La mia esperienza di tirocinio presso il Consiglio regionale della Lombardia – esempio di buona prassi e storia di straordinaria normalità, di Fabio Amato

Quando mi si è presentata l’opportunità di svolgere un tirocinio presso il Consiglio regionale della Lombardia, a fronte dell’enorme entusiasmo con cui decisi di coglierla, le mie preoccupazioni riguardavano la disponibilità e l’adeguatezza della strumentazione di lavoro a mia disposizione, e lo spirito con il quale i miei interlocutori avrebbero affrontato una situazione per loro nuova, quale la presenza di una persona non vedente in quel particolare ambito lavorativo che è l’attività di supporto ad un’assemblea legislativa. Due variabili, queste, strettamente connesse tra loro, essendo indispensabile un atteggiamento di collaborazione reciproca al fine di risolvere assieme e nel migliore dei modi eventuali problematiche che possono via via presentarsi.
Fin dai miei primi contatti con le strutture del Consiglio per lo svolgimento del colloquio (previa valutazione dei titoli) in seguito al quale mi è stata assegnata la Borsa di Studio, i rapporti sono stati sempre improntati alla massima collaborazione, correttezza, professionalità e cordialità. Il positivo atteggiamento riscontrato nella totalità delle persone incontrate, è stato indispensabile per superare le varie problematiche logistiche. Trattandosi di un tirocinio temporaneo e non essendo quindi disponibili finanziamenti ad hoc per l’acquisto della strumentazione da parte dell’Amministrazione, inizialmente ho ottenuto di fare installare dai tecnici in forza alle Strutture il mio programma di sintesi vocale e soprattutto il display Braille, strumento a mio avviso fondamentale per un lavoro di qualità su testi complessi quali quelli giuridici, propri di quell’ambito lavorativo. Mi piace ricordare a tal proposito come, nonostante la mia proposta di rivolgersi, per qualsiasi richiesta, agli informatici dell’Istituto dei Ciechi di Milano (che svolge una funzione ben precisa in fatto di inserimento lavorativo), gli informatici del Consiglio abbiano optato (con successo) per provvedere direttamente all’installazione di programmi che pure non conoscevano. Ciò mi ha permesso di iniziare a lavorare fin dai primi giorni.
Successivamente, la determinazione della mia Dirigente tutor ha permesso di superare le perplessità (pur comprensibili visti gli alti costi dello strumento)dell’Amministrazione circa l’acquisto di un Display Braille. Dunque, da maggio non sono più costretto a portare il mio da casa, mentre per lo Screenreader mi è sufficiente portare la chiavetta contenente il numero di serie della mia licenza, tramite la quale avevo fatto installare il mio programma all’inizio del tirocinio. Per la collaborazione alla redazione dei verbali e per la stesura dei report, mi avvalgo invece di un apposito palmare di mia proprietà.
Per ciò che concerne la mobilità all’interno dell’ambiente lavorativo, ho provveduto direttamente con un’istruttrice di orientamento e mobilità tramite l’Unione Italiana Ciechi di Milano. Anche qui, è stato molto importante l’atteggiamento collaborativo da parte dei dipendenti della Struttura. Oltre alla disponibilità della Responsabile per la Sicurezza, la quale ha facilitato anche il lavoro dell’istruttrice nell’individuazione dei punti strategici per i miei spostamenti e per eventuali emergenze, personalmente non dimenticherò mai la naturalezza con cui i dipendenti hanno sempre visto il nostro lavoro ed in particolare la disponibilità con la quale hanno appreso dall’istruttrice le tecniche di accompagnamento.
Infine, un altro fattore determinante ai fini della buona riuscita dell’esperienza è stato dato dall’accessibilità pressoché totale della intranet e del sito del consiglio con le sue banche dati, circostanza che talvolta ancora fatica a riscontrarsi persino nelle Pubbliche Amministrazioni statali.
Nello specifico, il mio tirocinio si svolge presso il Servizio Commissioni e segnatamente presso gli uffici di assistenza Tecnico-giuridica e procedurale alle Commissioni consiliari IV – Attività produttive e occupazione” ed VIII – “Agricoltura, foreste, montagna e parchi”. Le mansioni svolte sono riconducibili al profilo di istruttore direttivo o funzionario (nell’ordinamento di quell’ente la figura è denominata Responsabile della Posizione Organizzativa di Staff), categoria D nella contrattazione del comparto Regioni ed autonomie locali. Le attività che svolgo, in collaborazione e sotto la supervisione dei funzionari e della dirigente degli uffici, riguardano il supporto all’iter istruttorio delle leggi ed a titolo esemplificativo possono comprendere: la revisione giuridico-formale dei progetti di legge; la collaborazione con l’Ufficio Legislativo alla redazione di dossier di approfondimento e schede giuridiche per i progetti di legge; la stesura di relazioni illustrative o riassuntive su progetti di legge o pareri, ad uso e richiesta dei consiglieri; collaborazione alla stesura dei verbali delle sedute di Commissione, dei report delle audizioni e e redazione dei report riassuntivi delle sedute ad uso del vertice dell’Amministrazione.
Cosa può rappresentare in futuro questa esperienza?
Laureatomi in Scienze Politiche e di Governo nel dicembre 2012, quello dell’attività di supporto agli organi istituzionali è sempre stato il principale ambito di mio interesse. Tuttavia, prima della selezione cui ho partecipato per l’assegnazione di questa borsa di studio, non avevo avuto l’opportunità di sostenere prove concorsuali, data l’assenza di concorsi nelle zone limitrofe a quella in cui vivo ed i problemi che ancora si hanno nel reperire in formato elettronico accessibile i manuali dalle case editrici. Questo tirocinio, che si concluderà il prossimo febbraio e non potrà purtroppo avere ulteriori sviluppi per espressa previsione di legge, ha ulteriormente rafforzato, tra l’altro, l’aspirazione a lavorare in questo ambito.
Al di là delle aspirazioni personali, credo però che questa mia esperienza sia da tramandare e veicolare come esempio di buona prassi per la promozione dell’attività lavorativa dei minorati della vista. L’esito dell’inserimento lavorativo di una persona non vedente od ipovedente è dato dall’interazione di una serie di fattori sia tecnici, che ambientali i, umani e sociali. Pur non potendosi, nel mio caso, affermare di aver individuato una nuova professione per i non vedenti da tutelare con apposita legislazione, nondimeno ritengo che questa esperienza dimostri l’importanza del far conoscere ai datori di lavoro pubblici e privati le potenzialità che oggi la tecnologia offre per mansioni che solo fino a pochi anni fa erano di fatto quasi totalmente precluse ai privi della vista. Spesso infatti, sono gli stessi Centri per l’Impiego e le agenzie private a non conoscere queste possibilità ed i datori di lavoro, sia pubblici che privati, a non considerare mai adeguatamente soluzioni differenti dalle occupazioni tradizionali.

Fabio Amato

Fabio Amato