo da tali “paradossi” scientifici, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ed i suoi Enti collegati hanno dato luce l’anno scorso al cosiddetto Network per l’Inclusione Scolastica che, tra i suoi compiti principali, ha appunto quello di far “rinascere” la tiflologia, definendo altresì il profilo ed il percorso formativo delle “figure” necessarie al sostegno degli alunni disabili visivi.
Innanzitutto, sull’argomento, anche se di apparente marginalità, vorrei precisare che la questione della denominazione delle due figure degli operatori necessari al sostegno degli studenti minorati della vista, che il NIS ha individuato, è di assoluto rilievo.
Non ci possiamo permettere di ingenerare sulla questione ulteriori fraintendimenti e caos. Proprio per tale motivo, il Network per l’Inclusione Scolastica ha raggiunto una certa convergenza ed una quasi unanimità sulla decisione di chiamare i suddetti operatori a supporto dell’inclusione degli allievi minorati della vista, rispettivamente Educatore alla comunicazione per i disabili sensoriali e Pedagogista esperto in scienze tiflologiche.
In proposito, il primo equivoco che vorrei sfatare è che, attraverso la sua proposta formativa, il NIS dell’UICI non vuole alimentare “superfetazioni” ed aumentare le figure a supporto dell’inclusione scolastica dei ragazzi con disabilità visiva, od ancor peggio medicalizzare la loro educazione-istruzione.
Sottolineare oggi l’importanza dell’Educatore alla comunicazione e del Pedagogista esperto in scienze tiflologiche, infatti, significa riaffermare e riproporre finalmente la necessità della specificità tiflologica per un proficuo processo di inclusione dei nostri allievi.
La dispersione delle competenze tiflologiche degli ultimi anni e la mancanza di un percorso formativo tiflologico universitario, causate dalla morte prematura di Augusto Romagnoli (fondatore della Tiflologia italiana) e dalla chiusura negli anni Novanta dello scorso secolo dell’unica Scuola di metodo tiflologico del nostro Paese e cioè l’Istituto “Augusto Romagnoli”, al momento, ci hanno indotto a definire una proposta formativa delle due sopramenzionate figure professionali fondata su Master universitari di I° e II° livello.
L’Educatore alla comunicazione per i disabili sensoriali è figura di I° livello del sostegno degli alunni non solo disabili visivi, ma anche dei disabili uditivi. Egli è un operatore “tecnico-strumentale”, con competenze tiflodidattiche e tiflopedagogiche di base, il cui percorso formativo, dunque, rispetto a quello dell’Esperto in scienze tiflologiche, tutto sommato, è più agevole e semplice.
Il titolo sarebbe conseguibile dopo la frequenza di Master universitari di I° livello di 1500 ore, di cui almeno 300 di lezioni teoriche e pratiche in presenza ed un centinaio in FAD “sincrona” e con il rilascio di 60 cfu. Tali Master dovranno essere aperti ad operatori che già abbiano competenze pedagogiche, sociologiche e psicologiche, ed in particolare a coloro che sono in possesso di una laurea triennale in Scienze della formazione, Scienze dell’educazione e in Educatori professionali.
Al riguardo, l’I.Ri.Fo.R. ha già avviato per il corrente anno accademico un Master sperimentale per “Educatori per disabili sensoriali”, in Convenzione con l’Università “Carlo Bo” di Urbino, la cui offerta formativa ed il cui piano di studi mi pare congruente e rispondente alle proposte del NIS. Anche la “spendibilità” di tale titolo mi sembra essere abbastanza interessante ed appetibile, sia perchè la funzione dell’Educatore alla comunicazione è già prevista dal nostro ordinamento (art 13 comma 3 della legge 104/92) così come la definizione del suo profilo (stabilita dalla legge della Buona Scuola), sia perchè avrebbe una potenzialità di impiego molto importante, potendo lavorare non solo con i 4000 alunni ciechi ed ipovedenti, ma anche con gli oltre 5000 allievi non udenti frequentanti le istituzioni scolastiche italiane di ogni ordine e grado.
Per quanto riguarda la figura del Pedagogista in scienze tiflologiche, invece, essa consiste in un operatore con specifiche competenze tiflologiche, in quanto egli dovrebbe essere deputato alla presa in carico del progetto globale di vita del disabile visivo di ogni età ed anche con disabilità aggiuntive.
Il titolo di Pedagogista esperto in scienze tiflologiche od al massimo di Tiflopedagogista sarebbe conseguibile dopo la frequenza di Master universitari di II° livello di 1500 ore, di cui almeno 300 in presenza ed un altro centinaio a distanza in modalità sincrona e con il rilascio finale di 60 crediti formativi.
Al Master potranno accedere gli Educatori alla comunicazione di cui sopra, chi è in possesso di una laurea magistrale in Scienze della Formazione, in Scienze dell’educazione ed in Pedagogia e gli insegnanti curricolari e per il sostegno in servizio. Penserei ad una speciale “finestra” d’accesso anche per i consulenti tiflologici dei Centri di Consulenza Tiflodidattica (CCT) della Biblioteca per i Ciechi e della Federazione Pro Ciechi, con la validazione della loro esperienza lavorativa pregressa, tramite il riconoscimento di appositi crediti solo per loro. In sostanza, per tali operatori, il Master in “esperto in scienze tiflologiche” rappresenterebbe una formidabile occasione di sviluppo professionale e di aggiornamento e miglioramento delle proprie competenze tiflologiche e strumentali.
A differenza dell’Educatore alla comunicazione, l’occupabilità dell’Esperto in scienze tiflologiche, allo stato attuale, è un po’ più tortuosa ed irta di ostacoli, potendo realisticamente trovare impiego presso i CTS (al riguardo, sempre se il MIUR non decidesse di chiuderli, sarebbe auspicabile l’apertura al loro interno di “sportelli tiflologici”, sul modello di quelli già costituiti per l’autismo), nei nostri Centri di Consulenza Tiflodidattica ed ex Istituti dei ciechi, ed infine nelle scuole come figure di supporto agli organi collegiali nella progettazione ed attivazione di iniziative scolastiche ed extrascolastiche veramente inclusive per gli alunni/studenti con disabilità visiva.
Anche per il “Pedagogista in scienze tiflologiche, l’I.Ri.Fo.R. Centrale ha attivato un Master universitario di II° livello “ad hoc”, in convenzione con l’Unimol di Campobasso.
Ovviamente, sia il Master in “Educatori per disabili sensoriali” dell’Uniurb, sia quello in “Esperto in scienze tiflologiche” dell’Unimol costituiscono esperienze “pilota”, perfettibili ed aperte a possibili suggerimenti migliorativi da parte del Network, potendo così diventare addirittura modelli formativi nazionali, da esportare a tutti gli Atenei italiani.
Ma per avere una loro “credibilità” in termini occupazionali, occorre che tali due figure siano riconosciute dal sistema.
Proprio per tale motivo, bisogna non confondere i nostri interlocutori politici e del mondo scientifico, proponendo denominazioni che non siano né “aleatorie”, né poco organiche al presente sistema educativo e formativo italiano.
Ecco perché è fondamentale che la proposta del NIS, anche e soprattutto dal punto di vista “nominale, oltre che naturalmente dal punto di vista formativo, sia compatibile ed omogenea con quella della PDL n. 2443 attualmente depositata al Senato, dovendosi incardinare perfettamente al suo interno e con la sua proposta di istituire le figure dell’Educatore socio-pedagogico e del Pedagogista. Forse chissà, in siffatto modo, potremmo ritrovare quell’autorevolezza scientifica che in questi decenni ci è mancata, facendo entrare la Tiflologia a pieno titolo all’interno delle aule universitarie ed ottenendo un’apposita laurea specialistica in “Scienze tiflologiche”.
Solo facendo squadra e mettendo in comune ed armonizzando le nostre proposte formative con quelle degli altri (se didatticamente valide ed efficaci), potremo vincere la difficile sfida di un’inclusione migliore per i ragazzi minorati della vista del Terzo millennio.
La necessaria specificità tiflologica per l’educazione dei ciechi, di Gianluca Rapisarda
Autore: Gianluca Rapisarda